corrado barberis

DE GUSTIBUS! "IL CIBO OGGI E' TENUE COME IL SESSO” - PARLA IL GRANDE SOCIOLOGO CORRADO BARBERIS: “ARTUSI È MANZONI, ADA BONI È GUIDO GOZZANO: A PARTE LORO NEI LIBRI DI RICETTE NON C’È FANTASIA - MORAVIA IRONIZZAVA SUI CONTADINI: 'ERANO FIERI DELLE LORO UOVA E DEL LORO LARDO COME LE SIGNORE DI ROMA DEI VESTITI DA SERA'. NON IMMAGINAVA CHE IL CIBO SAREBBE DIVENTATO UN FATTO CULTURALE”

Antonio Gnoli per “la Repubblica”

 

corrado barberiscorrado barberis

Forse questo incontro dovrebbe cominciare con una richiesta per danni verso tutti quei gastronomi, gastrosofi e chef che dilagano nel paese. Sorride, mentre un po’ per celia gli suggerisco di costituirsi parte civile in un processo alla cucina italiana, rea di eccesso di protagonismo. «Sì è vero c’è qualche eccesso», riconosce Corrado Barberis che vado a trovare nella sua casa romana, dove vive in un ambiente fermo agli anni prima della guerra.

 

«Ma dopotutto parlare di cibo, diffonderne la cultura anche con qualche fraintendimento o protagonismo è un bene. Lo è anche per me, per la storia di uno che per tutta la vita si è battuto per la difesa dei prodotti tipici italiani».

 

Pochi conoscono quest’uomo, ormai quasi novantenne, che ha dedicato studi fondamentali alla storia del paesaggio agrario e per primo ha immaginato una specie di “anagrafe” dei grandi e unici prodotti italiani: dai salumi ai formaggi, dall’olio ai vini.

 

Come le è venuto in mente di occuparsi di cibo? Non c’era ancora una tradizione, una strada segnata.

«La tradizione bastava scoprirla. Era sotto gli occhi di tutti. Ma negli anni Cinquanta le migrazioni verso il nord industriale, il tramonto del mondo contadino e il trionfo dell’urbanizzazione impedirono che se ne prendesse coscienza. C’era il mito della plastica, e restammo orfani della terra. Immodestamente fu l’Insor – il mio istituto nazionale di sociologia rurale – a lanciare negli anni sessanta il grande tema del cibo. E legarlo non solo alla qualità ma anche al territorio».

corrado barberis 1corrado barberis 1

 

L’Istituto quando nacque?

«Nel 1959, lo fondò Giuseppe Medici, un democristiano di origini liberali profondamente legato ai problemi della terra. Fu lui ad affidarmi la direzione».

 

Quale esperienza vantava?

«Dopo una partecipazione attiva alla vita politica, sono stato anche vicesegretario provinciale della Dc, decisi di dedicarmi allo studio del paesaggio agrario. È singolare che in origine i miei studi erano totalmente differenti».

 

Differenti quanto?

«Venivo dalla francesistica. All’università mi specializzai nei classici francesi del Seicento, in particolare Jacques- Benigne Bossuet, un vescovo e teologo celebre per i suoi sermoni. Fu precettore del Delfino di Francia e difensore della monarchia come diritto divino».

 

Un baluardo dell’ortodossia cattolica.

«Lo fu con convinzione al punto da tentare di revocare l’editto di Nantes, con cui si sanciva la libertà di culto, anche per i protestanti».

 

Fu anche avversario di Cartesio.

artusiartusi

«Però dialogava con Leibniz. Sapeva scegliersi i nemici. Quanto a me vinsi perfino una borsa di studio per l’Olanda, grazie all’interessamento del mio professore Vittorio Lugli, ma alla fine abbandonai Bossuet e scelsi di fare politica».

 

Nel nome di Dio?

«Nel nome delle cose concrete. Non ho mai pensato che la parola evangelica o la Chiesa dovessero entrare negli affari terreni. La politica non ha bisogno della religione».

