michele cucuzza

TOH, È RIAPPARSO CUCUZZA – LO STORICO CONDUTTORE DEL TG2 E DE “LA VITA IN DIRETTA”, GLI INIZI CON RADIO POPOLARE, GLI ANNI DELLA RAI E L’ARRIVO A TELENORBA – “ENRICO MENTANA E ANTONIO DI BELLA SONO I MIGLIORI GIORNALISTI ITALIANI. NON SONO PIÙ UN DIPENDENTE RAI DAL 1998, MA MI FA PIACERE CHE LA GENTE SUI SOCIAL MI CHIEDA DOVE PUÒ VEDERMI” – “L’ANNO SCORSO HO INTERVISTATO BERLUSCONI PER LA PRIMA VOLTA E MI HA DETTO…”

Maurizio Caverzan per “la Verità”

 

michele cucuzza 2

Michele Cucuzza, perso di vista per dissolvenza. Quando lo abbiamo visto rispuntare su Italia 1, alla postazione social di 90 Special condotto da Nicola Savino, abbiamo detto in coro: «Già, Michele Cucuzza! Ma che fine aveva fatto?».

 

Un conduttore tv, un volto Rai, un giornalista autorevole, protagonista di una dissolvenza, come si dice nel gergo cinematografico, era un inedito. La singolarità è proprio nel divorzio consensuale dalla Rai.

 

michele cucuzza 3

Una figura giuridica e mediatica introvabile nel villaggetto globale italiano, dove si danno la rottura rumorosa, le dimissioni di protesta, la cacciata più o meno esplicita, l' uscita polemica. Cucuzza no, si è dissolto in sordina.

 

«Per la verità la mia non è neanche una vera uscita», racconta seduto in un bar di Roma, zona Prati. «Continuo a collaborare con la Rai, in particolare con Radio 1 dove, con Tiziana Di Simone, conduciamo Caffè Europa, il programma settimanale del sabato mattina. Adesso, appena finisco di parlare con te vado a Saxa Rubra a registrare».

 

Lui è così, uno semplice, che non si fa problemi. C' è un masso sulla strada? Corregge agilmente il passo e prosegue senza farci caso.

michele cucuzza 1

 

La tua forza è l' amore per il giornalismo in tutte le sue declinazioni?

«La molla è questa. In tv i direttori cambiano e cercano di rinnovare. Magari scelgono, giustamente, qualcuno più giovane. Io mi sono dato da fare, mi sono occupato delle mie due figlie, Carlotta e Matilde, e ho scritto un paio di libri».

 

Che libri sono?

«Libri da giornalista. Uno s' intitola Il male curabile (Rizzoli), ed è un' indagine fatta con Mauro Ferrari, il matematico che dirige il Methodist Hospital Research Institute di Houston, dove combatte il cancro con l' applicazione delle nanotecnologie. Il secondo è Gramigna. Volevo solo una vita normale (Piemme), la storia di Luigi Di Cicco, un ragazzo in fuga dalla camorra che ora vive a Civitavecchia e da cui Sebastiano Rizzo ha tratto un film».

gigi marzullo michele cucuzza sabina paolo e corrado guzzanti francesca reggiani

 

Oltre ai libri?

«Collaboro con Il Corriere dell' Umbria, diretto da Franco Bechis, e continuo a fare tv.

Antonio Azzalini, ex vicedirettore di Rai 1, che ora dirige Telenorba, mi ha proposto di condurre Buon pomeriggio con Mary De Gennaro, un programma leggero, con ospiti, musica, lifestyle.

 

Infine, ho scoperto di avere estimatori anche a Mediaset. Poco meno di un anno fa il direttore delle risorse artistiche, Giorgio Restelli, mi ha chiesto di entrare nel cast del programma di Savino».

 

michele cucuzza 5

Che rapporto professionale hai con la Rai?

«Dal 1998, una volta staccato dal Tg2, non sono più un dipendente. Quando ho iniziato a condurre La vita in diretta sono diventato un collaboratore esterno».

 

Scelta di vita professionale o di vita e basta?

