FELTRI INGRILLITO - “BENE HA FATTO A PREFERIRE LE PIAZZE ALLA TV DI SKY. IL DITTATORE DEL MOVIMENTO 5 STELLE NON FA COMIZI O CONVERSAZIONI, MA SPETTACOLI, DIVERTENTI E PER GIUNTA GRATIS. LA GENTE ASCOLTA, FA DUE RISATE E NON PAGA IL BIGLIETTO: IN TEMPI DI CRISI È GIÀ UN AFFARE - LA TV DEI TALK INVECE È STATICA, FAVORISCE IL BLA BLA, FA DORMIRE. SOLAMENTE BERLUSCONI È RIUSCITO, DA SANTORO, A TRASFORMARE IL PROCESSO, TIPICO DI “SERVIZIO PUBBLICO”, IN CABARET”…

Vittorio Feltri per "Il Giornale"

Tutti in palpitante attesa di Beppe Grillo in tivù come un politico qualsiasi e, invece, all'ultimo momento, lui fa marameo a Sky i cui dirigenti rimangono con un palmo di naso, costretti a cambiare il palinsesto, seccati per non dire di peggio.

Perché si è negato quando lo studio era pronto e gli addetti alla messa in onda faticavano a contenere l'eccitazione per l'imminente evento? Il guru ha fatto spallucce, zitto, un pesce in barile. Probabilmente ha pensato che non affacciarsi al video gli convenga: il passo indietro, oltre a creare sconcerto, farà più parlare del mancato passo avanti.

L'uomo è furbo e non lo scopriamo oggi. Supponiamo che abbia fatto un calcolo di opportunità: dinanzi alle telecamere avrebbe avuto l'obbligo di argomentare e rispondere a domande e obiezioni di un interlocutore, quindi incapsularsi nel solito format delle interviste televisive, che sanno di vecchio, sono logore e rischiano di eclissare l'intervistato nel mazzo dei politici tradizionali.

Grillo quindi deve essersi chiesto: che vantaggio ne traggo? Nessuno. Molto più saggio disertare, cosicché faccio notizia, i giornali mi dedicano titoli su titoli. I miei detrattori non diranno che mi sono piegato alle regole del sistema di cui sono ferocemente critico.

Ovviamente queste sono nostre libere interpretazioni, ma, crediamo, non lontane dalla verità. Occorre poi considerare che Grillo, per quanto abile nello scatenare pandemoni, è ancora un comico (non in senso spregiativo): dà il massimo di sé di fronte al pubblico che esalta le sue capacità istrioniche, lo stimola, lo fa sentire protagonista assoluto e unico. Quelli del dittatore del Movimento 5 stelle non sono né comizi né conversazioni, ma spettacoli.

La gente accorre ai suoi show perché divertenti e per giunta gratis. Ascolta, fa due risate e non paga il biglietto: in tempi di crisi è già un bell'affare. Viceversa la tv dei dibattiti, erede delle tribune politiche in bianco e nero, è statica, favorisce il bla bla dei professionisti della cadrega, fa dormire.

Solamente Silvio Berlusconi è riuscito, da Michele Santoro, a stracciare l'etichetta e a trasformare la celebrazione del rito processuale, tipico di Servizio pubblico, in una specie di cabaret. E ha avuto successo, passando dal ruolo di imputato (che gli era stato assegnato dalla regia) a quello di mattatore.

Ma fu agevolato dalle circostanze, e sfruttò l'effetto sorpresa provocato dalla sua inaspettata performance. Grillo è un guitto di razza, eccelle nei monologhi e ha bisogno della folla per dare sfogo al proprio talento: il suo ambiente è la piazza, arringare la folla gli viene più spontaneo che non cinguettare con un mezzobusto.

Attenzione, però. Una volta si diceva: piazze piene, urne vuote. Non sarà il caso del M5S, ma non si sa mai. La prudenza si impone: perché abbandonare uno stile finora redditizio e sottomettersi al galateo di mister Rupert Murdoch, col pericolo di perdere punti?

Grillo non è Mario Monti che, dal proprio punto di vista, ha ragione di fare il diavolo a quattro per ottenere un confronto con almeno due leader impegnati nella campagna elettorale, magari Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi. Male che gli vada, rimane inchiodato all'8-9 per cento a cui lo condannano i sondaggi. E con un pizzico di fortuna - improbabile - potrebbe rosicchiare uno zerovirgola.

Ma hanno ragione anche i suoi avversari a non accettare la sfida: chi glielo fa fare di battersi contro uno a cui è difficile strappare voti per il semplice motivo che non ne ha e non ne avrà mai perché è negato per il ruolo? Il suo posto non è la politica né lo studio televisivo, ma l'aula universitaria (in cattedra) dove nessuno lo contraddice. Gli studenti non sono mai tanto cretini da inimicarselo.

 

VITTORIO FELTRI BEPPE GRILLO IN PIAZZA CASTELLO A TORINOSANTORO BERLU Mario Monti simbolo partito reuters Grillo in Volopier luigi bersani BEPPE GRILLO IN PIAZZA CASTELLO A TORINO

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."