mario cervi indro montanelli

È MORTO A 94 ANNI MARIO CERVI, FONDATORE E POI DIRETTORE DE “IL GIORNALE” - MONTANELLI LO SCELSE COME COLLABORATORE PER CONCLUDERE LA SUA “STORIA D’ITALIA” E DI QUEI LIBRI CERVI DISSE: “IO SCRIVEVO E INDRO METTEVA LA FIRMA. MA LE SUE ERANO OTTIME PREFAZIONI”

1 - MORTO A 94 ANNI MARIO CERVI, FIRMA E TRA I FONDATORI DEL GIORNALE

Da www.ilgiornale.it

 

mario cervimario cervi

È morto Mario Cervi, una grande disgrazia per il Giornale, del quale era uno dei fondatori e una colonna importante. Ma è una sciagura anche per il giornalismo italiano, che aveva in Cervi un personaggio di primo piano per qualità e limpidezza di comportamenti.

 

La sua vita professionale è segnata da due tappe: il "Corriere della Sera" e "il Giornale".

Noi eravamo già pronti per partire quando Cervi arrivò dal Cile dove era stato inviato dal Corriere per la crisi che portò Pinochet al potere.

 

Mandammo il suo amico Corrado a spiegargli la situazione e a proporgli di aderire alla nostra iniziativa. Aderì subito per la colleganza con i tanti colleghi che erano al Giornale e per la sua grande stima per Montanelli, il quale poi lo scelse come suo collega e collaboratore per concludere la sua "Storia d'Italia". Molto avanti con gli anni era ancora giovanile sul lavoro e imbattibile per la memoria. Il rimpianto è unanime.

 

mario cervi montanelli de bortoli paolo garimbertimario cervi montanelli de bortoli paolo garimberti

2 - LA PENNA DI CERVI - “I MIEI LIBRI CON MONTANELLI? IO SCRIVEVO, LUI METTEVA LA FIRMA. MA LE SUE ERANO OTTIME PREFAZIONI” - IL GIORNALISTA HA 94 ANNI, MA ANCORA CURA LA RUBRICA DELLE LETTERE SUL ‘GIORNALE’: “INDRO ERA UOMO DI FIORETTO. OGGI, SI È PASSATI ALLE MAZZE FERRATE”

 

Giancarlo Perna per “Libero Quotidiano” del 6 giugno 2015

 

Vestito di chiaro, quasi coloniale, come si addice alla Milano afosa di questo giugno, Mario Cervi mi viene incontro sul pianerottolo nella redazione del Giornale. «Le gambe sono il mio punto debole», dice avvicinandosi lento e un po’ curvo. Poi mi abbraccia e aggiunge: «La vecchiaia è brutta. Piena di rimpianti e di rimorsi».

 

montanelli cervi storia d italiamontanelli cervi storia d italia

Cervi ha compiuto 94 anni in marzo. È giornalista da settant’anni e continua a scrivere. Ha tutti i giorni la rubrica di corrispondenza con i lettori e interviene con editoriali quando è il caso di scomodare una firma illustre come la sua. Va da sé che è di testa lucida. Per trent’anni è stato al Corriere della Sera. Quando i fumi sessantottini avvolsero Via Solferino, se ne andò con Indro Montanelli per fondare il Giornale.

 

Accadde nel 1974 e nessuno dei due era di primo pelo. Indro aveva 65 primavere e Mario, sia pure minore di dodici anni, aveva già i capelli grigi. Oggi quei capelli sono candidi da sembrare una matassa di cotone sotto il sole che filtra dalla finestra della sua stanza dove ci siamo appena seduti. Pende sulla parete una foto in bianco e nero di lui e Indro che ridono allegri. «La vera amicizia e intimità di pensieri con Montanelli», dice Mario, «è venuta con i libri che abbiamo scritto insieme».

 

È stato dopo la fondazione del Giornale. Prima, al Corriere, i due appartenevano, per così dire, a un diverso universo giornalistico. Il più anziano, Indro, era nel gruppo degli eccelsi. Mario era già importante ma non nell’empireo. Sono tredici i libri a doppia firma, Cervi e Montanelli, gli ultimi della chilometrica Storia d’Italia, iniziata da Indro negli anni 50. Mario aveva già all’attivo alcuni libri suoi. Uno era L’aviatore e faceva parte di una collana sui mestieri. Mario l’ha scritto perché fresco di un brevetto di pilota all’Aeroclub di Linate.

