CINEMA, EDITORIA, DISCOGRAFIA, LA FANDANGO DI PROCACCI SI È ALLARGATA TROPPO, I PRODOTTI NON TIRANO E RICORRE ALLA CASSA INTEGRAZIONE

(Adnkronos) - Tempi duri per il cinema italiano: la blasonata casa di produzione e distribuzione Fandango, fondata nel 1989 da Domenico Procacci, che ha allargato la sua attività anche alla produzione editoriale e discografica, ricorre, a quanto apprende l'Adnkronos, alla cassa integrazione.

"Sul versante distributivo si è gradualmente ridotto negli anni il numero dei film che trattiamo, mentre la struttura che se ne occupa è rimasta intatta. Nel tentativo di non lasciare nessuno senza lavoro abbiamo chiesto il ricorso alla cassa integrazione per questo settore", conferma con amarezza Procacci.

"La Fandango continua la sua normale attività di produzione e manterrà una media di quattro-cinque film l'anno, su questo fronte non c'è contrazione, ma per la distribuzione la situazione è diversa: la nostra struttura è proporzionata ai numeri di qualche anno fa, dai dieci ai quindici film distribuiti l'anno, mentre oggi siamo a quattro-cinque.

Trattiamo un prodotto che in questo momento attira poca attenzione, il cinema di qualità, e comunque la situazione dell'esercizio, della distribuzione, si è complicata. Non so ancora quando partirà la cassa integrazione, che riguarderà quattro o cinque persone su una struttura molto più numerosa, né quanto durerà. La speranza è che intanto qualcosa cambi a livello macro".

"Anche la stessa decisione di chiedere la cassa integrazione, un provvedimento provvisorio, poggia sulla speranza che in un tempo ragionevole, in un anno, le cose cambino. Questo potrà accadere soprattutto se c'è una volontà politica, un senso di responsabilità che porti a mettere in atto almeno le norme che già esistono, come il decreto firmato dai ministri dello Sviluppo Economico e dei Beni Culturali dello scorso governo, sull'obbligo di messe in onda di film italiani ed europei sui canali televisivi. Se venisse applicato sarebbe un primo segnale positivo", conclude Procacci.

 

 

 

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