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CASTELLITTO DI RABBIA: "IO E MIA MOGLIE MARGARET MAZZANTINI UN CLAN? L'INVIDIA IN ITALIA, PIÙ CHE LA RELIGIONE NAZIONALE, È UNA CHIESA - ALLA MANCUSO CHE STRONCA “NESSUNO SI SALVA DA SOLO” SENZA VEDERLO, RISPONDO: 'MA CHI SEI? TRUMAN CAPOTE?' - ZALONE GENIALE QUALUNQUISTA"

CASTELLITTO MAZZANTINICASTELLITTO MAZZANTINI

Malcom Pagani per il “Fatto Quotidiano”

 

Fine Anni 70, primo impiego di Sergio Castellitto: "Alla Parrini & C. mi occupavo di giornali. Decidevo quante copie mandare nelle edicole a seconda delle zone e delle stagioni. Controllavo le rese e le vendite del manifesto, del Corriere dello Sport, di Lotta continua e anche di Playboy e Playmen perché all' epoca le riviste di quella geniale imprenditrice di Adelina Tattilo vendevano bene, il porno era interamente cartaceo, Internet non esisteva e gli italiani in vacanza compravano Le Ore per nasconderlo furtivi nel Corriere della Sera.

 

Era una sera d' estate, e nell' ufficio di piazza Indipendenza, nello stesso palazzo in cui c' era la redazione di Repubblica e vedevo correre ammirato per le scale quel talento di Carlo Rivolta, stavo valutando di aumentare la distribuzione di Incontriamoci a Lesbo nella zona di Rimini. Squillò il telefono. Era un mio vecchio compagno di scuola dell' Istituto per ragionieri diventato arredatore per la Rai: 'Cercano un conduttore per una trasmissione, perché non ti presenti?'.

 

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Da allora, tra tanti cambi d' abito, Sergio Castellitto si è sposato, ha messo al mondo 4 figli, firmato 5 regie e recitato in 70 film. Scola, Monicelli, Tornatore, Amelio, Bellocchio, Verdone, Ferreri, Virzì e Archibugi alternati a qualche palco teatrale e a molta televisione: "Perché il cinema è una poesia che costa un sacco di soldi e ho sempre considerato importante arrivare al più vasto pubblico possibile".
 

Con Il sindaco pescatore, la storia di Angelo Vassallo, virtuoso sindaco di Pollica ucciso nel 2010 mentre rincasava da sette colpi di pistola ancora anonimi, Castellitto ci prova ancora. In prima serata su RaiUno (producono Azzurra e Guglielmo Ariè per Solaris) per raccontare: "Un uomo del sud tanto semplice quanto visionario. Vassallo aveva fatto sempre il pescatore e gestì la politica proprio come si amministra il mare: con grande rispetto, perché il mare ti divora. Aveva idee straordinarie e concrete, aveva capito che l' ecologia non è solo un valore morale o un vuoto slogan, ma uno straordinario volano per l' economia".

 

Del film su Vassallo, Castellitto che ride spesso, parla bene inglese, ogni tanto indulge al romanesco, agli avverbi: "Sostanzialmente" e a sepolte eredità linguistiche meridionali: "Mò ci vuole", è molto soddisfatto: "Sono orgoglioso del risultato. Maurizio Zaccaro, il regista, ha usato un tocco neorealista scegliendo attori professionisti e gente del posto:

 

stare nelle stesse strade in cui il sindaco si era mosso, con i locali che l' avevano visto all' opera, non era semplice neanche emotivamente. Sembrava recitasse un fantasma e il fantasma di un mito, di uno che invece di festeggiare il taglio di un nastro e parlare a vuoto si era preso una pallottola, ero io".
 

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Con Vassallo condivide le origini.
Umili. Mio padre era di Campobasso, mia madre di un piccolo paese della provincia aquilana. Genitori che si relazionavano alla vita attraverso la fatica, la conquista sociale, il lavoro.
 

Lei ribaltò il quadro.
Ero l' ultimo di cinque figli. Sono stato la variante impazzita. Ho spezzato una trinità.
Un destino.

Quale trinità?
'Devi studià, devi lavorà, non devi rompe i coglioni'. Che volevo fare l' attore a fratelli e genitori lo dissi a pranzo. C' era una tavolata lunga e sembrava di essere in un film di Virzi: 'Ha detto attore? Attore e non dottore? Ho sentito bene?'.

