IL DIVANO DEI GIUSTI – STASERA C’È LA COMMEDIA NATALIZIA “10 GIORNI CON BABBO NATALE” CON FABIO DE LUIGI E VALENTINA LODOVINI. CERTO, POI TROVI UN THRILLER SOFISTICATO COME “ARABESQUE” E LA VOGLIA DI VEDERE DE LUIGI E LA LODOVINI TI PASSA – PASSA ANCHE UN GRANDE FILM CHE QUANDO USCÌ STUPÌ DAVVERO TUTTI, “THE TRUMAN SHOW” – IN SECONDA SERATA C’È UN FILM PER DAGO, “LA TORTURA DELLA FRECCIA”, DOVE IL PROTAGONISTA, ROD STEIGER, REDUCE SCONFITTO DELLA GUERRA DI SECESSIONE, DECIDE DI UNIRSI AI SIOUX E VIVERE CON LORO, MA CON L’ARRIVO DELLE GUERRE INDIANE LA COSA SI COMPLICA E DOVRÀ DECIDERSI DA CHE PARTE STARE… - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Quindi, che vediamo stasera? In chiaro ci sarebbe la commedia natalizia di qualche anno fa “10 giorni con Babbo Natale” diretta da Alessandro Genovesi con Fabio De Luigi, Valentina Lodovini, Diego Abatantuono, Angelica Elli, Matteo Castellucci, Cine34 alle 21. De Luigi e la Lodovini fanno una coppia perfetta per la commedia garbata italiana.
gregory peck sophia loren arabesque 1
Certo, poi trovi su Tv2000 alle 21, 10 un thriller sofisticato come “Arabesque” di Stanley Donen con Gregory Peck, Sophia Loren, Alan Badel, Kieron Moore e la voglia di vedere De Luigi e la Lodovini ti passa. Anche se, lo sappiamo tutti, “Sciarada”, sempre di Stanley Donen, sempre scritto da Peter Stone, sempre musicato da Henry Mancini era superiore, un po’ perché è precedente, un po’ perché la coppia Cary Grant Audrey Hepburn era imbattibile.
Eppure “Arabesque”, che ho visto in sala a Ferrara, lo ricordo come un grande film. Il coevo “Come rubare un milione di dollari” diretto da William Wyler con la coppia favolosa Audrey Hepburn e Peter O’Toole, che doveva essere superiore, era troppo freddo e geometrico. Donen, che veniva dal musical, invece aveva un tocco particolare per questo tipo di film che nessuno ha mai più girato così bene. Leggo sui giornali d’epoca che Sophia per il film aveva un guardaroba del valore, scarpe escluse, di 150 mila dollari. Tutto firmato Dior, come dichiarato nei flani d’epoca.
sophia loren gregory peck arabesque
I critici del tempo trovarono alla fine un po’ noiosi i continui effetti visivi e un po’ ingenuo, se non offensivo, il modo di trattare il mondo arabo. Accettabile qualche anni prima, ma non più nel 1966. Stavo scordando che, curando la cerimonia conclusiva del festival di Venezia del 2008 ho conosciuto assieme sia Stanley Donen che Sophia Loren.
Lui, un po’ scorbutico, non lavorava da anni, si era presentato con l’incantevole Elaine May. Ma l’incontro con Sophia era commovente, soprattutto durante le prove. Doveva essere Sophia, se non sbaglio, a premiarlo. Ma io ero impazzito per Elaine May.
Rai Movie alle 21, 10 propone il noir “L’immortale” diretto da Richard Berry con Jean Reno, Kad Merad, Claude Gensac, il mio amiico Venantino Venantini, Richard Berry, Marina Foïs. Sicuramente superiore al thriller americano pur pieno di belle attrici “3 Days to Kill” diretto da McG con Kevin Costner, Hailee Steinfeld, Amber Heard, Connie Nielsen, Scott Burn, Richard Sammel.
Su Iris alle 21, 15 il vecchio western “La maschera di fango” diretto da André De Toth uno dei grandi registi guerci di Hollywood (con Fritz Lang, John Ford, Raoul Walsh, Tex Avery). Con Gary Cooper ci sono Phyllis Thaxter, David Brian, Lon Chaney jr., Paul Kelly, Philip Carey. Uscì insieme a “Mezzogiorno di fuoco” di Fred Zinnemann, molto più famoso, ovvio. Alla Warner non volevano che un eroe limpido e senza macchie come Gary Cooper facesse, seppur da infiltrato, il traditore.
Ma De Toth li convinse. Da bambino vedendo il manifesto del film, non pensavo che il titolo fosse una metafora della vergogna del protagonista. Pensavo che ci fosse proprio Gary Cooper con la testa nel fango… Su Canale 27 alle 21, 15 arriva la commedia un po’ fuori tempo massimo “That’s Amore” di Howard Deutch con Jack Lemmon e Walter Matthau, vecchi amici che hanno un negozio di esche per la pesca al pescegatto, alle prese con Sophia Loren e Ann-Margret.
walter matthau sophia loren that's amore
Ci sono anche Daryl Hannah e Burgess Meredith, già malato di Alzheimer al suo ultimo film. Sequel di “Due irresistibili brontoloni” diretto da Daniel Petrie, doveva essere seguito da un terzo episodio con John e Max, ambientato a Roma con Sophia Loren e la new entry Marcello Mastroianni. Ma venne cancellato per la morte di Mastroianni e i pessimi incassi di due film con Lemmon e Matthau, “Gli impenitenti” e “La strana coppia 2”.
La7Cinema alle 21, 15 propone un grande film sulla società dello spettacolo che quando uscì stupì davvero tutti, “The Truman Show” diretto da Peter Weir, sceneggiato da Andrew Niccol, che diventò regista di film fantascienza mai così riusciti, con un incredibile Jim Carrey, Laura Linney, Ed Harris, Noah Emmerich, Natascha McElhone. Dopo un inizio non così promettente, Weir si adeguò all’interpretazione in gran parte improvvisata di Jim Carrey.
Era stato lui stesso a volerlo dopo averlo visto recitare in “Ace Ventura”. Nel ruolo di Truman venne anche considerato Robin Williams, ma Carrey era più giusto. La produzione lo aspettò un anno spostando l’inizio della lavorazione. In un primo tempo il film doveva essere diretto dal suo stesso sceneggiatore, Andrew Niccol, con Gary Oldman protagonista, ma la Paramount pensò che dare un film da 80 milioni di dollari in mano a un debuttante non fosse la cosa giusta.
Così pensò di affidarlo a un regista più importante, come Brian De Palma, Tim Burton, Steven Spielberg, Sam Raimi, che incontrò Jim Carrey per farlo, fino ad arrivare a Peter Weir. Niccol venne pagato di più per farsi da parte, ma scrisse venti stesure della sceneggiatura. Dennis Hopper era la prima scelta per il personaggio di Christof, ma se ne andò dal film dopo un giorno di lavorazione e venne sostituito da Ed Harris
Rai 2 alle 21, 20 propone il fantascientifico “Moonfall” di Roland Emmerich con Halle Berry, Patrick Wilson, John Bradley, Michael Peña, Donald Sutherland, cafoncello, ma divertente quanto basta per tenerti sveglio il fantascientifico catastrofico. Su Rai 5 alle 21, 20 trovate “The Missing”, diretto con vigore da Ron Howard, ottimo western con una madre, Cate Blanchett, e un padre sempre assente, Tommy Lee Jones, alla ricerca della figlia di lei, Evan Rachel Woods, rapita dagli indiani. Ci sono anche Jenna Boyd, Aaron Eckhart, Val Kilmer.
Su Rai4 alle 21, 20 è una prima interessante quella di “Visions”, thriller psicologico franco-belga diretto da Yann Gozlan con Diane Kruger, Mathieu Kassovitz, Marta Nieto, Adrien Malvoisin, Aleksandra Yermak, dove un donna pilota sposata, Diane Kruger, ritrova la ragazza che ha amato vent’anni prima, Marta Nieto, e con lei precipita in uno stato di scarsa lucidità dove non capisce più cosa sia vero o cosa non lo sia.