 

montanelli cervi la fondazione del giornalemontanelli cervi la fondazione del giornale

Passione, quella del volo, che gli è rimasta per anni. E che fa il paio con quella per lo sci d’acqua durata fino ai suoi ottanta e passa. Il privilegio di vederlo volteggiare tra le onde fu però riservato ai soli greci, perché è sulle coste dell’Eubea - dove ha casa e trascorre ogni estate- che Cervi si esibiva. La Grecia, dove Mario ha combattuto nel 1941, è la sua seconda patria. Sull’occupazione italiana di quel Paese, Cervi ha scritto il suo libro più importante e tradotto, Storia della guerra di Grecia.

 

Qui, durante il conflitto, ha conosciuto Dina Ciamandani, la futura moglie, perché è nella sua casa che trovò rifugio dopo essere sfuggito ai nazisti. «Eri andato per conquistare la Grecia e sei stato conquistato tu. Com’è sposare il nemico?», chiedo. «Il cambiamento da nemico e ad amico in Grecia è stato immediato», racconta. «Dal momento in cui i tedeschi divennero i cattivi, le colpe degli italiani vennero rimosse». «Fai ancora i bagni nei mari dell’Eubea?», domando.

Mario Cervi Mario Cervi

 

«Mi immergo. Per scendere in acqua devo percorrere un pontile e malfermo come sono, ho figli e nipoti che mi scortano come un trasporto della Gondrand», ride. «Hai avuto consolidata fama di tombeur de femmes», lo canzono. Mario si fa cupo e sembra sprofondare di più nella sedia. «Mi suona male», dice.

 

«Lo sento come un fatto negativo del mio passato. Ho molti rimorsi verso mia moglie. Io credo di essere una persona buona. Ma la persona con cui sono stato meno buono è stata lei che pure ho amato tanto». Nella sua voce incrinata, c’è la desolazione delle cose irrimediabili, poiché Dina è morta otto anni fa.

 

Il solo giornalista che ti tenga testa per fama ed età è Eugenio Scalfari. Vedi tra voi altre affinità? «Direi di no. A Scalfari, che conosco poco, non ho risparmiato qualche punzecchiatura. Recensendo sul Giornale il suo compiaciuto La sera andavamo in Via Veneto segnalai i continui sbagli nelle citazioni francesi. Mi scrisse piccato, con copia a Indro, che mi ero fermato alle quisquilie anziché cogliere la sua grandezza». Com’è che Indro ti associò alla Storia d’Italia? «Eravamo al ristorante, da Elio, poco dopo il debutto in edicola del Giornale. Gli chiesi: “A quando il seguito di Italia in camicia nera?”.

 

cervi mariocervi mario

“Ora che sono direttore non ho più tempo”, disse Indro sconsolato. “Continuiamo insieme”, lasciai cadere. Non rispose ma l’indomani mi allungò due paginette dicendo: “Avevo cominciato così un capitolo mai aggiunto al precedente volume”. Lo completai e divennero il primo capitolo del libro successivo, Italia Littoria. Fu così che cominciammo». Vero che scrivevi tu e Montanelli aggiungeva la firma?

 

is90 debortoli mario cerviis90 debortoli mario cervi

«È così. Le introduzioni o postfazioni erano però di Indro e davano il tocco di grazia». Il tandem con lui ti ha dato fama, ma sei passato per spalla. «Lo sono stato. Mai preteso di scrivere bene come Indro. La mia scrittura era però compatibile con la sua e nessuno si è accorto che ci fosse un’altra mano». I vostri spiriti erano affini? «Sì e tendevamo al pessimismo. Eravamo entrambi dei vecchi conservatori. Lui più anarchico, io più uomo d’ordine. Al referendum del ’46 votammo l’opposto: lui monarchia, io repubblica perché avevo forte il ricordo della vergogna di cui il re si era macchiato con l’8 settembre».