«Una non scelta. Dopo La vita in diretta ho fatto Unomattina. Poi Mauro Mazza, il direttore di Rai 1 di allora, è passato ad altro incarico e le cose sono cambiate.

 

Ora mi fa piacere che tanta gente sui social mi chieda dove può vedermi. Telenorba è la più grande tv regionale italiana, ha anche un accordo con una tv siciliana. Così, io catanese, vado in onda anche nella mia terra».

 

Qual è la tua maggiore soddisfazione professionale?

«Sono contento di aver modulato il giornalismo nei diversi linguaggi, la scrittura, la televisione, la radio...».

 

MICHELE CUCUZZA

Quale servizio ti ha dato più adrenalina?

«Al Tg2 lavoravo nella redazione esteri. Dopo l' occupazione del Kuwait, quando si pensava che Saddam Hussein avrebbe invaso anche l' Arabia, ho seguito la preparazione della guerra alla quale partecipava anche la spedizione italiana.

 

Poi ho coperto i funerali di Lady Diana e di Madre Teresa, due celebrazioni apparentemente molto lontane tra loro. Madre Teresa era l' ultima degli ultimi, che aveva fatto del soccorso ai diseredati la sua missione. Diana era una principessa che negli ultimi anni si era impegnata nelle campagne contro le mine e per i bambini colpiti dall' Hiv».

 

Difficile fare servizi così a Telenorba.

«Mica vero. Nel maggio 2017, per esempio, ho avuto l' opportunità d' intervistare Silvio Berlusconi che non avevo mai intervistato prima.

 

MARIO CAPANNA

Con me c' era anche Rita Dalla Chiesa, inviata da Radionorba. Andammo a Palazzo Grazioli e in quell' occasione Berlusconi mi diede la sensazione di credere in un suo grande ritorno, cominciando dalle elezioni regionali che dovevano tenersi poche settimane dopo.

 

La cosa più divertente, però, fu un' altra».Sentiamo.«Mentre aspettavamo il via dagli operatori per iniziare, mi disse: "È meglio se si abbottona la giacca". Essere un uomo di televisione è più forte di lui».

 

Alla Rai come sei arrivato?

«Da Radio popolare di cui, con Piero Scaramucci poi direttore, sono stato tra i fondatori. Nel 1976 era vicina al Movimento studentesco di Mario Capanna. Dopo un po' arrivarono Gad Lerner e Nini Briglia: eravamo una radio di sinistra, ma professionale.

michele cucuzza 4

 

Scaramucci insisteva: "Non dovete dire quello che i nostri ascoltatori si aspettano, ma dare più notizie degli altri, dobbiamo avere una cosa in più, un dettaglio, una voce in più".

Facevamo dieci edizioni al giorno di gr, diventai giornalista professionista».

 

Avevate il sacro fuoco.

«Già. A proposito di ricordi e adrenalina, nel 1980 Sandro Pertini venne in visita a Milano. Ero barbuto, cappellone ed emozionato.

 

Lui doveva andare al Castello Sforzesco. Con gli altri colleghi ci avvicinammo alla macchina: "Benvenuto a Milano, presidente!". E lui: "Bella barba, giovanotto. Cosa ci fa con quel baracchino", disse alludendo al registratore. "Sarei felice se mi desse una dichiarazione", mi ero preparato qualche domanda.

madre teresa con sandro pertini

 

"Però a un patto", replicò, "mi devi dare del tu". "D' accordo, presidente. Siamo una radio vicina ai giovani e ai lavoratori"».

 

Non dicesti che eravate del Movimento di Capanna

«Stavamo prendendo le distanze. Però qualche anno dopo, ormai lontano da quegli ambienti, fu proprio un ragazzo del movimento a segnalarmi che un giornalista della Rai di Milano era diventato parlamentare e che in Corso Sempione avevano bisogno di rimpiazzarlo.

