1. BRUNETTA E I GIORNALI DI DESTRA SI SOLLAZZANO SPUTTANANDO I COMPENSI SCANDALOSI DI FABIOLO FAZIO E DEL CONTRATTO D’ORO (POI SALTATO) DI CROZZA? DALLE PAGINA DI “REPUBBLICA” PARTE IL CONTRATTACCO: ECCO QUANTO INTASCA BRUNEO VESPA 2. PER IL SUO CONTRATTO TRIENNALE COME “CONDUTTORE, CONSULENTE ESPERTO, IDEATORE, AUTORE DI TESTI” L’”INSETTO” DI “PORTA A PORTA” INCASSA LA SOMMETTA DI 6,3 MILIONI 3. ANCHE IL QUOTIDIANO DI EZIO MAURO NON PUO' FARE A MENO DI CHIEDERSI: “VESPA, FAZIO, CROZZA - AL DI LÀ DEL LORO STIPENDIO - SI PORTANO DIETRO AUTORI, REDAZIONI E COSTI DI PRODUZIONE RILEVANTI (TUTTI A CARICO DEL SERVIZIO PUBBLICO TV). DAVVERO LA PUBBLICITÀ COPRE LE SPESE, COME ORGOGLIOSAMENTE RIVENDICANO LE TV-STAR?” 4. LA LEGA CI METTE IL CARICO: “COMPENSI DEI CONDUTTORI NEI TITOLI DI CODA DELLA RAI”

1. RAI, LA BABELE DEI COMPENSI VESPA PORTA A CASA 6,3 MILIONI
Aldo Fontanarosa per La Repubblica

Il nemico degli sprechi Rai, il parlamentare che duella con Fazio per il suo compenso (in diretta tv) e che contesta l'approdo milionario di Crozza al servizio pubblico, proprio lui, Renato Brunetta del Pdl, dimentica di mettere il naso in un altro contratto da record.
In queste ore, la tv di Stato sta completando i bonifici in favore di Bruno Vespa per il suo contratto triennale come «conduttore, consulente esperto, ideatore, autore di testi». Tra settembre 2010 e agosto 2013, il mattatore di Porta a Porta può contare intanto su 4 milioni e mezzo. Un minimo garantito, chiamiamolo così. Ma il contratto prevede un primo extra per le puntate di Porta a Porta - tutte già in palinsesto - oltre la centesima.

In tre stagioni tv, queste puntate ulteriori (pagate ognuna 12 mila euro) procurano a Vespa un surplus di 901 mila euro. Poi ci sono gli "speciali". Elezioni
Americane? Arrivano altri 43 mila euro. Speciale Elezioni? Ancora 43 mila euro. C'è il Venerdì Santo? Una trasmissione di 30 minuti - in prima serata - vale a Vespa un assegno da 30 mila euro.

Scrive il capo del Personale: «Il collaboratore ha rifiutato la nostra proposta di contenere il compenso ai 20 mila euro riconosciuti nel passato». Alla fine dei conti - tra prestazioni ordinarie e straordinarie - il giornalista porta a casa 6 milioni 320 mila euro lordi nei tre anni. Ed ora Viale Mazzini rinnova il contratto di Vespa per un'altra stagione «alle medesime condizioni economiche e normative» - scrive sempre il capo del Personale - «con l'eccezione di una piccola riduzione del compenso unitario per le puntate di Porta a Porta eccedenti la centesima».

Onorevole Brunetta, i contratti di Vespa - il vecchio e il nuovo - la preoccupano oppure il suo allarme è circoscritto ai compensi di Fazio e Crozza? «Non so se la sua
domanda sia provocatoria o solo cretina», replica il deputato Pdl, «Io non sono mai entrato nel merito degli stipendi dei giornalisti, dei conduttori, degli artisti. Io pongo solo una problema di trasparenza.

Una legge del 2009 e l'attuale Contratto di Servizio obbligano la Rai a rendere pubbliche le entrate di tutti i collaboratori. Un obbligo disatteso, ignorato. Ecco il punto». Nel duello in diretta con Fazio, però, lei ha criticato la congruità del compenso del conduttore. «Non è vero. Io ho solo messo in dubbio che i costi importanti di Che tempo che fa fossero poi ripagati dalla pubblicità, come Fazio sostiene. Niente di più».

