
IL DIVANO DEI GIUSTI – STASERA PASSA UN CELEBRE FILM SULL’ITALIA VIOLENTA DEL 1970, “INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO”, CHE VINSE L’OSCAR PER IL MIGLIOR FILM STRANIERO – ALTERNATIVE? AVETE UNA PERLA COME “L’ODORE DELLA NOTTE”, GRANDE NOIR DI CALIGARI CHE ANTICIPA “NON ESSERE CATTIVO” – IN SECONDA SERATA TORNA “CATTIVI PENSIERI”. URSULA ANDRESS RICORDA CHE PRIMA DELLA FENECH, IL RUOLO DELLA DONNA SEMPRE NUDA E INFEDELE TOGNAZZI LO AVEVA OFFERTO A LEI. “NON AVEVO MAI LETTO UN COPIONE COSÌ BRUTTO” - REGISTRATEVI ANCHE LA VERSIONE RESTAURATA DI UN CAPOLAVORO DI BUSTER KEATON COME “THE CAMERAMAN” - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto
Che vediamo stasera? Vedo che Rai Tre ha la buona idea di lanciare in prima serata, alle 21, 30, un celebre film sull’Italia violenta del 1970, “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, diretto da Elio Petri, scritto assieme a Ugo Pirro, prodotto da Marina Cicogna con Gian Maria Volonté, Florinda Bolkan, Gianni Santuccio, Orazio Orlando, Massimo Foschi, Salvo Randone.
Vinse l’Oscar per il miglior film straniero o Petri snobbò la serata. Deve moltissimo all’interpretazione grottesca di Volontè (“Panunzio!”), ma anche all’incredibile musica ideata da Ennio Morricone, che ne faceva un oggetto al di fuori di ogni realtà segnando il delirio di potere e di onnipotenza del protagonista, poliziotto assassino che sfida la polizia, cioè se stesso, a farsi catturare. Leggo che la Cannon ne voleva fare un remake scritto da Paul Schrader con Al Pacino o Christopher Walken.
florinda bolkan indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto
Ricordo che andai a vederlo a Genova, al cinema Orfeo, oggi defunto, con mio padre, che a Genova era vice questore. A me piacque a metà. Non sopportavo Petri e il suo cinema pieno di effetti. A mio padre invece piacque molto. Lo trovò, a differenza mia, una perfetta ricostruzione della polizia del tempo e della loro sfida continua alla società civile. Un film realistico, insomma. C’erano molti poliziotti che si muovevano, vestivano e parlavano come Volonté ( “La repressione è il nostro vaccino”). Occhio al ritratto di Gabriele D’Annunzio che ha in ufficio il questore Gianni Santuccio.
Alternative in prima serata? Poche. Un bel film americano cafone come “Duro da uccidere” diretto da Bruce Malmuth con l’amico di Putin e di Trump Steven Seagal, Kelly LeBrock, William Sadler, Frederick Coffin, Bonnie Burroughs, Canale 20 alle 21, o la classica commedia sexy “Cornetti alla crema” di Sergio Martino con Edwige Fenech, Lino Banfi, Gianni Cavina, Marisa Merlini, Milena Vukotic, Cine 34 alle 21?
Ricordo che quando uscivano queste commedie un po’ più perbenino di Lino Banfi non riuscivo a vederle come un miglioramento dalla commediaccia scorreggiona di Alvaro firmata dai Cicero, Laurenti, Tarantino. Anzi… Mi sembrava la fine di un periodo selvaggio e pieno di vitalità del nostro cinema comico. Tv2000 alle 21, 10 propone una favola svizzera, “Piccolo ragazzo di montagna” diretto da Xavier Koller con Martin Rapold, Leonardo Nigro, Andrea Zogg, Herbert Leiser, Peter Jecklin, dove il piccolo Ursli deve recuperare una campana per la festa di Chalandamarz.
Rai Storia alle 21, 10 passa una perla come “L’odore della notte”, diretto da Claudio Caligari, prodotto da Marco Risi, con Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alessia Fugardi, Giorgio Tirabassi, Francesca D'Aloja e, ovviamente, Little Tony nel ruolo di se stesso rapinato nella sua villa e costretto a cantare “Cuore matto” (“Little, tu me stoni, gli fa Giallini nella scena più celebre del film). Un po’ dark sotto tutti i punti di vista, ma grande noir realistico di Caligari che anticipa “Non essere cattivo”.
