1- I ‘PLUSHIES’ SI STROFINANO SUI PELUCHE. I ‘FURRY’, INVECE, SI VESTONO DA PUPAZZI PER FARE SESSO. GLI ‘SMOKING FETISH’ NON SI STACCANO DALLE SIGARETTE NEPPURE A LETTO. IL ‘GROPING BUS’ È PER CHI HA LA FANTASIA DI TOCCARE SCONOSCIUTI IN PUBBLICO 2- GLI STILI SESSUALI DEL NEO-PORNO PROLIFERANO IN UNA SERIE INFINITA DI NICCHIE SEMPRE PIU’ ESTREME E BIZZARRE. MA SUI SITI COME YOUPORN O PORNHUB LA PIÙ CLICCATA CATEGORIA È "AMATEURS" E LA PAROLA D'ORDINE È OVUNQUE "VIDEO FAI-DA-TE" 3- MA A DIFFERENZA DELLA PORNOGRAFIA INDUSTRIALE CHE ERA FICTION, QUESTA SANCISCE IL TRIONFO DEL PROTAGONISMO DILETTANTESCO: SCENE NON MONTATE, TELECAMERE FISSE, VISI COPERTI. UN IPERREALISMO CHE HA AVUTO NEL CHIACCHIERATISSIMO E RICERCATISSIMO VIDEO ARGENTINO DI BELEN IL SUO CLIMAX ORGIASTICO 5- OLTRE CENTO FOTO DELLE NUOVE (E VECCHIE FRONTIERE) DELL’IMAGINARIO EROTICO

Sabina Minardi per "l'Espresso"

I plushies si strofinano sui peluche. I furry, invece, si vestono da pupazzi per fare sesso. Gli smoking fetish non si staccano dalle sigarette neppure a letto. Il groping bus è il massimo per chi ha la fantasia di toccare sconosciuti in pubblico.

Si fa presto a dire porno. Generi, sottogeneri, nicchie annidate l'una dentro l'altra, una proliferazione di stili sessuali e di messe in scena, aggiornano quotidianamente il catalogo dell'hardcore su Internet. Che propone, in una cornice di normalità e di naturalezza, gesti sessuali sempre più estremi e bizzarri.

Il palcoscenico è Youporn, o PornHub, o uno qualunque di quei trafficatissimi crocevia a luci rosse da dove, gratis e in modo anonimo, si può partire alla ricerca di ogni genere di fantasia, la più inverosimile inclusa, indicizzata per categoria: sesso divertente o violento, amatoriale, fetish, vintage, interrazziale, fino a pratiche sempre più di nicchia. Sintetizzate in filmati minimal, senza preamboli, la scena nuda e cruda: video di due, tre minuti, con tassi di visualizzazione pari agli abitanti di una metropoli, e un tifo espresso in votazioni da uno a cinque. Intimità ridotta in brandelli: segmenti di situazioni, e di corpi, destinati a visioni svogliate, veloci.

Renato Stella, professore di Sociologia delle Comunicazioni di massa all'Università di Padova, li ha a lungo osservati e analizzati; ha scandagliato chat e siti di cybersex, maneggiandoli come le voci di un immenso trattato "live" tecnico-pratico: la gigantesca foto di gruppo di cos'è più la pornografia. Il risultato è il saggio "Eros, Cybersex, Neoporn. Nuovi scenari e nuovi usi in Rete" (appena pubblicato da Franco Angeli): non l'ennesimo studio su come la pornografia on line abbia rubato terreno al porno tradizionale, costringendolo a chiudere bottega, o ad approdare su questo nuovo, floridissimo, mercato.

Ma uno sguardo con la volontà di capire come questo immaginifico universo, enciclopedia vivente di gusti e di desideri, stia cambiando definitivamente la pornografia classica. Con la forza delle sue cifre: LiveJasmin, sito di webcam a pagamento, vanta ogni mese 32 milioni di visitatori. In Italia, a settembre 2011, Youporn ha avuto 2,9 milioni di utenti e 111 milioni di pagine viste. Per un tempo di permanenza medio di 32 minuti (dati Nielsen Netview).

La bellezza non conta. L'estetica, per cominciare. Gli involontari, inconsapevoli protagonisti del Neoporn hanno una caratteristica che salta agli occhi: l'ordinarietà. Una fisicità concreta e autentica, spontanea fino alla sciatteria: di certo lontanissima dalla bellezza plastificata e irraggiungibile di tante pornodive.

"La caratteristica principale dei materiali pornografici ai tempi di Internet è l'iperrealismo", spiega Stella: "L'avvenenza conta relativamente. Sono la realisticità della scena e l'intensità della situazione i tratti più importanti". A rendere credibile l'atmosfera è l'ambientazione: cantine, tinelli, soffitte, ambienti condominiali avvolgono i gesti sessuali.

"L'intimità di famiglie, di coppie, di singoli, come se si rubassero i loro filmini di compleanno o se si spiasse davvero dal buco della serratura. Frutti spontanei di un erotismo casereccio per nulla artificiale". E poco conta che lo sia davvero o, come accade nella stragrande maggioranza dei casi, costruito ad arte: è l'impressione di realtà che conta, la capacità di evocare la quotidianità attraverso un copriletto, una foto sul comodino. Perché "Amateurs" è la più cliccata categoria del mondo, come ha certificato anche una recente indagine di Youporn.

