emmanuel carrere

"LA CHIMICA, CON IL LITIO, È STATA PIÙ EFFICACE DEI MIEI LUNGHI SFORZI PER MIGLIORARE L'UMORE E LA MIA ANIMA" - EMMANUEL CARRERE, IL DIVORZIO E LA DEPRESSIONE: "SONO FINITO IN UN OSPEDALE PSICHIATRICO. LA DIAGNOSI È STATA ''DISTURBO BIPOLARE DI TIPO 2. HO SEMPRE SOFFERTO DI BRUTALI CAMBI DI UMORE, COME SE QUALCUNO SI DIVERTISSE AD ALZARE E ABBASSARE IL VOLUME NELLA MIA TESTA '' - MI TENGO LONTANO DALLA POLITICA PERCHE' NON SONO CONVINTO DELLE MIE CONVINZIONI CHE FLUTTUANO A SECONDA DEI MIEI INTERLOCUTORI" - IL ROMANZO "YOGA"

Anais Ginori per “il Venerdì di Repubblica”

 

helene devynck ed emmanuel carrere 4

"E poi c'è stata la débâcle". L'ultima volta che l'avevamo incontrato, Emmanuel Carrère era in un grande salone con cucina design a vista e ampie finestre dalle quali poteva osservare la scuola frequentata dalla figlia.

 

Si sentivano le urla dei bambini nel cortile mentre la moglie Hélène, citata nei suoi ultimi libri, parlava della bontà del caffè italiano che non si trova a Parigi, e l'impressione era quella di un cinquantenne in pieno controllo della sua vita. Ricevendoci in pantofole di feltro grigio, forse qualche marca scandinava che fa subito nido domestico, appariva come un romanziere a cui era riuscito il miracolo di imprigionare i propri dèmoni in scrigni letterari.

EMMANUEL CARRERE - YOGA

 

L'unica cosa che non è cambiata da quel 2015 sono le pantofole che indossa Carrère aprendo la porta di un appartamento un po' fatiscente, sempre nel decimo arrondissement, tra studi di produzione tv, parrucchieri africani e vecchi postriboli.

 

"Ho passato il primo lockdown mettendo una sedia qui fuori, osservando la strada" racconta mostrando una piattaforma di legno azzurro, il tetto di un alimentari pachistano che, aggiunge, non si è neppure accorto della sua presenza. La casa è vuota come possono essere vuoti i luoghi di passaggio, o vissuti come tali. Una scrivania con computer, un divano di velluto liso, la locandina del Dottor Zivago e una foto seppiata di famiglia.

 

"Sono i miei antenati russi" spiega il Carrère dall'ego "ingombrante e dispotico", sua la definizione, anche se ha modi garbati, quasi dolci. Ogni piega del volto sembra un tormento. Tra gli avi di quell'immagine c'è il nonno materno la cui follia aveva indagato in Un romanzo russo.

helene devynck ed emmanuel carrere 3

 

Dopo un "ciclo favorevole", quasi un decennio, è arrivata la "débâcle". La passione con una misteriosa "donna dei Gemelli", il ricovero in un ospedale psichiatrico, il divorzio. La stesura di un "libricino arguto e accattivante" sullo yoga, che lui pratica da trent'anni, è precipitata nell'abisso di un buio mentale.

 

helene devynck ed emmanuel carrere 5

Il romanzo Yoga (che in Italia esce lunedì 24 maggio per Adelphi, ndr) ha subìto un'ulteriore deviazione quando l'ex moglie ha preteso di scomparire dal manoscritto, come lei ha rivelato dopo la pubblicazione in Francia. Carrère ha inserito brani di finzione, con un risultato un po' sbilenco, e forse commovente proprio per questo. "Un libro impuro" dice lui.

 

All'inizio doveva intitolarsi Espirazione. Perché?

"Nella pratica dello yoga ci sono persone per cui è più facile inspirare, come me, e quelle che sono più a loro agio nell'espirazione come il mio amico Hervé (Clerc, che appare in vari libri di Carrère, ndr).

 

Mi rendo conto che è una distinzione un po' binaria dell'umanità ma fa parte della cultura asiatica dove si ragiona tra yin e yang. In quel titolo c'era anche il senso di esalare l'ultimo respiro. E poi la vita ha fatto un giro, come spesso accade. È cominciato un periodo caotico, la depressione che racconto, e qualsiasi progetto letterario non solo si è allontanato ma è diventato inconcepibile".

helene devynck ed emmanuel carrere 2

 

Quando ha ripreso a scrivere?

"Avevo gli appunti presi per il libro sullo yoga e un magma di note intorno al periodo del ricovero a Sainte-Anne (il più famoso ospedale psichiatrico di Parigi, ndr). Mi sono detto che dovevo farne qualcosa visto che la mia vocazione è raccontare quello che mi succede, nella speranza che possa avere una portata non dico universale ma di superamento di sé. Ho provato a trovare una forma e, a un certo punto, ho avuto la sensazione che diventasse possibile e forse più interessante del libro che avevo previsto".