 

Però spesso l’ha usata.

«È vero e forse è stato uno dei motivi del mio precoce disinteresse. Quando mi fu offerto di occuparmi del mondo contadino pensai che mi si desse l’occasione di tornare alle origini».

 

Quali sono le sue origini?

«Sono una specie di “bastardo”, metà contadino, per parte paterna, metà latifondista per quella materna. Sono nato a Bologna ma le mie origini sono piemontesi. Mio nonno fu venduto come “schiavetto” a Cuneo».

 

Schiavetto?

«Fu ceduto dal padre, all’età di nove anni, come garzone, per sei lire. Il bambino doveva badare alle bestie. Poi crebbe e come soldato partecipò alla terza guerra d’indipendenza. Durante la battaglia di San Martino, nel 1859, rovesciò da solo un cannone austriaco. Lo promossero ufficiale. Nonno Melchiorre, nato schiavetto, morì capitano. Quell’impresa fu a lungo ricordata in famiglia. Mio padre intraprese la carriera militare, ufficiale dei granatieri, e in seguito tentò l’avventura diplomatica».

 

Con quali risultati?

moraviamoravia

«Vinse il concorso nel 1928, ma avrebbe dovuto aderire al fascismo. Disse che aveva già giurato al Re e per questo venne rispedito nell’esercito. Raccontava che la prima destinazione sarebbe dovuta essere Gondar, in Etiopia. Nessuno immaginava che di lì a poco sarebbe iniziata la disastrosa avventura italiana in Africa Orientale e Gondar sarebbe diventata tristemente famosa. La battaglia di Gondar – che nel 1941 andò avanti per mesi– segnò la fine del sogno africano».

 

Durante la guerra a lei cosa accadde?

«Ci trovò più che impreparati inermi. Sfollammo in un paesino vicino Bologna. Arrivò l’inverno del 1943. L’anno orribile. Il 1944 fu perfino peggio. La nostra casa di campagna era stata occupata da un comando tedesco. Ci fecero sloggiare. Prendemmo le nostre cose e su dei carri provammo a tornare a Bologna. Lungo la strada mio padre si ricordò di aver nascosto un tesoretto».

 

E per questo tornò indietro?

barberis 5barberis 5

«Alcuni amici ebrei gli avevano affidato qualche gioiello e un po’ d’oro per evitare che quei beni finissero nelle mani dei fascisti o dei tedeschi. Mio padre seppellì il sacco in un campo non distante da una grande quercia. Ebbe il terrore, credo, che qualcuno scoprendo quel tesoretto e rubandolo potesse far nascere il sospetto tra i suoi amici che fosse stato lui a impossessarsene. Per questo tornò».

 

Riuscì a recuperare il “tesoro”?

“«Vi riuscì, sotto gli occhi del comandante scavò e recuperò il sacco. Al tedesco disse che erano beni di famiglia. L’ufficiale accettò la versione e mio padre ebbe solo la paura che ci ripensasse. Così non fu e gli ebrei, dopo il 1945, riebbero indietro i loro preziosi oggetti».

 

Lei cosa fece dopo il 1945?

barberis 4barberis 4

«Riprendemmo faticosamente a vivere. Terminai il liceo, mi iscrissi all’università e poi a seguire tutte le altre scelte: il coinvolgimento attivo in politica e infine l’impegno per la terra. Credo che tra le ragioni che mi hanno spinto a occuparmene ci fosse anche la netta sensazione che quel mondo contadino, da cui erano nate storie immense di fatica, di sopraffazioni, ma anche di gioia, dovesse essere in qualche modo ripensato radicalmente».

 

C’era l’eredità del fascismo che ha sempre puntato al mondo rurale.

