1. DOPO MANI PULITE ERA CRAXI-ANDREOTTI, CON RENZI I PM SI DEDICANO ALLE FAVOLE PULITE! 2. NO, NON E’ UN COLPO DI SOLE! TINTINNIO DI MANETTE ANCHE PER RE LEONE, PETER PAN, PINOCCHIO. NEL LIBRO “FAVOLE ALLA SBARRA” S’IMMAGINANO I PROCESSI AI BUONI E I CATTIVI DI ROBIN HOOD, CENERENTOLA, BIANCANEVE E ALTRE STORIE PER RAGAZZI. OGNUNA CON UN’ISTRUTTORIA, CAPI D’IMPUTAZIONE, REQUISITORIA, INTERVENTI DELLA DIFESA E SENTENZA! 3. IL LIBRO OSPITA INTERVENTI SERISSIMI DI PROCURATORI, MAGISTRATI ANTIMAFIA, AVVOCATI, QUESTURINI E DOCENTI UNIVERSITARI. MA DA RIMIRARE E CONSERVARE E’ SOPRATTUTTO LA BOMBASTICA PREFAZIONE DI PIERCAMILLO DAVIGO: “? IN BIANCANEVE I 7 NANI SONO SIMPATICI, MA BISOGNERÀ PURE PORSI DELLE DOMANDE SULLA LICEITÀ DELLA COSTRUZIONE DELLA LORO CASETTA NEL BOSCO… CHE NE SARÀ DI SOGGETTI COME IL GATTO E LA VOLPE?”

1 - I GIUDICI PROCESSANO ANCHE PETER PAN

Alessandro Gnocchi per “il Giornale

 

piercamillo davigopiercamillo davigo

Imputato Pan Peter: un anno di reclusione. Hood Robin: cinque mesi e 15 giorni, ammenda di 160 euro. Il Gatto e la Volpe: assolti dal reato loro ascritto per non aver commesso il fatto. Mangiafuoco: insufficienza di prove. De Mon Crudelia: tre anni e sei mesi di galera. Orco di Pollicino: ergastolo.

 

Sono solo alcuni dei verdetti di Favole alla sbarra. Processo ai buoni e ai cattivi dei cartoni animati (a cura di Enzo Beretta, prefazione di Piercamillo Davigo, Ultra edizioni, pagg. 234, euro 16). Nel libro, autorevolissimi magistrati, avvocati ed esponenti della polizia giudiziaria portano in tribunale, prendendosi «scherzosamente sul serio», pericolosi criminali quali Capitan Uncino e il Lupo cattivo.

 

Tutto è come deve essere: istruttoria, capi d'imputazione, requisitoria, interventi della difesa e infine sentenza. Donano il loro prezioso contributo, tra gli altri, Maurizio Muscato «estensore della sentenza di condanna a 24 anni di reclusione inflitta al senatore Giulio Andreotti», qui alle prese col caso «Re Leone»; Luciano Ghirga, «avvocato di Amanda Knox» e di Capitan Uncino; Fausto Cardella, procuratore capo dell'Aquila» già autore di indagini su Capaci, via d'Amelio e ora su Robin Hood; e tantissimi altri, tra cui spicca Piercamillo Davigo, ex protagonista della stagione di Mani Pulite.

re leone1re leone1

 

Fiabe Pulite, dunque. I risultati dei procedimenti sono davvero sorprendenti. I buoni infatti sono innocenti solo in apparenza. Non c'è dubbio che Capitan Uncino si sia macchiato di gravi delitti (6 anni di gattabuia) ma anche Peter Pan non era uno stinco di santo, infatti si becca un annetto con la condizionale «e la non menzione della condanna nei certificati del casellario» per lesioni, lesioni multiple e per «aver sottratto ai genitori esercenti la potestà» dei bambini portati sul luogo dei delitti, l'Isola che non c'è.