 

La lotta contro l'Avversario, sempre lui?

limonov e carrere

"La parola yoga vuol dire attaccare insieme, a uno stesso giogo, due cavalli che avrebbero voglia di andarsene ognuno per conto proprio. Nell'esperienza che racconto c'è un cavallo che aspira alla serenità, anche se è una parola che non mi piace, e l'altro che corre verso il baratro. Forse sbaglio, ma ho l'impressione che questa tensione esista in ognuno di noi, anche se ovviamente pochi finiscono in un ospedale psichiatrico".

 

È stato difficile parlare del ricovero?

"Ne conservo un ricordo frammentario. Ho ripreso le testimonianze di amici e famigliari, mi sono servito dei bollettini. Anche se il gergo psichiatrico è un po' pedante, sono colpito dalla qualità dell'osservazione dei medici".

 

La diagnosi è stata "disturbo bipolare di tipo II".

EMMANUEL CARRERE GIOVANE

"All'inizio ho protestato. Mi sembrava una nozione vaga e alla moda, usata a sproposito. Andando poi a vedere i sintomi, l'alternanza di momenti di depressione ed esaltazione, mi sono accorto che la diagnosi calzava perfettamente. E che la terapia prevista in questi casi, ovvero il litio, con me funzionava".

 

Dopo anni passati a imparare tecniche di meditazione, a frequentare analisti, la soluzione è stata la chimica?

"È una domanda inquietante alla quale non ho risposta. In passato le mie depressioni non erano mai arrivate fino a questo estremo, ma ho sempre sofferto di brutali cambi di umore, come se qualcuno si divertisse ad alzare e abbassare il volume nella mia testa".

 

Prende ancora le gocce di litio?

emmanuel carrere l adversaire

"Sono ormai due anni e mezzo che ne prendo ogni giorno. Faccio parte delle persone che hanno la fortuna di rispondere bene al litio. La sensazione è quella di aver in qualche modo pareggiato alti e bassi, senza essere lobotomizzati. È perturbante ammettere che la chimica è stata più efficace dei miei lunghi sforzi per migliorare non solo l'umore ma anche la mia anima".

 

Non crede più alla psicoanalisi?

"Mi interrogo sul fatto che nessuno degli analisti frequentati nel corso di trent'anni abbia mai fatto l'ipotesi che potessi essere un paziente adatto alla psichiatria. Forse non erano molto aperti, si facevano l'idea che la chimica fosse riservata solo a chi deve indossare la camicia di forza".

 

Per chi non sa nulla di psichiatria è una sorpresa vedere che ancora oggi si usa l'elettroshock.

EMMANUEL CARRERE GIOVANE

"Rimanda a un'immagine barbara e arcaica, fa pensare a Qualcuno volò sul nido del cuculo, ma è invece una tecnica oggi riscoperta e diffusa nelle strutture di punta. I ricordi dei miei risvegli dopo i vari elettroshock, che si praticano in anestesia totale, sono associati a un insopportabile momento di sconforto. Solo ora, con un po' di distanza, posso dire che è stato uno dei modi per salvarmi".

 

È diventato un lettore di poesie per lottare contro le amnesie provocate da questa terapia?

"Le imparo a memoria ed è il criterio con cui le scelgo. È stato un amico a suggerirmi questo esercizio. Non ero un lettore di poesia, ora è diventata una routine quotidiana".

La sua ex moglie ha preteso di cancellare nel libro i passaggi nei quali parlava di lei.

"È un libro vivo, nel senso che la vita lo attraversa e lo cambia fino alla fine. C'è uno spazio bianco nel racconto, un'ellisse narrativa. Non è stata una mia decisione, ho dovuto adeguarmi. E in fondo mi dico, forse per consolarmi, che è un modo semplice ed enigmatico di rappresentare la fine di un amore".

emmanuel carrere e limonov

 

È la prima volta che un personaggio si ribella ai suoi libri?

"In Un romanzo russo avevo scritto sulla mia compagna di allora, Sophie, senza il suo consenso, e me ne sono pentito. Questa volta ho rispettato la volontà della mia ex moglie, anche se ribadisco che ero contrario non solo per mantenere l'unità del libro ma perché volevo renderle omaggio visto che mi è rimasta accanto nei momenti più difficili. Ho dovuto chiedere a mia sorella di prendere il suo posto nel racconto del ricovero a Sainte-Anne".

 

Alla fine è rimasta una citazione di Vite che non sono la mia in cui appare Hélène. La sua ex moglie ha protestato anche per questo.

"Vada per non scrivere qualcosa di nuovo, ma non posso cancellare quello che ho pubblicato anni fa con il suo assenso. Forse alla fine per lei è difficile anche non essere nel libro, c'è un'ambivalenza umanamente comprensibile. Io non mi sento in torto perché ho rispettato gli accordi".