 

Qual è la tua specifica bravura giornalistica? «Credo di essere stato chiaro, credibile e, nei limiti del possibile, onesto. Aggiungo: mai si troverà traccia di un intervento politico in mio favore perché avessi un incarico». L’eccellenza di Indro? «La perfezione della lingua e la chiarezza dei concetti. Poteva essere smentito facilmente perché si capiva cosa diceva». Un episodio che lo caratterizzi? «Una battuta che ne sintetizza raffinatezza e indulgenza. Ci giunse, per recensirlo, il saggio di uno stimato collega.

 

is02 mario cervi moglieis02 mario cervi moglie

 “Che ne facciamo?”, chiesi. Montanelli, che i libri li capiva a fiuto, lesse qua e là. Aggrottò la fronte e disse: “Il libro non vale niente. Se ne può anche parlare bene”». Quale giornalista gli affiancheresti per grandezza? «Nessuno come scrittore: è un fuoriclasse irraggiungibile. Ma il giornalismo è fatto di tante cose. In altro, molti sono più bravi di lui. Per esempio, Enzo Biagi, nell’organizzare l’azienda Biagi - ossia nello sfruttare la propria opera - è ineguagliato».

 

montanelli  cervi storia d italiamontanelli cervi storia d italia

Montanelli batte la porta del Giornale quando il Cav si candidò. Ebbe ragione? «Fece questo ragionamento: con la tua entrata in politica, se scrivo bene di te sarò un servo; se scrivo male, un ingrato. Impeccabile. Sbagliò invece ad andare via d’impeto, fondando la Voce e abbracciando un antiberlusconismo feroce. I suoi lettori non capirono». Fu ingiusto verso il Cav? «Berlusconi lo adorava e ha continuato ad amarlo. Meglio se Indro fosse andato subito al Corriere come poi ha fatto».

 

Com’è cambiato il Giornale senza Montanelli? «Indro era uomo di fioretto. Oggi, si è passati alle mazze ferrate. Il vecchio Giornale era fatto di persone anziane, ma era giocoso. Uno di noi, Angelo Conigliaro, disse una volta a Montanelli: “Grazie Indro. Ci hai regalato una seconda vecchiaia”». Avere per proprietario un capo partito è giornalisticamente micidiale. «Imbarazzante e fonte di limitazioni fortissime. Indro ammirava il talento mentre oggi si nega ogni talento all’avversario».

 

Che intendi? «Io, per esempio, apprezzo Francesco Merlo. Che sia di Repubblica non mi impedisce di leggerlo con interesse. Ai colleghi di ogni sponda non rimprovero tanto la faziosità quanto di scrivere cose che non pensano solo perché fanno parte di uno schieramento». Chi scrive sui giornali di destra è un paria. «Mentre il più scatenato e imbecille di sinistra può diventare direttore di giornale. Triste realtà».

biagi bocca montanellibiagi bocca montanelli

 

Montanelli al Giornale avrebbe evitato la deriva o sarebbe stato travolto pure lui? «Sarebbe stato travolto. Lo era già stato. Negli anni di piombo, Camilla Cederna diceva di lui: “Ha la nuca fascista”. L’aveva piatta e lei faceva la lombrosiana a buon mercato». A parte Indro, l’uomo più significativo del Giornale?

 

«Vittorio Feltri che ne ha raccolto la difficile eredità. Feltri ha un pregio: non si libera mai della sua indipendenza». Dopo lunga frequentazione dell’aldiquà, sei curioso dell’aldilà? «Non sono credente. Sarei felice di pensare che me ne vado a vedere i miei cari, mia moglie, mia madre. Ma non riesco a crederci».