 

Clamorose le motivazioni della sentenza su Robin Hood, condannato a cinque mesi con generosa concessione delle attenuanti. I ripetuti furti dell'inafferrabile bandito sarebbero infatti stati commessi «per motivi di particolare valore sociale prevalente sulle contestate aggravanti». Lieto fine solo a metà per Cappuccetto Rosso. Il Lupo cattivo se la cava perché i «reati contestati sono estinti per morte del reo».

robin hoodrobin hood

 

Il Cacciatore viene assolto per aver agito «in stato di necessità ex art. 54 c.p.». Però c'è un però. Il giudice infatti trasmette «copia degli atti al Tribunale per i minorenni affinché valuti la condotta della mamma di Cappuccetto Rosso». Pinocchio era un vero pirla. Infatti il Gatto e la Volpe, oltre a Mangiafuoco, escono puliti dalle aule.

 

Ma la sentenza ordina di «trasmettere gli atti al Pm per le sue eventuali valutazioni circa i profili di responsabilità in ordine alla condotta tenuta dal Grillo Parlante». I più sfigati, comunque, sono i Sette Nani. Già Davigo, nella prefazione, si lancia in quella che, dopo il regolare processo, suona come una inquietante profezia: «In Biancaneve i Sette Nani sono simpatici ma bisognerà pur porsi delle domande sulla liceità della costruzione della loro casetta nel bosco».

 

Il tribunale ha raccolto l'invito e condannato i Sette Nani a 20mila euro di risarcimento per abuso edilizio, dannata casetta nel bosco. Drammatica la vicenda dei Tre Porcellini, sorpresi dalla polizia durante una discussione animata nel loro giardino. Insospettite dallo stato di agitazione dei tre, le forze dell'ordine hanno condotto in centrale il Porcellino Grasso, il Porcellino Grosso e il Porcellino Saggio per accertamenti.

peter pan campanellinopeter pan campanellino

 

Dopo ore di interrogatorio, i poveri maiali sono crollati, trovandosi accusati di aver causato la morte del Lupo, con l'aggravante della premeditazione, e di occultamento di cadavere. Alla fine sono stati assolti per non avere commesso il fatto, grazie ai nervi saldi della difesa. Ma riusciranno ancora a grufolare sereni come un tempo?

 

Si arriva in fondo al volume con un paio di sensazioni. La prima. Favole alla sbarra è riuscito perché arguto e divertente. La seconda, un po' meno divertente. Favole alla sbarra, pur restando nell'ambito del gioco, è il libro giusto nel Paese giusto, manettaro e giustizialista. Resta comunque una domanda di fondo: cosa ci fanno ancora a piede libero Peppa Pig e i Teletubbies?

 

2 - PREFAZIONE AL LIBRO “FAVOLE ALLA SBARRA” DI ENZO BERETTA

Piercamillo Davigo

 

pinocchiopinocchio

Si sostiene che i magistrati devono parlare solo attraverso i loro provvedimenti, ma chi afferma questa tesi non considera che spesso, per il loro inevitabile contenuto tecnico, i provvedimenti giurisdizionali sono incomprensibili ai non giuristi. Questo libro, fra il serio e il faceto, coniuga il magico mondo delle fiabe, con il metodo razionale delle indagini e del processo, con la contrapposizione delle tesi delle parti e la sintesi del giudice.

 

Tutto questo viene fatto con l’apporto di addetti ai lavori, come ufficiali di polizia giudiziaria (persino questo termine è incomprensibile ai non tecnici ed allora meglio dire investigatori di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza ecc.), avvocati, magistrati del pubblico ministero e giudici, di elevata professionalità e di grande esperienza.

 

Costoro però hanno scritto in modo piano, comprensibile, didascalico, per condurre pian piano a guardare le storie raccontate nelle fiabe, magari nella più moderna versione dei cartoni animati, con l’ottica del processo e – in questo ambito – con l’esame dei diversi punti di vista dell’accusa, delle vittime, degli accusati. L’effetto è di sorprendente interesse. Le fiabe sono fiabe, ma le norme e le procedure richiamate, anche se ovviamente semplificate, sono tutte vere. Il metodo adoperato è quello realmente in uso nelle attività di investigazione e processuali.

 

In questo modo divertente, con garbo e un sorriso, si aiutano i lettori a passare dal faceto al serio, a riflettere su grandi temi da millenni dibattuti: la legge, la giustizia, la morale l’autorità, il perdono, ma anche sulla possibile diversa valutazione di fatti e comportamenti non controversi.

 

biancaneve e i sette nanibiancaneve e i sette nani

Un esempio per tutti: il divertente cartone di Walt Disney Robin Hood viene esaminato in un “processo” nel quale si pongono una serie di problemi sulla legittimità dell’autorità, sul diritto di opporsi a essa e in quali casi, richiamando, sia pure per escluderle, le teorie sul tirannicidio che pure ebbero largo corso nell’Europa delle guerre di religione. Si legge infatti nella requisitoria della pubblica accusa: “Il Principe Giovanni e Sir Biss rispondono del modo in cui hanno determinato il Re a partire per le crociate, anche se pare ci siano testimonianze secondo cui Riccardo sarebbe partito comunque, costretto dai ‘poteri forti’.

 

Il Principe Giovanni e lo Sceriffo, per quanto antipatici, rappresentano l’autorità costituita, dalla quale si può dissentire ma alla quale non ci si può opporre con violenza, commettendo reati. Certo, così tutte le teorie tendenti a legittimare il tirannicidio vanno a farsi benedire, ma si punta a riaffermare la morale socratica di rispetto della legge in quanto tale”.

 

A volte i soggetti coinvolti e gli esiti sono sorprendenti come in Pinocchio, che ne sarà di soggetti come il Gatto e la Volpe? E la condotta del Grillo parlante è lineare? In Biancaneve i 7 nani sono simpatici, ma bisognerà pure porsi delle domande sulla liceità della costruzione della loro casetta nel bosco.

 

FAVOLE ALLA SBARRAFAVOLE ALLA SBARRA

Ancora il senso del limite e della proporzione: nella fiaba di Cappuccetto Rosso, il cattivo è il lupo, mentre il cacciatore è il salvatore della nonna e di Cappuccetto Rosso. Eppure anche il cacciatore viene processato, “per aver cagionato la morte del Lupo, senza necessità e con crudeltà”. Questa almeno è l’accusa; sulla sua fondatezza deciderà il giudice alla fine sentite le parti.

 

Questo libro non è quindi solo un passatempo, ma è anzitutto una palestra intellettuale perché aiuta a riflettere su grandi temi, a comprendere che la realtà può essere osservata da diversi punti di vista e che il giudizio di colpevolezza o di innocenza non può che intervenire alla fine del processo, non al suo inizio. La magia delle fiabe viene trasformata nella complessità del mondo che attende i ragazzi nella loro crescita e nella necessità di padroneggiarla imparando a utilizzare la ragione, per distinguere, soppesare, dirimere, fermi due principi fondamentali: verità e giustizia.

 

C’è chi sostiene che la verità non esiste o che comunque non conoscibile dagli uomini (il che fra l’altro renderebbe inutili i processi). La migliore delle risposte l’ha fornita Roberta De Monticelli, quando ha sottolineato che chi afferma che la verità non esiste, non si accorge di fare un’affermazione che pretende di essere vera. Occorrono poi le leggi, ma queste non bastano se non sono conformi a giustizia, nel senso che si devono fondare su principi che in passato venivano ricondotti al diritto naturale ed oggi alle convenzioni internazionali, come quelle sui diritti umani.

GATTO E LA VOLPEGATTO E LA VOLPE

 

Una citazione può aiutare a capire. È l’aneddoto del pirata e di Alessandro Magno, raccontato da Cicerone e ripreso da Sant’Agostino. La flotta macedone, dopo aver catturato un pirata, lo condusse al cospetto del Re, perché lo giudicasse. All’epoca non c’era la divisione dei poteri, quindi Alessandro Magno fungeva da legislatore, amministratore e giudice; c’era anche quella che oggi viene chiamata “certezza della pena”. Alessandro Magno chiese al pirata: “Con che diritto infesti i mari?”.

 

E costui, sapendo di non avere molte speranze di sopravvivere, rispose un po’ sfrontatamente: “Con lo stesso tuo diritto, solo che io lo faccio con una nave e sono chiamato pirata, tu lo fai con una flotta e sei chiamato re”.

 

Nella Città di Dio, Sant’Agostino commenta così quell’episodio: “Bandita la giustizia, che cosa sono i grandi imperi se non bande di briganti che hanno avuto successo? E che cosa sono le bande di briganti, se non imperi in embrione? Ecco il punto fondamentale. Che cosa distingue uno Stato dai clan criminali? Non è il numero di navi, soldati o poliziotti: è la giustizia.

pool mani pulitepool mani pulite

 

La disposizione più importante della Costituzione della Repubblica italiana è l’articolo 2, il quale stabilisce che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo.