Se vi piace Melissa McCarthy e la sua comicità alla Bombolo ci sarebbe “Tammy”, dove è diretta dal marito, Ben Falcone, e recita assiema alla grande Allison Janney, Susan Sarandon, Kathy Bates, Dan Aykroyd, Mark Duplass, Canale 27 alle 21, 15. Su Mediaset Italia 2 alle 21, 15 passa l’horror prodotto dalla Dania Film di Luciano Martino assieme alla Pepito Film di Agostino Saccà, diretto dai Manetti Bros “Paura 3D” con Peppe Servillo, Francesca Cuttica, Lorenzo Pedrotti, Domenico Diele, Claudio Di Biagio.
Un piccolo film ben fatto che i Manetti e Luciano Martino vedevano come parte di un lavoro di ricerca nei generi in anni in cui i generi apparivano dimenticati. Stavolta ce potemo sta’, scrivevo nel 2012 quando il film uscì. “Paura 3D” mi sembrò allora il miglior film dei Manetti bros, ma anche il miglior horror o “de paura”, come diceva Rocco Smitherson, girato in Italia in questi ultimi anni. Inoltre riportava i Manetti alle loro origini rappettare e videoclippare e a un genere, il piccolo horror tutto racchiuso in una casa, che i due registi sembrano dominare meglio del fantascientifico (ma chi è mai riuscito a muoversi in Italia nel fantascientifico?).
Il film è composto da pochi elementi. Un maniaco, il raffinato barone Manzi appassionato d’auto d’epoca interpretato da un inedito Peppe Servillo, una ragazza indifesa sua prigioniera, Francesca Cuttica, già protagonista di Wang, che recita nuda e tremante per tutto il film, tre coattelli romani un po’ strafatti, uno, Lorenzo Pedrotti, sfigato mollato dalla tipa radical chic (“sei noioso!”), uno, Claudio Di Biagio, chitarrista rockettaro, un altro, il Domenico Diele di “Acab”, elettrauto e apparentemente più furbo e, ovviamente, la casa isolata, proprietà del barone, dove i tre pischelli hanno deciso sciaguratamente di trascorrere un weekend da sballo sapendo che il padrone è via.
Ma tornerà, ovviamente, e la casa non è vuota… Dopo una sequenza pre-titoli da vecchio horror all’italiana, con tanto di voce off a commento di un terribile delitto che avviene nella villa (“Quella notte, Elena, la cameriera russa, aveva deciso di andarsene.
Quello che aveva visto era davvero troppo”), e dopo dei titoli inventivi, disegnati da Sergio Gazzo come se fossimo in una serie web, il film apre alla grande sul mondo dei ragazzi romani al ritmo di un rap del Colle der fomento, gruppo storico della capitale: “Questa è Roma, città senza pietà, dove ognuno ci prova, e nessuno ce la fa”.
Presto seguito da un altro rap cantanto da Chef Ragoo, che fu protagonista in coppia con G Max, del vecchio “Zora la vampira”, sfortunata opera prima comica-horror-coatta dei Manetti bros. E’ in questa Roma, insomma, che si muovono i tre pischelli protagonisti e che i Manetti, dopo anni di videoclip, dimostrano di saper bene come inquadrare.
Rai Due alle 21, 20 passa il giallo tedesco “Un omicidio per due – Nette di nozze” diretto da Ismail Sahin con Caro Cult, Eidin Jalali, Andreja Schneider, Gloria Odosi, Cornelia Gröschel. Boh? Bruttino “Shazam!”, film di supereroi diretto da David F. Sandberg con il terribile Zachary Levi, Mark Strong, Asher Angel, Jack Dylan Grazer, Djimon Hounsou, Grace Fulton, Italia 1 alle 21, 20.
Passiamo alla seconda serata con “The Replicant” di Ringo Lam con Jean-Claude Van Damme, Michael Rooker, Ian Robison, Catherine Dent, Rai4 alle 22, 50. Su Cine 34 alle 23, 10 torna la commedia erotica diretta da Ugo Tognazzi “Cattivi pensieri” con
Ugo Tognazzi pazzo di gelosia per la bella moglie, Edwige Fenech, sempre nuda, Orazio Orlando, Luc Merenda, Massimo Serato.
Ugo Tognazzi, in un’intervista a La Sicilia, 7 febbraio 1976, così parla della sua scelta di regia: «Se qualche volta decido di fare il regista è per evitare di interpretare qualche film in più. Cioè di non inflazionare troppo il mercato con la mia presenza sullo schermo». Della sua nuova partner Edwige Fenech dice: «L’ho scelta sebbene non abbia mai visto nemmeno un film di quelli che ha girato [...] Tuttavia anch’io la farò recitare, quando sarà necessario, senza vestiti».
