“ESISTONO LE RISPOSTE SBAGLIATE. IGNORAVO CHE PER QUALCUNO SBAGLIATE POSSONO ESSERE ANCHE LE DOMANDE” – GRAMELLINI INTERVIENE SUL CASO DEL CORRISPONDENTE DELL'AGENZIA “NOVA”, GABRIELE NUNZIATI, LICENZIATO POCHI GIORNI DOPO AVER POSTO UNA DOMANDA “TECNICAMENTE SBAGLIATA” ALLA PORTAVOCE DELLA COMMISSIONE UE, PAULA PINHO: “SE LA RUSSIA DOVRÀ PAGARE PER LA RICOSTRUZIONE DELL'UCRAINA, ISRAELE DOVRÀ FARE LO STESSO PER GAZA?” – “VENGONO UN PO’ I BRIVIDI AL PENSIERO CHE IL GIORNALISTA DI UN PAESE DEMOCRATICO POSSA PERDERE IL LAVORO PER AVERE FATTO UNA DOMANDA: GIUSTA O SBAGLIATA CHE SIA” – VIDEO
"vc disse que a Rússia deveria pagar pela reconstrução da Ucrânia.
Vc considera que Israel deveria fazer o mesmo por Gaza?"
Jornalistas brasileiros, vc estão vendo o que é jornalismo? pic.twitter.com/ol6yNA85rk
— Vanessa Carvalho (@vanessasoaresc4) October 14, 2025
Massimo Gramellini per il Corriere della Sera - Estratti
Da antico appassionato di telequiz, sapevo che esistono le risposte sbagliate. Ignoravo che per qualcuno possono esserlo anche le domande. Un giovane cronista d’agenzia, Gabriele Nunziati, prende la parola a Bruxelles in una non affollatissima conferenza stampa e chiede alla portavoce della commissione europea: «Ci ha detto che la Russia dovrà pagare per la ricostruzione dell’Ucraina.
Pensa che anche il governo israeliano dovrebbe pagare per quella di Gaza?». Il tono non è provocatorio, tradisce persino una certa timidezza. La portavoce glissa con grande mestiere: «La tua domanda è molto interessante, Gabriele, però al momento non ho una risposta da darti».
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Senonché l’innocuo scambio finisce sui social e da lì nelle abili mani della propaganda russa, che ci monta un caso. Il cortocircuito dei cervelli produce una conseguenza imprevedibile: l’agenzia di stampa Nova interrompe la collaborazione con Nunziati, ritenendolo colpevole di avere posto una domanda «tecnicamente sbagliata», cioè di avere osato paragonare chi ha aggredito l’Ucraina a chi è stato aggredito da Hamas.
A parte che, ben prima di Nunziati, è stata la Corte Penale Internazionale a mettere sullo stesso piano Putin e Netanyahu.
Ma vengono un po’ i brividi al pensiero che il giornalista di un Paese democratico possa perdere il lavoro per avere fatto una domanda: giusta o sbagliata che sia.