9i65 mario cervi bassolino9i65 mario cervi bassolino

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini difesa riarmo europeo

DAGOREPORT - SALVATE IL SOLDATO SALVINI! DA QUI ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, SARANNO GIORNI DA INCUBO PER IL PIÙ TRUMPUTINIANO DEL BELPAESE - I DELIRI DEL “BIMBOMINKIA” (COPYRIGHT FAZZOLARI) SU UE, NATO, UCRAINA SONO UN OSTACOLO PER IL RIPOSIZIONAMENTO DELLA DUCETTA VERSO L'EURO-CENTRISMO VON DER LEYEN-MERZ, DESTINAZIONE PPE – AL VERTICE DELL’AJA, LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” HA INIZIATO INTANTO A SPUTTANARLO AGLI OCCHI DI TRUMP: SALVINI È COSÌ TRUMPIANO CHE È CONTRARIO AL RIARMO E PROFONDAMENTE OSTILE AI DAZI... - MA SE DA AJA E BRUXELLES, SI SCENDE POI A ROMA, LA MUSICA CAMBIA. CON UNA LEGA SPACCATA TRA GOVERNATORI E VANNACCI, SALVINI E' UN'ANATRA ZOPPA. MA UN ANIMALE FERITO È UN ANIMALE PERICOLOSO, CAPACE DI GETTARE ALLE ORTICHE IL SUO GOVERNATORE ZAIA E TENERE STRETTO A SE' PER ALTRI DUE ANNI IL POTERE IN LOMBARDIA - IL BIG BANG TRA I DUELLANTI È RINVIATO ALL’ESITO DELLE REGIONALI (E CALENDA SI SCALDA PER SALIRE SUL CARRO DELLA FIAMMA...)

malago meloni abodi fazzolari carraro

DAGOREPORT - CHE LA CULTURA POLITICA DEI FRATELLINI D’ITALIA SIA RIMASTA AL SALTO NEL “CERCHIO DI FUOCO” DEL SABATO FASCISTA, È STATO LAMPANTE NELLA VICENDA DEL CONI - QUANDO, ALLA VIGILIA DELL’ELEZIONE DEL SUO CANDIDATO LUCIANO BUONFIGLIO ALLA PRESIDENZA DEL CONI, QUEL DEMOCRISTIANO IN MODALITÀ GIANNI LETTA DI GIOVANNINO MALAGÒ SI È FATTO INTERVISTARE DA “LA STAMPA” ANNUNCIANDO DI ESSERE UN “PATRIOTA” CHE “FA IL TIFO PER IL GOVERNO MELONI”, HA INVIATO AI MUSCOLARI CAMERATI DISDEGNOSI DELLE REGOLE DELLA POLITICA (DIALOGO, TRATTATIVA, COMPROMESSO) IL SEGUENTE MESSAGGIO: ORMAI È TARDI PER FAZZOLARI DI INCAZZARSI CON ABODI; DA TEMPO VI HO DETTO CHE AVETE SBAGLIATO CAVALLO QUANDO AVEVATE A DISPOSIZIONE UNO CHE È “PATRIOTA” E “TIFA MELONI”, CHE HA ALLE SPALLE IL SANTO PATRONO DEGLI INTRIGHI E COMBINE, ALIAS GIANNI LETTA, E DOPO DODICI ANNI ALLA GUIDA DEL CONI CONOSCE LA ROMANELLA POLITICA COME LA SUA FERRARI…(SALUTAME 'A SORETA!)

FARE SESSO A 40 GRADI (ALL’OMBRA): COSA SUCCEDE AL NOSTRO CUORE? - IL SALVA-VITA DEL PROF. COSIMO COMITO: “IN CONDIZIONI NORMALI E CON LA GIUSTA TEMPERATURA, UN RAPPORTO SESSUALE EQUIVALE A FARE 2-3 PIANI DI SCALE A PASSO SVELTO. LO STESSO RAPPORTO IN UN AMBIENTE CALDO-AFOSO, LO SFORZO EQUIVALE A FARE 4-5 PIANI DI SCALE A PASSO SVELTO. IN TAL CASO, GLI UOMINI CHE HANNO PIÙ DI 50 ANNI COME FANNO SCIENTIFICAMENTE AD ESCLUDERE LA POSSIBILITÀ DI AVERE UN INFARTO O UN ICTUS AL POSTO DELL’ORGASMO? (ATTENZIONE ALL’”AIUTINO”)…”

