IL CINEMA DEI GIUSTI – DALLA SPAGNA, OLTRE IL TRASH PIU’ TRUCIDO: “IL COMMISSARIO TORRENTE”

Marco Giusti per Dagospia

"Ci facciamo una pippa?". "Mi fai un rigatone al sugo?". Arriva il Commissario Torrente, il poliziotto madrileno più trash di ogni tempo. Fascista, machista, razzista, franchista, alcolista, grasso e sozzo, mignottaro, omofobo, parolacciaro e pure parecchio pipparolo. Una delizia per cinéfili adoratori del trash internazionale ideato, interpretato e diretto in una lunga saga di ben quattro fortunati titoli da Santiago Segura, già attore di culto per Alex De la Iglesia, Jesus Franco e Guillermo Del Toro.

Quello che arriva da noi, giustamente distribuito da Massimo Ferrero (ma in Spagna a distribuirlo era la Warner Bros...), che lo presenterà in 73 copie, è la sua quarta avventura, appunto "Torrente 4 3D - Crisis Letal", tradotta però col titolo del primo film della saga, "Il Commissario Torrente - Il braccio idiota della legge", che è stato grande successo in patria nel 2011, con oltre 20 milioni di euro d'incasso e due milioni e mezzo di spettatori.

Ferrero, per l'edizione italiana, ha tagliato qualche sedere di troppo e qualche pesantezza, anche se Segura alla conferenza stampa si dimostrava contento ("Finalmente posso dire che sono un regista censurato!"), ha tolto pure il 3D, che era uno dei punti forti del film, guardatevi su You Tube il trailer con Torrente che si strizza i brufoli del naso lanciando la schifezza verso gli spettatori, ma giura di essersi comprato l'intera serie e di volerla distribuire in Italia. Meglio così. Da parte sua Segura promette di girare un Torrente V in Italia con Alvaro Vitali e si dimostra buon esperto di trash nostrano (è pazzo per "Pasqualino Cammarata, ammiraglio di fregata"!).

In questa quarta avventura Josè Luis Torrente, diventato un ex-poliziotto, vive in un mondo che non gli piace più. "I froci si sposano, i socialisti comandano, in America c'è un presidente nero... Certo, abbiamo vinto i Mondiali, ma non conta, la maggior parte dei calciatori veniva dal Barça". Perché, oltre alle mignotte e all'alcool, ha due grosse e sane passioni, il cantante melodico El Fary, ora defunto e infatti andrà a piangere sulla sua tomba, e l'Atletico Madrid. E infatti molti calciatori dell'Atletica faranno un'apparizione nel film, da Fabregas a Aguero, da Higuain a Ramos. La casa l'ha subaffittata a una cinquantina di ecuadoreni rumorosi.

Per mangiare fa la fila alla mensa dei poveri, dove incontrerà il Bombolo spagnolo, Fernando Estoso, o fruga direttamente nei bidoni della monnezza lottando con gli altri poveri. L'ultimo lavoro che aveva, responsabile della sicurezza delle nozze della figlia di un riccone, certo Rocamora, l'ha perso dopo che si è fatto fare un "rigatone al sugo" dalla sposa, che aveva sorpreso a letto con un cameriere, e per rincorrere un paparazzo ha seminato il terrore fra gli ospiti.

Incastrato in un delitto che non ha commesso, finisce in carcere, dove avrò modo di dimostrare tutta la sua omofobia e il suo stupido razzismo, ma incontrerà il vecchio zio Gregorio, interpretato da Tony Leblanc, che nei film precedenti faceva il padre, organizzerà una gara di calcio con i calciatori dell'Atletico Madrid e tenterà più volte la fuga per vendicarsi di chi lo ha incastrato.

Rispetto ai precedenti film di Torrente è più fresco, ma è considerato meno riuscito e originale, anche se i fan del trash intelligente avranno di che divertirsi. I duetti con una specie di socio giovane più scemo di lui, interpretato da Kiko Rivera, figlio stupidotto di una celebre cantante e di un altrettanto celebre matador, sono una delizia ("Ci facciamo una pippa?"), quasi tutte le apparizioni speciali sono un delirio, per non parlare dei numeri musicali.

Segura fa un'operazione alla "Soliti idioti" sul politicamente scorretto, ma molto più cattiva e politica, nonché totalmente cinéfila. Il suo Commissario Torrente è l'eroe di un mondo cafone e incivile dove è possibile nascondersi un cellulare nel culo e vederlo gocciolante, parlare di masturbazione come di una pratica quotidiana, spingere il politicamente scorretto verso la sgradevolezza estrema come un gioco teorico.

Non c'è nessuna morale o riscatto finale, e Torrente non è né peggio né meglio della gentaglia che ha intorno. Ma più cose orrende fa, come Borat, e più piace al suo pubblico, che lo segue ormai da 15 anni e lo adora come fosse una star. In sala dal 1 maggio. Non per tutti.

 

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