La Fenech risponde in un intervista del 1989 a Oggi: «Ho fatto il film di Tognazzi, Cattivi pensieri [...], un film di qualità, ma mi spoglio lo stesso. D’altra parte il nudo nel cinema esiste da sempre. Anche Bergman spoglia le donne». Ursula Andress ricorda, però, che prima della Fenech, il ruolo della donna sempre nuda e infedele Tognazzi lo aveva offerto a lei. «Non avevo mai letto un copione così brutto».
Inoltre doveva recitare non solo lei nuda, ma anche Tognazzi stesso. Rifiutò. Poco prima dell’uscita, Tognazzi protesta con il produttore che ha tagliato la pellicola per ottenere il divieto ai 14 anni. Alla fine il «film importante» di Tognazzi è un mezzo disastro, salvato da pochissimi fan. Per fortuna che ci sono Veruschka, bellissima, Mircha Carven, Beppe Viola, che con Enzo Jannacci rivedono i dialoghi in milanese del film, una giovanissima Mara Venier.
Edwige Fenech è davvero notevole. Angelo Pellegrino ricorda che una delle sue scene, dove doveva per sbaglio stringere i seni a Edwige, aveva sempre qualcosa di sbagliato. Al punto che dovette battere 14 ciak, e quindi maneggiare per 14 volte i seni dell’attrice, prima che la scena funzionasse. Anche io lo ritenevo allora una delle regie più disastrose di Ugo Tognazzi. Di una noia paurosa, ripetitivo, ma con una Edwige Fenech che, siccome pensa di stare recitando in un film “alto”, è molto più nuda qui che nelle sue solite commediacce del tempo e quindi esalta tutta l’operazione.
Anche per la fanzine Delirium è lei la chiave del film, «una delizia, dimostra perché era la top delle star delle commedie italiane degli anni ’70». Magari potrebbe piacervi “Il cammino per Santiago” di Emilio Estevez con Emilio Estevez, Martin Sheen, James Nesbitt, Deborah Kara Unger, Joaquim De Almeida, Rai Movie alle 23, 20, su un padre che recupera il corpo del figlio sui Pirenei e termina il suo cammino mistico per Santiago de Compostela.
Iris alle 23, 25 propone “L’ultimo appello” di James Foley con Gene Hackman, Chris O'Donnell, Faye Dunaway, Lela Rochon, cioè l’ultimo tentativo di un giovane avvocato per salvare la vita a un condannato a morte, razzista convinto, ma probabilmente innocente, accusato di aver ucciso dei bambini con una bomba. Su Rai Tre a mezzanotte passa “La tenerezza”, gran bel film di Gianni Amelio con Elio Germano, Micaela Ramazzotti, Giovanna Mezzogiorno, Greta Scacchi.
micaela ramazzotti elio germano la tenerezza
Vediamo cosa ne scrissi. “La felicità non è una meta, ma una casa dove tornare”. Ecco attorno a questa ricerca della felicità, o, almeno, del ritrovamento di un’idea di famiglia e di amore, è largamente costruito La tenerezza di Gianni Amelio, che lo ha scritto assieme a Alberto Taraglio e Chiara Valerio ispirandosi al romanzo di Lorenzo Marone “La tentazione di essere felici”.
Nella prima parte, quando seguiamo il vecchio avvocato Lorenzo, uno spettacolare Renato Carpentieri, per le strade di Napoli, appena uscito da un brutto infarto dal quale si pensava non si sarebbe ripreso, pronto a riprendersi la propria vita, pensiamo proprio che anche Gianni Amelio stia tornando a casa verso territori più suoi.
Territori dove lo sguardo del regista e del direttore della fotografia Luca Bigazzi possano condurci dove il cinema di oggi difficilmente ci porta. Fatti di grandi movimenti di macchina, inquadrature perfette e rivelatrici che contano molto più dei dialoghi. O forse seguiamo solo il passo lento di Carpinteri, qui protagonista in uno dei ruoli migliori della sua carriera, nata proprio col cinema di Amelio, Porte aperte, Ladro di bambini, ci adattiamo anzi al suo passo che ci porta per le strade di Napoli e con lui, col suo tempo, veniamo introdotti a una città favolosa, coi suoi vicoli e i suoi palazzi misteriosi, e entriamo nella vita di Lorenzo.
