
IL DIVANO DEI GIUSTI - STASERA NON VI LAMENTATE CHE AVETE UNA BELLA SERATA CINEMATOGRAFICA IN CHIARO - LA 7 PROPONE “DIAZ”, UNA RICOSTRUZIONE FEDELE E PRECISA DEI GIORNI DI GENOVA - SU CIELO ABBIAMO “AFTERSUN”, SU CANALE 20 ARRIVA “CONTAGION” - IN SECONDA SERATA RETE4 PASSA IL TROPPO VIOLENTO “PRISONERS”. CHIUDEREI CON “SNACK BAR BUDAPEST” DI TINTO BRASS SU CINE 34, SORTA DI GIALLO EROTICO CON RAFFAELLA BARACCHI IN UNA GRANDE SCENA DI NUDO CON PUBE DEPILATO CHE ALLORA TURBÒ PARECCHI SPETTATORI… VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
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Stasera non vi lamentate che avete una bella serata cinematografica in chiaro. La 7 alle 21, 15 propone, a 24 anni di distanza dai fatti di Genova, “Diaz” di Daniele Vicari con Elio Germano, Claudio Santamaria, Jennifer Ulrich, Monica Birladeanu, Pippo Delbono e il povero Renato Scarpa, una ricostruzione fedele e precisa dei giorni di Genova e della “macelleria messicana” operata dalla polizia prima alla Diaz e poi nel carcere di Bolzaneto. E’ un film importante.
Non solo affrontava, undici anni dopo, una ferita ancora aperta, lo è tuttora, ma soprattutto perché dimostrava, assieme a “Acab” di Stefano Sollima e pochi altri film, che il nostro cinema era perfettamente in grado di raccontare la realtà e di costruire macchine più sofisticate e complesse di quello che di solito vediamo sui nostri schermi. Le ferite ancora aperte dei ragazzi di allora, sono in gran parte le ferite di chi aveva creduto possibile un cambiamento a inizio millennio e si è ritrovato stritolato nella strategia di potere della destra allora berlusconiana e nell’indifferenza totale della sinistra ufficiale italiana.
Con grande accortezza nel film, la dichiarazione reale di Berlusconi in tv sulla Diaz il giorno dopo, ci illumina sul comportamento di chi ne avrebbe beneficiato negli anni successivi. E quello che non possiamo vedere, ancora una volta, sono gli effetti di questa prova muscolare del potere berlusconiano, che non è stato solo le barzellette di Bossi-Scajola-Castelli, ma qualcosa che ha coinvolto le nostre vite, quelle dei nostri figli e che non ha ancora provocato un risveglio della sinistra. Ma il disastro, e questo “Diaz” lo racconta benissimo, non è stato solo italiano, ma europeo. Perché a Genova c’erano tedeschi, spagnoli, francesi.
E la repressione poliziesca si è abbattuta su tutta una generazione di ragazzi europei. Su Cielo, al posto del solito erotico, alle 21, 20 abbiamo “Aftersun”, opera prima scritta e diretta da Charlotte Wells, che racconta qui il suo vero rapporto col padre, che lei vede e filma con il super8 l’ultima volta negli anni ’90, al tempo dei Blur, fu un caso clamoroso prima a Cannes nel 2023, poi in Inghilterra, dove The Guardian lo ha battezzato film dell’anno e dove ha vinto ogni premio al British Indipendent Film Award lanciando la stella della neoregista e dei suoi due protagonisti, il Paul Mescal reduce da “Game of Thrones nel ruolo del padre, Callum, e l’inedita Francesca Corio nel ruolo della figlia undicenne. Il pubblico inglese dei trenta-quarantenni, la generazione oltre che dei Blur anche della Macarena, lo adora e ci si riconosce.
La storia vede nulla di più che un viaggio ultracheap, tutto incluso, in un albergo sul mare in Turchia di un padre operaio e della figlia Sophie dove il massimo del piacere è prendere il sole e cantare al karaoke. Tutto è mediato dalla memoria della figlia oggi, interpretata da Celia Rowlson-Hall, che ripensa a quella vacanza di vent’anni prima come l’ultima volta che ha visto suo padre, e dalle riprese che ha fatto allora in Super8. La stessa fotografia, di Gregory Oke, riprende un po’ il sapore del Super8 del tempo.
Non è che sia un film dove accade molto, è tutto minimale, anche il titolo, “doposole”, è riferito proprio alle gradazione delle creme per i pallidissimi inglesi, anzi scozzesi, 130 o 131?, ma il film ha una sua grazia profonda che da subito riesce a prenderti e cerchi di capire cosa abbia davvero il padre, malattia o depressione… e da dove venga la sua tristezza nascosta da quella di classe operaia scozzese in vacanza sul Mediterraneo. Anche “La figlia oscura” di Maggie Gyllenhaal con Olivia Colman, Dakota Johnson, Jessie Buckley, Peter Sarsgaard, Paul Mescal, Ed Harris, tratto da un romanzo di Elena Ferrante, è ambientato durante una vacanza, stavolta in Grecia, di una donna inglese di mezza età, interpretata appunto da Olivia Colman.
