elisabetta sgarbi berlusconi eco nave di teseo

1. LA DIASPORA DI ECO E C. DA MONDAZZOLI E DA 'MARINA BERLUSCONI ''PER INCOMPATIBILITÀ ANTROPOLOGICA'' FA SGHIGNAZZARE LA PANZA DI FERRARA: ‘’LA FAMIGLIA SGARBI RACCONTATA COME FULCRO DELLA NUOVA IMPRESA È PROPRIO LA FAMIGLIA DI VITTORIO SGARBI?” 2. MICHELE SERRA: “MARINA BERLUSCONI FA QUASI TENEREZZA. LA MANAGER CAPITOMBOLATA IN MEZZO AI LIBRI PER DIRITTO DI FAMIGLIA E ADESSO ALLE PRESE CON UNA MATERIA - LA LIBERTÀ DELLA CULTURA, OVVERO LA SUA IRREQUIETEZZA - DEVE SUONARLE ESTRANEA COME IL SANSCRITO. COMMERCIARE TELENOVELAS E POI CULTURA NON È LA STESSA COSA''

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PISSI

Ieri in riunione a Segrate Gian Arturo Ferrari, direttore generale della Divisione libri del Gruppo Mondadori, ha così commentato i fuorusciti della Bompiani: “Salpa La nave di Teseo e noi dalla banchina facciamo cia-ciao”

 

1. GIULIANO FERRARA: “LA FAMIGLIA SGARBI CONTRO MARINA È PROPRIO QUELLA FAMIGLIA SGARBI?”

Lettera di Giuliano Ferrara al Foglio

 

SGARBI BERLUSCONISGARBI BERLUSCONI

Ho letto numerosi articoli sulla nuova editrice-rifugio per intellettuali e scrittori choosy, che preferiscono distaccarsi da Mondazzoli e da Marina Berlusconi per incompatibilità antropologica, pezzulli corredati da foto ricordo alla “zio Vale”. Mi può dire per favore se la famiglia Sgarbi raccontata  come fulcro della nuova impresa è proprio dessa, cioè la famiglia di Vittorio Sgarbi?

Giuliano Ferrara

 

La risposta di Claudio Cerasa

Quando si dice una critica ad arte.

 

SGARBI BERLUSCONI EXPOSGARBI BERLUSCONI EXPOSGARBI BERLUSCONI SALA EXPOSGARBI BERLUSCONI SALA EXPO

 

2. L’AMACA

Michele Serra per “la Repubblica”

 

La diaspora di autori in fuga dalla fusione rizzol-mondadoriana si profila notevole anche in termini di fatturato. Eppure (parole di Eco, capo dei fuggiaschi, riportate da Francesco Merlo) “Marina Berlusconi non capisce”. Fa quasi tenerezza, la manager volitiva capitombolata in mezzo ai libri per diritto di famiglia e adesso alle prese con una materia — la libertà della cultura, ovvero la sua irrequietezza — che deve suonarle estranea come il sanscrito.

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Si capisce, gli scrittori sono belle fighe, capricciose e suscettibili. Non bastano, a rabbonirli, le rose in camerino, come quelle che il papà di Marina, secondo l’uso amabile dei cumenda milanesi, faceva trovare alle starlette da concupire. Ci sono scrittori più malleabili — direbbe Cetto Laqualunque: più sdraiabili — delle starlette; ma ce ne sono di molto coriacei, perché il loro core-business, le parole, sono una merce delicatissima, che li legittima a esserne gelosi.

BERLUSCONI SGARBI BERLUSCONI SGARBI

 

Anche per Marina Berlusconi, in quanto primo editore d’Italia, le parole dovrebbero essere il core-business. Ma gliene sfuggono, probabilmente, la complicata genesi, la fragilità, la deperibilità, così ben rappresentate dai loro produttori. Uno non può fare tutto, come si crede — sbagliando — nell’evo dei manager. Commerciare telenovelas e poi cultura non è la stessa cosa.

ELISABETTA   SGARBIELISABETTA SGARBI

 

Si consoli Marina pensando che il suo autorevole papà, parecchi anni fa, chiese stizzito «ma chi è questo Tabucchi?», che non gli aveva manifestato la dovuta simpatia. Gli risposero che Tabucchi era uno scrittore della sua casa editrice, primo in classifica da un paio di mesi. Già allora si doveva capire che i libri, per i Berlusconi, non sono pane quotidiano.

 

3. QUANTA ACQUA IMBARCA LA NAVE DI TESEO, TRA PALETTI ANTROPOLOGICI E AREA C

Michele Masneri per “il Foglio”

 

C’è più acqua nelle novità editoriali italiane degli ultimi mesi di quante ne imbarchi la tua nave, Teseo (che poi, si dirà Téseo alla greca o Tesèo alla latina? E’ chiaramente una casa editrice per chi ha fatto il classico, quella annunciata ieri, sorta sulla fusione calda tra Mondadori e Rizzoli).

nave di teseo casa editrice elisabetta sgarbi umberto eco buttafuoconave di teseo casa editrice elisabetta sgarbi umberto eco buttafuoco

 

La nave di Teseo, creata dai fuoriusciti di Bompiani, viene dopo un’altra casa indipendente sorta da pochi giorni, la romana Atlantide, e non si sa se sia il riscaldamento globale a causare tutta questa idricità; si apprende che il nome qui è stato scelto da Umberto Eco in persona, rifacendosi forse a un metaromanzo squisitamente echiano di J.J. Abrams, inventore di “Lost” (altra acqua, isole) e comunque a un mito minore che oggi ci costringe tutti a riprendere in mano almeno il Canfora o la Garzantina: dice Plutarco nella “Vita di Teseo” che gli ateniesi avevano conservato la sua nave per circa mille anni, continuando a sostituire al legno che man mano marciva del legno nuovo e sano.