Le parole sono importanti: riconosce non istituisce. Chi conferisce un diritto può anche toglierlo, ma se lo riconosce come a sé preesistente non può sopprimerlo.

Da quello che potrebbe sembrare un divertimento si arriva ai fondamenti stessi della nostra civiltà.

 

Estratto dal capitolo “Robin Hood” del libro “Favole alla sbarra - processo ai buoni e ai cattivi dei cartoni animati”, di Enzo Beretta, Ultra editore

 

Atti della polizia giudiziaria

Comunicazione di notizia di reato a carico di:

Principe Giovannni

Sir Biss

Sceriffo di Nottingham

CRAXI MANI PULITE CRAXI MANI PULITE

 

Si comunica all'Autorità Giudiziaria che presso questo Ufficio Politico si è presentata Lady Marian, nipote del Principe Giovanni governante d'Inghilterra, nonché attuale moglie di Robin Hood. All'esito della recente ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Robin Hood, Little John, Otto e Fra Tuck, la compagna dell'arciere escussa a sommarie informazioni rilasciava importanti dichiarazioni a proposito di una presunta ipnosi attraverso la quale Sir Biss, factotum e segretario del Principe Giovanni, avrebbe indotto Re Riccardo ad abbandonare il trono per immolarsi nelle Crociate in Turchia.

 

A tale azione usurpante che avrebbe consentito al Principe Giovanni di insediarsi, Lady Marian asseriva di aver fortuitamente assistito mentre si trovava a passare lungo i corridoi del castello reale. Quanto accaduto non veniva denunciato dalla testimone all'autorità locale rappresentata dallo Sceriffo di Nottingham, che mai a suo dire avrebbe esercitato l'azione penale nei confronti del sovrano, ma ne venivano messi a conoscenza gli arrestati.

PIER CAMILLO DAVIGO PIER CAMILLO DAVIGO

 

Il turn over di corone ha provocato un duplice effetto: 1) i malumori degli abitanti del villaggio, spremuti dalle tasse imposte dal Principe Giovanni e materialmente riscosse dallo Sceriffo; 2) il vivo risentimento in Robin Hood,Little John, Otto e Fra Tuck, già indagati per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro il patrimonio e la persona.

 

Lady Marian aggiungeva di aver preso parte ad un'assemblea nella foresta di Sherwood durante la quale il futuro marito aveva esposto il suo pensiero circa le benevole intenzioni di «rubare ai ricchi per sfamare i poveri». Il giorno successivo al raduno, come minuziosamente ricostruito dalle indagini, Robin Hood e il suo amico Little John si travestivano da indovine con l'obiettivo di trafugare oggetti preziosi al passaggio della carovana reale lungo King's Highway.

 

Nello specifico Robin Hood asportava con l'inganno anelli e un mantello rosso di velluto, mentre il sodale con una spada praticava un foro sulla base del forziere contenente il tesoro, incurante della presenza delle numerose guardie armate in servizio di scorta. Quell'episodio metteva in ridicolo il Principe Giovanni il quale si decideva a imporre una taglia di migliaia di sterline sulla testa del latitante Robin Hood.

 

ANDREOTTI E POMICINOeac ccc b ac b be e a ANDREOTTI E POMICINOeac ccc b ac b be e a

La testimone Lady Marian riferiva inoltre che lo Sceriffo di Nottingham, come detto incaricato esattore delle imposte, esercitava il compito in maniera fin troppo zelante, recuperando a tassazione persino il denaro che il fabbro Otto occultava nel gesso della zampa fratturata, nonché le elemosine custodite nella cassetta delle offerte nella chiesa dell' anziano benefattore Fra Tuck, il quale colpiva con una mazza di legno il pubblico ufficiale rendendosi responsabile del reato di resistenza aggravata.

 

Per tale reazione il religioso veniva tratto in arresto e Robin Hood, appresa la notizia della sua condanna a morte, si adoperava per far evadere il monaco e altri cittadini che nel frattempo erano stati reclusi per il mancato versamento dei tributi.