Candidato a tre Oscar, che non vinse, per la sceneggiatura della stessa Maggie Gyllenhaal, per la protagonista Olivia Colman e per la non protagonista Jessie Buckley, ebbe un premio per la sceneggiatura a Venezia in un anno dominato dal cinema femminile. L’idea di partenza di Maggie Gyllenhaal, sensibile attrice, era quella di realizzare un film d’autore all’europea, una sorta di giallo psicologico dove non accade nulla di significativo, ahimé, che alterna un presente vacanziero forse minaccioso a un passato da chiarire forse ancora più minaccioso.
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Al centro della storia il personaggio di una professoressa inglese di letteratura comparante, Olivia Colman, alle prese con una maternità vissuta con fatica, piena di sensi di colpa che rilegge nei meccanismi che dominano una serie di personaggi che osserva sulla spiaggia un po’ sfigata di un’isola greca (con tutte le belle spiagge che hanno, boh…).
Pensato in un primo tempo per un’ambientazione americana in New Jersey, che, causa Covid, venne spostata poi nella più praticabile Grecia con una troupe ristrettissima di attori amici, Ed Harris, Dakota Johnson, Alba Rohrwacher, Peter Sarsgaard, marito della regista, il film funziona più nella costruzione non scontata del personaggio principale, che la Colman divide nella seconda parte con la magistrale Jessie Buckley nei flashback, che nella stesura narrativa quasi da thriller. Dove viene di nuovo a galla il loop starnonian-ferrantiano dell’abbandono della famiglia, della fuga, come in “L’amica geniale”.
Cine 34 alle 21 propone “Immaturi”, grande successo di Paolo Genovese con Raoul Bova, Barbora Bobulova, Luisa Ranieri, Giovanna Ralli, Giulia Michelini. LA5 passa invece il romantico “Possession” di Neil LaBute con Gwyneth Paltrow e Aaron Eckhart che interpretano due studenti, alle prese con la tormentata relazione tra il poeta Randolph Henry Ash e la poetessa Christabel LaMotte, interpretati da Jeremy Northam e Jennifer Ehle. Si vede volentieri. Rai Movie alle 21, 10 ripropone “Giù la testa”, l’ultimo western di Sergio Leone con Rod Steiger, James Coburn, Romolo Valli, Maria Monti, Rik Battaglia, Franco Graziosi.
Anche se non è il film più amato dai suoi fan, e neanche quello considerato generalmente più riuscito dalla critica, rimane un film controverso un po’ per tutti, a cominciare dal regista. “È un film che non so collocare bene. Lo amo immensamente, perché è quello che mi ha dato più angoscia, dubbi, disperazione. A un certo punto, ero quasi tentato di abbandonarlo, e devo a mia moglie se ho avuto la costanza di arrivare fino in fondo”. Apre con una grande citazione di Mao, del resto i tempi sono quelli, il post ’68 non solo europeo: “La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia. La rivoluzione è un atto di violenza”.
giancarlo giannini snack bar budapest
Ma la grande operazione di ricongiungimento tra cinema di genere e Nouvelle Vague, qui non gli riesce. Anche perché non lo vede come un film da dirigere all’inizio, ma solo da produrre. E finisce per perdere molto tempo dietro a un progetto al quale non crede completamente e che spesso gli sfugge dalle mani. Tra le sue dichiarazioni, questa è quella che condensa meglio il Leone pensiero sull’operazione: “È un film che avrei dovuto soltanto produrre. Ma il regista Peter Bogdanovich, col quale avevo cominciato a lavorare, concepiva il soggetto in uno stile vecchia Hollywood. Poi gli attori hanno rifiutato di lavorare con il mio assistente.
Allora ho proposto a Sam Peckinpah di dirigere il film, ma Steiger ha accettato la parte solo a patto che fossi io il regista”. Su Canale 20 alle 21, 10 arriva “Contagion” di Steven Soderbergh con Matt Damon, Marion Cotillard, Gwyneth Paltrow, Kate Winslet, Jude Law, Bryan Cranston, perfetta ricostruzione del Covid 19, anche se messa in scena dieci anni prima. Personalmente lo trovo ben girato, scrivevo allora, anche se mi sembra eccessiva l'idea che la povera Gwyneth Paltrow, che muore a sette minuti dall'inizio, scateni un'epidemia con decine di milioni di morte perché va a scoparsi un ex-fidanzato a Chicago...
