IL “FATTO” RICICCIA LE MISERIE DELLA RAI BERLUSCONA E CARLO VULPIO S’INCAZZA: “SCOPRONO ORA QUELLO CHE HO SCRITTO CON MAURO MASI 4 ANNI FA. SPERIAMO RICONOSCANO ANCHE CHE SANTORO LASCIÒ LA RAI PERCHÉ VOLEVA UNA MONTAGNA DI SOLDI” - E FACCI AGGIUNGE IL CARICO

CARLO VULPIO CARLO VULPIO

1 - LETTERA DI CARLO VULPIO A DAGOSPIA

Caro Dago, vedo che al Fatto quotidiano si accorgono, quattro anni dopo la pubblicazione del libro “Un nemico alla Rai” (Marsilio) scritto da me insieme con Mauro Masi, ex direttore generale della Rai,  che Masi “non se la sentì di adottare un secondo editto bulgaro” contro Santoro and company, ovvero contro i paladini, scrivono quelli del Fatto, “della controinformazione”.  Evviva. Quelli del Fatto (maiuscolo) sono costretti a riconoscere, sebbene quattro anni dopo, un dato di fatto (minuscolo).

 

Adesso mi aspetto che fra altri quattro anni riconoscano - com’è scritto e documentato nel citato libro che i “paladini” fingono di non aver letto - riconoscano anche che Santoro ha lasciato la Rai non perché qualcuno lo abbia mai censurato (versione taroccata a uso degli imbecilli), ma perché voleva una montagna di milioni di euro, donde il suo nickname Sant’Oro.  Questione di soldi, né più, né meno. In nome della libertà di informazione però, vuoi mettere.

Carlo Vulpio

 

CARLO VULPIO MARIA GIOVANNA MAAGLIE MAURO MASI CARLO VULPIO MARIA GIOVANNA MAAGLIE MAURO MASI

2 - SCOOP DEL «FATTO»: RAI LOTTIZZATA DAI PARTITI

Filippo Facci per “Libero quotidiano”

 

Uno scoop è uno scoop, e agli amici del Fatto Quotidiano va reso l’onore delle armi. Soprattutto dopo la stupefacente scoperta che hanno fatto ieri, e cioè che:

 

1) La Rai è governata dai partiti;

2) I partiti esprimono i consiglieri della Rai, e uno di questi partiti (Forza Italia) anche nel 2010 esprimeva il consigliere Antonio Verro;

3) Antonio Verro rispondeva al partito che l’aveva nominato (Forza Italia) e a chi occasionalmente lo comandava e comandava, di passaggio, anche il governo: ora ce ne sfugge il nome;

masi santoro masi santoro

 

4) Antonio Verro dunque, in una scandalosa epistola col capo del partito e del governo - risalente al 25 agosto 2010 e pubblicata ieri dal Fatto Quotidiano - riferisce di alcuni programmi televisivi che gli paiono ostili al partito e al governo: e che cosa riferisce? Che lui non può farci un tubo, e infatti non farà un tubo, perché i programmi sono già nel palinsesto che è stato deciso dal direttore generale;

 

LETTERA DI ANTONIO VERRO A BERLUSCONILETTERA DI ANTONIO VERRO A BERLUSCONI

5) Antonio Verro si limita a dire, perciò, che cercherà di fare ciò che andrebbe fatto comunque, sempre: garantire che il pubblico presente nei programmi non sia tutto di parte (avversaria) e quindi sorvegliare che non sia troppo di parte anche la scelta degli ospiti: cosa che - osserviamo noi - oltretutto non gli riuscirà;

 

6) Infine Antonio Verro, nominato da un partito e scrivendo al capo di questo partito, il quale conosce da quarant’anni, auspica che il prossimo direttore di Raidue appartenga allo stesso partito, e non - incredibile - a un partito avversario; e addirittura auspica che il direttore generale della Rai controlli l’operato del direttore di Raitre, notoriamente gradito alla sinistra: cioè che faccia il suo lavoro.

