venezia balti bergamasco

UNA MOSTRA TERREMOTATA - A VENEZIA C’E POCO DA FESTEGGIARE: SONIA BERGAMASCO OFFICIA L'INAUGURAZIONE NEL SEGNO DEL LUTTO PER IL SISMA. POI SI BALLA CON "LA LA LAND": DAI PRODUTTORI DEL FILM LA PRIMA "COSPICUA" DONAZIONE A FAVORE DEI TERREMOTATI - SUL RED CARPET, L'EROS SU THANATOS: IL TRIONFO DELLE GAMBE DI BIANCA BALTI

Alberto Mattioli per “la Stampa”

 

SONIA BERGAMASCOSONIA BERGAMASCO

Beh, è andata. Quest' anno la serata d' apertura era più difficile del solito, e non solo per la consueta anarchica allergia italiana al cerimoniale. Anche se si chiama così, la Mostra è pur sempre un festival, e un festival è una festa. Ma pochi giorni dopo il terremoto, con l' emozione ancora forte, il lutto nazionale e la commozione generale, bisognava evitare di dare l' impressione che a Venezia si festeggi mentre ad Amatrice si piange.
 

E qui l' idea buona è stata quella di chiamare come officiante non la solita squinzia ma Sonia Bergamasco, un' attrice vera che non appartiene alla decorativa ma inetta categoria delle bellone. Grazie a lei la pratica è stata sbrigata con il giusto equilibrio fra l' attesa per «dieci giorni di grande cinema», o almeno si spera, e «la consapevolezza di quel che è successo in Italia».
 

sonia bergamascosonia bergamasco

Sulla solidarietà, promette, «la comunità di chi fa cinema farà la sua parte».
In effetti la Biennale ha annullato il tradizionale festone sulla spiaggia dell' Excelsior e ha aperto un conto corrente per le offerte. E i produttori di La La Land , il film inaugurale del genietto trentunenne Damien Chazelle, hanno annunciato una donazione a favore delle popolazioni colpite. E «cospicua», assicura il direttore della Mostra, Alberto Barbera.
 

Certo, il film inaugurale non era forse il più adatto all' atmosfera. Sarebbe andato benissimo quello dell' anno passato, una pallosa tragedia d' alta montagna, natura matrigna, insomma. La La Land è invece un brillantissimo musical dove Emma Stone e Ryan Gosling s' innamorano, si mollano e si reinnamorano, il tutto cantando e ballando, perfino il tip-tap. Adorabili entrambi, anche se sul red carpet è arrivata solo lei, che ha deliziato i fan cercando di battere il record mondiale di autografi al minuto.
 

EMMA STONE RYAN GOSLINGEMMA STONE RYAN GOSLING

A riportare un po' di dignitosa tristezza ha provveduto Jerzi Skolimoski, uno dei due Leoni d' oro alla carriera (l' altro, Jean-Paul Belmondo, arriverà più avanti, salute permettendo): «Non è tempo per gioire». Molto bella, per inciso, la presentazione di Jeremy Irons. Da segnalare anche la giurata Valentina Lodovini con fiocco nero a lutto sul tailleur bianco.
 

BALTIBALTI

Per il resto, business as usual, con un red carpet moderatamente affollato di soliti noti, di alcuni famosi per essere famosi e perfino di qualche deplorevole avanzo di reality. Presenti due ministri della Cultura, quello italiano, Dario Franceschini, e la sua collega francese, Audrey Azoulay, assai charmante. Molte signore in giallo, inteso come colore del vestito.
 

Ha vinto per palese superiorità la supermodella Bianca Balti, esibendo dalla sua minigonna al quadrato uno stacco di gambe praticamente infinito. Tanto che al suo passaggio si è percepita una certa emozione fra i baldi rappresentanti delle forze dell' ordine in alta uniforme (a proposito: sì, il Lido è blindato, ma con giudizio, nel senso che di sicurezza ce n' è molta ma cerca di farsi vedere poco. La cosa più impressionante sono gli sbarramenti di cemento in mezzo alle strade per evitare un attentato tipo Nizza). Discorsi e discorsetti improntati alle banalità d' uso.
 

Sempre elegante il padrone di casa, cioè il presidente della Biennale, Paolo Baratta. Ha spiegato che si stanno gradualmente mettendo in ordine le strutture invecchiate (ma del resto al Lido è invecchiato tutto) e in effetti la nuova Sala Giardino rossa fiammante al posto del tetro «buco» dell' amianto è un bel vedere.

BALTIBALTI


Il debutto non è stato però brillantissimo: ieri alcune file di poltrone, evidentemente mal fissate, si sono messe a ondeggiare sotto le auguste terga della critica. Ma magari è stato un gradito diversivo al film coreano. Tornando all' inaugurazione, molti applausi per Sam Mendes presidente della Giuria, mentre Kim Rossi Stuart ci ha tenuto a far sapere che «sogna che la civiltà umana si emancipi dalla logica del profitto». Un sogno che in passato si è già trasformato in incubo.


Poi finalmente tutti a guardare Emma & Ryan sulle orme di Fred Astaire e Ginger Rogers (anche se, francamente, come ballerini non c' è partita). Ripensandoci, alla fine nemmeno troppo incongrui rispetto alla serata di mezzo lutto. La battuta più bella del monologone di lei, infatti, recita così: «Brindiamo ai cuori che soffrono».

 

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