Rai4 alle 21, 20 passa il thriller “American Assassin” di Michael Cuesta, celebre regista pubblicitario, con Dylan O'Brien, Michael Keaton, Taylor Kitsch, Sanaa Lathan, Shiva Negar, David Suchet. LA7D alle 21, 20 presenta invece una commedia sentimentale anglo-americano, “Un marito di troppo” diretto da Griffin Dunne con Uma Thurman, Colin Firth, Jeffrey Dean Morgan, Sam Shepard, Lindsay Sloane. Rete 4 il thriller mai sentito “Fatale – Doppio inganno” di Deon Taylor con Hilary Swank, Michael Ealy, Mike Colter, Kali Hawk, Geoffrey Owens. Passiamo alla seconda serata con “Blind War”, thriller cinese diretto due anni fa da Suiqiang Huo con Pingqing Chen, Dao Dao, Waise Lee, Vincent Matile, Andy On, dove un capitano della Swat, ridotto alla cecità, per liberare la figlia rapita da un gruppo di trafficanti di esseri umani si muove come se ci vedesse e mena a tutti.
Più o meno. Non deve essere affatto male. Se vi erano piaciuti “L’appartamente spagnolo” e “le bambole russe” vi vedrete anche “Rompicapo a New York”, riuscita commedia diretta da Cédric Klapisch con Romain Duris, Audrey Tautou, Cécile De France, Kelly Reilly, Sandrine Holt, che vede il protagonista, Xavier, che cerca di recuperare in America moglie e figli, dove che lei, Wendy, lo ha mollato quando ha scoperto che ha donato lo sperma per la sua amica lesbica Isabelle. Rai5 alle 23, 15 propone l’ottimo “Hitchcock/Truffaut”, ricostruzione del celebre incontro tra i due registi, con Truffaut che intervistava Hitchcock, diretto da Kent Jones.
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Ci sono interventi di Steven Spielberg, Martin Scorsese, Wes Anderson, David Fincher, Alfred Hitchcock. Su Cine 34 alle 23, 25 abbiamo finalmente un film di genere italiano, “Pizza Connection”, mafia movie diretto da Damiano Damiani con Michele Placido, Mark Chase, Simona Cavallari, Ida Di Benedetto, Tony Sperandeo, Luigi Maria Burruano, Adriana Russo, dove un pizzaiolo, Placido, torna a Palermo da New York con l’incarico di uccidere una persona scomoda e incontra un fratello, l’inedito Mark Chase, che non vuole passare alla strada del crimine.
Ha un buon titolo ma pessime critiche. Su Iris alle 23, 35 arriva “Coco avant Chanel” di Anne Fontaine con Audrey Tautou, Alessandro Nivola, Marie Gillain, Benoît Poelvoorde, Emmanuelle Devos. Rete 4 alle 23, 45 passa il troppo violento, per me, “Prisoners” di Denis Villeneuve con Hugh Jackman come padre in cerca di vendetta, Jake Gyllenhaal, Maria Bello, Terrence Howard, Viola Davis, Melissa Leo. La7 alle 23, 50
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passa un altro buon film di Daniele Vicari, “Velocità massima” con Valerio Mastandrea, Cristiano Morroni, Alessia Barela, Ivano De Matteo, Ennio Girolami. Non è F1, però… Rai Movie a mezzanotte propone “Passione ribello”, tratto dal romanzo di Cormac McCarthy “All the Pretty Horses”, diretto da Billy Bob Thornton con Matt Damon, Henry Thomas, Penélope Cruz, Ruben Blades. Iris all’1, 50 propone un capolavoro di Nicholas Ray, “Gioventù bruciata” con James Dean, Natalie Wood, Sal Mineo, Jim Backus, Dennis Hopper. Rai Due alle 2, 05 presenta il primo film di Gabriele Muccino, “Ecco fatto” con Giorgio Pasotti, Barbora Bobulova, Claudio Santamaria, Enrico Silvestrin. Molto carino e meno visto degli altri suoi film.
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Rete 4 alle 2, 40 propone un poliziottesco che non si vede da secoli in tv, “La polizia è sconfitta” di Domenico Paolella con Marcel Bozzuffi, Riccardo Salvino, Claudia Giannotti, Vittorio Mezzogiorno. Più visto l’erotico d’autore “La cintura” diretto da Giuliana Gamba, scritto da Francesca Archibugi con Gloria Malatesta e Claudia Sbarigia, tratto dal romanzo di Moravia, prodotto da Galliano Juso, ovvio, con la stracultissima Eleonora Brigliadori che si fa menare dal marito violento e supermacho James Russo. Grandi scene di sesso e apparizioni eccellenti di Valentino Zeichen, Anna Bonaiuto, Maria Grazia Frabotta e Francesco Scali prima di “Don Matteo”.
Chiuderei con “Snack Bar Budapest” di Tinto Brass, Cine 34 alle 4, 25, sorta di giallo erotico tratto da un romanzo allora di moda di Marco Lodoli e Silvia Bre con Giancarlo Giannini, Philippe Leotard, Raffaella Baracchi che ricordiamo in una grande scena di nudo con pube depilato che allora turbò parecchi spettatori, la bellissima Sylvie Orcer, Valentine Demy e perfino Carlo Monni. Musiche di Zucchero, produzione di Giovanni Bertolucci e Galliano Juso. Fu un disastro e la Baracchi, come attrice, non decollò mai. “Il problema”, ricordava Tinto, “non è che il film non è stato capito, il problema è che proprio il pubblico non sono andati a vederlo”.