 

Così iniziò la trafila dei contratti di due mesi, seguiti da un periodo d' interruzione. Lavoravo soprattutto per il Gazzettino padano, ma ogni tanto si faceva qualcosa per la tv, soprattutto d' estate. Fu il grande Bruno Ambrosi a insegnarmi come si scriveva un pezzo partendo dalle immagini. Nel luglio del 1985 mi assunsero».

mario andretti e michele cucuzza

 

Da Milano a Roma?

«A fine '87 sia il Tg1 che il Tg2 mi proposero di venire a Roma, nella redazione cronaca. Solo che il Tg2 mi propose anche di provare la conduzione. Il Tg2 era d' ispirazione socialista e la cosa non mi dispiaceva.

 

Il direttore era Alberto La Volpe. Ricordo che aveva preparato una serie di speciali intitolata Lezioni di mafia con Giovanni Falcone ospite fisso. Dopo la strage di Capaci, la prima puntata andò in onda con la sedia vuota: "Qui doveva esserci Giovanni Falcone"».

 

Hai mai subito pressioni politiche?

barbara d'urso 7

«No, mai niente. Non ero al politico, facevo la cronaca o gli esteri. La scuola del Gazzettino padano mi è sempre tornata utile: i nostri servizi devono essere apprezzati da tutti, dobbiamo riferire tutte le posizioni, il sindaco, le opposizioni».

 

Mantieni buoni rapporti con la Rai, ma lavori parecchio a Mediaset.

«Vero. A 90 Special mi sono molto divertito. Mi hanno fatto fare il pezzo da '90, riferendosi al momento in cui ero in auge al Tg2. Teoricamente dovevo essere il social media manager del programma, in realtà recitavo da stupito, spaesato».

 

Il classico nativo analogico.

«Io sono sempre connesso, Facebook, Instagram, Twitter. Tutto scorre dentro lo smartphone».

 

Dopo 90 Special è arrivato il ruolo di opinionista a Domenica Live. Come ti trovi con Barbara D' Urso?

«Benissimo. Barbara la conoscevo già, nel suo show sto imparando a fare interventi lampo, sintesi e densità allo stesso tempo. Il programma è pieno di storie e fa ottimi ascolti».

 

ENRICO MENTANA

 

Qualche volta eccede nel trash?

«Direi di no. La tv generalista è per tutti, non solo per chi è sofisticato, ma Barbara la sa fare benissimo. E poi ci sono gli autori a decidere».

 

Tra Enrico Mentana, Michele Santoro, Milena Gabanelli e Bruno Vespa a chi ti senti più affine?

«Direi a Enrico Mentana che, insieme ad Antonio Di Bella, è il miglior giornalista televisivo italiano. Sono due giornalisti del telegiornale, come me. Ho avuto la fortuna di lavorare con entrambi. Con Di Bella eravamo insieme a Milano, lui al Tg1 io al Tg2.

 

antonio di bella

Seguimmo la morte di Sindona nel supercarcere di Voghera. Lui era più giovane, ma imparavo dal suo talento.

 

Mentana l' ho avuto come vicedirettore a Roma, sapeva sempre tutto: tempestività unita a grande capacità comunicativa».

 

Oggi cosa guardi oggi in tv?

«I canali all news, tutti: Tgcom, Skytg, Rainews. I talk politici, per imparare da quello che fanno gli altri. E poi mi piacciono le serie: da Lost fino a Revenge, che ho scoperto tardivamente».

 

La preferita degli ultimi anni?

«Forse Gomorra e Suburra, su Mafia capitale. Mi ha preso anche Es17, un docufilm di Sky sull' ascesa e la fine di Emanuele Sibillo, capo della paranza dei bambini raccontata da Mariarka Savarese e dalle immagini delle telecamere di sorveglianza».

giletti

 

Chi sono i tuoi amici nel mondo della tv?

«Ho ottimi rapporti con Carlo Conti. Poi ci sono tanti rapporti di colleganza e stima reciproca, con Massimo Giletti, Antonella Clerici, Fabio Fazio».

 

Un progetto non ancora realizzato?

«Mi basta continuare a fare questo lavoro in tutte le sue declinazioni. Possibilmente con la stessa passione di quando ho cominciato a Radio Popolare».

Ultimi Dagoreport

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…