In quella della sua famiglia scomposta, due figli che ha forse perduto, che dice di non amare più, Giovanna Mezzogiorno e Arturo Muselli, e in quella dei suoi vicini di casa, Elena, Micaela Ramazzotti, una moglie vitale e romana con cui Lorenzo lega subito, Fabio, Elio Germano, un marito nordico strano e turbato non si da cosa, due figli amorevoli. Lorenzo, vecchio avvocato trafficone, “ma essere onesto e essere avvocato sono due cose che non tornano”, ci spiegherà più tardi un personaggio minore, cerca nella famiglia di Elena e Fabio quella famiglia che pensa di non avere più.
La moglie si è lasciata morire quando ha scoperto che lui aveva un’amante, Maria Nazionale, i figli sono distanti da allora. Nella rinascita dal dopo-infarto, Lorenzo recupera con la famiglia dei vicini qualcosa che pensava di avere perduto. Le cose non andranno come pensava lui, perché qualcosa di terribile cambierà completamente il panorama dei sentimenti.
Pesa sul film, lo diciamo per i felliniani ristretti che capiranno ciò che dico, l’effetto Steiner, che turberà la seconda parte della storia, meno compatta e tenuta, ma grazie alla recitazione di Carpentieri che domina la scena in ogni momento, a una regia attenta e sempre protagonista, a grandi movimenti di macchina, La tenerezza si rivela largamente un bel ritorno a casa per Amelio e non possiamo che esserne contenti. Certo, la sua è una regia un po’ fuori moda per questi tempi di macchine da presa piazzate sulla nuca dei protagonisti, di film girati con gli I-phone, ma si rimane piuttosto colpiti, oggi come ai tempi dei suoi maggiori successi, dalla sua messa in scena e da come riesca a lavorare sugli attori.
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Rete 4 alle 0, 20 passa la commedia sentimentale “Matrimonio con l’ex” di Damian Harris con Glenn Close, John Malkovich, Patrick Stewart, Minnie Driver, Grace Van Patten. La7 all’1 passa la commedia storico-grottesca “Morto Stalin, se ne fa un altro” di Armando Iannucci con Michael Palin, Steve Buscemi, Simon Russell Beale, Jason Isaacs, Jeffrey Tambor. Un bel film istruttivo e divertente sulla morte di Stalin e sulla sua successione tra Beria, Krusciov, Malenkov, Molotov, in una Russia violentissima dove per un nonnulla si finiva in Siberia o con una pallottola in testa.
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La grande forza del film, coproduzione franco-anglo-belga diretta da Armando Iannucci, cinquantenne italiano nato in Scozia attivissimo nelle serie inglesi, è tutta in un cast spettacolare e angolofono che va da Steve Buscemi come Krusciov a Simon Russell Bean come Beria, da Jeffrey Tambor come Malnekov a Olga Kurylenko come la pianista Maria Yudina, da Michael Palin come Molotov a Jason Isaacs come generale Zukov, e in un copione decisamente non facile da strutturare, ma alla fine perfettamente funzionante.
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Copione scritto dallo stesso Iannucci con David Schneider, Ian Martin, Peter Fellows, tratto non da un testo teatrale, ma da una graphic novel fracese di Fabien Nury e Thierry Robin. Ma l’aspetto curioso è che sembra uno di quei grandi film inglesi legati a qualche funerale, molto teatrali, dove si mischia comedy a horror in una sorta di humor noir che noi non sappiamo neanche cosa sia. In questo caso, però, la base è storia, documentata, dei primi anni ’50 di una Russia ben prima del disgelo, anche se per doveri di drammaturgia parecchio è stato concentrato in tempi più brevi.
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Ma perfino la grandiosa storia del concerto radiofonico di Chopin con la pianista Maria Yudina, replicato con un nuovo direttore in pigiama e un pubblico preso dalla strada quando Stalin chiese una copia in disco per risentirlo, è vera, è tratta dalle memorie di Shostakovich, vero pure che Maria Yudina, che non era però bella come Olga Kurylenko, chiese parecchi soldi per risuonare il piano e scrisse una lettera piena d’odio diretta a Stalin.
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Nel film, Stalin, Adrian McLoughlin, dopo aver dato il via con Beria a una nuova serie di purghe, che prevede anche l’arresto di Molotov, viene colpito da un infarto appena sente il disco con l’esecuzione radiofonica nella sua dacia e legge la lettera piena di maledizioni della pianista. E da lì parte davvero il film, che vede un cattivissimo e furbissimo Beria proporre la marionetta Malenkov come segretario dell’Urss, contro le mire del più democratico Krusciov, al quale viene ordinato però di organizzare il funerale del dittatore.
morto stalin se ne fa un altro
E’ proprio durante il funerale, che vedrà la polizia segreta di Beria bloccare totalmente Mosca, mentre l’esercito di Zukov si muove, che si faranno i giochi che porteranno al ben noto disgelo kruscioviano. Molto più sgangherato, ma ugualmente piacevole è “La soldatessa alle grandi manovre” di Nando Cicero con Edwige Fenech, Alvaro Vitali, Renzo Montagnani, Michele Gammino, Cine 34 all’1, 10.