elly schlein giorgia meloni giuseppe conte matteo salvini elezioni

DAGOREPORT - COME FAR FUORI IL NEMICO PIÙ INTIMO E VIVERE FELICI? È LA DOMANDA CHE TORMENTA DA UN PEZZO GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI APPENA SI APPALESA LA SILHOUETTE SOVRAPPESO DI MATTEO SALVINI - RIPOSTO IN CANTINA IL PREMIERATO, BRUCIATO IL VOTO ANTICIPATO, CHE FARE? ALLE MENINGI DEI FAZZOLARI E DEI LA RUSSA È SPUNTATA LA RIFORMA ELETTORALE CHE NON SOLO PENALIZZEREBBE LA LEGA A FAVORE DI FRATELLI D'ITALIA MA TOGLIEREBBE DI MEZZO LE CHANCE DI VITTORIA DI UN’OPPOSIZIONE MIRACOLATA IN “CAMPO LARGO” - E QUI ARRIVA IL BELLO: COME FAR INGOIARE A PD-ELLY IL ROSPO DI UNA LEGGE ELETTORALE CHE LI PENALIZZA? C'EST FACILE! SE QUEEN GIORGIA VUOLE ASFALTARE SALVINI, ANCHE LA DUCETTA DEL NAZARENO SOGNA DI TOGLIERSI TRA I PIEDI QUELLA QUOTIDIANA ROTTURA DI COJONI DI GIUSEPPE CONTE…

riarmo armi pedro sanchez elly schlein giorgia meloni giuseppe conte donald trump

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI! DUE SVALVOLATI SI AGGIRANO PER L’EUROPA: PEDRO SANCHEZ E ELLY SCHLEIN – CON LA NATO MORENTE (TRUMP SOSTIENE CHE L'ARTICOLO 5, CARDINE DELL'ALLEANZA, SI DEBBA "INTERPRETARE"), I DUE SINISTRATI DEL PSE, CHE INSIEME AL PPE SOSTENGONO LA MAGGIORANZA URSULA, MINACCIANO DI STACCARE LA SPINA DICENDO "NO" AL RIARMO UE: UN "NO" CHE SAREBBE UN REGALONE ALLA GIORGIA DEI DUE MONDI CHE NON VEDE L'ORA DI DIVENTARE LA STAMPELLA DEL PPE (DOVE E' ATTESA A BRACCIA APERTE: AL VERTICE DELL'AJA HA SEDOTTO A COLPI DI SMORFIE TRUMP SUI DAZI AL 10% ALL'UE) - LA MOLLA DI TANTO TAFAZZISMO GEOPOLITICO DI ''FALCE & MART-TELLY'' È IDEOLOGICA, TROVANDOSI STRETTA TRA L'INCUDINE DEI RIFORMISTI PD E IL MARTELLO A CINQUESTELLE DI CONTE, CHE L'HA SCAVALCATA A SINISTRA A SUON DI MANIFESTAZIONI, SLOGAN E PROCLAMI "ARCOBALENO", SORPASSANDO PERFINO AVS - E TRA I DUE LITIGANTI, LA DUCETTA SE LA GODE... 

elly e alessandro onorato, goffredo bettini e dario franceschini, matteo renzi , ernesto maria ruffini schlein giuseppe conte

DAGOREPORT - ‘’AAA CERCASI UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE’’. IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027, ANCHE LA DUCETTA DEL NAZARENO, ELLY SCHLEIN, HA CAPITO CHE NON BASTA UN’ALLEANZA CON CONTE E FRATOIANNI PER RIMANDARE NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO IL GOVERNO MELONI. PER SPERARE DI VINCERE, OCCORRE DAR VITA A UN NUOVO ULIVO PRODIANO CAPACE DI FEDERARE LE VARIE ANIME DEI CENTROSINISTRATI, AL PARI DELLA DESTRA DOVE SI SFANCULANO DA MANE A SERA MA ALLA FINE IL COLLANTE DEL POTERE È PIÙ FORTE DELLA LORO EGOLATRIA – IL PRIMO A METTERSI IN MOTO È STATO MATTEO RENZI CHE, DA ABILISSIMO MANOVRATORE QUAL È, SI È TRASFORMATO IN UN ARIETE MEDIATICO DELL’OPPOSIZIONE – ALLA DISPERATA RICERCA DEL CENTRO PERDUTO, DOPO SALA E RUFFINI, OGGI SCENDE IN CAMPO ALESSANDRO ONORATO, ASSESSORE AL TURISMO DEL CAMPIDOGLIO, CHE MIRA A FEDERARE UNA RETE RIFORMISTA FORMATA DALLE PRINCIPALI REALTÀ CIVICHE DI CENTROSINISTRA PRESENTI IN ITALIA PER TOGLIERE L'ESKIMO A "FALCE E MART-ELLY''...