ferrara recalcati mentana

QUAL E' IL CONFINE TRA PLURALISMO E DISINFORMAZIONE? E QUELLO TRA RESPONSABILITA' E CENSURA?"LA VERITA’" METTE IN FILA “I CENSORI DEL PLURALISMO TV”, DA ENRICO MENTANA CHE “SI ONORA “DI NON INVITARE CHI SOSTIENE O GIUSTIFICA L'INVASIONE RUSSA IN UCRAINA” A GIULIANO FERRARA CHE LANCIA AVVERTIMENTI A CAIRO PERCHE’ NORMALIZZI "LA 7" DESCAMISADA: IL DISSENSO FILORUSSO E ANTI-NATO? MASSIMO RECALCATI LO PARAGONA ALLA PEDOFILIA O AL NEGAZIONISMO DELLA SHOAH... 

Maurizio Caverzan per “La Verità”

 

massimo recalcati

Il fastidio, il disappunto, l'insofferenza, l'irritazione, la contrarietà: scegliete voi il sostantivo che più vi aggrada, la sostanza non cambia. La postura psicologica, l'atteggiamento mentale e il senso di superiorità con cui i sacerdoti della cultura, intellettuali autorevolissimi, titolari di cattedre accademiche e giornalistiche, analizzano il dibattito in corso sulla guerra in Ucraina è sempre la medesima.

 

Man mano che le posizioni pacifiste conquistano consensi il disappunto dei benpensanti si fa gradualmente più intollerante. Gli esempi virtuosi sono Enrico Mentana, che si onora «di non invitare chi sostiene o giustifica l'invasione russa in Ucraina», e Bruno Vespa, che «ha sempre tenuto la barra dritta», lo elogia Aldo Grasso sul Corriere della Sera.

 

Tutti gli altri conduttori di talk, rimandati al tribunale dell'ortodossia teleatlantica. «C'è chi insegue il prof. Orsini e chi intervista il presidente Zelensky e queste sono differenze sostanziali», rincara il critico televisivo del principale quotidiano nazionale. Dietro la difesa del contraddittorio c'è «un senso di abbandono e di incombente catastrofe», si allarma. Perciò è più che mai urgente «porre un confine tra la libertà di opinione e il circo con le ballerine russe». Cioè, chi dissente non è quasi mai attendibile, è impresentabile, inadatto (unfit) al vero dibattito democratico.

enrico mentana 1

 

In alcuni casi, come nella campagna che Il Foglio persegue da giorni, l'insofferenza verso gli «altrimenti pensanti», come si chiamavano i dissidenti nell'era dell'Unione sovietica, si carica di moral suasion nei confronti del troppo liberale Urbano Cairo. Suvvia, è così bravo come editore del Corriere della Sera, «che a sfogliarlo ogni mattina si sente di nuovo il profumo della classe dirigente», cosa aspetta a mettere in riga i feudatari di La7 «descamisada»?

 

La strategia della persuasione non disdegna i toni del bullismo verso gli irregolari. Nelle redazioni dei giornali seri, almanacca Giuliano Ferrara, «non esplodono i narcisismi comici di professori della serie B promossi nella serie A della Grande Storia per il loro quarto d'ora di fama».

 

ferrara

Però, «l'editore dovrebbe riflettere», consiglia il fondatore del Foglio, perché «siccome da nessuna parte spuntano le bischerate putiniane e i negazionismi tipici dei talk show di fattura nazionale italiana», qui è in gioco «la tenuta mentale e morale di un mezzo di comunicazione di larga udienza e influenza». In buona sostanza, se non si fa pulizia di questi impresentabili «anarcosituazionisti», faremo presto a mollare La7 al suo destino di televisione inaffidabile.

 

È la demonizzazione del dissenso, prosecuzione dell'arte della guerra nel campo dell'informazione. «In termini psicoanalitici si tratta di una proiezione inconscia dell'aggressività degli spettatori», spiega Massimo Recalcati. «È in piccolo quello che accadde con la guerra. Esiste una torbida attrazione umana per lo scontro, la violenza, il conflitto, la lotta a morte, la contrapposizione bellica.

 

L'aspetto preoccupante», prosegue il cattedratico sulla Stampa, «è che sempre più la nostra televisione si presta ad alimentare questa logica primitiva facendo molto spesso scivolare dietro le quinte i contenuti del dibattito». Detto in modo più diretto, la televisione è diventata un territorio per spiriti primordiali e istinti belluini. E tutto in nome dell'audience, qualcosa di riprovevole e deprecabile. Quasi quanto i sondaggi che evidenziano in modo corale la contrarietà degli italiani all'invio di armi in Ucraina.

 

CAIRO 19

Si manifesti con gli ascolti tv o nei rilevamenti degli istituti di ricerca, l'orientamento dell'opinione pubblica resta un fatto superfluo.

 

Sospettati d'intelligenza con il nemico, da settimane i conduttori dei talk show sono costretti a giustificare il proprio lavoro e gli editori devono spiegare ad autorità politiche esterne come la commissione di Vigilanza sulla Rai e quella di controllo sui Servizi segreti (Copasir) perché nelle loro televisioni si invitano Tizio o Caio.

 

È inquietante ciò che sta accadendo a Cartabianca di Bianca Berlinguer dopo che l'idea d'invitare il professor Alessandro Orsini ha scatenato il fuoco di fila di numerosi esponenti di un partito che si chiama democratico. Siamo alla «morte dei talk», scrive in un lungo articolo su The Post International Carlo Freccero: «Oggi si processa il concetto stesso di dissidio e conflittualità».

freccero

 

«Penso che il talk show per l'approfondimento giornalistico per un'azienda che fa servizio pubblico non sia l'ideale», ha scandito l'amministratore della Rai Carlo Fuortes davanti alla Vigilanza. «È un format più adatto all'intrattenimento, ai temi leggeri, non a quelli importanti». Per i temi importanti, gli esperti devono essere approvati da codici deontologici e super-organismi.

 

Difendere il criterio del conflitto delle interpretazioni, per esempio invitare ospiti filorussi e anti-Nato, per Recalcati equivale a «invitare a un dibattito sulla pedofilia un pedofilo praticante», o «sulla Shoah uno storico negazionista». Siamo davvero arrivati a questo? Davvero il pubblico televisivo non ha sufficiente maturità per valutare e pesare le diverse posizioni?

 

orsini

L'allarme diffuso durante la pandemia contro la partecipazione ai talk show di no-vax ha impedito all'Italia di essere uno dei Paesi con la più alta percentuale di vaccinati al mondo? La pax culturale e la tregua del buon senso richiedono l'allineamento dei disturbatori.

 

Accantonata quando bisognava schierarsi con l'Ucraina o con la Russia, improvvisamente rispunta la complessità. I se e i ma riaffiorano per fare la radiografia al dissenso. I custodi dell'atlantismo vogliono distribuire il pass di quello accettabile. Allo scopo, potrebbero creare una nuova commissione da aggiungere a quella di Vigilanza. E chiamarla Sorveglianza ed esclusione. Ovviamente, in nome della democrazia.

recalcatirecalcati 4

Ultimi Dagoreport

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…