Perché il punto è anche questo. Vespa, Fazio, Crozza - al di là del loro stipendio - si portano dietro autori, redazioni e costi di produzione rilevanti (tutti a carico del servizio pubblico tv). Davvero la pubblicità copre le spese, come orgogliosamente rivendicano le star della televisione? Il caso del comico genovese meriterebbe un approfondimento.

Perché l'offerta formulata a Crozza e alla società di produzione mette qualche brivido. L'artista avrebbe condotto 53 puntate su RaiUno, in prima serata, ognuna di 70 minuti. E produrre ogni singola trasmissione sarebbe costato 475 mila euro, per un esborso totale di 25 milioni 175 mila euro. La cifra, importante, non scandalizza il dg Rai Gubitosi che l'ha immaginata: «Non siamo degli avventurieri. Le entrate della pubblicità avrebbero largamente ripagato tutte le spese garantendoci un corposo utile. La verità è un'altra. Alcuni politici si spaventano ancora per la satira che noi vogliamo riportare nel servizio
pubblico dopo anni di esilio di questo genere. Un Paese che ha paura della satira, dico io, è un Paese in crisi morale».

Altra grana sul cammino della Rai è il divieto di trasmettere spot nei programmi per bambini in "età pre-scolare". Investirà, dunque, Rai YoYo (canale trascinato negli ascolti dalla stella Peppa Pig, che procura a bilancio dai 6 ai 7 milioni l'anno). L'altolà è scritto nel nuovo Contratto di Servizio che Viale Mazzini si prepara a firmare con lo Stato. La norma sarà anche ragionevole. Peccato non valga anche per gli editori tv privati.

2. COMPENSI DEI CONDUTTORI NEI TITOLI DI CODA DELLA RAI
Antonio Pitoni per La Stampa

La considerano da sempre una «battaglia storica» della Lega. E aspettando il via libera definitivo, la settimana prossima al Senato, le truppe parlamentari padane possono già cantare vittoria. Perché la nuova formulazione dell'articolo 2 del decreto legge sulla Pubblica amministrazione, imposta dall'emendamento leghista approvato alla Camera venerdì sera, ha raggiunto il suo scopo: «Non ci saranno più misteri sui compensi dei conduttori e dei giornalisti del servizio pubblico», assicura il responsabile comunicazione del Carroccio, Davide Caparini.

Insomma, dopo le roventi polemiche che nelle ultime settimane hanno acceso il dibattito sulla trasparenza dei cachet in Rai, infiammate dai ripetuti affondi del capogruppo del Pdl a Montecitorio, Renato Brunetta, contro il conduttore di «Che tempo che fa», Fabio Fazio, per non parlare poi del caso-Crozza, la svolta potrebbe arrivare proprio dalla nuova norma.

«Che grazie alla nostra iniziativa, per altro in linea con le lamentele delle associazioni dei consumatori, riprende il filone del contratto di servizio 2010-2012 - spiega Caparini -. Rimasto di fatto, finora, lettera morta». Riferimento all'obbligo di «rendere pubblici nei titoli di coda dei programmi televisivi e radiofonici i compensi dei conduttori, degli ospiti, degli opinionisti, nonché i costi di produzione dei format definiti di servizio pubblico» inserito, su iniziativa della commissione di Vigilanza sulla Rai, proprio nel contratto di servizio. «Unitamente alla pubblicazione online degli stipendi lordi percepiti dai dipendenti e dai collaboratori - ricorda l'esponente del Carroccio -. Pagina web (attualmente in costruzione, ndr) che a distanza di anni non è ancora attivo».

Restano, però, le obiezioni sollevate dalle Autorità garanti della Privacy e dell'Antitrust. Pareri contrari alla pubblicazione di dati individuali, richiamati nella relazione annuale dell'Agcom, in base ai quali il comitato paritetico Rai-ministero non ha mai provveduto a dettare le modalità di applicazione della norma.

«Questione ormai superata per effetto della nuova norma che va oltre i pareri delle Authority - spiega -. In ogni caso, anche volendo omettere i nomi dei destinatari dei compensi, nulla osterebbe alla pubblicazione delle retribuzioni lorde per categorie e qualifiche: capistruttura, capiredattori e così via». Che la sintonia con Brunetta sulla Rai sia il preludio di un riavvicinamento tra Lega e Pdl? «Non darei alla cosa particolare valenza politica - conclude Caparini -. Ovviamente ci fa piacere che Brunetta abbia deciso di sostenere quella che da sempre è una nostra battaglia».

 

 

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