I suoi genitori non capirono?
No, ma non ho mai avuto conflitti né malinconie da incompreso. Venivo da una storia che mi aiutava a comprendere il loro scetticismo. Sapevo che da qualche parte, in qualche modo, avevano ragione loro.
 

CASTELLITTOCASTELLITTO

Però fece di testa sua. Prima prova in Carcerato di Alfonso Brescia.
Interpretavo Scapricciatiello, la spia di Mario Merola. Dell' esperienza sul set di Carcerato sono fierissimo, erano i set dell' arrembaggio cinematografico popolare e del nobilissimo B movie, quelli.

Nobilissimo?
Per non vergognarcene abbiamo dovuto aspettare che Tarantino rivalutasse i film di genere. Siamo stati grandi anche grazie ai B movie. A una straordinaria maniera, soprattutto, di maneggiare il qualunquismo. Sia nel cinema senza pretese, sia in quello che le pretese intellettuali le covava. La grande commedia all' italiana è quasi tutta qualunquista. Il danno è arrivato dopo.

Quando?
Quando dentro i film la coscienza politica è diventata eccessivamente rilevante e la critica sociale si è trasformata in comizio. Prima la politica era in filigrana. Petri e Rosi avevano uno sguardo politico, ma sapevano raccontare storie di uomini che osano, si innamorano, viaggiano e perdono. Posso raccontarle una cazzata? L' altra sera facevo benzina in un autogrill.

 

nessuno si salva da solo di sergio castellitto ultnessuno si salva da solo di sergio castellitto ult

Oltre il vetro, come in un quadro di Hopper, vedo un metronotte grasso che fa una corte maldestra a una ragazza bruttarella fasciata nei jeans. Ecco, ho pensato: 'Questi due meravigliosi eroi del nulla il nostro cinema non sa più raccontarli'. Esclusi Virzì e Sorrentino, due autori molto speciali che rischiano al di là della cornice e di pochissimi altri, il cinema italiano manca di coraggio.
 

Con lei in giuria, Sorrentino e Garrone furono premiati a Cannes.
Due premi meritatissimi e faticosi. Riuscii a convincere gli altri tra cui un diffidentissimo Cuarón. Fu dura. I giurati mi chiamavano amorevolmente il mafioso: 'Ecco il mafioso'. 'È arrivato il mafioso'. Non me la presi. Avrebbero potuto chiamarmi pizzettaro, sarebbe stato identico.
 

 

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Prima parlava del qualunquismo della commedia all' italiana.
La quintessenza è in Scola. E la sua forza è nella comicità proprio come nei film di Monicelli. Sono stati irripetibili e insuperabili, poi chissà perché di questo qualunquismo ci siamo vergognati e abbiamo voluto diventare tutti perbenini. E giù noiosissime storie di grafici, giornalisti e famiglie tutte corrette e senza spigoli. Abbiamo deciso di raccontare soltanto drammi moralistici e punitivi dividendo il mondo tra stronzi e non stronzi, buoni e cattivi.

Ed è sbagliato?
Non solo è ingiusto, ma non è neanche vero. Un mondo così non esiste.

Le piacciono gli spigoli?
Ai nostri maestri piacevano. E con gli spigoli ci facevano ridere e pensare. L' altra sera ho visto in tv un meraviglioso, pessimo film con Alberto Sordi, Il medico della mutua di Zampa. È del '69, ma da allora non è cambiato niente. Sordi, un genio, era attore e autore. E i film non erano scritti soltanto su di lui, ma vivevano attraverso di lui.

 

sergio castellittosergio castellitto

Le trame ci raccontavano molto di più della semplice performance comica, ma senza ideologie da sbandierare. Sordi rivelava se stesso e la propria visione del mondo, ma non giudicava. Sapeva che la società italiana era mostruosa e la rappresentava. Lavorava con Sonego in un' epoca in cui c' erano scrittori come Amidei, Age, Scarpelli e Flaiano. Registi come Fellini. Un' altra epoca.
 

Fellini e Flaiano litigarono dopo un viaggio in America. Flaiano in economica, Fellini in business. Dopo quel viaggio il rapporto non fu più lo stesso.
Dicono che Flaiano lo avesse mandato a fare in culo e se è vero, mi lasci dire, è una cosa meravigliosa. Non fece lo sciolto, Flaiano. Il falso. Il superiore. L' uomo che se ne frega. Ebbe una reazione. 'Non sono comunista, non me lo posso permettere', scriveva.
Sublime.
 