E la parola d'ordine è ovunque "video fai-da-te". "La popolarità di questa categoria sta cambiando la stessa industria pornografica", ha commentato Jude Mahoney, il marketing manager del portale. Sta già succedendo. "La pornografia amatoriale ha modificato radicalmente i canoni industriali, e prevalentemente maschili, di confezionamento dei suoi prodotti", concorda Stella. Ma la pornografia industriale era fiction. Questa no: telecamere fisse, immagini non montate, filmati che somigliano a minidocumentari su azioni annunciate in partenza, non hanno la forza per esprimere più di quando sia ripreso. Del resto, nel nuovo contesto, non serve. "Il Neoporn non racconta: mostra".

Tutti pornodivi. Scambi. E prestiti reciproci di linguaggi: tra la pornografia nata per la Rete e quella industriale, confezionata a tavolino da un regista e da una troupe più o meno professionale, la relazione è oggi sempre più stretta. "Se dalla forma passiamo ai contenuti, posizioni e gesti degli atti sessuali risultano copiati dalla tradizione hard, in una sorta di emulazione che rende accessibili a persone comuni i virtuosismi di pornostar e pornoattori".

Protagonismo dilettantesco, certo: particolari caricaturali, guardaroba da pornoshop. E un puntiglio quasi feroce nell'applicarsi in gesti sempre più trasgressivi: rimasugli di possibilità, quasi, dei film a luci rosse. Effetto divismo da telecamera? "Sì, c'è un piacere nell'esibirsi non diverso da quello che si nota in altri ambiti. Il Neoporn si è costruito all'interno di un mondo e di un clima, dove tutto, dai dolori all'amore è esibito: quello della tv e della società".

Ma non siamo tutti liberi di mostrarci: "Da noi c'è più mascheramento che altrove: gli italiani sono attenti a non farsi riconoscere e a rendere gli ambienti più anonimi. Il risultato è che in moltissimi casi non si fanno vedere in faccia: una differenza forte rispetto alla pornografia tradizionale che, prima di mostrare porzioni di corpo, li inquadrava in figure intere, e ad esse tornava alla fine del film".

Oggi, invece, solo anatomie sezionate, a misura di schermo. Trofei raramente messi on line dalle donne. "È interessante, anche ai fini di una lettura dei rapporti uomo-donna, quanto accade nel cybersex: le donne si mostrano di più in faccia, e hanno un atteggiamento più ironico. Gli uomini si presentano immediatamente nudi. Non ho mai incontrato una situazione opposta: una ragazza nuda e "acefala" e un uomo che si presenta col suo viso. E sono le ragazze a condurre il gioco, a decidere, con un clic, quando interromperlo".

Questione di classe. Donne, giovani, anziani: difficile tracciare l'identikit del fruitore del sesso on line. Che è porno di massa, facile da reperire, e immediato nel coinvolgere: tra chat, social network e siti specializzati, la barriera tra spettatore e produttore è sottilissima. "Questa pornografia funziona soprattutto per gruppi sociali medio e piccolo borghesi", nota Stella: "Al contrario coppie o singoli di livello sociale più elevato ricorrono ad altri mezzi, dai club privé alla prostituzione d'alto bordo, e non frequentano Internet con questi scopi". Il sesso on line propone una lettura di classe?

"È evidente una differenza sociale. Nei siti visitati, poche volte ho trovato professionisti, dirigenti o imprenditori, e quasi mai in Italia. Al contrario, il Neoporn si configura come un bene simbolico rudimentale, che dà la possibilità di sentirsi come uno ricco e potente: posso imitare situazioni oscure, vivere esperienze con ragazze bellissime, che nella realtà non avrei mai". Democratizzazione del lusso, come il low cost nella moda? "Sì, funziona perché fa leva sulle stesse aspirazioni. Ma il low cost è il risultato di politiche industriali e di marketing. Questo è un fenomeno che non obbedisce a piani premeditati, ma si è creato da solo".

L'importante è condividere. Si fa sesso, ci si espone on line. A imitazione kitsch di un mondo al quale non si appartiene. Non solo: evidente è la finalità di incontrare persone con le quali condividere gusti e passioni. "Chi un tempo era liquidato semplicemente con l'etichetta di perverso, oggi trova il modo di aggregarsi ad altri", dice Stella. È la lezione del Web 2.0 applicata alla pornografia: tendenza alla socialità e alla condivisione. E ricerca di conferma di comportamenti sessuali altrimenti destinati a rimanere segreti. Invece, più si è meglio è: voyeurismo all'ennesima potenza, senza i rischi dell'esibizionismo in luoghi aperti.

"La pornografia rimane un fatto privato: se voglio vedere un filmato porno devo andare a cercarlo. Ma condivido quell'esperienza con chi ha i miei stessi gusti", conclude Stella. Si lascia il sottosuolo, si esce allo scoperto, si dà alle prestazioni un rating, si è parte di un cabaret globale di scambisti e di guardoni, di pornografi e di pornofili, dove ogni eccezione è sdoganata. Un'inguardabile, imperdibile, ipnosi di gruppo. Con un unico, vero rischio: fare reset del desiderio.

 

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