tenco paoli

TENCO UN RIMPIANTO - GINO PAOLI: "SE NON AVESSI ROTTO CON LUI, NON SI SAREBBE AMMAZZATO - QUANDO MI SPARAI IO, TENCO VENNE ALL'OSPEDALE, ERA ARRABBIATO E DICEVA CHE GENTE COME NOI NON POTEVA SUICIDARSI" – LA LITE PER STEFANIA SANDRELLI: ERA UN FIGLIO DI PUTTANA, MA CON STEFANIA VOLEVA DIMOSTRARMI CHE AVEVA RAGIONE…” – VIDEO

 

 

 

Marco Molendini per “il Messaggero”

TENCOTENCO

 

Gino e Luigi, storia di un'amicizia perduta e mai finita. Ancora oggi, cinquant'anni dopo, Paoli vive rammarichi profondi: «Se non avessi rotto con lui, non si sarebbe ammazzato» assicura, andando indietro con la memoria a quei tempi lontani, al suono sordo di un colpo di pistola nel posto più rumoroso possibile, il Festival di Sanremo.

 

Il ricordo è accompagnato da un sentimento profondo, che rivive quando canta le canzoni dell'amico, come farà il 9 luglio a Umbria jazz, in una serata dedicata a Tenco e ai cantautori divisa con Giuliano Sangiorgi, Gaetano Curreri, Paolo Fresu, Danilo Rea e Mauro Ottolini, estroso musicista che ha arrangiato per orchestra i suoi pezzi. Parlare di Luigi per Gino è come parlare di se stesso, gioie e dolori, spacconate e il gusto delle cose perdute che si ha quando si diventa grandi.

 

Quando vi siete conosciuti?

«Da ragazzi, una mia amica, Federica, mi portò a teatro a vedere una piéce in cui lei recitava e Luigi era il regista. Fra di noi ci fu un colpo di fulmine fatto di sogni: io vedevo lui come attore, lui vedeva me come regista».

 

Cosa vi univa?

TENCO LAUZI BINDI PAOLITENCO LAUZI BINDI PAOLI

«Avevamo la stessa testa, anche se io ero un po' più grande. Vivevamo lo spirito e la curiosità del dopoguerra. Eravamo affascinati dagli scrittori americani come Steinbeck, da Simone De Beauvoir e da Sartre che interpretava lo spirito di provvisorietà tipico di quei tempi e ha alimentato il nostro spirito ribelle».

 

Illusioni da gioventù bruciata all'italiana.

«A Genova noi ribelli eravamo una decina, ci conoscevamo tutti. Impazzivamo per James Dean e scoprimmo il rock col film Il seme della violenza e Bill Haley che cantava Rock around the clock».

 

Vi divertivate a sfidare la vita come James Dean in Gioventù bruciata?

«Facevamo a chi arrivava prima a Roma in macchina o a chi resisteva di più con la sigaretta accesa. Era una sfida cosciente, non cattiva, da amici».

E con le donne? Per Stefania Sandrelli non vi siete più rivolti la parola.

TENCO 12TENCO 12

«Sono stato io a tagliare i ponti. Ma col senno di poi mi dispiace, è una cosa che mi è rimasta sempre di traverso. Dovevamo fare a botte e mettere così tutto a posto. Ero molto affezionato a lui. Dividevamo la vita. Quando mi trasferii a Roma presi un piano dell'hotel Hermitage e lui venne con me. Era il fratello più giovane. Ma avevo un caratteraccio».

Anche lui non scherzava.

«Era un figlio di puttana, ma nel caso di Stefania voleva dimostrarmi che aveva ragione, che non dovevo fare un figlio con lei».

Non c'è stata mai invidia professionale?

«Eravamo contenti uno del successo dell'altro. Quando Luigi venne chiamato in Argentina perché la sua canzone  Quando era stata usata in una telenovela e trovò un nugolo di ragazze urlanti ad accoglierlo all'aeroporto, tutti quanti noi genovesi ci dicemmo: dobbiamo farcela anche noi all'estero».