Tra i tanti, lei ha lavorato con Marco Ferreri ne La carne .
Intelligentissimo, apparentemente spietato, secondo me molto romantico. La Carne è stata una delle avventure più divertenti della mia vita perché il film venne vilipeso dalla critica e appartenere ai lavori vilipesi dei geni è bellissimo. Ferreri prese quel totem di carne di Francesca Dellera e ne fece un monumento all' erotismo, alla sensualità e alla bellezza.
 

castellitto in treatment castellitto in treatment

Giraste in riva al mare.
A Tor San Lorenzo, ai bordi di Anzio. Nelle riprese di Marco pareva Long Island. Il mare, me lo ha insegnato proprio Ferreri, è bello ovunque ed è uno dei luoghi deputati del cinema. Da allora nei miei film lo metto sempre.
 

Quello laziale poi lo conoscevo bene. Al mare da ragazzo trascorrevo giornate selvagge e meravigliose. Partivamo all' alba con le lasagne sulle ginocchia e da veri fagottari arrivavamo in spiaggia alle 9. Bagni, corse e pineta per stramazzare con il cibo a pranzo.
Poi di nuovo in acqua, bruciati dal sole, spellati, senza creme, a rischiare collasso e congestione. Le estati per noi erano le domeniche al mare.
 

C' era un po' di Fellini anche ne La Carne .

SCOLA LA TERRAZZASCOLA LA TERRAZZA

C' era una visione profetica di un mondo di veline e velone che avrebbe presto invaso l' immaginario e c' era sicuramente una memoria della Gradisca di Amarcord. Ferreri fa parte dell' ultima generazione di registi che non ha subito il modello femminista e ha parlato delle donne senza manicheismi.

 

Le hanno considerate alternativamente, sante, mignotte, vittime o bravissime persone senza dover fornire giustificazioni conformiste o politicamente corrette a corredo della messa in scena. Ferreri e Scola osservavano uomini e donne nella loro diversità. Senza negare il duello, il combattimento, il contrasto tra le parti.
 

Virzì lo fa ancora.

In Caterina va in città lei interpretava Giancarlo Iacovoni, insegnante di Ragioneria risalito da Montalto di Castro a Roma alla ricerca di gratificazioni intellettuali. Iacovoni è l' ideale nipote di Nicola Palumbo, il Satta Flores di C' eravamo tanto amati e Caterina va in città un film fantastico che infatti non è stato capito. È spietato, ma anche colmo di umana pietà.
 

SCOLA FILM C ERAVAMO TANTO AMATISCOLA FILM C ERAVAMO TANTO AMATI

Preciso nella fotografia del desiderio di revanche di quella maggioranza silenziosa che fornisce il carbone per muovere la macchina. Gente che si alza, va lavorare, ti dà il voto, paga le tasse e poi viene regolarmente lasciata fuori dal salotto. Sono persone e meccanismi che conosco benissimo.
 

E che bene conoscevano Scola e Monicelli.

ARMATA BRANCALEONE MONICELLIARMATA BRANCALEONE MONICELLI

Con Mario ho lavorato. Era ironico e molto duro. Sul set di Rossini! Rossini! conobbi Gaber. Diventammo amici. Giorgio sapeva muoversi tra destra e sinistra molto liberamente. Aveva un occhio slegato dal pregiudizio.

Da chi ha attinto di più?
Ho molti difetti, ma ho il pregio di saper imparare. A una platea di aspiranti, Michael Caine dava un ottimo consiglio: "Se vedete un attore che fa una cosa buona, rubategliela, lui lo ha sicuramente fatto prima con qualcun altro". Io ho preso tanto da tutti, ma se devo fare proprio un nome e cercare un' identificazione dico Scola.

 

Con Ettore condivido il sogno di un cinema popolare che non rinunci mai a raccontare la malinconia della vita. Anche se i film di Scola sono apparentemente tragici, il crepuscolo e la morte si appoggiano sempre alla speranza della generazione che verrà.
 

