elisabetta valentini fotomodella

LA FOLLIA DEGLI ANNI OTTANTA RACCONTATA DA UNA FOTOMODELLA PENTITA – TRENTACINQUE ANNI FA PIER VITTORIO TONDELLI CHIESE A ELISABETTA VALENTINI DI RACCONTARE PERCHÉ AVESSE DECISO DI ABBANDONARE LE PASSERELLE DOPO 10 ANNI VISSUTI A MILLE ALL'ORA. NE NACQUE IL LIBRO “FOTOMODELLA”, ORA RIPUBBLICATO – UN VIAGGIO TRA L’ANORESSIA, LA FEROCIA DELLA COMPETIZIONE, LE INVIDIE TRA COLLEGHE, LA DROGA. E L'AMORE NASCOSTO E TORMENTATO CON UGO TOGNAZZI…

Estratto della prefazione di Antonella Lattanzi a “Fotomodella”, di Elisabetta Valentini (Accento edizioni), pubblicata da “TuttoLibri- La Stampa”

 

elisabetta valentini

[...] Pubblicato nel 1988, Fotomodella risponde perfettamente al manifesto programmatico di Pier Vittorio Tondelli. Leggendolo, si ha proprio questa impressione: che la sua autrice stia cercando, con la scrittura, una verità. Quando scrive questo libro, Elisabetta Valentini sta smettendo, dopo dieci anni, di fare la modella.

 

Ha iniziato diciassettenne, a Firenze, quasi per caso. Si è proposta come segretaria nell'atelier di uno stilista, Emilio Pucci, ma è stato subito chiaro che non aveva mai visto una macchina da scrivere.

 

ELISABETTA VALENTINI - FOTOMODELLA

«Ma signorina lei non è una dattilografa!», l'ha rimproverata la responsabile. Poi, è successo. «Lei prende a guardarti con interesse. Cominci a sentire sulle linee del tuo corpo il suo sguardo professionale che lento e deciso scende a indagarti: la curva del collo, l'ampiezza delle spalle, il seno, i fianchi, il ventre. Come sedotta da quel suo sguardo ti alzi in piedi, muta, attenta, già soggiogata da quella reciproca e istintiva attrazione che lega il tuo corpo a chi lo guarda, e te a chi ti ammira. Il tuo corpo, obbediente, coglie in un attimo il desiderio estetico di chi ha davanti».

 

Così muore Elisabetta (almeno temporaneamente) e viene al mondo la modella: «completamente annullata dalla volontà» di chi le sta di fronte, Elisabetta compie lì, nell'atelier di Emilio Pucci, la sua prima, privata sfilata.

pier vittorio tondelli

 

Dieci anni di passerelle, voli in giro per il mondo, ogni giorno, a tutte le ore, dieci anni di alberghi, di amici veri e amici fittizi, di colleghi vicini e lontani, di giovani leve magrissime che vengono a rubarti il lavoro - quanto sei precocemente vecchia in lavori come questi, la moda, il cinema, la danza - , di un amore lontano e profondissimo con un grande attore sposato (Valentini non lo nomina, ma il suo amante è stato per anni Ugo Tognazzi), di un altro fuoco che si accende, dieci anni in cui Elisabetta lambisce la droga - che negli anni Ottanta è ovunque, dalle periferie e le stazioni ai vertici della moda e del potere - ma non la abbraccia mai (e la racconta molto poco), dieci anni di corsa verso il successo. Dopo, Elisabetta decide di smettere di fare la modella.

ELISABETTA VALENTINI

 

Forse perché ha bisogno di libertà, dopo essersi incatenata alla pura ambizione per troppo tempo. Succede, a chi molto giovane ha pensato sempre e solo a qualcosa - ambizione, vocazione, successo, sono parole diverse dalle sfumature molto simili - , ha dedicato tutta la vita, i pensieri, gli incontri che ha fatto ma pure quelli che non ha fatto, le esperienze che ha fatto ma pure quelle che non ha fatto, la sua mancata spensieratezza a qualcosa, di dire un giorno: basta.

 

 Non ne posso più. Non è per forza un atto di rabbia o di dolore, può essere semplicemente un atto di ribellione. Ed è una ribellione alle regole che, per anni, ti sei imposto tu.

 

ELISABETTA VALENTINI

È proprio in bilico su questa fine, su questo strappo, che Tondelli le chiede di scrivere la sua storia. Sa che Elisabetta scrive, e vorrebbe leggere qualcosa. In Panta-Tondelli Valentini racconta questo incontro. E dice di PVT: «Mentre parlava guardavo quel ragazzo particolare, che aveva circa la mia età, come se fosse giunto da un altro mondo. Mi piaceva quel suo viso regale e insieme imbarazzato».

 

Dopo la prima riluttanza - la paura di sbagliare e buttarsi in una nuova storia, inteso anche come storia personale - nel corso dell'anno seguente, Elisabetta Valentini lavora a Fotomodella, sempre seguita e supportata da PVT, passo dopo passo, in un rapporto umano e di scambio costante. «Dopo l'uscita del libro», scrive ancora Valentini, «continuammo a vederci, ma avevo la sensazione che una volontà di svanire si fosse impossessata di lui. Non facevo domande».

 

Svanire, poi, che ha molto a che fare con quello che ci racconta lei nel suo libro. Il corpo che deve svanire per essere esso stesso indossato da altri, la volontà che si deve annullare per interpretare tutti e nessuno sulla passerella, gli affetti che non devono incastrarti in ruoli - la maternità, per esempio, o l'essere moglie - e in luoghi perché tu, per fare il tuo lavoro, svanirai di continuo.

 

ugo tognazzi casa 2

In questo sta parte della scelta che mi sembra di trovare alla base di Fotomodella. Raccontare un mondo, quello della moda degli anni Ottanta, testimoniare cos'erano quegli anni, svanendo. La droga, l'anoressia, la ferocia della competizione, la voracità di successo, la solitudine, il dolore: Valentini li racconta solo sfiorandoli, non immergendosi mai con tutto il corpo in queste realtà, ma come sfilandoci sopra. In un gioco di luci, corpi efebici, abiti maschili, creme per non invecchiare mai, delusioni, vittorie su cui, come su una passerella, scorre questo libro; e tu con lui.

pier vittorio tondelli 2

ELISABETTA VALENTINIPier Vittorio Tondelli rimini

Ultimi Dagoreport

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – GIAMPAOLO ROSSI IERI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI NON HA INCONTRATO SOLO I FRATELLINI D’ITALIA, MA TUTTI I PLENIPOTENZIARI PER LA RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI). TUTTI SI SONO LAMENTATI CON L’EX FILOSOFO DI COLLE OPPIO, MA IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOTENENTE DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI ALLEGRI DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO DI LARIANO…

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....