gigi rizzi avvocato agnelli zanza playboy italiani

“CARO, CHE C’È DI PEPATO STASERA?” - QUANDO A SAINT TROPEZ L’AVVOCATO SI UNIVA A GIGI RIZZI E AGLI ALTRI "AMATEUR" ITALIANI (BEPPE PIRODDI, FRANCO RAPETTI E RODOLFO PARISI), CHE FUROREGGIAVANO SULLA COSTA AZZURRA – A MILANO AL LORO TAVOLO OGNI TANTO SI AFFACCIAVA ANCHE UN GIOVANE SILVIO BERLUSCONI (“MA NON ERA AMMESSO”) - DA PORFIRIO RUBIROSA FINO ALL’EPOPEA ROMAGNOLA DI ZANZA: STORIE, VIZI E FRAGILITÀ DEI PLAYBOY TRICOLORI. DI QUELLI CHE TENNERO ALTO (ANCHE) IL TRICOLORE NON E’ RIMASTO NESSUNO. OGGI CONTANO GLI INFLUENCER. AVEVA RAGIONE FRANCO CALIFANO: SE TI VOLTI INDIETRO, TUTTO IL RESTO È NOIA…

Estratto dell’articolo di Giangiacomo Schiavi per il Corriere della Sera

 

rodolfo parisi franco rapetti beppe piroddi gigi rizzi

Venivano da mondi diversi e diverso era lo stile, la classe e l’eleganza, ma se c’è qualcosa che li accomuna oltre al fatto di piacere alle donne e di scambiare la notte con il giorno, è l’uso di una parola superata, quasi del tutto in disuso, triturata dal femminismo e dal Me Too: playboy.

 

Se Zanza da Rimini ne è la parodia nostrana, popolar romagnola, il modello che contabilizza come un flipper le conquiste e diventa, a detta della madre, «un richiamo turistico nelle spiagge dell’Adriatico» per le bellezze nordiche degli anni Ottanta, fino allo schianto nell’ultimo fatale rendez-vous , a 63 anni, nel letto con una ventitreenne, un altro è stato in Italia il titolare per antonomasia del marchio, il prototipo del seduttore che negli anni Sessanta era chiamato anche tombeur des femmes : Gigi Rizzi, uno con le stimmate dell’impresa galante e non dell’arrembaggio alle turiste per caso, tardivo e fuggevole eroe di una generazione uscita dalla guerra, ha scritto Massimo Fini, che il suo ’68 l’ha vissuto senza molotov o barricate nell’estate godereccia di Saint Tropez, alzando il tricolore sulla Madrague, la villa della più bella e desiderata donna del mondo: Brigitte Bardot.

 
Il sostegno di Gianni Agnelli

gianni agnelli in costa azzurra

Nel secolo scorso playboy era un titolo impegnativo e non ancora politicamente scorretto. Quelli veri erano pochi e con caratteristiche diverse da uno come Zanza, che mai sarebbe stato ammesso nel gruppo d’assalto in Costa Azzurra, «les italiens», Rizzi, Piroddi, Rapetti e Parisi, il quartetto più ambito dal Papagayo all’Esquinade, tappe obbligate dei viveurs di tutto il mondo: non solo per il nome, ma per lo stile che vietava di mettere in piazza «la contabilità delle mutande sfilate»: loro le conquiste non le contavano, le pesavano. Solo così potevano vantare il sostegno di Gianni Agnelli, che del riserbo faceva un codice d’onore: l’Avvocato ogni tanto si univa al quartetto che spopolava sulla Croisette e domandava all’invidiatissimo Gigi: «Caro, che c’è di pepato stasera...».

gigi rizzi brigitte bardot

 
Le «scuole» e gli stili di conquista

Se a Zanza dedicheranno una targa, servirebbe un albo alla memoria per quanti, come Gigi Rizzi, hanno intaccato con giovanile esuberanza il mito di Porfirio Rubirosa rilanciando quello, made in Italy, dell’ineguagliabile Rodolfo Valentino. Non erano tanti e si dividevano in piccole squadre, i milanesi, i genovesi e i romani, ricchissimi i primi, scatenati i secondi, fascinosi i terzi. 

 

(...)

I locali giusti

Milano era la scuola più selettiva: negli anni Sessanta la città del boom, dei cumenda e del lavoro aveva in Brera e nel caraibico Giamaica il luogo simbolico da onorare e i playboy navigavano tra Cova e il Baretto, prima del tuffo al Bang Bang o al Charlie Max, dove suonava Augusto Righetti. Mina era la voce nuova, la Vanoni quella sensuale, il regno del cheek to cheek era lo Stork di piazza Diaz, amato da quelli della vecchia guardia come Gigi Perez. I playboy si chiamavano Cesare e Marco Spadaccini, che viaggiavano in Miura o in Ferrari, grande successo riscuoteva il gioielliere surfista Pederzani, new entry era un politico di destra, il barone nero Tomaso Staiti di Cuddia, che vantava cultura e storie galanti con Rosa Fumetto, Marisa Allasio e Capucine. Da Genova a Milano si erano trasferiti anche Rizzi e Beppe Piroddi, dopo le precoci incursioni al Carillon di Portofino e al Pirate di Cap Martin: avevano il tavolo fisso tra le modelle alla Torre di Pisa dove ogni tanto si affacciava anche un giovane Silvio Berlusconi («ma non era ammesso», ricorderà perfidamente il barone Staiti).

