un unico destino

MARINA MILITARE SHOCK - IL FILM “UN UNICO DESTINO” IN ONDA DOMENICA SERA SU SKY ATLANTIC SI OCCUPA DI UNA STORIA MAI RACCONTATA: PERCHE' LA GUARDIA COSTIERA E LA MARINA MILITARE ITALIANA NON FECERO NULLA PER SALVARE UN BARCONE PIENO DI FAMIGLIE SIRIANE IN FUGA DALLA GUERRA CIVILE AD ALEPPO - L’11 OTTOBRE 2013 MORIRONO 268 PERSONE, TRA CUI 60 BAMBINI - SULLA "NUOVA USTICA" QUALE SARA’ LA RISPOSTA  DEL MINISTRO PINOTTI? COSA FARA LA PROCURA DI ROMA?

LINK AL VIDEO

https://video.repubblica.it/super-8/un-unico-destino-tre-padri-e-il-naufragio-che-ha-cambiato-la-nostra-storia--il-trailer/286989/287603?ref=RHPPRB-BS-I0-C4-P1-S1.4-T2

 

Fabrizio Gatti per http://espresso.repubblica.it

 

il film documentario un unico destino 9

Non è facile puntare la cinepresa sul più grande massacro di civili di cui è formalmente accusata la nostra Marina militare. Nessuna Procura italiana o maltese o europea ha mai ascoltato i testimoni, nemmeno quelli principali. Nessuna. Quindi non ci sono carte giudiziarie da cercare, verbali da leggere, investigatori da intervistare. Abbiamo dovuto fare da soli. “Un unico destino”, il film prodotto da Espresso, Repubblica e Sky con “42° Parallelo” per “Gedi - Divisione digitale”, è prima di tutto un dovere contro l’indifferenza.

il film documentario un unico destino 8

 

Ma non solo. Il film è anche un viaggio nelle pieghe più nascoste dell’anima di tre papà: quei luoghi privati raramente raggiungibili dove si inseguono la tenerezza di un genitore per i propri figli, l’amore per le proprie mogli ma anche i demoni indomabili dei sensi di colpa. Perché i piccoli protagonisti della storia, i loro bambini, appartengono oggi al Mediterraneo. Li hanno portati lì i loro padri, per liberarli dalle immagini oscene della guerra. Era l’unica via percorribile lungo la rotta tra il terrore e l’Europa, tra la Libia e la salvezza. E lì sono rimasti, dispersi in mare per sempre.

 

Il titolo completo è “Un unico destino - Tre padri e il naufragio che ha cambiato la nostra storia”. Il progetto coinvolge le testate del gruppo, Sky e “42° Parallelo”, che ha realizzato materialmente il film. «Abbiamo deciso di investire sui video e sui film», spiega Massimo Russo, direttore della Divisione digitale di “Gedi”, «per permettere al nostro modo di fare giornalismo e alle nostre inchieste di raggiungere un pubblico nuovo, giovane e internazionale».

 

il film documentario un unico destino 7

La caratteristica che unisce le diverse produzioni come “Un unico destino” è ben definita: sono storie che non devono essere raccontate. «Andiamo a mettere il dito dove solitamente i media si fermano», dice Mauro Parissone, direttore editoriale di “42° Parallelo”, la società specializzata nei film “non fiction”: «Approfondiamo dove non c’è interesse ad andare oltre. Dove vince la superficialità, il galleggiamento. Affrontiamo temi centrali senza scorciatoie, raccontando quello che non deve essere raccontato. Perché non si può, perché è politicamente scorretto, perché nessuno ha voglia di sobbarcarsi rogne e di lavorare così tanto. Nell’era della post-verità, proviamo a fare ciò che nessuno osa più fare: ripartire dai fatti, raccontare storie che lasciano il segno e che aprono una discussione nella società in Rete. “Un unico destino” è il frutto di una profonda innovazione di processo, in cui il linguaggio diventa anche contenuto».

il film documentario un unico destino 6

 

Mazen Dahhan, 40 anni, fa il medico in un paese della Svezia. Ayman Mostafa, 42 anni, fa il chirurgo nel più grande ospedale di Malta. Mohanad Jammo, 44 anni, fa l’anestesista in una cittadina della Germania. Sono loro i protagonisti del film. Ogni giorno nel loro lavoro curano decine di persone. Sanno bene cosa significa soccorrere e salvare il prossimo. E ogni giorno si svegliano nella nuova vita con il dolore più straziante per un uomo. È il loro unico, identico segreto: dentro la loro anima, si sentono responsabili della morte dei propri figli.