Era la prima canzone di Tenco.

«La suonavano tutti in Italia, ma nessuno sapeva che era sua e Luigi si incazzava. La cantavano Peppino di Capri, Fred Bongusto, i numeri uno del momento, e tutte le altre orchestrine dei night, ce ne erano almeno 5 mila, che vivevano imitando il repertorio di chi aveva successo».

La musica non è stata subito la vostra strada.

«E' arrivata per caso. Io volevo fare il pittore e divenni grafico. Luigi pensava di fare il fisico. Ma intanto facevamo le serate nelle scuole, lui al sax, io alla batteria, c'era anche Lauzi: i risultati erano tremendi. Non vi picchiamo perché siamo studenti come voi, ci dissero dopo un concerto».

PAOLIPAOLI

 

Però non avete mollato.

«Il primo di noi genovesi ad andare a Milano fu Giampiero Reverberi, assunto alla Ricordi come direttore artistico. Lo seguì Luigi, poi io, poi gli altri. Disse che ci aveva chiamato perché si sentiva solo».

A lei andò subito bene.

«Ma pensavo che sarebbe durata poco e fino al 62 ho conservato il mio contratto di grafico».

 

E già lavorava tanto.

«Però, mi vergognavo. Ricordo che alla Bussola cantavo nascosto dal piano. La prima volta che ho preso i soldi dalla Ricordi, mi feci pagare in contanti. Avevo l'impermeabile gonfio di quelle lenzuola che erano allora le 10 mila lire. Comprai mezzo chilo di tartufi che mangiai con tutta la terra e una Austin Hailey 3000 spider. Ci montai sopra ma non trovai mai la seconda. Sono arrivato in prima ad Alessandria con il motore fuso».

Avete mai scritto qualcosa assieme?

gino paoli e stefania sandrelli gino paoli e stefania sandrelli

«Ci scambiavamo le idee e soprattutto ascoltavamo gli autori stranieri. Eravamo anche un po' figli di puttana. Ci sono canzoni costruite su accordi di Aznavour come

Ho capito che ti amo, altre da cui prendevamo le parole. Ognuno di noi aveva le sue cotte, De Andrè per Brassens, Lauzi per Cole Porter, io per i francesi. Allora le canzoni italiane non dicevano nulla».

 

Qual è la canzone di Tenco che le piace di più?

«Vedrai, vedrai, perfetta come musica e parole. Appartiene al periodo in cui cercava il lirismo. Poi è cambiato ed è venuta la fase dell'impegno sociale, in cui non gli fregava più nulla della musica, ma contava solo il racconto. Prendeva sbandate pazzesche, non solo in musica. Se leggeva Marx si sentiva Marx. Adorava Pavese che a me rompeva e gli dicevo di leggere Henry Miller così almeno si divertiva un po'. Quando andava a vedere James Dean per un mese si sentiva James Dean. A un certo punto gli consigliai di vestirsi alla Yul Brinner, a cui assomigliava un po'. Non mi seguì».

Sul suicidio di Luigi è stato scritto di tutto. Lei cosa ricorda?

«Non ci volevo credere. Quando mi sparai io, venne all'ospedale, era arrabbiato e diceva che gente come noi non poteva suicidarsi».

A parte la sua amicizia, il successo avrebbe potuto salvare Luigi?

«Penso di sì. Anche se, quando arriva, il successo ti rende stronzo. Anche io sono diventato stronzo per almeno sei mesi».

gino paoli e stefania sandrelligino paoli e stefania sandrelliSTEFANIA SANDRELLI E GINO PAOLISTEFANIA SANDRELLI E GINO PAOLIgino paoli con stefania e amanda sandrelli gino paoli con stefania e amanda sandrelli paolipaoli

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...