sicilian ghost story

LA CANNES DEI GIUSTI - IL PRIMO FILM ITALIANO? MAFIA E FANTASMI! ‘SICILIAN GHOST STORY’ DI GRASSADONIA E PIAZZA È UN’OPERAZIONE SOFISTICATA CHE VUOLE USCIRE DALL’INCUBO DEL REALISMO A TUTTI I COSTI, PUNTANDO SU ELEMENTI FANTASY. È LA PROTAGONISTA LUNA IL MOTORE DELLA STORIA D’AMORE E DI ORRORE

 

 

Marco Giusti per Dagospia

 

Sicilian Ghost Story di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza

 

sicilian ghost story sicilian ghost story

Cannes. Secondo giorno. Arriva il primo film italiano. Inoltre un film di fantasmi italiano. E non si sa da quanti anni non vedevamo un film di fantasmi italiano, senza scomodare Mario Bava e i registi di genere anni ’70. In questo caso è addirittura un film di fantasmi siciliano.

 

Questo Sicilian Ghost Story, titolo di apertura della Semaine de la Critique, ideato e diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, i registi del notevole Salvo, che sempre qui alla Semaine venne presentato, ispirato a una vera e terribile storia di mafia del 1996, già filmata dai fratelli Taviani in Tu ridi, e al racconto di Marco Mancassola “Un cavaliere bianco”, cerca una strada del tutto personale e sperimentale per il ritorno al genere.

 

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Una strada che debba però far coincidere il realismo da cinema italiano d’arte, perché dal realismo non si scappa mai, con i film di fantasmi moderni alla Conjuring. Per arrivare a questo, Grassadonia e Piazza si servono di elementi forti come la fotografia di Luca Bigazzi, qui tutta grandangoli dal basso un po’ anni ’70 per esaltare l’aspetto più misterioso della foresta di una Sicilia meno nota, anche se l’azione si svolge a non tanti chilometri dal meraviglioso tempio sul mare di Agrigento.

 

Si servono poi della musica di due giovani artisti sperimentali austriaci mai sentiti al cinema, Anton Spielmann e Soap&Skin, musicista ventisettenne il cui vero nome è Anja Franziska. E di un cast che punta tutti sulla freschezza di un gruppo di ragazzini protagonisti, capitanati da Julia Jedlikowska, nata in Polonia ma cresciuta a Palermo, e da Gaetano Fernandez, nato proprio nel quartiere della Zisa a Palermo.

 

Proprio l’interpretazione della piccola Julia Jedlikowska, unita al rapporto con la madre, una fin troppo stravolta Sabine Timoteo, attrice svizzera di una certa fama che esordì con Philip Gronig, e col padre, Vincenzo Amato, più umano e siciliano, sposta il film sul lato onirico ossessivo cercando di allontanarlo fin che si può dal realismo della vicenda.

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Come cercano di portarci su un piano di ghost story le soggettive del “fantasma” e i sogni della ragazza, che ci portano in una dimensione che non percepiamo né come presente né come passato o futuro. In un paesino siciliano, la piccola Luna, Julia Jedlikowska, è innamorata di un compagno di classe, Giuseppe, Gaetano Fernandez. Assieme vanno nel bosco e Luna scopre il rapporto che ha il ragazzo con gli animali, soprattutto con i suoi cavalli. Per Luna è il primo amore.

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Ma presto Giuseppe scompare e Luna non si dà pace non capendo che fine abbia fatto. In realtà il ragazzo, figlio di un mafioso che sta collaborando con la polizia, è stato rapito da un gruppo di vecchi soci del padre che sperano di convincerlo così a non parlare. Senza sapere nulla del rapimento, Luna inizia a avere sogni e allucinazioni dove qualcuno, un fantasma?, le indica dove sta Giuseppe e cosa sta facendo. Ma né la sua famiglia né la polizia le credono e Luna inizia a indagare per proprio conto.

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Grassadonia e Piazza inseriscono in una pura storia di mafia, anche famosa, una serie di elementi da ghost story moderna puntando su Luna come protagonista. E’ lei il motore della storia d’amore e d’orrore che stiamo vivendo. Lei che è in contatto col suo ragazzo e che vede cose che altri non vedono. Operazione alquanto sofisticata che vede mischiati due generi che di solito sono trattati separatamente, è un tentativo, forse non chiarissimo, di uscire dall’incubo del realismo a tutti i costi, puntando su elementi fantasy che la stessa ambientazione siciliana propone.

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Luna è il ponte per la ricostruzione magica del racconto. Se Salvo aveva una prima parte più forte, dove già i due registi tentavano una sorta di connubio tra il film di mafia e il thriller romantico, perdendosi poi nella seconda quasi per mancanza di storia, qua la storia è meglio diluita nell’arco delle due ore. Anche se non c’è una Sara Sarraiocco, che stupì tutti con Salvo, i giovani attori sono interessanti e ispirati e i mafiosi sono accuratamente scelti lontani dai soliti stereotipi. Il film esce in contemporanea nelle sale italiane il 18 maggio.  

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