GIAMPAOLO PANSA REGOLA I CONTI CON PRETINO FAZIO: “MI STA SUI CORBELLI PERCHÉ NON MI HA MAI INVITATO NELLA SUA TRASMISSIONE. È UN SIGNORE DI SINISTRA INTEGRALE E MICHELE SERRA È PIÙ ROSSO DI LUI. E’ IL VERO SULTANO DELLA RAI”

Giampaolo  PansaGiampaolo Pansa

Giampaolo Pansa per “Libero Quotidiano”

 

Confesso che Fabio Fazio mi sta sui corbelli. Il motivo è in parte banale: non mi ha mai invitato nella sua trasmissione televisiva, «Che tempo che fa», sulla Rete Tre della Rai, a presentare uno dei libri che vado pubblicando. Nelle case editrici italiane circola da sempre una giaculatoria.

 

Dice: Fazio non si limita a presentare un libro, lo promuove. Se ne parla e ne discute con l'autore, puoi stare sicuro che quel libro, qualunque sia, anche il più inutile e il più becero, partirà a razzo con grande soddisfazione dell' autore, dell' editore e dei librai.

Negli ultimi anni ho lavorato per due editori importanti, la Sperling & Kupfer e la Rizzoli.

 

fabio fazio corre la stramilano fabio fazio corre la stramilano

E ho domandato a entrambe le case: «Ma è possibile che non riusciate a mandarmi alla trasmissione di Fazio? Sarebbe anche nel vostro interesse!». La risposta era sempre la stessa, melanconica e rinunciataria: «È impossibile. Fazio si comporta come un dittatore. Decide soltanto lui chi invitare. E tu non gli piaci per niente. Sei colpevole di revisionismo sulla guerra civile. Ti considera un anti-antifascista. Non ti chiamerà mai. Mettiti il cuore in pace».

 

Era fatale che non piacessi a Fazio. È un signore di sinistra integrale, dalla testa ai piedi. Uno dei suoi autori-consiglieri è ancora più rosso di lui: Michele Serra. Anche la Rete Tre è un feudo dei compagni. Tutti connotati che azzerano l' obbligo di essere imparziali, come dovrebbe comportarsi un qualsiasi programma della Rai, pagato con il canone da tanti signori nessuno. Su Fazio influiva molto il sinistrismo di Serra, rimasto il vecchio satirico rosso di un tempo. Intendo l' epoca del vecchio Pci, quando il nemico da distruggere era la Balena bianca democristiana.

SELFIE DI FABIO FAZIO E MASSIMO GRAMELLINI SELFIE DI FABIO FAZIO E MASSIMO GRAMELLINI

 

Scomparsa la Dc, Serra si inventò un altro nemico: Silvio Berlusconi. Non perdeva nessuna occasione di maledirlo. Per citare un esempio solo, nel settembre del 2010, intervistato da Luca Telese per il Fatto quotidiano, spiegò che Berlusconi e il berlusconismo erano «una forma estrema di individualismo amorale, di spregio per le regole, di superficialità puerile. Anche se Berlusconi finisse, l' humus che lo ha fatto prosperare rimarrebbe».

 

Ma ben più interessante di Serra, risultava il personaggio di Fazio. Il suo sinistrismo era fondamentalista. Nonostante questo, amava interpretare il ruolo opposto al televisionaro settario. Era quello dell' abatino estraneo a qualsiasi parrocchia, amico di tutti e nemico di nessuno. Con l' aria dimessa, l' espressione sempre stupita, il vestito strafugnato del ragazzo di provincia capitato per caso in un posto e in una funzione che non ritiene di meritare.

MICHELE SERRAMICHELE SERRA

 

In realtà Fazio era, ed è, uno dei sultani della Rai. E immagino che lo resterà anche nell' era della presidente Maggioni e del nuovo direttore generale Campo Dall' Orto. La riforma, una specie di araba fenice, non incrinerà il suo potere. E lui rimarrà uno dei pochissimi a fare come cavolo gli pare e piace.

 

Se il passato può ammaestrarci sul futuro, vedremo cose turche. Come accadde la sera che presentò un libro del direttore dei giornali radio Rai unificati, Antonio Caprarica, già redattore dell' Unità e poi condirettore di Paese sera, un quotidiano filo Pci destinato a sparire. Era il maggio 2007, sotto il governo di Romano Prodi. Quella sera gli utenti della Rai ebbero sott' occhio un' ammucchiata tutta rossa: rete di sinistra, autore di sinistra, conduttore di sinistra, consigliere di sinistra. Un conflitto d' interessi sfacciato, fra compagnucci che si strizzavano l' occhio a vicenda. Felici di averci preso per i fondelli ancora una volta.

 

In altri casi, lo spettacolo si rivelò penoso. Fazio aveva invitato Pietro Ingrao a presentare l' autobiografia, Volevo la luna, pubblicata da Einaudi. In preda a un vuoto di memoria, il vecchio capo comunista sostenne che il Pci aveva preso aspre distanze dall' invasione sovietica dell' Ungheria nel 1956. Non era vero, anzi era vero l' opposto. Ma Fazio e il pubblico si guardarono bene dall' obiettare.

pietro ingrao ieri pietro ingrao ieri

 

Nemmeno un mormorio, un colpo di tosse, un' occhiata di imbarazzo. Il perché lo spiegò sull' Espresso Edmondo Berselli, un' intellettuale libero, oggi purtroppo scomparso: «In quel momento si stava celebrando l' apoteosi senescente, ma non senile, di un comunismo impossibile, l' utopia, il grande sogno, l' assalto al cielo. Quindi tanto peggio per i fatti, se i fatti interrompono le emozioni».

 

Adesso si scopre che Fazio ha pagato ben 24 mila euro a un ex politico greco, Yanis Varoufakis, un sinistro al cubo, già ministro dell' Economia, espulso dal governo di Atene dai suoi stessi compagni. E i soldi versati dalla Rai sono assai di più. Si parla di cinquanta mila euro lordi, più l' hotel e il viaggio in aereo di andata e ritorno dalla Grecia, in business class.

FAZIO VAROUFAKISFAZIO VAROUFAKIS

 

Vediamo come si comporterà la nuova Rai. Dove tutti parlano di risparmi. Nel frattempo mi sorge un dubbio. Forse non sono mai riuscito a entrare nel salotto di Fazio perché i miei editori non hanno pensato di fare un presente al signore del tempo che fa. L' ex ministro greco ha incassato, noi potevamo sborsare mille euro al minuto.

Edmondo BerselliEdmondo Berselli

 

VAROUFAKIS FAZIOVAROUFAKIS FAZIO

 

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…