 

antonio verroantonio verro

Come si dice in questi casi: è veramente una cosa inaudita. Ora: va detto che tutto questo, il Fatto Quotidiano, l’ha spalmato in tre pagine di giornale compresa la prima, e i titoli sono questi: «L’editto bulgaro bis», «Sabotiamo otto programmi anti-B», «Così neanche nello Zimbabwe». Il pacchetto comprende l’indignatoriale di Marco Travaglio, una disamina dell’epistola di Antonio Verro parola per parola (arricchita con vaniloqui sociologici sicuramente scritti da Antonello Caporale) e poi una sbrigativa intervista ad Antonio Verro che in parte nega d’aver mai scritto una lettera del genere, infine un ripescaggio di vecchie intercettazioni del 2009 in cui l’ex direttore generale della Rai e l’ex commissario dell’Agcom si lagnano dell’invadenza di Berlusconi, il quale, in effetti, avrebbe voluto bloccare Annozero e persino Parla con me, programma di Serena Dandini di discutibile rilievo. Nota: non gli riuscì neanche questo, ma è il pensiero che conta.

 

Michele Santoro ad AnnozeroMichele Santoro ad Annozero

Bene, come commentare tutto questo? Al Fatto Quotidiano hanno messo le forche avanti e hanno già previsto «sorrisetti e spallucce» o addirittura silenzio: noi invece ne scriviamo volentieri, ma non per liquidare il tutto con cinismo, bensì per concludere - per la milionesima volta - che questa è la Rai, punto. È tutta la Rai, da sempre la Rai, per sempre - di questo passo - la Rai, soprattutto per tutti i partiti, la Rai.

 

È la Rai, non tanto «il più mostruoso conflitto d’interessi dell’Occidente» come commenta l’ossessionato Travaglio, riferito a tal Berlusconi. Quanto alle dimissioni di Antonio Verro invocate dal Fatto - il consigliere, va detto, ha reagito con grande seraficità - non ce ne frega niente: tanto, sinché la Rai rimane questa, appunto, un consigliere vale l’altro, e persino ogni finta riforma vale l’altra.

 

santoro annozero santoro annozero

Non c’è stato - neppure ’stavolta - nessun particolare editto bulgaro: c’è stata solo la maniera sgraziata in cui Forza Italia ha cercato di controllare ciò che riteneva dovesse o potesse controllare, questo in virtù di ordinarie lottizzazioni e spartizioni che la sinistra ha sempre gestito con più mestiere. Ma che, nella sostanza, era un sistema che l’accomunava a tutti gli altri: al punto che Antonio Verro ha detto, ieri, che quanto accadeva nel 2010 è comunque «niente, ma proprio niente in confronto a ciò che accade oggi».

 

Vero o meno che sia, forse il punto non è che Verro e Berlusconi attribuissero i seguenti programmi alla sinistra: Annozero di Michele Santoro, Ballarò di Giovanni Floris, Che tempo che fa di Fabio Fazio, Parla con me di Serena Dandini, In mezz'ora di Lucia Annunziata, Linea Notte Tg3, Report di Milena Gabanelli e Glob di Enrico Bertolino.

 

Margherita Granbassi carabiniere e campionessa di fioretto in occasione della prima puntata di Annozero edizione Ansa Margherita Granbassi carabiniere e campionessa di fioretto in occasione della prima puntata di Annozero edizione Ansa

E il punto non è neanche che alcuni di questi programmi non subirono «sabotaggi» né chiusero per editti bulgari, ma solo perché banalmente non funzionavano. Il punto vero è che la destra, di programmi suoi, non ne aveva, o quasi. Non era mai stata capace di averne, produrne, coltivarne. Con il risultato che molti autori e conduttori stavano sì a sinistra, ma altri, più che stare a sinistra, si limitavano a non stare a destra, con quella e questa destra. Che si ritrova pure bollata, ora, come orditrice di segreti editti. Lottizzatori e mazziati.

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO