ferruccio de bortoli maria elena boschi renzi

STAMPA BASTARDA - FLEBUCCIO DE BORTOLI NON CI STA A PASSARE PERL’AUTORE DELLA “GRANDE BUFALA” SULLA MINISTRA BOSCHI CHE SI SPENDE CON UNICREDIT (E ALTRI) PER SALVARE LA FALLITA ETRURIA DI BABBO PIERLUIGI – E PUNTA IL DITO SUL GOVERNO RENZI DI “NANI E GREMBIULINI”, RACCONTATO TRA I POCHI DA DAGOSPIA – UN ODORE “STANTIO DI MASSONERIA” AVVERTITO PURE DA PROFUMO AL SUO ARRIVO IN MPS - PECCATO CHE MIELI LE SUE MEMORIE DEI POTERI MARCI NON LE VOGLIA SCRIVERE…

 

DAGOREPORT

 

FERRUCCIO DE BORTOLI POTERI FORTIFERRUCCIO DE BORTOLI POTERI FORTI

La notitia criminis è a pagina 209 del volume di memorie (critiche) di Flebuccio de Bortoli dal titolo “Poteri forti (o quasi)” edito da La nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi. L’ex direttore del Corriere racconta dell’interessamento (in prima persona) dell’allora ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, per far salvare dalla Unicredit di Federico Ghizzoni la disastrata banchetta di famiglia, l’Etruria, il cui papà Pierluigi era vice presidente.

 

Correva l’anno 2015. Ma nel salone milanese del Pierlombardo (stracolmo), mercoledì sera, uno degli attori della presentazione del volume, Paolino Mieli, con la sua faccia a salvadanaio da Pierrot triste consigliava ai presenti (e ai futuri lettori) di stracciare quella pagina e dedicarsi al racconto da “libro Cuore” del figlio del bidello della Statale che conquista la poltrona occupata una volta in via Solferino dal mitico fondatore Luigi Albertini.

 

ferruccio de bortoliferruccio de bortoli

E, magari, aggiungiamo noi, conservare quella pagina (di storia) del nostro malcostume (politico) per accendere nel prossimo inverno la stufa. Come suggeriva lo scrittore spagnolo Manuel Vàzquez Montalbano nel suo racconto “Assassinio al Comitato centrale”. Nemmeno fosse un fake news.

 

Una boutade? Non soltanto. Il carnet dei ricordi lunghi al Corriere di Paolino è tanto ricco di omissioni e bugie che non vedrà mai la luce in libreria. Eppure Mieli ha la faccia tosta di sollecitare Ghizzoni, legato al segreto professionale se non sotto giuramento, a dire la sua versione dei fatti alla stampa (fin qui mai smentita) raccolta  dal Flebuccio dei tanti mea culpa e delle “memorie scomode” (direttoriali): dai potere (ab)norme della magistratura alle fallite privatizzazioni (Telecom, Autostrade etc); dalla “sublime ambiguità” dei Poteri marci (Mediobanca e Fiat) all’”arroganza” della politica vecchia e nuova. Già, “se mi accadesse oggi farei l’opposto”, confessa Flebuccio. Forse.      

 

PIERGAETANO MARCHETTI LUCIANO FONTANA FERRUCCIO DE BORTOLI PIERGAETANO MARCHETTI LUCIANO FONTANA FERRUCCIO DE BORTOLI

Mentre dopo un quarto di secolo lo storico senza storia Paolino, ancora non ci ha raccontato la verità sull’avviso di garanzia a Berlusconi a Napoli nel pieno del G7 o in quali stanze del Corriere (e da chi) è stato scritto il “memoriale Papi” (il manager d’Impregilo rinchiuso a San Vittore) per evitare alla Fiat targata Agnellli&Romiti di essere travolta dalla bufera di Tangentopoli.

 

E al suo successore, Luciano Fontana (presente in sala), Mieli-Tartufo racconta la favoletta (ipocrita) della sua fortuna nell’avere oggi un solo editore-padrone (Urbano Cairo) e non i Poteri marciti raccolti nei vecchi patti di sindacato (avariati) con cui andava a braccetto. Di cui il notaio Piergaetano Marchetti ne abbozzava una gustosa tipologia.

 

PIERGAETANO MARCHETTI PAOLO MIELI FERUCCIO DE BORTOLI PIERGAETANO MARCHETTI PAOLO MIELI FERUCCIO DE BORTOLI

E se poi l’”editore unico” Urbanetto, di fatto, assume anche la direzione delle testate dell’Rcs, Mieli fa finta di non avere né orecchi né occhi su quanto accade da un anno nella fabbrica cairota del Corriere. Nel “giornale-istituzione”, con buona pace di Raffaele Fiengo ex leader sindacale dei redattori autore del volume “Il cuore del potere” (Chiarelettere), non c’è stata – insomma! - soltanto la P2 di Gelli-Rizzoli o l’appoggio incondizionato al ventennio fascista a infangarne il passato più o meno dignitoso. Tant’è.

 

Nell’arte di far passare per “stronzate” le notizie dei media tradizionali (e non) - bullishit, copyright del professore emerito all’Università di Princeton Harry G. Frankfurt, 2005 - i nostri nuovi governanti, e la stessa stampa, sono diventati così dei pessimi maestri. Ora, il tema delle fake news o della post verità  - c’è nel web come  fuori della Rete - è affrontato forse un po’ sbrigativamente anche da Flebuccio nel suo saggio-confessione.

 Ferruccio de Bortoli Paolo Mieli Scott Jovane e Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri. Ferruccio de Bortoli Paolo Mieli Scott Jovane e Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri.

 

Confermando quel comportamento “conservatore” (e permaloso) da parte dei media tradizionali nei confronti dei siti d’informazione. Come quello – a ricordarcelo il filosofo Slavoj Zizek -, che traumaticamente ebbe il mitico attore-regista Chaplin al momento del passaggio dal cinema muto al sonoro.

 

Così, a giudizio del “Giglio tragico” renziano, oggi l’ex direttore de Bortoli sarebbe l’autore della grande bufala dell’interessamento della figlia-ministro Elena Boschi per salvare la banca del papà Luigi. Di qui l’interrogativo, (ri)sollevato da Carlo Freccero su il Fatto, se è fake news - oppure no -, ogni notizia non gradita al sistema o che possa in qualche modo essergli ostile.

de bortoli renzi 4de bortoli renzi 4

 

O se la “cattiva verità” a volte sia preferibile alle censure redazionali. Questo disgraziato sito, Dagospia, è stato tra i pochi a segnalare ai surfisti della Rete (inascoltato) che a palazzo Chigi insieme al cazzaro Renzi operava un governo di “nani e grembiulini”.

 

Ora sull’”odore stantio di massoneria” che promana la corte dell’ex premier si sofferma pure Flebuccio. E rivela che lo stesso banchiere Alessandro Profumo una volta messo piede al Monte dei Paschi di Siena ebbe la sensazione che quella non era una banca ma una Loggia. E fu costretto a sloggiare alla pari di Flebuccio da via Solferino.

 

boschi ghizzoniboschi ghizzoni

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