 

EMMANUEL CARRERE

Un contratto stipulato al momento del divorzio nel quale si è impegnato a non pubblicare nulla sulla sua ex moglie senza avere il suo consenso. Poteva succedere solo a Carrère.

"Qualche dubbio l'ho avuto quando abbiamo iniziato a parlare del contratto ma non avrei mai immaginato le conseguenze. Mettevo in conto qualche taglio o modifica, non pensavo che avrebbe detto: voglio sparire da quel libro".

 

Lei l'accusa anche di aver mentito ai suoi lettori.

"Per me la letteratura, almeno quella che pratico, è il luogo in cui non si mente. Ma in un capitolo spiego ai lettori che, per una volta, ho dovuto eliminare alcuni passaggi nel rispetto di altre persone. È una menzogna per omissione".

 

Perché non ha detto di essere vincolato da un contratto?

CARRERE

"Mi ero impegnato a non parlarne. Dal momento che la mia ex moglie l'ha rivelato pubblicamente adesso posso essere più chiaro".

 

Ha inserito passaggi di finzione, un'eresia per chi nei propri romanzi si vantava: è tutto vero.

"Sono brevi inserti, in particolare sul soggiorno a Leros. Mi sono accorto che quando in un libro entra un pezzetto inventato, tende a contagiare il resto. Ma la parte di finzione resta comunque minima, se dovessi quantificarla direi meno del cinque per cento".

 

Potrebbe tornare ai romanzi di fiction, anche per evitare nuovi conflitti personali?

"Mi è balenata l'idea, ma non andrà così. Sto cominciando a lavorare su qualcosa che non è assolutamente finzione. Non ne voglio ancora parlare, un po' per superstizione e perché non so quale forma prenderà".

 

helene devynck ed emmanuel carrere 1

Il pluriomicida Jean-Claude Romand, al centro dell'Avversario, è stato scarcerato due anni fa. Vi siete sentiti?

"Se mi avesse cercato gli avrei risposto, ma non ho avuto più sue notizie. Ha scontato la sua pena e penso che meno si parla di lui, meglio è".

 

Perché Vite che non sono la mia è diventato il suo libro preferito?

"È il mio libro più umano, e forse quello che ho scritto nella migliore armonia con le persone di cui parla. Anche se tratta eventi tristi è un libro in cui mi sono sentito bene".

 

Qualche mese fa, durante la fase peggiore della pandemia, è andato a fare un reportage in un centro di neuropsichiatria infantile.

"La prima idea era tornare nel reparto dove ero stato ricoverato. Il mio psichiatra mi ha sconsigliato, e allora ho pensato ai bambini. È un periodaccio per tutti, ma loro sono effettivamente in prima linea".

EMMANUEL CARRERE E MICHEL HOUELLEBECQ

 

Ha lavorato spesso nel cinema e ora ha girato un film da regista con Juliette Binoche. Quando uscirà?

"È finito da un po' ma è stato ibernato a causa del Covid. La mia scommessa era far recitare un'attrice come Binoche con interpreti non professionisti. Il risultato mi piace ed è stata una sorta di terapia. Fare un film nelle mie condizioni, lavorando in gruppo per quasi un anno, è stata un'immensa fortuna".

 

Una volta ha fatto un ritratto del presidente Emmanuel Macron, "l'uomo che non suda mai".

"L'ho seguito in un viaggio a Saint-Martin, nelle Antille francesi, subito dopo l'urgano Irma. La delegazione si muoveva in un'umidità mostruosa. Dopo poche ore eravamo tutti zuppi, tranne lui. È un animale a sangue freddo".

Emmanuel carrere

 

Rispetto a scrittori come Michel Houellebecq, lei ha scelto di tenersi a distanza dalla politica. Perché?

"Il mio problema è che non sono convinto delle mie convinzioni politiche. Sono duttile, troppo. Le mie opinioni politiche fluttuano a seconda dei miei interlocutori. Una mia ex compagna diceva: 'Emmanuel non vota perché ha paura di votare a destra'".

 

Non vota?

"Da pochi anni, con reticenza. Se la prossima volta la scelta sarà tra Macron e Marine Le Pen andrò a votare Macron. In casi estremi diventa più semplice".

 

Dopo aver scritto sul dissidente Limonov, un personaggio come Alexej Navalnyj le interessa?

"Ha un coraggio incredibile ed è agghiacciante vedere come viene trattato davanti al mondo intero. Putin in sostanza dice a chi protesta: je vous emmerde, andatevene a quel paese. Mi piacerebbe un giorno scrivere su Putin".

carrere limonov

 

I suoi libri finiscono spesso con una nota di speranza.

"Anche in questo, concludo parlando di una nuova relazione che comincia, lo faccio capire in modo breve e allusivo".

 

Per pudore?

"Il pudore non è il mio forte. Direi per prudenza, per non stuzzicare il diavolo".

Significa che ora sta bene?

"Sì, va meglio, anche se rimane una sorda inquietudine che mi accompagna, il timore che quel malessere sia nascosto in qualche angolo buio e un giorno possa tornare".

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