 

Personale di questo Ufficio inoltre accertava che pochi giorni prima della procurata evasione, al termine di una movimentata gara di tiro con l'arco in cui Robin Hood veniva catturato dalla gendarmeria, Little John minacciava il Principe Giovanni con un punteruolo alla schiena, convincendolo a liberare Hood. Persino in quella circostanza il fuggiasco riusciva a farla franca e a riparare nella foresta di Sherwood, prendendosi gioco insieme ad altri del «finto Re d'Inghilterra» salito a loro dire irregolarmente al potere.

 

FAVOLAFAVOLA

Il regnante in carica, infuriato per l'insulto riferitogli dallo Sceriffo e desideroso di catturare il suo acerrimo nemico Robin Hood, triplicava d'impeto le tasse. Contribuzioni fiscali, queste, che arricchivano i bilanci del governo ma portavano in prigione buona parte della popolazione inadempiente. Fu così che Robin Hood per intervenire in aiuto di alcuni conoscenti in stato detentivo, tra cui i seguaci Otto e Fra Tuck, si adoperava nottetempo con una carrucola per asportare sacchetti di monete d 'oro dall'abitazione privata del Principe Giovanni.

 

Nelle concitate fasi in cui le forze dell'ordine tentavano di evitare la fuga del ladro, lo Sceriffo, con lo scopo di metterlo alle strette, maldestramente incendiava la torre del castello. Alla luce di quanto sopra, questo Ufficio Politico ipotizza il reato di violenza privata in concorso a carico degli indagati Principe Giovanni e Sir Biss, e di incendio colposo per lo Sceriffo di Nottingham.

 

MASSIMO VERGATl

sostituto commissario della Polizia di Stato, ha svolto servizio di scorta a Papa Giovanni Paolo II, è responsabile della sezione investigativa della Digos di Perugia

 

FAVOLE DISNEYFAVOLE DISNEY

 

Procedimento nei confronti di:

Principe Giovanni

Sir Biss

Robin Hood

Little john

Otto, il fabbro

Fra Tuck

Sceriffo di Nottingham

 

 

Principe Giovanni, Sir Biss

A) del delitto di cui agli artt, 110, 610, 61 n. 10 e 11 c.p., perché, agendo in concorso tra loro, con abuso di relazioni domestiche e? d'ufficio, essendo il Principe Giovanni fratello e consigliere di Riccardo Cuor di Leone, Re e quindi pubblico ufficiale, coabitante nella medesima reggia, lo costringevano con violenza a partire per le crociate; essendo consistita la violenza nell'averlo, Sir Biss, ipnotizzato al punto da dominarne la volontà

 

Robin Hood, Little John, Otto, Fra Tuck

B) del delitto di cui all'art. 416 c.p. per essersi associati allo scopo di commettere più delitti contro il patrimonio e la persona, essendo Robin Hood capo e promotore.

Robin Hood, Little John

 

SIRENETTASIRENETTA

C) del delitto di cui agli artt. 110, 624, 625 n. 4 c.p., perché, agendo in concorso tra loro e al fine di trame profitto, si impossessavano eli anelli con pietre preziose e di un mantello, sottraendoli con destrezza alPrincipe Giovanni che li deteneva, mentre gli baciavano le mani.

 

D) del delitto di cui agli artt., 110,624,625 n. 2 c.p., perché, agendo in concorso tra loro e al fine di trame profitto, si impossessavano di monete d'oro sottraendole al Principe Giovanni che le deteneva , mediante effrazione di un forziere consistita nel praticare nello stesso un buco con una spada.

E) del delitto di cui agli artt. 110 c.p. ,4 L. 18.4.75 , n. 110, perché , agendo in concorso tra loro, portavano fuori della propria abitazione una spada. Tutti fatti commessi nella foresta di Sherwood.

 

F) del delitto di cui agli artt. 110,386, prima parte e cpv primo e secondo,

in relazione all'art. 385 cpv c.p., perché, agendo in concorso tra loro, procuravano l'evasione dalla prigione del religioso Fra Tuck, legalmente detenuto e condannato alla pena di morte, commettendo il fatto con violenza, minaccia e uso di armi. Fatti commessi in Nottingharn.