SERGIO CASTELLITTO E MARGARET MAZZANTINI SUL SET DI VENUTO AL MONDO SERGIO CASTELLITTO E MARGARET MAZZANTINI SUL SET DI VENUTO AL MONDO

Lei ha quattro figli avuti con Margaret Mazzantini, sposata nell' 87.
Quando ero ragazzo pensavo che essere figli d' arte fosse una grande fortuna, oggi mi rendo conto che è un problema. Io ero veramente un figlio di nessuno. Vivevo con l' ansia di mangiarmi il mondo e con l' intenzione di conquistarmi tutto con i denti. Dovevo camminare. Anzi correre.

Se fosse nato ricco?
Non avrei trovato, temo, la forza che ho tirato fuori. I nostri genitori erano lontani e le urgenze diverse. Mia madre, donna concreta, non mi diceva: "Ti amo", ma domandava: "Hai mangiato?". Era una forma d' amore anche quella.

Concreta quanto?
Un giorno torniamo a casa con Margaret e troviamo un fotografo. Io mi incazzo.
Mamma mi prende il braccio e lo tiene con forza: 'E smettila Sergio, non lo vedi? Sta a lavorà'. Fu una grande lezione.
 

E non solo perché il lavoro è sacro, ma perché mia madre aveva intuito che la presenza del fotografo era una benedizione. Una delle ragioni del mio successo. E quindi del mio benessere. 'Di che cosa ti lamenti?', diceva. Aveva capito tutto. Era saggia. Dimostrava che la saggezza non è sinonimo di cultura.
 

SERGIO CASTELLITTO SERGIO CASTELLITTO

Lei e sua moglie, già premio Strega, Campiello e Flaiano, avete avuto successo. Non sempre siete stati trattati con rispetto.
Armonia e successo non te li perdonano e l' invidia in Italia, più che la religione nazionale, è una vera e propria chiesa. Un partito.

Il partito si è spinto a definirvi clan. Se ne è spiegato la ragione?
Ferocia gratuita. Invidia. Siamo sempre lì. Ti possono perdonare un esordio, ma se ti confermi sei fottuto. Il problema non è farcela la prima volta, quello che irrita è resistere 35 anni. Quello non te lo perdonano.
 

"Castellitto non frequenta i salotti", scrivono.
Mi basta quello di casa mia. C' è una donna, un'artista, ci sono i nostri figli e pochissimi amici. Stiamo bene così. Preferisco sentirmi isolato che a disagio. Si chiama libertà.
 

CASTELLITTO E MAZZANTINI CASTELLITTO E MAZZANTINI

"Abbiamo deciso di non vedere Nessuno si salva da solo , scrive Mariarosa Mancuso de Il Foglio .
Non ci può essere antipatia pregressa perché io la signora Mancuso non so neanche che faccia abbia. Mi limito a osservare che una volta i film per essere recensiti andavano visti e oggi stroncarli dopo un trailer è considerato un vanto. Lei dice: 'Non ho bisogno di vederlo perché so già che è brutto'. Io rispondo: 'Ma chi sei? Truman Capote?'.
 

Mariarosa MancusoMariarosa Mancuso

Oggi i critici incensano Zalone.
Zalone è intelligente e mi è simpatico. Mi hanno trascinato in una polemica demenziale solo perché ho osservato che con lui continua il nobile sport di salire sul carro del vincitore e che la stessa élite che disprezzava pregiudizialmente commedie e cinepanettoni, oggi stende peana sulla capacità di Checco di spiegarci la società.
 

TRUMAN CAPOTETRUMAN CAPOTE

Qualcuno si è risentito.
È ridicolo. Zalone è un geniale qualunquista che eredita una grande tradizione, ma non posso vedere che la lettura di chi appena ieri su prodotti simili lanciava strali disgustati è diventata apologia. È uno spezzare le catene con trent' anni di ritardo. Una vendetta fuori tempo massimo. Un liberi tutti unanime che rivela istinti repressi troppo a lungo e che onestamente fa sorridere. Sono sicuro che Zalone è d' accordo con me.

ZALONE QUO VADO TALENTIZALONE QUO VADO TALENTICASTELLITTO MAZZANTINICASTELLITTO MAZZANTINIgennaro nunziante checco zalonegennaro nunziante checco zaloneCASTELLITTO E MAZZANTINI E FIGLIO CASTELLITTO E MAZZANTINI E FIGLIO

 

Sergio CastellittoSergio Castellitto

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