Rai Tre/Fuori orario all’1 , 55 passa in prima visione il gran film sul cinema di Victor Erice “Cerrar los ojos” con José Coronado, Ana Torrent, María León, Soledad Villamil, Ginés García Millán, dove il caso di un attore scomparso torna d’attualità tanti anni dopo nel ricordo del regista del suo ultimo film. Due ore e quaranta minuti di durata.
la soldatessa alle grandi manovre
Malgrado la presenza di Harry Reems, porno star americana al tempo di grande successo, non è un granché “Lettomania” di Vincenzo Rigo con Carmen Villani, Harry Reems, Alberto Squillante, Armando Celso, Cine 34 alle 3, mentre è un capolavoro “Anime ferite” di Edward Dmytryk con Dorothy McGuire, Guy Madison, Robert Mitchum, Bill Williams, Tom Tully, William Gargan, prodotto dalla RKO, dove un gruppo di reduci di guerra cerca di inseririsi nella normalità della vita di tutti i giorni con non pochi traumi, Rai Movie alle 3, 05.
Registratevi su Rai Tre alle 4,40 la versione restaurata di un capolavoro di Buster Keaton come “The Cameraman” diretto da Edward Sedgwick con Buster Keaton, Marceline Day, Harold Goodwin, Harry Gribbon , Sidney Bracey. Chiudo però col bruttissimo, ma rarissimo, “Operazione poker” di Osvaldo Civirani con Roger Browne, José Greci, Sancho Gracia, Rai Movie alle 5.
Primo 077, anzi OS 14, firmato da Osvaldo Civirani, già fotografo di scena ma non grande regista, con il vero americano Roger Browne che difende l’ambasciatore vietnamita a Ginevra dall’attacco dei cinesi cattivissimi. L’agente OS 14 è anche uno specialista di poker, come leggiamo dal titolo. Il film, racconta Civirani nella sua autobiografia, “Un fotografo a Cinecittà”, nacque su sollecitazione di Pane e Vinzi, responsabili delle vendite all’estero della Fono Roma.
Lo fa scrivere a Roberto Gianviti in tutta fretta, per la distribuzione c’è Mario Siciliano della Imperialcine. In un primo tempo pensa come protagonista a Ken Clark. “per il noleggio andava bene, aveva un certo prestigio. Lo incontrai nell’ufficio dell’agente Perrone e per la verità non era un agente 007 di buona memoria, ma un cowboy. Non era l’ideale ma aveva un nome e tanto bastava. Dissi a Perrone che andava bene purché si fosse tagliato i capelli, con quella zazzera non poteva fare uno 007.
Tutti e due mi assicurarono che non c’erano problemi. Gli dissi di andare dal sarto Brioni per i vestiti.” A tre giorni dalla partenza per Copenhagen, però, Ken Clark non si è tagliato la zazzera. “Gli chiesi perché non si era tagliato i capelli e lui rispose evasivamente… anzi cercò di convincermi che uno 007 poteva avere anche i capelli lunghi. Tagliai corto, avevo capito tutto”. Così si fa mandare da Perrone un altro 007, Roger Browne, che non aveva mai visto. Spedisce Browne da Brioni e lo manda su a Copenhagen.
Civirani ricorda anche una coproduzione con la spagnola Hispamer di Sergio Newman. Sui titoli figura però come produttore Santos Alcocer. Dice anche che la Hispamer gli inviò due attori e lo obbligò a degli esterni a Torremolinos. Li avranno mai fatti? Il film, ricorda ancora il regista, andò bene, e la critica fu benevola. C’è un’invenzione bondistica non male. Un aggeggio da cravatta che usato con un paio di lenti a contatto a raggi infrarossi ti fa vedere attraverso i muri.
Ovviamente servono anche per vedere le carte degli avversari nelle partite a poker e come sono fatte le ragazze sotto i vestiti. Non male le due bellezze, José Greci, una delle ragazze dell’eroe, e Helga Liné, agente russo che viene eliminato troppo presto. Grande spreco di esterni, fin troppo turistici. Il cattivo ha l’ufficio nella birreria Tuborg di Copenhagen.
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CLAUDIO CALIGARI - L ODORE DELLA NOTTE
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