FROCERIA CATODICA - IL MONDO DELLE FICTION È DIVENTATO LA DISNEYLAND DEI GAY: TUTTI MIELOSI, TENERI, ROMANTICI, PACIFISTI POSSIBILMENTE VEGETARIANI. AMABILI COME LA RAGAZZA DELLA PORTA ACCANTO, CON UN DESIDERIO DI METTER SU FAMIGLIA CHE NEANCHE NEI FILM DEI TELEFONI BIANCHI - DIEGO CUGIA: “LA MCDONALDIZZAZIONE DELL’UNIVERSO OMOSESSUALE RISCHIA DI BANALIZZARE LA COMPLESSITÀ E LA RICCHEZZA INTERIORE DELL’ANIMA GAY”…

Diego Cugia per "Panorama"

Il mondo delle fiction è diventato la Disneyland dei gay. Il network statunitense Nbc sta per produrre The new normal, una comedy in cui due omosessuali tentano l'avventura di diventare genitori con l'aiuto di una madre surrogato. In The modern family (visibile da noi su Fox Life) i picchi di share sono assicurati dalle peripezie di Cameron, del suo compagno Mitchell e di Lily, la bimba vietnamita che i due hanno adottato. Perfino Rai 1, democristiana nel dna, bulimicamente familista, ha cavalcato l'onda dell'amore libero nella penultima puntata di Una grande famiglia, fiction di punta della rete ammiraglia.

Lunedì 7 maggio, un'ora prima della mezzanotte, 7 milioni di telespettatori hanno sobbalzato in tinello al bacio fra lo studente Nicolò, titubante Cenerentolo, e il suo principe azzurro Davide, operaio di orgogliosa fede omosessuale. Le reti Mediaset non stanno a guardare. Su Italia 1, a fine maggio, la stella della docufiction Mammoni sarà una madre che lancerà un appello al pubblico per trovare un fidanzato al proprio figlio gay.

Tutto sommato, notizie confortanti in un Paese istituzionalmente omofobo, schiacciato fra Papa Joseph Ratzinger (che bolla le unioni omosessuali con il termine aberrante di «contro natura») e un Roberto Calderoli, ex vicepresidente del Senato, che la storia perdonerà per la legge elettorale da lui stesso definita «Porcellum» ma non per la maialata di avere rilasciato dichiarazioni così: «La civiltà gay ha trasformato la Padania in un ricettacolo di culattoni. Qua rischiamo di diventare un popolo di ricchioni».

No, il rischio semmai è quello di omologare, di serializzare la particolarità dell'amore omosessuale. Normalizzandolo a tutti i costi. E di trarne un prodotto per famiglie, con un'ansia puritana speculare a quella bacchettona dei notabili democristiani della Prima repubblica. I gay delle fiction tv sono eroi teneri, romantici, brillanti, pacifisti, possibilmente vegetariani. Amabili come la ragazza della porta accanto, con un desiderio di metter su famiglia che neanche Assia Noris e Amedeo Nazzari nei film dei telefoni bianchi. Fiction o paese reale?

Di sicuro un mieloso rifugio immaginario dagli efferati episodi di bullismo scolastico, o come il doppio linciaggio avvenuto a Reggio Calabria, vittima un attivista gay, dapprima picchiato, poi in ospedale costretto a subire il lavaggio del cervello di un infermiere intenzionato ad affrancarlo dalla sua «malata» omosessualità: «Ora ti porto dallo psicologo, poi, se sarai guarito, ti presento una bella ragazza». Gentile sadismo del Bel Paese dove il sì suona, ma insieme ai sì fioccano le invettive: ricchione, frocio, checca, finocchio, invertito, pederasta...

A leggere le cronache della spietata provincia italiana non si può non essere d'accordo con Kurt Cobain, il leader dei Nirvana: «Non sono gay ma vorrei esserlo per il solo desiderio di fare incazzare gli omofobi». Negli Stati Uniti, giorni fa, quando Barack Obama su Twitter ha sdoganato i matrimoni gay (guadagnandosi la copertina di Newsweek col provocatorio titolo «Il primo presidente gay»), il suo avversario, Mitt Romney, si è subito detto favorevole alle adozioni di bambini da parte delle coppie omosessuali.

Un cinguettio assordante ha fatto da controcanto all'attuale condomino della Casa Bianca. Dalle congratulazioni di Lady Gaga, «Obama sembra il futuro non il passato», al tweet di Michael Bloomberg: «Un grande punto di svolta nella storia dei diritti civili in America». Anche il nostro Roberto Saviano ha twittato: «A quando una dichiarazione dei vertici del Pd?».

È prevedibile che l'autore di Gomorra dovrà pazientare parecchio prima di ricevere risposta. Almeno fino a quando il familista Pier Ferdinando Casini non deciderà se buttarsi a destra o a sinistra. Di ben altra prontezza il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, fotografato in posa con il suo compagno altrettanto fustaccione: «Obama ha fatto un passo coraggioso». Coraggioso? Doveroso, di certo, «very trendy».

Ma sarà davvero coraggiosa questa semplificazione delle diversità? La mcdonaldizzazione dell'universo omosessuale e il suo format televisivo non rischiano di banalizzare, travisandola, la complessità e la ricchezza interiore dell'anima gay? Uno degli errori di uno sceneggiatore è quello di trascurare, ossia «censurare», anche se inconsciamente o per sbadataggine, le ricadute di un'azione del protagonista sugli altri personaggi della fiction, e viceversa. La stessa fatale noncuranza non starà già mietendo vittime nella legittimazione globale dei diritti civili delle coppie gay?

Un bambino con due papà avrà pari diritti di un coetaneo figlio di eterosessuali? L'assenza di una figura materna (o del padre, nel caso di due mamme) non interferirà sul suo sviluppo psicofisico? Potrà essere per il piccolo fonte di disagio? Quale? E se mio papà e mio papà sono marito e moglie, io con chi lo risolvo il mio complesso d'Edipo? Insomma, che sia comedy o drama, davvero coraggiosa (quindi urticante perché in linea con le complessità del mondo reale), potrebbe essere una fiction con protagonisti due genitori gay e un adolescente omofobo.

Il titolo? Don Giovanni per forza. Storia di uno sciupafemmine predestinato. Più ardita ancora sarà Rai 1 quando ci proporrà una famigliola formata da una coppia di lesbiche. Strano, tutte le coppie gay nelle fiction di successo sono composte solo da baldi giovanotti. Coraggio, chiediamoci come mai Saffo è un tabù non omologabile nei format per famiglie. Maledizione, che ci sia di mezzo, ancora una volta, la mamma?

 

matrimoni gayCOPPIE GAY cugia diegoCOPPIE GAY I SOLITI IDIOTI GLI OMOSESSUALI

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...