«Ma lo ha fatto in chiave retorico conservatrice. Negli anni immediatamente dopo la guerra incombeva la riforma agraria e c’era soprattutto da rompere il monopolio terriero. Da sinistra partì il movimento dell’occupazione delle terre. Scrittori e intellettuali, come Carlo Levi e Manlio Rossi-Doria, assecondarono la spontaneità delle masse. Da destra la Democrazia cristiana tentò, in larga parte riuscendoci, di raggiungere con la riforma tre obiettivi: sconfiggere i comunisti; dare alla borghesia rurale italiana un’occasione di crescita; consentire al grande capitale industriale di intervenire nel Mezzogiorno».

 

Non è che alla fine il Sud ne abbia guadagnato. Era al palo dello sviluppo e lì è restato.

«Sono stati commessi molti errori e da ultimo c’era il clima in quegli anni di scontro totale tra comunisti e democristiani. Qualunque decisione, o meglio qualunque strategia, passava per il lucro elettorale.

 

il talismano della felicita' ada boniil talismano della felicita' ada boni

Non è che oggi sia diverso, ma allora un “messianismo elettorale” pervase le due grandi forze politiche. Non erano avversarie, erano nemiche. Un certo moderatismo prevalse, non c’è dubbio. Ma alla fine la riforma agraria fu un colpo di ariete, una rottura con il passato.

 

Si liberarono energie nuove e cominciarono a crescere e ad espandersi le aziende contadine. Se si pensa che il reddito procapite contadino agli inizi degli anni Cinquanta era la metà di quello urbano e oggi praticamente allineato, si comprende quanta strada

sia stata fatta».

 

Oggi c’è con un ritorno alla terra, soprattutto dei giovani, come lo giudica?

«La crisi economica di questi anni ha convinto parecchi giovani che la terra è meno dura di quanto lo fosse in passato. Del resto, la vecchia società rurale, imbevuta di gerarchie, fatta di contadini con il cappello in mano e il capo leggermente piegato è definitivamente tramontata. Ma è anche cambiata la cultura con cui si guarda e si valuta il mondo contadino».

 

ada boniada boni

A cosa pensa?

«Mi viene in mente una battuta di Moravia quando nella Ciociara ironizza sui contadini: “Erano fieri delle loro uova e del loro lardo come le signore di Roma dei vestiti da sera”. Lo scrittore non immaginava che di lì a pochi decenni il cibo sarebbe diventato un fatto culturale dirompente. Una componente essenziale della storia materiale, come direbbero i francesi».

 

Ha conosciuto Piero Camporesi?

«Non posso dire di avere un ricordo preciso di quest’uomo che ha dedicato studi eccellenti all’alimentazione. Non c’è mai stata intimità. Non l’ho conosciuto abbastanza. Negli anni in cui avrei potuto frequentarlo mi occupavo del cibo da un punto di vista statistico e solo in seguito ne ho fatto la storia. È stato un incontro mancato. Però ricordo con gratitudine la sua introduzione al ricettario dell’Artusi».

 

Cosa pensa dei libri di ricette?

artusi 2artusi 2

«Spesso sono ripetitivi e per giunta scritti senza fantasia. L’Artusi è un grande libro, come lo è a suo modo Il talismano della felicità di Ada Boni. Questa donna fornì una speranza culinaria a tutte le spose italiane. Se Artusi è Manzoni, Ada Boni è Guido Gozzano che reinterpreta la felicità piccolo borghese a tavola. Altri ricettari non ne vedo. Carnacina non mi ha mai entusiasmato. Forse i francesi: Escoffier, Brillat-Savarin, Grimod de la Reynière. Fu quest’ultimo ad ammonire i commensali ad alzarsi da tavola con un residuo di appetito».

 

Dalla fame atavica alla fame controllata.

«In Occidente la fame atavica è sparita. Restano le patologie. I francesi sono stati i primi a distinguere il gourmand, ossia il ghiottone, dal gourmet, il degustatore».

 

Parteggia per quest’ultimo?

«Alla mia età cosa vuole che mangi ancora. Degusto».

 

La Nouvelle Cuisine?

barberis 2barberis 2

«È tramontata senza mai nascere veramente. In fondo, Voltaire definiva nouvelle cuisine la cucina settecentesca. Allora ebbe inizio la marcia trionfale delle salse».