 

il film documentario un unico destino 5

Mazen, Ayman, Mohanad sono nati ad Aleppo, in Siria, e lì sono cresciuti, hanno studiato, si sono sposati e hanno visto nascere i propri bambini. Fino ai giorni della guerra, che ha sfregiato la loro città, la Firenze d’Oriente. Mazen, Ayman e Mohanad scappano con le loro famiglie in Libia, l’unico Paese che offre un lavoro in ospedale. Ma la guerra li insegue anche lì. E in Libia, a Tobruk, a Misurata, a Tripoli, scoprono di non avere più vie di fuga. È per questo che decidono di attraversare il Mediterraneo e di chiedere aiuto all’Europa. Ed è su quello stesso peschereccio che l’11 ottobre 2013, esattamente quattro anni fa, i destini di Mazen, Ayman, Mohanad, dei loro bambini, delle loro mogli si intrecciano.

 

il film documentario un unico destino 4

Abbiamo già scritto di questo naufragio che ha spinto il governo italiano ad avviare l’operazione di salvataggio “Mare nostrum”. E continueremo a scriverne finché non verrà raccontato un finale rispettoso delle 268 persone annegate, tra le quali almeno 60 bambini.

 

Ormai sappiamo che non sono morti per colpa dei loro papà. Per questo ci ha colpito la temerarietà del tenente di vascello Catia Pellegrino, 41 anni, anche lei coprotagonista del film, in quegli stessi mesi comandante di nave Libra e volto immagine della Marina militare. Lei e il suo pattugliatore il pomeriggio dell’11 ottobre sono i più vicini al peschereccio che sta affondando. E proprio per le sue missioni di soccorso, alla vigilia del secondo anniversario del naufragio, Catia Pellegrino viene premiata dal Quirinale con il titolo di “Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana”.

 

il film documentario un unico destino 3

Alla fine della cerimonia, subito dopo aver stretto la mano al capo dello Stato, Sergio Mattarella, l’allora comandante di nave Libra risponde in una intervista tv che la Marina militare «ha lavorato incessantemente per quattordici mesi nel soccorso ai migranti, ma soprattutto la Marina militare italiana lo fa da sempre: contrariamente a quanto molti sanno, lo fa veramente da tanti anni». Poi tra le operazioni da ricordare, ne cita una sola: «Il naufragio dell’11 ottobre. Abbiamo salvato più di duecento persone. Molte hanno perso la vita. Ma è stata una prova non solo di solidarietà: anche di professionalità e grande coraggio».

 

il film documentario un unico destino 2

Lavorando alle riprese abbiamo scoperto che non è andata così. Da quattro anni alcuni ufficiali della Marina militare nascondono il segreto: nave Libra e i comandanti in capo della centrale operativa di Roma della Squadra navale il pomeriggio dell’11 ottobre si sono clamorosamente sottratti al loro dovere di soccorso.

La loro fuga viene smascherata nel film da un pilota militare maltese che abbiamo rintracciato: il maggiore George Abela, comandante dell’aereo ricognitore inviato dal Centro coordinamento soccorsi di Malta a verificare le condizioni di galleggiabilità del peschereccio alla deriva con 480 persone a bordo, tra cui cento bambini.

 

il film documentario un unico destino 12

La temerarietà dell’allora tenente di vascello Catia Pellegrino sta proprio qui: nel sostenere con il sorriso sotto gli stucchi del Quirinale, il tempio laico dello Stato, una versione che non corrisponde alla verità. Tanto che la sua risposta all’intervista tv dopo aver incontrato il presidente Mattarella risuona curiosa come un lapsus: «Contrariamente a quanto molti sanno», dice lei. Cos’è che molti sanno e non ci dicono?

il film documentario un unico destino 11

Li credevamo eroi del mare. Il film diventa invece il ritratto dell’Italia contemporanea. Dove anche quanto sembra buono si rivela all’improvviso una patacca. Ecco: la fuga di questi ufficiali dal dovere della verità continua anche oggi. Rassicurati dal silenzio dello Stato maggiore della Marina che, di fronte a 268 morti, quasi tutti dispersi in acqua, ha fornito versioni non vere al Parlamento credendo così di «salvaguardare la forza armata e l’onore», come hanno scritto in un recente comunicato. Sono risposte che ricordano il muro di gomma dell’Aeronautica militare ai segreti della strage di Ustica.

