DE BORTOLI LICENZIA SCARONI - IL TITOLO È DI QUELLI SOFT, IN VERO STILE FLEBUCCIO: “STATO E AZIENDE. LA PRIMAVERA DEI RINNOVI E I CONTI DELL’ENI”. MA BASTA LEGGERE IL PEZZO DELLA GABANELLI PER RENDERSI CONTO CHE È UNA REQUISITORIA CONTRO IL GRAN CAPO DEL CANE A SEI ZAMPE IN SCADENZA DI POLTRONA

1. DE BORTOLI LICENZIA SCARONI (A MEZZO GABANELLI)
Il titolo in prima pagina è di quelli soft, in vero stile De Bortoli: "Stato e aziende. La primavera dei rinnovi e i conti dell'Eni". Ma basta leggere il pezzo affidato a Mi-jena Gabanelli nelle pagine economiche per rendersi conto che è una vera propria requisitoria contro Paolo Scaroni, gran capo del Cane a sei zampe in scadenza di poltrona.

La Gabanelli critica i risultati della gestione nell'era Scaroni, paragonandoli a quelli dei principali concorrenti esteri, e parla di "performance di Borsa deludente" e "declino di redditività". Poi attacca su un'eccessiva dipendenza dal gas (russo), quando invece si sarebbe dovuto puntare ancora di più sul petrolio.

E cita uno dei possibili candidati al dopo-Scaroni in uno dei passaggi-chiave della sua analisi: "Il percorso di innovazione avviato da Maugeri (Leonardo, ex direttore strategie, ndr) a fine 2010 con la chiusura di Porto Torres (il sito che aveva perdite maggiori) e la riconversione a ‘chimica verde', redditizia e in grado di assorbire la forza lavoro del sito stesso, si è interrotto".

Il pezzo si chiude con la richiesta di un cambio di management, possibilmente pescando dall'interno del gruppo stesso, e con la proposta di rivedere il criterio delle buonuscite, per evitare che Scaroni possa incassare altri 8 milioni di euro. ""Sarebbe uno schiaffo alla miseria", scrive Mi-Jena.


2. RADIOGRAFIA DEI CONTI DELL'ENI - CESSIONE DI SNAM E IL DESTINO DEI SAIPEM
Milena Gabanelli per ‘Il Corriere della Sera'

Nel giro di qualche settimana si conosceranno le intenzioni del governo sul rinnovo dei vertici di alcune società a partecipazione pubblica. La più importante è l'Eni, e il premier dovrà decidere se confermare Scaroni per il quarto mandato o sostituirlo. Per il gioiello dell'industria italiana tempo di bilanci dunque, e su quello del 2013 compare un utile netto di 5,2 miliardi di euro con un prezzo medio del petrolio di 108,7 dollari a barile.

Non un bel risultato se si calcola che nel 2005, quando Scaroni è arrivato all'Eni l'utile netto è stato di 8,8 miliardi con un prezzo del greggio di circa 54 dollari a barile. Addirittura inferiore agli utili dei primi anni 2000 (6 miliardi) quando il greggio era a 30 dollari. È vero che sono calate le vendite, ma la stessa Eni ha continuato a dichiarare nei suoi bilanci che ogni dollaro di aumento del prezzo del petrolio comporta un utile netto aggiuntivo di 200 milioni di euro per la società.

Con il prezzo raddoppiato in 8 anni, dove sono finiti i soldi? Occorre inoltre considerare che nel 2013 c'è stata la cessione ai cinesi di una quota del giacimento in Mozambico per 4,21 miliardi di dollari, e la rivalutazione delle partecipazioni in Artic Russia, ed è proprio la vendita di asset che permette di distribuire alti dividendi. Fino a quando? L'indebitamento finanziario netto è passato dai 10,4 miliardi del 2004, ai 15,5 miliardi del 2012. Eppure nel 2012 l'Eni ha ceduto un pezzo: Snam Rete Gas. Questi risultati si sono riflessi nella performance di borsa, deludente rispetto alle grandi società petrolifere internazionali.

Non ha fatto peggio la Bp, che ha dovuto scontare il disastro nel Golfo del Messico, o la spagnola Repsol, che ha subito la nazionalizzazione dei suoi giacimenti in Argentina. La Exxon e la Chevron sono vicine ai massimi storici, grazie alla bolla «shale gas», però meglio di Eni sono andate anche le europee Total e Shell. La commercializzazione del gas nel 2013 arriva ad una perdita di 1,5 miliardi. È vero che la domanda è diminuita e la concorrenza aumentata, ma fu l'Eni guidata da Scaroni a rinnovare, nel 2007, quegli onerosi contratti take or pay con la Russia, celebrati come una grande opportunità di business.