Passiamo alla seconda serata con un avventuroso come “I Goonies” di Richard Donner con Sean Astin, Josh Brolin, Jeff Cohen, Ke Huy Quan, Anne Ramsey, Canale 27 alle 23, 05. Ma trovate anche, Rai Movie alle 23, 05, il biopic “Molly's Game”, scritto e diretto alla sua opera prima da Aaron Sorkin con Jessica Chastain, Idris Elba, Kevin Costner, Michael Cera, Chris O'Dowd, Jeremy Strong, storia vera di una sciatrice famosa che, dopo un brutto incidente, si dedica ai tavoli da poker e finisce al centro di un intrigo spionistico internazionale.
La7Cinema alle 23, 10 propone il classico drammone sul potere della tv, “Quinto potere” diretto da Sidney Lumet, sceneggiato dal mitico Paddy Chayefsky con Faye Dunaway, William Holden, Peter Finch, Robert Duvall, Beatrice Straight e Ned Beatty. Vinse quattro Oscar, per la sceneggiatura e per ben tre attori, Peter Finch, Faye Dunaway e Beatrice Straight. Ma non vinse come miglior film, dove venne battuto da “Rocky”, con gran rabbia di Lumet.
Il celebre discorso finale di Peter Finch fu girato con una ripresa e mezzo, poi montando la metà finale della prima e la prima parte della seconda. Fu lo stesso Finch a interrompersi. Ma Lumet non sentì il bisogno di fargliela rifare. Era perfetta. Nessuno sapeva che Finch fosse malato di cuore. Morì poco prima di fare un’intervista assieme a Lumet nel suo albergo a Beverly Hills, prima di venir candidato agli Oscar.
Oh, c’è un film per Dago, “La tortura della freccia”, diretto da Samuel Fuller con Rod Steiger, Sara Montiel, Brian Keith, Ralph Meeker, Charles Bronson, Iris alle 23, 15, dove il protagonista, Rod Steiger, reduce sconfitto della Guerra di Secessione, decide di unirsi ai Sioux e vivere con loro, ma con l’arrivo delle guerre indiane la cosa si complica e dovrà decidersi da che parte stare.
Strepitosa, come Yellow Moccasin la star messicana Sara Montiel (doppiata in inglese da Angie Dickinson!), Ralph Meeker è il cattivo, mentre Charles Bronson fa l’indiano Blue Buffalo. Secondo il critico Bernard Eisenschitz “…per Fuller, che combatte la bigotry, l’eroe vero non è O’Meara (Rod Steiger), soldato limitato e incapace di pensare al di là del proprio odio, ma sono gli indiani, rappresentanti della bellezza fisica, ultimi superstiti di una razza in via di scomparsa. L’integrità è votata alla morte, e Fuller racconta la storia ripetuta, disperata degli incorruttibili”.
Su Cine 34 alle 23, 15 passa “Il migliore dei mondi” stravaganza diretta da Maccio Capatonda, Danilo Carlani, Alessio Dogana con Maccio Capatonda, Pietro Sermonti, Martina Gatti. L’idea è che un uomo di oggi, ipertecnologicizzato, viva in un mondo alternativo rimasto agli anni 90. Rai % alle 23, 55 propone “La caccia” diretto da Marco Bocci con Filippo Nigro, Laura Chiatti, Paolo Pierobon, Pietro Sermonti, Salvatore Langella, dove si incontrano quattro fratelli dopo la morte del padre.
