PRANDELLI D’ITALIA - LA CONFERMA DELL’ALLENATORE AZZURRO È L’ANTIPASTO DI UN FUTURO SCONTRO CON I CLUB E LA LEGA CALCIO: IL CT PRETENDE CHE I PRESIDENTI NON SI OPPONGANO AGLI STAGES PERIODICI A COVERCIANO - ANCHE ABETE SI SVEGLIA: “LA LEGA HA AVUTO UN RUOLO INSIGNIFICANTE” - IL PROGETTO-ITALIA RICHIEDE PIÙ SPAZIO PER I GIOVANI NEI RISPETTIVI CLUB, FACENDOLI POI LAVORARE IN TUTTE LE NAZIONALI (UNDER 17, UNDER 20, UNDER 21) CON I CRITERI DELLA PRIMA SQUADRA…

Marco Ansaldo per "la Stampa"

Portare alla finale europea una squadra su cui nessuno puntava è ben piccola cosa a confronto con la vera impresa compiuta da Prandelli: scatenare in Giancarlo Abete l'impulso di prendere, per una volta nella vita, una posizione di rottura. La stoccata di ieri alla Lega Calcio lascia sbalorditi. «Il problema dei rapporti con i club è che mai la Lega ha avuto un ruolo così insignificante» è un'affermazione insolitamente dura per il dirigente.

Del resto Abete ha messo il dito su una piaga invisa alle stesse società, almeno le più serie, che vorrebbero una rappresentanza capace di prendere le decisioni indispensabili per l'interesse comune e che invece si fa impastoiare dalle beghette di tre o quattro presidenti.

Alla Federcalcio, è la tesi di Abete, manca l'interlocutore con cui affrontare la convivenza tra le esigenze dei club che pagano i giocatori e quelle della Nazionale. «Ci sono dei vincoli nel calendario internazionale - ha detto il capo della Federazione - Lo spazio per noi si sta riducendo, nel prossimo biennio avremo a disposizione nove settimane per lavorare».

Sono poche per impostare un lavoro che vada oltre il reclutamento dei giocatori per poi mandarli in campo alla solita maniera. Se si vuole una Nazionale che giochi nel modo che si è visto con l'Inghilterra e la Germania bisogna darle il tempo per addestrarsi. La dimostrazione è nei mesi scorsi.

Con la qualificazione l'Italia ha giocato abbastanza spesso da permettere al ct di provare schemi e movimenti. Invece nei 7 mesi tra l'amichevole con l'Uruguay e l'inizio del ritiro europeo la Nazionale si è radunata per tre giorni e ha perso quanto aveva imparato. Ci sono voluti 20 giorni tra Coverciano e Cracovia per far ripartire quei meccanismi.

Prandelli chiede qualche finestra in più per arrivare in Brasile con una squadra che abbia più sicurezza in quello che fa. L'intoppo, e lo sa, è che non gli daranno il tempo per costruirla. I suoi colleghi di club già si lamentano che la Nazionale intasa gli unici spazi per allenare tra un impegno e l'altro. Bisogna trovare la quadratura e non sarà facile. Un esempio: la Supercoppa tra Juve e Napoli a Pechino si giocherà tre giorni prima dell'amichevole ferragostana della Nazionale che inizierà dunque la nuova stagione senza mezza squadra.

Di dovranno battere altre strade. La prima è la riproposizione degli "stages" di un paio di giorni in cui i giocatori di un reparto si trovano a Coverciano e si allenano insieme. È stato uno dei motivi di scontro dell'ultimo anno. I club si sono messi di traverso, gli stages non si sono fatti e quando è arrivata la concessione a organizzarne uno la morte di Morosini l'ha fatto saltare. Ora il ct tornerà a chiederli ma vuole che sia la Federcalcio a esporsi in modo deciso con i club: non farà il giro delle sette chiese per mendicare un po' di considerazione.

Le altre mosse cui punta Prandelli sono strutturali. Chiede che si trovi un modo perché i giovani interessanti abbiano più spazio nei club, come succede in Spagna, in Germania e in Inghilterra. Insieme a Sacchi e ad Albertini si era lavorato a un progetto che portasse a un campionato riserve, oppure alla creazione da parte delle maggiori società di una seconda squadra da far giocare in Lega Pro. Prima ancora dei club, preoccupati dai costi, ha fatto orecchie da mercante proprio la Lega Pro per difendere dalle intrusioni il proprio orticello.

E in questo la Lega di Milano non c'entra. Infine c'è l'esigenza di far lavorare tutte le Nazionali con i criteri della prima squadra, così che i giovani crescano in azzurro avendo una base comune, sul modello Spagna. Idee dal futuro incerto. Ma ora che ha incassato la benedizione di Napolitano e della Radio Vaticana, che invita a sostenerlo, Prandelli può battere sul tavolo qualche pugno in più. Tanto da aver già scosso Abete.

 

prandelliCESARE PRANDELLI jpegGIANCARLO ABETE E SIGNORA Giorgio NapolitanoAdriano GallianiLOGO LEGA CALCIO

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