A causa di quei contratti l'Eni è costretta a pagare alla Russia gas senza poterlo ritirare, per mancanza di domanda. E questo fatto proietterà perdite vicino ai 2 miliardi nel 2014. Anche il settore raffinazione nel 2013 chiude con una perdita di oltre 600 milioni. Poi c'è il tasto dolente della petrolchimica. Il percorso di innovazione avviato da Maugeri a fine 2010 con la chiusura di Porto Torres (il sito che aveva perdite maggiori) e la riconversione a «chimica verde», redditizia e in grado di assorbire la forza lavoro del sito stesso, si è interrotto. L'Eni è dovuta intervenire perché la società aveva le casse vuote. A rischio chiusura è il sito di Priolo, il più grande d'Italia, e la raffineria di Gela, con la conseguenza che la situazione in Sicilia potrebbe diventare esplosiva. L'Eni controlla il 43% di Saipem, gioiello di ingegneria e costruzioni nel settore idrocarburi. Nel 2013 la perdita è stata di 159 milioni. Mentre sono in corso le indagini per corruzione internazionale il prezzo in borsa è quasi dimezzato.

Ora l'Eni sta pensando di ridurre la sua partecipazione con la fusione di Saipem con Subsea7, una società norvegese molto più piccola, che con l'8% del capitale si prenderebbe la guida operativa e finanziaria della società. Un'ipotesi che porterebbe alla perdita di un altro gioiello dell'industria italiana. Un settore che ancora tiene è quello dell'Esplorazione e produzione, ma anche qui i numeri sono in calo. Il 2013 si è chiuso con una produzione di 1,6 milioni di barili al giorno, nel 2005 era di 1,7 milioni. Oltre il 90% della produzione di petrolio e gas proviene da progetti avviati negli anni 90 e primi 2000.

Le ragioni geopolitiche (Libia, Nigeria, Iraq) addotte dalla società per spiegare i risultati deludenti, sono una costante per ogni società petrolifera, che infatti calcola la produzione futura diminuendola del 5%, in modo da poter annunciare al mercato obiettivi abbastanza sicuri. L'Eni questo calcolo non lo fa più. Uno dei motivi che hanno contribuito al declino della redditività dell'Eni è proprio lo spostamento della produzione dal petrolio al gas, che nel 2013 (i dati non sono ancora noti) dovrebbe aver superato per la prima volta quella del petrolio. Il giacimento scoperto in Mozambico è ingente, ma non c'è mercato locale, trasportarlo costa molto e non esiste nessuna infrastruttura correlata, tutto va costruito e questo alimenta dubbi sulla redditività futura.

Preoccupante è anche il declino delle capacità operative della divisione Esplorazione & produzione. Emblematico è il caso dei continui problemi nell'avvio del giacimento di Kashagan (Kazakhstan). Il più grande giacimento di petrolio scoperto nel mondo negli ultimi 30 anni. Nel 2000, sotto la gestione Mincato, l'Eni si aggiudicò la guida operativa superando giganti come Exxon, Shell, Total. La prima produzione doveva partire nel 2005, poi è continuamente slittata. La società ha inanellato una serie di errori e incidenti che hanno portato il Kazakhstan a togliere all'Eni la guida operativa unica del progetto. Ora il Kazakhstan si rifiuta di riconoscere costi per 40 miliardi di dollari già sostenuti dalle società che fanno parte del consorzio di sviluppo, fra cui l'Eni, che partecipa con il 16,8% . Ci sono poi le riserve e produzioni di petrolio, drasticamente ridotte a vantaggio di quelle del gas naturale, che hanno una redditività molto più bassa. Scelte che produrranno i loro effetti nel tempo, pesando sui conti.

In caso di una caduta significativa dei prezzi del greggio, i risultati del settore Esplorazione &produzione rischiano di non compensare più le altre perdite. Certamente Scaroni potrà obiettare che la crisi di questi anni ha pesato su tutto; di sicuro non ha pesato sul suo stipendio, passato da 2,2 milioni ai 6,5 milioni del 2013. Un discorso a parte merita la gestione del personale: negli ultimi anni sono state annunciate assunzioni di giovani (molti in realtà con contratti a termine) a fronte di pesanti tagli di personale italiano mandato in mobilità lunga (7 anni) e con un ricorso vergognoso alla cassa integrazione. Poi ci sono le numerose inchieste giudiziarie per corruzione internazionale. L'emergere di responsabilità maggiori anche nelle inchieste relative a disastri e bonifiche ambientali, potrebbe avere pesanti ricadute sui mercati.

