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CINEMA ITALIANO IN LUTTO: ENNIO FANTASTICHINI SE NE VA A 63 ANNI, STRONCATO DALLA LEUCEMIA: L’ATTORE,  RICOVERATO DA 15 GIORNI IN RIANIMAZIONE, NON HA RINUNCIATO ALL’AUTOIRONIA FINO ALLA FINE. “QUANDO SI È GIOVANI SI HA DIRITTO DI SBAGLIARE, ALLA MIA ETÀ NON È CONCESSO” – LA SCENA STRACULT IN 'FERIE D’AGOSTO' IN CUI CON UNA BATTUTA DEMOLISCE GLI INTELLETTUALI 'SOFISTICI', IL RE LEAR A TEATRO E IL PADRE 'TROGLODITA' NELLA COMMEDIA DELLA COMENCINI – VIDEO

 

ennio fantastichini

Emilia Costantini per il Corriere della Sera

 

È morto Ennio Fantastichini. Ricoverato da quindici giorni in rianimazione all’ospedale Federico II di Napoli, Fantastichini, 63 anni, è stato stroncato da una grave emorragia cerebrale, conseguenza di una leucemia . «Speravo che, invecchiando, aumentasse oltre all’età anche l’autostima. Non è così: quando si è giovani si ha diritto di sbagliare, alla mia età non è concesso sbagliare». Ennio Fantastichini non ha mai rinunciato all’autoironia e, con una buona dose di sarcasmo, sapeva prendersi in giro. Chissà a cosa avrà pensato o quale battuta avrebbe voluto dire, con il sorriso, poco prima che la vita si spegnesse definitivamente dentro di lui.

 

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Nato vicino Roma, a Gallese in provincia di Viterbo, il 20 febbraio 1955, secondo figlio di un maresciallo dei carabinieri, aveva sin da giovanissimo dimostrato la sua passione per il teatro, esordendo adolescente in palcoscenico con un’opera di Samuel Beckett. Quindi iniziò a frequentare il corso di recitazione all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio d’Amico. Attore di successo sul grande schermo, conquistando premi nazionali e internazionali, e in tv, non si era mai tirato indietro di fronte a progetti scenici innovativi, come la sua recente interpretazione di «Re Lear», diretto da Giorgio Barberio Corsetti al Teatro Argentina di Roma.

 

ennio fantastichini

«L’idea registica di Giorgio mi arrapa - affermava convinto in proposito - perché non è la solita figura del vecchio decrepito che vuole ritirarsi per rinchiudersi a casa a leggere. Egli non considera la sua vita conclusa: il Re che impersono io è un uomo che intende tenersi il titolo di monarca, ma senza avere i problemi del governo che vuole infatti lasciare ai suoi eredi. Il suo è disinteresse per il potere e interesse solo per quello che gli piace fare, liberandosi delle preoccupazioni».

Con Gianni Amelio, per il film «Porte aperte» (1989), ottenne grande successo, raggiungendo la più ampia platea cinematografica. È stato poi diretto nella sua carriera, affollata di titoli, da Ferzan Özpetek («Saturno contro» e «Mine vaganti»), a Paolo Virzì (Ferie d’agosto), da Peter Greenaway («Ripopolare la reggia«), a Marco Risi («Fortapàsc»), a Riccardo Milani («Scusate se esisto!») e molti altri. Una delle sue ultime apparizioni in televisione è per il film-tv «Fabrizio De André- Principe libero» (2018).

 

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Mentre in palcoscenico era stato recentemente protagonista, insieme a Iaia Forte, della commedia «Tempi nuovi» di Cristina Comencini, dove impersonava la figura di un padre letteralmente «troglodita»,un animale preistorico che, nonostante l’immensa cultura, aveva difficoltà a smanettare sulla tastiera del computer ed era quindi costretto a chiedere con insistenza aiuto al figlio liceale, rivelandosi però alla fine il più evoluto di tutta la famiglia: «È la rivincita del mio personaggio - affermava soddisfatto del ruolo Fantastichini - perché pur apparendo “antico” a moglie e figli, essendo un autentico imbranato con le nuove tecnologie, è colui che accoglie, con lucido piglio avanguardista, il nipotino nato grazie a un donatore anonimo... e riesce così a sorprendere tutti».

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Ma tra le sue passioni prevaleva indubbiamente il teatro di Shakespeare, pur non essendogli capitato spesso di interpretarlo: «Ho frequentato poco il repertorio shakespeariano che, per un attore, è l’apoteosi, un’impresa grossa, robusta, perché propone sempre ruoli d’eccellenza». Tuttavia non disperava ed era convinto che nel suo percorso artistico aveva ancora molte tappe di crescita professionale, anche con le opere del Bardo. «Non considero la mia vita conclusa e non ho alcuna intenzione di andare in pensione. Però - aggiungeva - voglio riprendere del tempo per me e riuscire finalmente a fare un po’ le cose che desidero e che, finora, non sono riuscito a godermi. In un certo senso intendo vivere una nuova adolescenza». Purtroppo la morte ha drasticamente modificato i suoi piani.

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