IL FESTIVAL È FINITO, RESTA LA FESTA (E I QUATTRINI) - A ROMA IL MERCATO, A VENEZIA IL CONCORSO: FRANCESCHINI METTE FINE ALLA RIVALITÀ TRA LE DUE RASSEGNE (E AI SOGNI VELTRONIANI)

Arianna Finos per “la Repubblica

 

Michela De Biase Ignazio Marino Carlo Fuortes Dario Franceschini Michela De Biase Ignazio Marino Carlo Fuortes Dario Franceschini

La secchiata gelata la butta il ministro dei Beni culturali Enrico Franceschini: «Non c’è nessuna concorrenza o improbabile competizione con la Mostra di Venezia. Roma perde il concorso e si trasforma da festival in festa », dice nel giorno in cui, tramite l’Istituto Luce, consegna oltre un milione di euro (succederà d’ora in poi ogni anno) al Festival di Roma. Quella che si combatte tra le due rassegne da sempre rivali è una battaglia su due fronti. Da una parte i finanziamenti del ministero dei Beni culturali, dall’altra quelli del ministero dello Sviluppo economico, destinati alla sezione del mercato.

 

Sul fronte Fus (Fondo unico per lo Spettacolo), la Mostra quest’anno ha ricevuto 7,1 milioni. Il festival di Roma, finanziato da soci fondatori e sponsor privati, dal 2015 avrà fondi dall’Istituto Luce, braccio operativo del Mibact, che entrerà come fondatore successivo e sosterrà la Fondazione cinema per Roma con un milione e 133mila euro, cifra erogata anche da Comune, Regione, e Camera di Commercio.

Marco Muller Marco Muller

 

Una dotazione di 4 milioni e mezzo, più il milione e mezzo del Mise (il fondo per lo sviluppo) destinato al mercato. C’è da risolvere, entro gennaio, il problema della mancanza di direttore artistico e del direttore generale della Fondazione. Ma il festival ci sarà. E il sindaco Ignazio Marino aggiunge: «per dare solidità abbiamo scelto una data fissa e riconoscibile, come l’apertura della Scala a Milano».

 

CRISTINA COMENCINI E RICCARDO TOZZI CRISTINA COMENCINI E RICCARDO TOZZI

Appare perciò tardiva l’ira del presidente della Regione Veneto Luca Zaia: «Il festival di Roma è inconsistente e va chiuso. È imbarazzante creare una nuova linea di finanziamento per la “borsa” del mercato cinematografico a Roma mentre qui a Venezia facciamo già un autofinanziamento ». Il milione e mezzo l’anno, per due anni, del Ministero per lo sviluppo «arrivano dal fondo straordinario per lo sviluppo del made in Italy», spiega il vice ministro Carlo Calenda.

 

La decisione, comunicata una ventina di giorni fa ai produttori dell’Anica (cinematografici), Apt (televisivi) e all’Istituto Luce ha scatenato una doppia polemica: per il finanziamento indiretto al Festival di Roma, a danno di Venezia, e per i legami di parentela di Calenda, figlio di Cristina Comencini il cui compagno, Riccardo Tozzi, è presidente dell’Anica.

CARLO CALENDA CARLO CALENDA

 

«Si è parlato della mia “competenza cinematografica” perché a dieci anni ho recitato per mio nonno Luigi. Sono orgoglioso della mia famiglia, ma la mia decisione risponde, come per ogni altro settore dell’industria, alle richieste dei produttori: sostenere la distribuzione internazionale dei nostri film e ripristinare il mercato che mancava dai tempi del Mifest di Milano. Nessun produttore ha mai nominato il mercato di Venezia».

roberto cicutto e rodrigo cipriani foresioroberto cicutto e rodrigo cipriani foresio

 

Per il presidente dell’Istituto Luce, Roberto Cicutto «la data del festival di Roma, metà ottobre, era perfetta per il mercato: dopo Toronto e prima dell’American film market. E la sezione Business street negli ultimi anni harisultati incoraggianti». Amareggiato dalle polemiche Riccardo Tozzi: «quello di Venezia è un grande festival, ma il mercato non è mai decollato. Ma piuttosto che entrare in una guerra che danneggia l’immagine del cinema italiano, preferiamo rinunciare ai fondi». Dalla Mostra tutto tace. Ma si fa notare che la Biennale nel 2012 ha presentato al Comune di Venezia un progetto per uno spazio di 2mila metri quadri destinato a rinforzare il mercato.

LUCA ZAIA SPEZZA IL PANE LUCA ZAIA SPEZZA IL PANE

 

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?