 

Little John

G) del delitto di cui agli artt. 611, cpv, 339 c.p. per aver usato violenza , consistita nell' afferrare il Principe Giovanni per il colletto del mantello e minacciarlo di morte con un punteruolo, per costringerlo a dare l'ordine di liberare Robin Hood, che era stato legalmente arrestato, fatto costituente il reato di procurata evasione. Fatti commessi in Nottingham.

 

biancanevebiancaneve

Fra Tuck

H) del delitto di cui all'art. 337 c.p. per aver usato violenza, consistita in bastonate, per opporsi allo Sceriffo di Nottingham, pubblico uf?ficiale, mentre, compiendo un atto del suo ufficio, riscuoteva le tasse.

I) del delitto di cui all'art. 4 cpv, L. 18.4.75, n. 110, perché, senza? giustificato motivo, portava fuori della propria abitazione una mazza di legno.

 

J) del delitto di cui agli artt. 582, 585, cpv n. 2, 61 n. 2 c.p., per aver? cagionato lesioni personali allo Sceriffo di Nottingham, colpendolo? con un bastone, al fine di commettere il reato di resistenza a pubbli?co ufficiale, di cui al capo F). Tutti fatti commessi in Nottingham.

 

Robin Hood, Little John, Otto, Fra Tuck e ignoti

K) del delitto di cui agli artt. 110, 628, cpv c.p., perché, agendo in? concorso tra loro e per procurarsi un ingiusto profitto, dopo aver? asportato sacchi di monete al Principe Giovanni, immediatamente? dopo la sottrazione, il primo usava violenza nei confronti dello Sce?riffo di Nottingham, consistita nel levargli il tappeto da sotto i piedi,? facendolo così ruzzolare, per assicurare a sé e ai correi il profitto e? per procurare a sé e ai correi l'impunità. Fatti commessi in Nottingham.

 

mani pulitemani pulite

Sceriffo di Nottingham

L) del delitto di cui all'art.449 c.p. perché, per colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia, maneggiando in maniera malaccorta una fiaccola, cagionava l'incendio di una torre del castello. Fatti commessi in Nottingham.

 

REQUISITORIA

I fatti sono pacificamente accertati e tramandati. Il Principe Giovanni e Sir Biss rispondono del modo in cui hanno determinato il Re a partire per le crociate, anche se pare ci siano testimonianze secondo cui Riccardo sarebbe partito comunque, costretto dai «poteri forti». Il Principe Giovanni e lo Sceriffo, per quanto antipatici, rappresentano l'autorità costituita, dalia quale si può dissentire ma alla quale non ci si può opporre con violenza, commettendo reati. Certo, così tutte le teorie tendenti a legittimare il tirannicidio vanno a farsi benedire, ma si punta a riaffermare la morale socratica di rispetto della legge

in quanto tale.

 

Si ritiene provata la penale responsabilità degli imputati e se ne chiede la condanna per i reati loro ascritti, alla pena come di seguito quantificara.

Principe Giovanni e Sir Biss: considerate le due aggravanti e senza? attenuanti, data la gravità degli effetti e la loro condotta prima, durantee dopo il delitto, anni 5 di reclusione; Sceriffo di Nottingham: anni 1 mesi 5 di reclusione;

 

Piercamillo DavigoPiercamillo Davigo

Robin Hood: concesse le attenuanti di cui all'art. 62 n. 1 c.p., aver? agito per motivi di particolare valore morale e sociale, e quelle generiche,di cui all'art. 62 bis c.p., in considerazione delle condizioni ambientali e personali, prevalenti su tutte le aggravanti contestate, unificati i reati sotto il vincolo della continuazione, anni 2 mesi 1 di reclusione, interamente condonati;

 

Little John, Otto, Fra Tuck: concesse le attenu anti di cui all'art. 62 n. l c.p., aver agito per motivi di particolare valore morale e sociale, e quelle generiche, di cui all'art. 62 bis c.p., in considerazione delle condizioni ambientali e personali, prevalenti su tutte le aggravanti contestate, unificati i reati sotto il vincolo della continuazione, anni 1 mesi 5 di reclusione, interamente condonati.

 

FAUSTO CARDELLA

magistrato,

procuratore capo dell'Aquila,

ha indagato sulle stragi di Capaci e via D'Amelio e sulla Banda della Magliana.

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