Rai4 alle 0, 10 propone l’horror con mostro che si sveglia e rompe le scatole ai protagonisti “The Tank”, diretto dal neozelandese Scott Walker con Luciane Buchanan, Mark Mitchinson, Matt Whelan, Jaya Beach-Robertson, Ascia Maybury. Sembra che non sia bellissimo. Iris all’1, 05 passa lo splendido “American Graffiti” di George Lucas con Richard Dreyfuss, Ron Howard, Paul Le Mat, Charles Martin Smith, Cindy Williams.
robert de niro re per una notte
Cine 34 all’1, 10 presenta “I babysitter”, commedia per ragazzini diretta da Giovanni Bognetti con Francesco Mandelli, Paolo Ruffini, Andrea Pisani, Simona Tabasco, Davide Pinter. La7 Cinema all’1, 25 passa un capolavoro ultradark di Martin Scorsese, “Re per una notte” o “The King of Comedy” con Robert De Niro come Ruperr Pupkin, fan e stalker del celebre comico Jerry Langford, interpretato da Jerry Lewis come fosse un suo doppione, al punto di rapire il suo idolo. Ci sono anche Sandra Bernhard, Diahnne Abbott, Tony Randall.
robert de niro re per una notte
“Joker” lo ha completamente riproposto con tanto di Robert De Niro e di Joaquin Phoenix modellato sul personaggio di Travis Bickle di “Taxi Driver”. Occhio all’apparizione, per strada, del gruppo inglese The Clash, cioè Mick Jones, Joe Strummer, e Paul Simonon. Il rapporto fra De Niro e Scorsese fu così forte emotivamente su questo film che non collaborarono più per sette anni.
Il film fu un megaflop. Costò 19 milioni di dollari, ne incassò 2 e fu smontato dopo due settimane. Scorsese non montò una scena con Jerry Langford e Liza Minnelli che canta “New York New York” nel suo show. Leggo che De Niro non riteneva giusta la scelta di Jerry Lewis, che non fosse in grado di sviluppare un personaggio drammatico. Ma sbagliavo. Se ne accorse anche lui.
Rai Movie all’1, 40 passa il poliziesco “Wasabi” diretto da Gérard Krawczyk con Jean Reno, Ryoko Hirosue, Michel Muller, Carole Bouquet. Su Cielo alle 2, 30 trovate “The Quake: Il terremoto del secolo”, catastrofico norvegese diretto da John Andreas Andersen con Kristoffer Joner, Ane Dahl Torp, Jonas Hoff Oftebro, Edith Haagenrud-Sande. Mica male…
Su Cine 34 alle 2, 45 è la volta di “Carambola” primo sub-Terence&Bud movie con la coppia Michael Coby-Paul L. Smith, costruita ad imitazione di Bud Spencer e Terence Hill. L’idea venne a Manolo Bolognini, che già aveva costruito Terence Hill a imitazione del suo Franco Nero-Django e se lo era visto soffiare sotto al naso dai suoi amici Colizzi e Barboni. Per l’occasione torna a lavorare con Ferdinando Baldi, col quale aveva rotto ai tempi di Ciakmull.
Baldi non ha un gran ricordo dei due Carambola. “Li chiamerei film alimentari. Non direi che avevano aspetti interessanti. Erano commediole con dei sostituti di Terence Hill e Bud Spencer. Andarono pure bene. A un certo punto nel western ci abbiamo messo tutto e il contrario di tutto. Ma questi film non hanno il diritto di appartenere alla tradizione del vero film western, non ne rispettano le leggi”.
carambola, filotto… tutti in buca 1
Glauco Onorato, ricordava che era un film modesto, girato alla Elios. Lui, voce originale di Bud Spencer, doppia anche il suo sosia Paul Smith e viene a sua volta doppiato per non far confusione. “Me lo chiese Manolo Bolognini e non potevo rifiutare. Quando incontrai Bud mi disse che c’era rimasto male, io ero la sua voce”. Lo segue sulla stessa rete alle 5, 35 “Carambola, filotto… tutti in buca”, sempre diretto da Ferdinando Baldi con Paul L. Smith, Antonio Cantafora, Gabriella Andreini, Glauco Onorato, Remo Capitani.
