GIORNALI DI STATO - GRILLO SPARA SULLE SOVVENZIONI PUBBLICHE AI QUOTIDIANI: “175 MILIONI NEL 2014” - MA IL SOTTOSEGRETARIO SMENTISCE

Emmanuele Lentini per "il Fatto Quotidiano"

Prima il "giornalista del giorno", ora "l'elemosina di Stato" all'editoria. Beppe Grillo sul suo blog ha deciso di spulciare i "bilanci dei giornali assistiti" e denunciare i finanziamenti destinati all'editoria. Già nel 2008, secondo V-Day, si scagliava contro i soldi pubblici ai giornali. Da allora la situazione per il leader del M5S è cambiata in peggio: lui calcola che i contributi sono aumentati, "dai 137 milioni di euro del 2013 ai 175 del 2014".

Come era già accaduto per la rubrica dedicata ai giornalisti giudicati ostili dal Movimento 5 Stelle, anche in questo caso Grillo comincia con L'Unità. Grillo stila la classifica dei giornali che nel 2012 hanno ricevuto i finanziamenti pubblici.

Al primo posto c'è Avvenire (4,3 milioni di euro), seguito da Italia Oggi (3,9 milioni). Chiude il podio L'Unità (3,6 milioni). La società che la edita, Nuova iniziativa editoriale, ha un nuovo azionista di riferimento, Matteo Fago, uno dei fondatori del portale di viaggi Venere . Sul blog ieri Grillo contesta i bilanci del quotidiano fondato da Antonio Gramsci: "La media vendite del 2012 sul 2011 è diminuita del 19 per cento, con una perdita di 7.529 copie. La perdita, a livello di risultato netto dopo le imposte, nonostante i generosi finanziamenti pubblici, è stata di 4.637.124". L'Unità è un calabrone, "non si sa come faccia a volare, ma non fallisce mai".

Giovanni Legnini, sottosegretario all'Informazione e all'Editoria, risponde a Grillo: "I fondi sono stati drasticamente ridotti negli ultimi anni. I contributi diretti sono calati. Nel 2008 erano 243 milioni, l'anno prossimo non raggiungeranno i 60 milioni. La Guardia di Finanza svolge controlli rigorosi per evitare imbrogli".

Nel 2008 Grillo aveva raccolto le firme per un referendum abrogativo dei contributi per l'editoria, poi naufragato a causa del mancato raggiungimento di quota 500 mila. All'epoca i contributi diretti sfioravano i 250 milioni di euro, senza contare i contributi postali e altre agevolazioni. Nel 2010 vengono aboliti i contributi indiretti (agevolazioni telefoniche, spedizioni postali, rimborsi per la carta o spedizione degli abbonamenti). Nel 2012 il governo Monti lega i contributi per le imprese e le cooperative editrici alle copie effettivamente vendute - invece che alle tirature - e al livello occupazionale. Con rimborsi delle spese per il personale e per l'acquisto della carta.

Nonostante l'allarme di Grillo, le risorse dello Stato destinate al settore dal Dipartimento per l'informazione e l'editoria di Palazzo Chigi, sono drasticamente calate: dai 506 milioni di euro del 2007 ai 185 milioni del 2012. La somma comprende i contributi diretti e altri interventi, come le convenzioni (Rai e agenzie italiane per i servizi esteri). Fino al 2010 erano comprese le agevolazioni postali, poi sospese. Ma lo Stato è in arretrato e continua a pagare 50 milioni l'anno.

Per quanto riguarda i contributi diretti, si è passati dai 280 milioni del 2006 ai 58 previsti per il 2014. Il 2 ottobre la presidenza del Consiglio dei ministri ha corretto al ribasso i sostegni diretti all'editoria per il 2012, decurtando quasi 12 milioni, e facendo calare la somma complessiva a 83 milioni.

Sono 45 le testate che hanno diritto ai contributi diretti, dai quotidiani a diffusione nazionale come L'Unità o Il Foglio (1,5 milioni) alle testate locali come Il Giornale dell'Umbria (1 milione) e il Quotidiano di Sicilia (899 mila euro). Non mancano le riviste di settore, come Motocross (272 mila euro), Sprint e Sport (332 mila euro), Il Corriere mercantile (1,4 milioni di euro) e quotidiani in lingua straniera, come Dolomiten (1,1 milioni).

La legge di stabilità appena approvata prevede un fondo straordinario per l'editoria: 120 milioni nel triennio 2014-2016 legati alle ristrutturazioni aziendali e agli ammortizzatori sociali. Il sottosegretario Legnini precisa: "Quei 120 milioni sono destinati ai lavoratori e servono ad arginare la gravissima crisi del settore. Non vanno agli editori, quelle norme sono pensate per aiutare i dipendenti, in entrata e in uscita". Di quei 120 milioni, la metà è destinata alle ristrutturazioni aziendali e agli ammortizzatori sociali, alleggerendo quindi gli editori di una parte dei costi per i pensionamenti e le nuove assunzioni.

 

BEPPE GRILLO PILA DI QUOTIDIANI giovanni legnini jpegPrima Unità

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