ELISABETTA SGARBIELISABETTA SGARBI

 

Perciò, in seguito, ci si interrogò se codesta nave fosse vecchia o nuova o a chilometri zero. Metafora dunque marinara e acquatica della Bompiani che cambia pelle ma rimane se stessa, con Elisabetta Sgarbi nocchiera e professoressa di greco un po’ sadomaso seduta in mezzo a questa foto di Teseo, la foto scattata ieri in casa Sgarbi, tra porte a vetri, pavimenti in seminato veneziano, Area C e società civile in purezza, destinata forse a diventare celebre come altre istantanee culturali (i fondatori di Repubblica, i fondatori del Mulino, la foto di Vasto, forse).

 

elisabetta sgarbi e mario andreoseelisabetta sgarbi e mario andreose

La foto dell’area C è stata annunciata con un grande pezzo su Repubblica di ieri, in cui Francesco Merlo racconta di un incontro-scontro tra Marina Berlusconi e Elisabetta Sgarbi “non ideologico ma antropologico”, scontro da cui nascerebbe lo spin-off; e davvero si pagherebbero diverse migliaia di euro per assistere al clash of civilization; soprattutto perché, racconta al Foglio chi c’era, il clash si è tenuto ad Arcore, e pare che Elisabetta Sgarbi, snobismo punk ferrarese-milanese, abbia avuto quasi un tracollo quando Marina B., parlando di aspetti tecnici della fusione, abbia detto più o meno “speriamo che vada tutto bene”, e poi abbia fatto vistose corna apotropaiche, come da dna paterno.

 

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Sbaglia però chi vorrebbe un feroce sentimento antiberlusconiano in questo nuovo vascello, sono snobismi appunto antropologici, non ideologici, e si narra infatti di altri sturbi precedenti quando il risanatore Scott Jovane, durante una Milanesiana (l’appuntamento culturale ideato dalla Sgarbi) in un fondamentale concerto al teatro Dal Verme s’addormentò in prima fila, con bolla al naso, tipo Alberto Sordi nel “tacet in partitura” delle “Vacanze intelligenti”.

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Snobismi bipartisan, e niente etichette, e qualcuno dell’equipaggio della nave-scuola si è un po’ pentito di aver dato l’intervista a Repubblica, perché la nuova creatura tutto dovrà essere tranne che un’emanazione di Largo Fochetti, dunque ultima germinazione dell’azionismo torinese, germinazione in idrocultura, e della “certa idea di Occidente” di culto mauriano. Non una nuova Einaudi, dunque, ma semmai una piccola nuova Adelphi (l’altra casa editrice araldica che si è allontanata dalla centrifuga Mondazzoli), senza paletti ideologici e più pop. Però anche quelli antropologici sembrano variabili.

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Del resto la Sgarbi è riuscita da sempre a mettere insieme mondi apparentemente incomunicabili: Umberto Eco e Paulo Coelho, Vittorio Sgarbi e Michel Houellebecq, il profeta delle disuguaglianze Piketty insieme con il premio Strega renziano Edoardo Nesi e Pietrangelo Buttafuoco. Con ottimi risultati sia di qualità che di fatturati, da cui il disagio anche di stare nella disastrata Rcs, ben prima della fusione con Mondadori.

 

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Disagio anche geografico: qualcuno sostiene che anche la nuova sede della Nave, a via Stefano Jacini, negli uffici in faccia al castello Sforzesco messi a disposizione da Francesco Micheli, sia finalmente a portata di passeggiata per Umberto Eco (cinque o sei minuti a piedi al massimo), e qualcun altro nota che lo Jacini della via era il nonno di un autore attuale Bompiani; e comunque in genere si è tutti molto sollevati, specialmente la società civile, di tornare in centro, dopo le obbrobriose sedi di Alcatraz (così è chiamato il palazzone di Crescenzago disegnato da Stefano Boeri) o i laghi con le carpe di Segrate.

 

caterina balivo e guido maria brera caterina balivo e guido maria brera

Ma poi oltre l’azionismo torinese ci sono per fortuna azionisti molto liquidi: sul ponte della nave scuola c’è infatti Guido Maria Brera, finanziere che fin dal cognome farebbe pensare all’omonimo quartiere milanese e a una lampada di Gae Aulenti, mentre trattasi di Roma Sud: fondatore del gruppo Kairos, gestione del risparmio. Autore di un romanzo “I diavoli - La finanza raccontata dalla sua scatola nera” (Rizzoli), capitalista ricciolone e abbronzatura da Argentario, sposato con la televisiva Caterina Balivo, ispiratore poi del protagonista di “Resistere non serve a niente” (romanzo di Walter Siti sempre Rizzoli, 2012).

francesco michelifrancesco micheli

 

Dunque dalle epopee milanesi dei bastioni si cade velocemente verso giù, verso Roma Capitale, e alle sue estetiche piovose e ai suoi tombini da “Suburra”. Brera, insieme a Eco e gli altri, hanno messo i soldi veri; ma altri soldi arriveranno, dice un conoscitore della materia. Poi ci sono le fiche in quota società civile, soglia di ingresso 100.000 euro, tipo i coraggiosi di una Alitalia editoriale. Una di queste, da centomila, l’ha messa la famiglia Pontecorvo. Niente a che vedere col maestro della “Battaglia di Algeri”. Sono i proprietari dell’acqua Ferrarelle. 

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