Grande spreco di caratteristi, da Remo Capitani a Enzo Monteduro a Piero Lulli, fratello di Folco, qui al suo ultimo film (morirà però nel 1995). Remo Capitani ricorda Baldi come un gran signore. “Non lo sentivi mai urlare. Il film era divertente, ma non da serie A. Dei due protagonisti, Antonio Cantafora era bravo, preparato, Paul Smith un po’ meno. Io ho fatto le scene dove c’è anche Glauco Onorato. Ho fatto una cavalcata di un chilometro e mezzo. Poi è cascato uno e gli siamo finiti addosso tutti quanti”.
Chiudo con il peplum “I tartari” con Orson Welles, Victor Mature, Folco Lulli, Liana Orfei, Arnoldo Foà, Rai Movie alle 5. Produce la Lux Film. Anche se firma Ferdinando Baldi, la regia è di Richard Thorpe, maestro del cinema avventuroso americano. “Un gentiluomo”, scrive di lui Alessandro Tasca di Cutò, direttore di produzione della Film Finance, nella sua autobiografia, “niente a che vedere col tipico cinematografaro americano”.
Il principe Tasca ricorda che il progetto era partito da Emimmo Salvi e che proprio lui aveva chiuso il contratto con Orson Welles. Ma fu proprio Tasca a eliminare Salvi dal progetto. “Orson Welles aveva accettato di interpretare un polpettone come I tartari per fare un piacere al produttore italiano, un giovanottone obeso che avevo preso in grande simpatia. Sfortunatamente Emimmo Salvi era decisamente un cineasta di serie B, anzi di serie C.
Inoltre aveva un capitale insufficiente, sebbene avesse già firmato il contratto con la Jadran Film di Zagabria. Fui inviato come rappresentante della Film Finances. Alla Lux Film il progetto era passato. A Zagabria trovai un caos assoluto. Lo scenografo italiano aveva progettato una immensa sala del trono per il condottiero tartaro: si trattava di un set di dimensioni sbalorditive. Il forte dei vichinghi, a sua volta, era stato costruito con vero legname di prima qualità, e avrebbe resistito a qualunque attacco con armi convenzionali.
Inutile aggiungere che la costruzione di entrambi i set era enormemente in ritardo, nonostante i croati della Jadran Film continuassero a ripetere che tutto era a posto. Thorpe era pronto ad andarsene, e tornammo insieme a Roma. Feci un rapporto alla Lux Film dicendo che, date le circostanze, non potevo raccomandare alla Film Finances di emettere la garanzia di buon fine richiesta dai finanziatori americani coinvolti nel progetto.
Non ero presente quando Thorpe fece il suo discorso, ma deve essere stato molto convincente, perché subito dopo la Lux mi chiamò per offrirmi il ruolo di organizzatore generale. Accettati, ma chiesi che Salvi fosse mandato via. Avrei mantenuto la sua troupe, ma mi riservavo di cambiare il direttore di produzione”. Ricordava Orson Welles a Peter Bogdanovich (in “Io, Orson Welles”) che il film aveva fatto un mucchio di soldi, “è andato in pari solo con gli incassi di New York”. Welles lo ricorda con una buffa curiosità.
“E’ un film molto interessante per un motivo: Victor Mature ed io avevamo un lungo duello alla spada. Io ci lavoravo ogni giorno. (..) Victor Mature era stato informato dai costumisti, piuttosto erroneamente, che mi ero fatto rialzare le scarpe le scarpe di due pollici per sembrare più alto. Allora va, e si fa rialzare i suoi sandali buffissimi, tra l’altro; portandoli, uno sembrava una ragazza carioca in reggipetto durante il carnevale. A momenti non riusciva a attraversare il set, su quei cosi, tutto per sembrare più alto.
Non gli è venuto in mente di controllare il copione, altrimenti si sarebbe accorto che in tutte le nostre scene io siedo in trono!”. Il principe Tasca la racconta in maniera un po’ diversa, cioè che Welles si fermò volutamente al penultimo gradino del trono in modo da dominare Mature, che ci rimase malissimo. Un’altra volta imprecò contro Thorpe: “Quel figlio di puttana ha fatto tre primi piani a Welles e ne vuole fare solo due a me”.
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