 

Spesso una salsa copre più che esaltare un piatto.

«Dipende dalle proporzioni e dalla leggerezza. È una questione di equilibrio. Le confesso che prediligo la cucina povera, che può toccare vertici di incredibile raffinatezza: un flan di cavolfiore, gnocchi alle noci, riso con le castagne o le violette in brodo ancora conservano per me qualcosa di memorabile».

 

Cosa può insegnare un piatto?

«È fondamentale la sua storia. Se la filosofia cerca il fondamento delle cose la gastronomia ha il dovere di interrogarsi sull’origine delle ricette. Certi piatti, poi, insegnano la convivenza, pensi all’ossobuco con risotto allo zafferano: due perfezioni che si incontrano e invece di farsi la guerra si abbracciano.

 

Agli inizi del Cinquecento Teofilo Folengo parlando di “Alpi di formaggio” e di “fiumi di brodo”, traduceva in cibo il paesaggio mantovano. Non avrei mai pensato da giovane che il cibo avrebbe rivestito così tanta importanza nella mia vita».

 

E oggi?

«Oggi è tenue come il sesso. Invecchiando non si abolisce, magari lo si distorce o meglio lo si incammina su un sentierino ripido pieno di insidie e vertigini».

 

È sposato?

cibi greencibi green

«Lo sono stato a lungo. Alla fine vedevo riflessi in mia moglie i segni devastanti della vecchiaia, tipici di quando la malattia ti ghermisce. Ma non ho fiatato. Da buon cattolico, che va poco in chiesa e che non riesce a pregare molto, ma crede nella resurrezione dei morti, ho pensato che avere fede nella coppia fosse qualcosa di fondamentale».

 

Come interpreta questa fede?

«La vita di coppia è una moltiplicazione per due della propria vita».

 

Oggi vive solo?

«Ho la fortuna di condividere con una signora più giovane, una contessa russa, il tempo che mi resta».

 

Si ritiene fortunato?

brodobrodo

«Mi sento accettato che è già tanto, mi creda. Per me la vecchiaia, da un certo punto in poi, è stata soprattutto perdita del controllo dei propri arti. Da alcuni anni viaggio pochissimo. Mi muovo con la mente. O almeno mi illudo. Ho lasciato perdere la storia e la sociologia. Leggo poesie e scrivo epigrammi: “Invecchiare e al tuo fianco aspettare le rughe. Il caldo sole stanco che fa passe le uve”.

 

C’è molta quiete in queste immagini.

«È la calma rassegnazione di un abitante della terra che non ha rinunciato alla bellezza delle cose. Non so se in futuro sarà ancora così».

 

Futuro per chi?

«Non per me ma per gli altri. È sempre più veloce il processo di disgregazione delle cose. Dieci anni fa non avrei avuto la stessa sensazione».

barberis 20barberis 20

 

Ultimi Dagoreport

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…

silvia toffanin francesca fialdini giorgia cardinaletti tommaso zorzi alessandro giuli pietro tatafiore barbara castorina

A LUME DI CANDELA - TOMMASINO ZORZI NON SARÀ OPINIONISTA AL “GRANDE FRATELLO”: NONOSTANTE LE SPINTE DI CASCHETTO, IL SUO NOME È STATO BOCCIATO – CI MANCAVA IL MINISTRO GIULI-VO IN VERSIONE OFFICIANTE: HA CELEBRATO IL MATRIMONIO DEL SUO CAPO UFFICIO STAMPA, PIERO TATAFIORE, CON BARBARA CASTORINA, TITOLARE DELL'AGENZIA VISVERBI CHE HA ASSISTITO IN PASSATO PROFESSIONALMENTE GIULI (AVRÀ RIFILATO UN ALTRO PIPPOZZO SUL “PENSIERO SOLARE”?) - BIANCA BERLINGUER E ILARIA D'AMICO (CHE LASCIA CASCHETTO) NELL'AGENZIA DI PRESTA - GIORGIA CARDINALETTI AL POSTO DI FRANCESCA FIALDINI - DOPO LA CHIUSURA DI TANGO, COSTAMAGNA OSPITE SU RETE 4 (NEL PROGRAMMA DOVE LAVORA IL SUO COMPAGNO) - LUI È UN POLITICO DI PRIMO PIANO, LEI È UNA BELLA GIORNALISTA. I DUE SONO STATI AMANTI E LUI HA FAVORITO LA SUA ASCESA. DURANTE UNA RECENTE INTERVISTA HANNO FATTO FINTA DI NON CONOSCERSI DANDOSI DEL LEI. DI CHI STIAMO PARLANDO?