 

il film documentario un unico destino 10

Abbiamo girato ore di immagini in Svezia e in Germania. Ma alla fine la lente delle nostre telecamere tornava a inquadrare il Mediterraneo, il centro dell’orrore. Sempre lì, davanti alla stessa domanda che i papà del film rivolgono agli ufficiali della Marina italiana: perché avete lasciato morire i nostri bambini?

 

il film documentario un unico destino 1

Il film “Un unico destino” va in onda in prima assoluta domenica 15 ottobre alle 21.15 su SkyAtlantic, all’interno del ciclo “Il racconto del reale” e sarà trasmesso in replica, sempre su SkyAtlantic, da lunedì 16 ottobre. Una storia di Fabrizio Gatti scritta da Diana Ligorio; editor Emiliano Bechi Gabrielli; filmmaker Maurizio Felicetti (che è anche direttore della fotografia), Francesco Mazzetti e Ivan M. Consiglio; produttore esecutivo Laura Guglielmetti. L’uscita del film è accompagnata da un racconto di Fabrizio Gatti su Super8 di Repubblica venerdì 13 ottobre. E da lunedì 16 ottobre sulle edizioni online di Espresso e Repubblica la webserie “Un unico destino”: cinque puntate con le tappe del viaggio, la rete dei trafficanti, le interviste ai protagonisti e i retroscena del naufragio che ha cambiato la nostra storia.

Ultimi Dagoreport

viktor orban donald trump volodymyr zelensky maria zakharova matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - TRUMP E PUTIN HANNO UN OBIETTIVO IN COMUNE: DESTABILIZZARE L’UNIONE EUROPEA - SE IL TYCOON ESENTA ORBAN DALL’EMBARGO AL PETROLIO RUSSO, DANDO UN CEFFONE A BRUXELLES, LA RUSSIA FA GUERRA IBRIDA ALL'UE E PENETRA L'ITALIA, VERO VENTRE MOLLE DELL’UNIONE, APPROFITTANDO DEI PUTINIANI DI COMPLEMENTO (PER QUESTO QUELLA ZOCCOLOVA DI MARIA ZAKHAROVA PARLA SPESSO DI FACCENDE ITALIANE) - IL PRIMO DELLA LISTA È SALVINI, CHE ALL’ESTERO NON E' VISTO COME IL CAZZARO CHE E' MA, ESSENDO VICEPREMIER, VIENE PRESO SUL SERIO QUANDO SVELENA CONTRO BRUXELLES, CONTRO KIEV E FLIRTA CON MOSCA - IL CREMLINO PUÒ CONTARE SU TANTI SIMPATIZZANTI: DA GIUSEPPE CONTE AI SINISTRELLI DI AVS, FINO A PEZZI ANTI-AMERICANI DEL PD E AI PAPPAGALLI DA TALK - ANCHE FDI E MELONI, ORA SCHIERATI CON ZELENSKY, IN PASSATO EBBERO PIÙ DI UNA SBANDATA PUTINIANA...

2025marisela

CAFONAL! ERA UN MISTO DI CASALINGHE DI VOGHERA E "GRANDE BELLEZZA" ALL'AMATRICIANA IL “LUNCH” DA MARISELA FEDERICI A VILLA FURIBONDA SULL’APPIA ANTICA PER FESTEGGIARE  “STILE ALBERTO”, IL DOC DI MICHELE MASNERI DEDICATO AD ARBASINO, CHE ANDRÀ IN ONDA SABATO 15 NOVEMBRE SU RAI 3 – TRA CONTESSE (TRA CUI LA FIGLIA DELLA MITOLOGICA DOMIETTA DEL DRAGO CHE ERA LA MUSA DI ARBASINO), VANZINA, PAPPI CORSICATO, IRENE GHERGO, BARABARA PALOMBELLI, AVVISTATI MONSIGNORI GOLOSISSIMI CHE SI SONO LITIGATI LA BENEDIZIONE DEL PRANZO. PS: UNO DEI CAGNETTI DI ALDA FENDI HA AZZANNATO UNO DEI MONSIGNORI (CHE NON HA AVUTO PAROLE BENEDICENTI) _ IL DAGOREPORT

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…