gigi rizzi e brigitte bardot

 
Gigi Rizzi e la storia d’amore con BB

A ventidue anni Gigi Rizzi era già un top di gamma, accoppiato a bellezze che pietrificavano: Patrizia Gallieni, Anna Mucci, Isa Stoppi, la modella che il fotografo Avedon definì più bella del modo, «con due laghi al posto degli occhi»... Nel ’67 inaugurò con Piroddi il Number One , con i primi disc jokey e il giovane Teo Teocoli ad aprire le danze. A Parigi aveva il lasciapassare da Regine Zilberger, la signora del New Jimmi’s, dove fece il debutto in compagnia di Natalie Delon: ai tavoli accanto a lui c’erano Aristotele Onassis con la Callas e Porfirio Rubirosa con Odile Rodin. Se andava a Londra le tappe erano Annabel’s e il Dolly’s: serate con Polansky e Sharon Tate, compagna del momento Fiona Lewis, mentre Piroddi stava con Jaqueline Bisset. Poi tra un Cristal e un Dom Perignon il giovanotto si giocava una fortuna nelle infernali puntate di chemin de fer.

 
Regine di bellezza

gigi rizzi brigitte bardot

Com’era e cos’era la vita da playboy è possibile che qualcuno ancora lo ricordi, da Liuba Rizzoli a Marisa Berenson, monumenti di bellezza insieme a Elsa Martinelli, una delle regine di Saint Tropez. Di sicuro il fascino, l’esibizionismo, il narcisismo, la folle illusione che tutto fosse possibile per Gigi Rizzi toccò la vetta una sera di giugno, in quel ‘68 che annunciava la fine di un’epoca.

L’uomo più invidiato del mondo

La love story con Brigitte Bardot fu qualcosa di pazzesco, una bomba: un giovane italiano si sostituiva a Gunther Sachs, playboy miliardario erede della dinastia Von Opel, l’uomo che lanciava rose rosse dall’elicottero per annunciare alla Bardot il suo arrivo. Gigi ballava il flamenco sul tavolo con sfacciata esuberanza, girava a piedi nudi, giocava con le carte e con le donne. Quando la Bardot lo invitò alla Madrague e mandò una Rolls Royce nel suo albergo a ritirare gli abiti di ricambio, aveva appena 24 anni. Per tre mesi diventò l’uomo più invidiato del mondo.

Tra vizi, fragilità ed errori

GIGI RIZZI E BRIGITTE BARDOT

«È stato detto che Gigi è sempre e solo l’ex di Brigitte», ha scritto Olghina di Robilant, musa dolcevitiera di quel gruppo. «La deformazione giornalistica va capovolta. Direi che la Bardot fu solo una ex di Gigi. Una fra tante, famose quanto lei...». 

 

La sua storia, diversamente da quella di Zanza, è una metafora sulla vita e anche sul destino del playboy. Rivela vizi, fragilità, errori, il senso dell’onnipotenza e del vuoto, che finisce spesso in solitudini da affogare nell’alcol o nella cocaina: Gigi Rizzi ha avuto tutto, ha perso tutto, si è eclissato, ha cercato di cambiar vita, si è riconvertito agricoltore in Argentina, si è sposato e risposato, è caduto ed è riemerso, è stato in una comunità per tossici e alcolisti e non si è vergognato di dirlo.

 

beppe piroddi

(...) Dieci anni fa è morto durante la sua festa di compleanno, proprio a Saint Tropez, dove tutto era cominciato. Quasi un segno del destino. Di quel quartetto che si onorava del titolo di «les italiens» non è rimasto nessuno. Game over, anche per i playboy. Oggi contano gli influencer. Forse aveva ragione Franco Califano: se ti volti indietro, tutto il resto è noia.

zanzaGigi Rizzi e Brigitte Bardot BEPPE PIRODDI COVERgigi rizzi a milano nel duemilaquattro gigi rizzi a montecarlo per il libro di maria gabriella di savoia BEPPE PIRODDIBEPPE PIRODDI 1ODILE RODIN BEPPE PIRODDI BRIGITTE BARDOTgiggi rizzi e minnie minoprio gigi rizzi con brigitte bardot gigi rizzi a montecarlo per il libro di gabriella di savoia gigi rizzi e ira furstenberg GIGI RIZZI E LA MOGLIE DOLORES MAYOL gigi rizzi e franco califano nel duemilasei Gigi Rizzi

 

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - MA "LA STAMPA"

DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI (POI SBARCHERA' FLAVIO CATTANEO?)

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?