luca zaia matteo salvini francesco acquaroli conte bonelli schlein fratoianni matteo ricci

DAGOREPORT - DALLA RIFORMA ELETTORALE AL RIMPASTO DI GOVERNO, IL FUTURO DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È APPESO COME UN CACIOCAVALLO AL SUO PRIMO TEST CRUCIALE: LE REGIONALI – SCATENEREBBE UNO SCONQUASSO NELLA LITIGIOSA COALIZIONE DI GOVERNO SE FRATELLI D'ITALIA DOVESSE PERDERE LE MARCHE, DOVE LA RICONFERMA DEL MELONIANO ACQUAROLI E' INCERTA - A QUEL PUNTO, A NOVEMBRE, LA MELONA VORRÀ ASSOLUTAMENTE IMPORRE UN CANDIDATO ALLA FIAMMA NEL VENETO LEGHISTA - LA DUCETTA HA BEN RAGIONE DI PRETENDERLO: MALGRADO IL SUO 28-29%, ATTUALMENTE FDI GOVERNA SOLO IN TRE REGIONI: MARCHE, ABRUZZO E LAZIO - PER FARCELA, LA DUCETTA DOVRA' CONVINCERE LUCA ZAIA AD APPOGGIARE, COL 40% DI CONSENSI DI CUI GODE LA SUA LISTA, IL SUO CANDIDATO ALLA PRESIDENZA - NEL CASO IN CUI IL "DOGE" NON ACCETTI LA PROPOSTA, A QUEL PUNTO, GIÀ TAGLIATO FUORI DA SALVINI, LE AMBIZIONI DI ZAIA DI RICOPRIRE UN DOMANI LA PRESIDENZA DELL'ENI O MAGARI LA CARICA DI MINISTRO DOVRA' RIPORLE NEL CASSETTO DEI SOGNI...

stefano belingardi clusoni belen rodriguez

DAGOREPORT - LA ''FARFALLINA'' DI BELEN È TORNATA A BATTERE. DOPO UN’ESTATE TURBOLENTA DI SCAZZI E POLEMICHE, PER LA "SCIO-GIRL" ARGENTINA È ARRIVATO UN NUOVO E AITANTE  BELLIMBUSTO - LUI È STEFANO BELINGARDI CLUSONI, ARCHITETTO MILANESE CHE, CON IL SUO STUDIO "BE.ST", NEGLI ULTIMI ANNI HA RIDISEGNATO LO SKYLINE DELLA CITTÀ MENEGHINA - GALEOTTO UN LOCALE IN SARDEGNA, DOVE I DUE SONO STATI PIZZICATI A BACIARSI CON PASSIONE, INCURANTI DEGLI SGUARDI INDISCRETI - A CONFERMARE LA LIASON È LA STESSA BELEN CON UN CAROSELLO DI FOTO SU INSTAGRAM SULLE SUE "HERMOSAS VACACIONES” -DALLO SCAZZO CON IL BENZINAIO ALLE PATATINE LANCIATE IN UN LOCALE: L’ESTATE IRREQUIETA DELL'EX DI CORONA E DE MARTINO - VIDEO

stefano de martino striscia la notizia antonio ricci gerry scotti la ruota della fortuna pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - PIER SILVIO, QUESTA VOLTA, HA VINTO. PIAZZARE LA “RUOTA DELLA FORTUNA” NEL VUOTO PNEUMATICO DELLA PROGRAMMAZIONE ESTIVA, È STATA UNA MOSSA SCALTRA ALL’INSEGNA DI UN SOLO IMPERATIVO: FIDELIZZARE IL PUBBLICO DEI TELE-MORENTI - L’OPERAZIONE È RIUSCITA, IL PAZIENTE È ANCORA IN VITA, MA È SOLO IL PRIMO ROUND DI UNA GUERRA ANCORA MOLTO LUNGA: GIÀ IN SOVRAPPOSIZIONE, IERI SERA, “AFFARI TUOI” ERA LEGGERMENTE IN VANTAGGIO SUL PROGRAMMA DI GERRY SCOTTI, E LA SCELTA DI FAR RIPARTIRE LA TRASMISSIONE DI DE MARTINO DI MARTEDÌ, ANZICHE' DI LUNEDI', HA LASCIATO INTERDETTI GLI ADDETTI AI PALINSESTI - COMUNQUE VADA IL DUELLO NEI PROSSIMI DUE MESI, “PIER DUDI”, ALLA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, ERA STATO CATEGORICO: "'STRISCIA LA NOTIZIA' INIZIERÀ A NOVEMBRE. ANCHE SE CIÒ CHE VA IN ONDA, E NON SARÀ COSÌ, DOVESSE FARE UN TRILIONE DI ASCOLTI" - GLI ESORDI CON MARIA DE FILIPPI, IL FLOP ALL'''ISOLA DEI FAMOSI'' CONDOTTA DALLA MARCUZZI, PRESTA CHE LO SBOLOGNA E LA RISCOSSA CON CASCHETTO (E TANTI ''PACCHI'' A MO' DI CULO): L'IRRESISTIBILE ASCESA DI STEFANO DE MARTINO, ALFIERE DI RAI-MELONI, CHE SOGNA IL FESTIVAL DI SANREMO - VIDEO

vladimir putin kim jong un xi jinping donald trump

DAGOREPORT – L’UNICO RISULTATO REALE OTTENUTO DA TRUMP NEI PRIMI 8 MESI DEL SUO SECONDO MANDATO È STATO RIABILITARE PUTIN: APPLAUDENDOLO IN ALASKA, HA RILEGITTIMATO LA MALCONCIA RUSSIA COME POTENZA MONDIALE, RAFFORZANDO LA FIGURA DEL “MACELLAIO DI MOSCA” (COPYRIGHT BIDEN) - DOPO TANTO PENARE E PROMESSE SCRITTE SULLA SABBIA, TRUMP SPERAVA DI OTTENERE ALMENO UNA TREGUA AEREA SULL’UCRAINA. E INVECE “MAD VLAD” HA FATTO SPALLUCCE E, TUTTO GAUDENTE, SI E' SCAPICOLLATO IN CINA ALLA CORTE DEL SUO VERO PADRONE, XI JINPING  – DISPIACE PER TRAVAGLIO MA LA RUSSIA NON HA ANCORA VINTO LA GUERRA: L’AVANZATA IN UCRAINA È SOLO PROPAGANDA. TRANNE DUE REGIONI E QUALCHE VILLAGGIO CONQUISTATO IN DONBASS, IN REALTÀ IL FRONTE È IMMOBILE DA MESI (A MOSCA NON BASTANO LE TRUPPE NORDCOREANE, ORA E' COSTRETTA A RECLUTARE IN PATRIA, DOPO I GALEOTTI, ANCHE LE DONNE IN CARCERE) – LA PRESSIONE SU PUTIN DEL MEDIATORE ERDOGAN E DI MODI PER UNA TREGUA IN UCRAINA - IL LEADER INDIANO, INCAZZATO CON “MAD VLAD” CHE LODA E IMBRODA XI E GLI FA FARE LA FIGURA DELL’AMICO SFIGATO, FA PRESENTE CHE L'ALLEANZA DELLO SCO E' SOLO ''TATTICA MA NON STRATEGICA'. MA UN DOMANI CHISSA'...