IL CALCIO DEL MULÈ - BUTTAFUOCO BUTTATO FUORI DA “PANORAMA” E “FOGLIO”, COLPEVOLE DI “COLLABORAZIONISMO”: AVER SCRITTO UN ARTICOLO POLITICO PER “REPUBBLICA” (COME SE UN QUALSIASI ALTRO ARGOMENTO, DALLE MUTANDE DI BELEN AI LIBRI DI BARICCO, NON FOSSE POLITICA) - MA SE LA ''POLITICA'' E’ DI CRITICA AL BERLUSCONISMO DESTRUENS, ALLORA ARRIVA IL CALCIO DEL DIRETTORE DI “PANORAMA”: “AVREBBE DOVUTO AVVERTIRMI. NON L’HA FATTO E HA TRADITO LA MIA FIDUCIA”…

Malcom Pagani per Il Fatto

Non posso neanche farmi forte di crediti di martirio, ma mi rendo conto di essere stato licenziato da Panorama. A Giorgio Mulè dico grazie per avermi sempre dato libertà di scrivere. Ma altrove. Sul Foglio sono stato libero di immaginare. A Repubblica interessava il mio punto di vista. Non riesco a dire altrettanto di Panorama". Pausa. "Se avessi scritto un pezzo sul campionato di calcio o sul centrosinistra non sarebbe successo nulla. Invece qualcosa è accaduto. E adesso ho un problema. Sulla pelle dei miei figli. E sulla mia".

Pietrangelo Buttafuoco, viaggiatore senza ancore, pensatore dell'azzardo intellettuale tra le linee, è in trincea. Ha scoperto che a navigare tra i "destrutti", si rischia la destrutturazione. Il suo alfabeto del berlusconismo tramontante, finissimo lemmario di volti, bassezze e spettacoli d'arte varia messo in prima pagina da Repubblica il 4 dicembre, gli ha fatto perdere in 24 ore collaborazioni antiche e recenti. Una letteraccia di Previti, buon amico di Mulè, al quotidiano di Mauro. Il permesso scritto per collaborare con Rep revocato in un amen. Un pasticciaccio brutto di politica al sapor di rappresaglia.

Da tre giorni, in coincidenza con "i destrutti", i lettori del Foglio di Ferrara hanno visto scomparire il " riempitivo" dello scrittore siciliano dalle pagine del giornale. L'elefantino, a metà pomeriggio, la mette giù piana: "È una questione di esclusiva, dipende dal direttore di Panorama. Vedremo". Mulè è più loquace e nega che la ragione dello strappo si annidi nel ballo semantico di Butta-fuoco danzato su Repubblica ("L'unica eredità lasciata da Berlusconi, alla fine, è quella della destra distrutta"): "Sa come sono stato con lui? Un direttore laico, moooltooo elastico. Fa ridere la sola ipotesi della censura tematica. A Pietrangelo , con cui ho un rapporto amicale, ho permesso di collaborare a qualunque impresa. La7, Rai 5, il Foglio, i siti. Gli ho concesso persino la deroga per scrivere sul giornale che agli occhi di chi ci dipinge come schiavi del cavaliere, dovrebbe essere dalle parti del demonio".

Però c'è un però. "Bisogna onorare i patti. Aveva un limite: poteva occuparsi di cultura e spettacoli. Per tutto il resto avrebbe dovuto avvertirmi. Non l'ha fatto e ha tradito la mia fiducia".

 

Mulè si aggrappa alla burocrazia, all'esclusiva e al contratto nazionale. Ma la divaricazione è altrove. "Può legittimamente scrivere ciò che vuole e dove vuole, io di prendere le decisioni conseguenti. Buttafuoco ha scritto una cosa che andava aldilà delle regole stabilite ed essendo un patrimonio della Mondadori e di Panorama, è giusto che da oggi in poi osservi un rapporto corretto e rispettoso con l'editore che gli paga lo stipendio".

Quanto momentaneo sia l'esilio non si sa: "La sua firma si vedrà quando scriverà per la sua testata, Panorama. Non può essere sul Foglio, su Repubblica, ovunque". In alternativa, c'è sempre la porta: "È un professionista. Se vorrà andrà a Repubblica, al Fatto o al Corriere". Non è periodo fortunato per i battitori liberi.

Dopo la cancellazione preventiva del suo programma su Rai 5, altre mannaie. Buttafuoco non offre la testa: "Non permetto a nessuno di usare la parola tradimento con me. Non sono venuto meno né agli accordi scritti, né a quelli verbali. Quando sarò davanti a Mulè glielo ricorderò". Respiro: "E c'è una novità. Il rapporto di fiducia si è rotto anche per me". Sipario. Grande firma cerca casa.

 

Pietrangelo Buttafuoco GIORGIO MULE DIEGO DELLA VALLE CON GIORGIO MULE CLEMENTE MIMUM PIETRANGELO BUTTAFUOCO GIULIANO FERRARA

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