La situazione dell'Eni richiede di essere affrontata con profonda conoscenza dei problemi, poiché ogni settore ha una tale complessità e tecnicalità specifica che rende più complicata la soluzione di tante crisi. Un manager esterno al settore galleggerebbe sui problemi, venendone probabilmente sopraffatto. Non a caso, nell'industria petrolifera mondiale, i manager di vertice vengono coltivati e selezionati all'interno mediante percorsi di formazione che prevedono un'ampia rotazione tra settori diversi o una lunga presenza in corporate - cioè al centro del sistema.

I numeri sono freddi, certamente il ministro Padoan e il premier Renzi sapranno leggerli, per poi decidere la cosa giusta. Sarebbe bene anche rivedere il criterio delle buonuscite, che ad oggi vale per tutte le società a controllo pubblico. In caso di non rinnovo del mandato, Scaroni dovrebbe incassare 8 milioni. Uno schiaffo alla miseria.

 

de bortolihan 42 debortoliscaroni berlusconi interna nuova n SCARONI LETTA IN MESSICO large Milena Gabanelli candidata Stelle al Colle h partb scaroni e renzi spl CINA - EXXONCHEVRONshellLEONARDO MAUGERIkashagan-isola AGIP IN KAZAKISTAN

Ultimi Dagoreport

2025mellone

CAFONAL! - DIMENTICATE I GRANDI MATTATORI, ANGELO MELLONE È CAPACE DI SPETALARE FIORELLO IN 15 SECONDI - ATTORE, CANTANTE, SCRITTORE, POETA, SHOWMAN MA SOPRATTUTTO GRAN CAPO DELL'INTRATTENIMENTO DAYTIME DELLA RAI, IL BEL TENEBROSO DI TELE-MELONI, IN ATTESA DI VOLARE A SAN VITO LO CAPO (TRAPANI), PRESIDENTE DI GIURIA DELL'IRRINUNCIABILE CAMPIONATO DEL MONDO DI COUS COUS, ANZICHÉ SBATTERSI COME UN MOULINEX PER METTER SU TRASMISSIONI DECENTI PER RICONQUISTARE LA SUPREMAZIA DELLA RAI SU MEDIASET, LO RITROVIAMO COL SUO OUTFIT DA CHANSONNIER MAUDIT, ESIBIRE IL SUO STRAZIANTE RECITAR CANTANDO AL “JAZZ&IMAGE LIVE COLOSSEO FESTIVAL 2025” AL PARCO DEL CELIO, ACCOLTO DA UN FOLTO PARTERRE DI INVITATI CON L’APPLAUSO INCORPORATO (MATANO, CERNO, DESARIO, RONCONE, STRABIOLI, GINO CASTALDO, DARIO SALVATORI E TANTE RAI-GIRLS CAPITANATE DALLE PANTERONE-MILF, ANNA FALCHI ED ELEONORA DANIELE) - DEL RESTO, DITEMI VOI COME SI FA A FREGARSENE DELL’INVITO DEL DIRIGENTE RESPONSABILE DI UNA PLETORA DI PROGRAMMI, RISPONDENDO AL TARANTOLATO TARANTINO: “GRAZIE, MA NEMMENO SOTTO ANESTESIA”? - VIDEO

gaza giorgia meloni donald trumpm benjamin netanyahu

QUANTO A LUNGO PUÒ ANDARE AVANTI IL TRASFORMISMO CHIAGNE E FOTTI DI GIORGIA MELONI DECLINATO IN SALSA ISRAELO-PALESTINESE? - L’ITALIA HA DATO IL SUO VOTO FAVOREVOLE AL RICONOSCIMENTO DI "DUE POPOLI, DUE STATI" ALL'ASSEMBLEA DELL'ONU DEL 22 SETTEMBRE - MA, FRA UNA SETTIMANA, SU INIZIATIVA DI FRANCIA E ARABIA SAUDITA, IL CONSIGLIO DELL'ONU E' CHIAMATO A VOTARE IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE: CHE FARA' LA "GIORGIA DEI DUE MONDI"? - FRANCIA, AUSTRALIA, BELGIO, CANADA, FINLANDIA, MALTA, PORTOGALLO E REGNO UNITO ENTRERANNO A FAR PARTE DEI 147 STATI DEI 193 MEMBRI DELL’ONU CHE RICONOSCONO LA PALESTINA - DIMENTICANDO PER UN MOMENTO LE STRAGI DI GAZA, LA PREMIER VOTERA' CONTRO O SI ASTERRA' PER COMPIACERE TRUMP E L’AMICO NETANYAHU? TROVERA' IL CORAGGIO DI UNIRSI AL RESTO DEL MONDO, VATICANO COMPRESO? AH, SAPERLO...

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO