IL CINEMA DEI GIUSTI - “IL LATO POSITIVO” (DELLA DEPRESSIONE)

Marco Giusti per Dagospia

Miracolo! Dopo intere stagioni passate a parlare dei mal di pancia della commedia italiana, del suo funzionamento, dei suoi protagonisti che non si spostano da Prati, della rinascita del neorealismo parolacciaro, delle storie che sono tutte uguali con lo scapolo impenitente, il rapporto coatti-ricchi, arriva, finalmente, una vera commedia. Americana.

Anzi, americanissima e strettamente ideata e girata in quel di Philadelphia, dove si parla quasi sempre degli Eagles, gli aquilotti della locale squadra di rugby, quindi non degli aquilotti laziali, e dove per quasi due ore siamo di fronte a una sceneggiatura geniale che rilancia sempre l'interesse dello spettatori, niente è ovvio, banale e già visto e il tutto è condito da una serie di attori meravigliosi giustamente tutti candidati all'Oscar.

E come se non bastasse ci ridà pure un Robert De Niro in gran forma come padre talmente fissato con gli Eagles, che muove tutta la sua vita e le sue giornate in base a quel lui pensa segni scaramantici per ripetere vittorie e successi della squadra. Si tratta di "Il lato positivo", in originale suonava con l'intraducibile "The Silver Lining Playbook", scritto e diretto dal David O. Russell di "The Fighter" e "Three Kings", uno dei migliori film mai fatti sulla guerra in Iraq, tratto dal romanzo omonimo di Matthew Quick (edito da noi da Salani), già campione d'incassi in patria, con 120 milioni di dollari, e premiato con un Oscar alla sua protagonista, la strepitosa e giovanissima Jennifer Lawrence.

Il film è abilmente costruito a blocchi diversi che ci permettono di entrare nei personaggi e di seguirne da subito gli strampalati sviluppi. Sappiamo, però, che il nostro percorso è segnato da un lieto fine, visto che il protagonista, il Pat di Bradley Cooper appena uscito da otto mesi di ospedale perché, per il suo bipolarismo, ha menato a sangue l'amante della moglie Nicky, che ha sorpreso insieme a lei nella doccia, pensa di potere uscire dal suo stato di malato solo puntando al lato positivo delle cose.

Così non gli va assolutamente giù che i romanzi, soprattutto "Addio alle armi" di Ernest Hemingway vadano a finire male. Ora, il punto è che in nessun momento abbiamo la percezione che le sue storie strampalate possano finire bene, ma questo ci porta a una tensione costante durante tutto il film che è un vero e proprio meccanismo drammaturgico. Per mezzora di film seguiamo il pazzo Pat nel suo ritorno a casa, da un padre, De Niro, che si chiama Pat Senior, che è pazzo almeno quanto lui e non schioda dalla tv per seguire gli Eagles e vive puntando sulla sua squadra.

La mamma Dolores, la notevole Jacki Weaver, è una specie di martire della famiglia di maschi fuori di testa. Il piano di Pat Junior è quello di comportarsi bene per riconquistare la moglie che non ne vuole più sapere di lui. E a questo punto, dopo mezzora, entra in scena un altro personaggio fuori di testa, la Tiffany di Jennifer Lawrence, vedova di un poliziotto e diventata troia compulsiva per superare lo shock. Tiffany ha capito, e noi con lei, che Pat sarà il suo uomo, e insieme, unendo le reciproche stravaganze, riusciranno a sopravvivere a Philadelphia, alle famiglie e agli Eagles, ma ci dovremo arrivare.

Perché Pat è innamorato di Nicky e non ne vuole sapere di scoparsi Tiffany. Tutto il film ruoterà, quindi sulla ricerca di una serie di happy ending da incastrare abilmente nelle storie di ognuno dei protagonisti, giù giù fino a una grande scena di ballo dove le cose si risolveranno per sempre. Una vera sorpresa e un grande regalo per chi si occupa di commedia e di cinema. Da non perdere.

 

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