IL CINEMA DEI GIUSTI - IL RITORNO IN SALA DI “LIBERA”, DI PAPPI CORSICATO, CON IAIA FORTE E CRISTINA DONADIO, È ANCHE UN BEL RITORNO A UN MOMENTO PARTICOLARE DELLA CULTURA NAPOLETANA, DI PIÙ DI TRENT’ANNI FA, CHE OGGI APPARE ANCORA FRESCHISSIMO. CI SI RENDE CONTO DELLA POTENZA DI QUELLA CHE FU LA NOUVELLE VAGUE NAPOLETANA CHE DURÒ POCHI ANNI MA DETTE VITA AL CINEMA ITALIANO DEI SUCCESSIVI TRENT’ANNI, PAOLO SORRENTINO COMPRESO - “LIBERA” LANCIÒ PAPPI CORSICATO QUASI COME UN PRE-TARANTINIANO DI GRANDE LIBERTÀ E TALENTO IN UN MONDO CHE FORSE ERA ANCORA TROPPO RIGIDO PER CAPIRLO DEL TUTTO. MA ALLORA FU UN GRAN DIVERTIMENTO – VIDEO
Libera di Pappi Corsicato - riedizione
Marco Giusti per Dagospia
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Una Napoli riconoscibile ma anche inedita, una ricerca nuova di linguaggio, una serie di personaggi femminili mai visti, un uso della cinefilia e dei porno assolutamente innovativo, una libertà e una fluidità sessuale ancora oggi travolgente, una serie di attori inediti e pieni di vita, il ritorno in sala “Libera” di Pappi Corsicato con Iaia Forte e Cristina Donadio, da domani al Metropolitan di Napoli e in non so quante sale, è anche un bel ritorno a un momento particolare della cultura napoletana, di più di trent’anni fa, che oggi appare ancora freschissimo.
Una stagione che si aprì con film come “Libera” di Pappi Corsicato, l’incredibile “Rasoi” e “Morte di un matematico napoletano” di Mario Martone, “Vito e gli altri” di Antonio Capuano e proseguì con “Buchi neri” di Pappi, prodotto da Aurelio De Laurentiis, Pianese Nunzio”, fino a arrivare al film corale a episodi “I vesuviani” che nel 1997 chiuse un po’ quell’operazione che aveva dato vita a registi, attori, da Iaia Forte a Toni Servillo, da Roberto De Francesco a Tonino Taiuti, a scenografi e costumisti di grande talento.
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Un momento quasi irripetibile del mondo del teatro e del cinema napoletano.
Proprio rivedendo gli appena restaurati “Rasoi” di Mario Martone, girato da Martone con gli avanzi della pellicola del “Matematico napoletano” e con le star del teatro napoletano del momento, costruito su testi favolosi di Enzo Moscato e appunto “Libera”, dove ritroviamo sia Iaia Forte che Enzo Moscato, che nei panni di Don Arcangelo canta “Pittore ti voglio parlare”, ci si rende conto della potenza di quella che fu la nouvelle vague napoletana degli anni ’90, che durò pochi anni se la consideriamo come esperienza collettiva, ma che dette vita a quello che in gran parte è stato il cinema italiano dei successivi trent’anni, Paolo Sorrentino compreso.
TONI SERVILLO IN RASOI DI MARIO MARTONE
“Libera” nasce in realtà da un cortometraggio, dallo stesso titolo, girato da Corsicato nel 1991 con Iaia Forte protagonista, e poi esteso con altri due episodi, “Aurora” interpretato ancora da Iaia e “Carmela”, interpretato da Cristina Donadio, a formare un lungometraggio. Che andò al Festival di Berlino e diventò un caso.
Perché rielaborava la tradizione delle sceneggiate napoletane, quelle coi tradimenti, le vendette, le passioni forti e proibite, in maniera del tutto insolita, allegra, colorata, puntando sul sesso, gli eccessi, la cinefilia che mischiava alto e basso, il cinema dei maestri, Cukor, Hitchcock e i titoli anche inventati dei porno (“Mamma ho pero l’uccello”). “Stanno girando un film per la tv?” chiede Carmela indicando un morto steso a terra.
“No, è stata la signora del 20° piano che ha buttato giù il marito”, le risponde una vicina. La vendetta di Libera sul marito traditore e sfruttatore che la costringe a lavorare al posto suo fino a tarda notte all’edicola è quella di filmare le sue scopate e vendere i vhs ai porconi della zona diventando ricca. Su tutto domina un’ironia che il giovane cinema d’autore del tempo, cresciuto a Nanni Moretti e fratelli Taviani, non conosceva. Il vecchio fidanzato di Aurora si chiama Pistoletta (“del passato mi è rimasto solo il nome”). I
maschi sono sempre traditori, sia con le femmine che coi maschi, pensano solo a scopare, mentre le ragazze sono tutte eroine romantiche. Almodovar insegnava.
Il televisore di casa è sempre aperto per vedere vecchi classici o trashate orientali. “Libera”, come “Buchi neri” e “La stirpe di Giano”, episodio de “I Vesuviani”, lanciarono Pappi Corsicato quasi come un pre-tarantiniano di grande libertà e talento in un mondo che forse era ancora troppo rigido per capirlo del tutto. Ma allora fu un gran divertimento.
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