trump bannato dai social

DAMNATIO DONALD - ECCO COM’È CAMBIATA INTERNET SENZA TRUMP: ZUCKERBERG (FACEBOOK) E JACK DORSEY (TWITTER) SANNO CHE IL LORO COMPITO NON È SOLO QUELLO DI FORNIRE A CHIUNQUE UNA VOCE ONLINE, MA ANCHE DI STABILIRE REGOLE CHIARE E AGIRE DI CONSEGUENZA QUANDO VENGONO INFRANTE – TRUMP È STATO SOSPESO DA 17 SOCIETÀ TECNOLOGICHE. COSA ACCADRA’ IN CASO DI SUO RITORNO? 

ANDREA DANIELE SIGNORELLI per lastampa.it

 

TRUMP BANNATO DAI SOCIAL

Sono passati solo pochi giorni da quando Donald Trump ha smesso di essere il presidente degli Stati Uniti, ma il tempo trascorso sembra molto più lungo. È come se Trump avesse lasciato la Casa Bianca non il 20 gennaio, ma due settimane prima: quando Facebook, Twitter e altre piattaforme hanno deciso di sbarazzarsi almeno temporaneamente dei suoi account social, in seguito all’assalto al Campidoglio di Washington da parte di una folla aizzata proprio dal presidente.

 

Abituati com’eravamo ad assorbire ogni giorno decine e decine di tweet incendiari di Donald Trump – ultimamente quasi tutti riferiti agli inesistenti “brogli elettorali” di cui sarebbe stato vittima –, il silenzio che è calato da qualche tempo a questa parte ha rappresentato una netta inversione rispetto ai cinque anni precedenti (contando anche la lunga fase che lo ha visto protagonista delle primarie repubblicane).

 

mark zuckerberg 2

Quanto durerà questa pace? E che effetti avrà sul panorama dei social network e di internet nel complesso? Prima di tutto, va detto che la figura di Donald Trump ha già cambiato per sempre il mondo social. Con la sua sola presenza, l’ex presidente ha costretto i colossi digitali a fare ciò che per oltre un decennio si sono rifiutati di fare: combattere in maniera proattiva la disinformazione, abbandonando la posizione, sempre meno sostenibile, secondo cui Facebook e Twitter sono “piattaforme neutrali”.

 

È questo il lascito più duraturo di Trump: ormai Mark Zuckerberg e Jack Dorsey sanno, nel bene e nel male, che il loro compito non è solo quello di fornire a chiunque una voce online, ma anche di stabilire regole chiare su come questa voce possa essere utilizzata e agire di conseguenza quando vengono infrante.

donald trump twitter

 

A dare l’idea di quanto fosse ingombrante la presenza di Trump sono però soprattutto alcuni numeri. Secondo un report di Zignal Labs, nei giorni immediatamente successivi alla sospensione di Donald Trump ci sarebbe stato un calo nella circolazione delle fake news sulle elezioni statunitensi del 73% (da 2,29 milioni di menzioni di presunti brogli a circa 600mila). Stando ai dati di un’altra società, CrowdTangle, lo stesso fenomeno si sarebbe verificato su Facebook: da 10.600 post pubblici che utilizzavano il termine “Stop the steal” (con cui i più accesi sostenitori di Trump denunciavano il supposto furto elettorale) a 7.700, un calo del 30% circa.

 

dorsey twitter

Ovviamente, questo non è l’effetto del solo allontanamento di Trump dai social, perché contestualmente Twitter e Facebook hanno sospeso un gran numero di personalità legate alla teoria del complotto QAnon; alcune di queste – come l’ex consulente legale di Trump Sidney Powell o il suo ex consulente alla sicurezza Mike Flynn – con centinaia di migliaia di follower. Solo Twitter ha cancellato oltre 70mila di questi profili, riducendo enormemente la quantità di disinformazione che proprio da questi account era originata.

 

 

Le azioni intraprese dalle piattaforme hanno avuto un immediato effetto rasserenante su tutto l’ecosistema social. Un analisi di Media Matters mostra come, prima della sospensione di Trump, l’engagement (like, commenti e condivisioni) generato dalle pagine di destra presenti su Facebook rappresentasse il 47,5% del totale delle pagine politiche; mentre quelle di sinistra si fermavano al 25,3%.

 

In seguito alla sospensione di Trump, la situazione si è parzialmente riequilibrata: l’attività sulle pagine di destra oggi conta per il 37,5%, quelle di sinistra per il 30%. Secondo Media Matters, questo indicherebbe come la temperatura politica sulle pagine di destra, che nei giorni precedenti alla sospensione di Trump aveva raggiunto livelli febbrili, sia rapidamente calata.

donald trump

 

Al momento, Trump è stato sospeso da un totale di 17 società tecnologiche (YouTube, Snapchat, TikTok, Pinterest, Twitch, Shopify e altre), ma è probabile che nella maggior parte dei casi si tratti solo di una sospensione temporanea (il gran giurì di Facebook dovrebbe esprimersi a breve a riguardo). Cosa succederà in caso di ritorno? “Gli ex presidenti di solito hanno l’abitudine di tenersi lontani dai riflettori e di non commentare l’operato dei loro successori, ma Trump difficilmente osserverà questa convenzione come non ha osservato nessuna delle altre”, ha spiegato il docente di Scienze Politiche Christopher Federico. “Nella misura in cui rimarrà un opinion leader e figura cruciale del mondo repubblicano, il volume sui social potrebbe non abbassarsi quanto immaginiamo”.

donald trump

 

Lo stesso Trump, nel suo discorso di congedo, ha infatti annunciato di voler tornare al centro della scena “in una forma o nell’altra”. Secondo alcuni analisti starebbe pensando di dare vita a un suo partito politico (c’è già il nome: Patriot Party). Se così fosse, ci sarebbe un solo modo per prolungare la tranquillità che dopo il 6 gennaio è calata sui social: rendere la sospensione di Trump permanente su tutte le piattaforme; relegandolo agli angoli più oscuri di internet come Parler o Gab.

donald trump donald trump

 

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