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LA GRANDI BELLEZZA: “SONO UNA CARAMELLA MOU, MORBIDA, POLPOSETTA E NON MI SONO RIFATTA NULLA” - ''SORRENTINO? NON MI CHIAMA PIÙ, SICURO - QUELLE TELEFONATE DI GIANNI AGNELLI E BERLUSCONI ("MA COL CAV NON E’ MAI SUCCESSO NULLA")

SERENA GRANDISERENA GRANDI

Alessandro Ferrucci per “il Fatto Quotidiano”

 

57 anni Serena Grandi si definisce così: “Sono morbida, polposetta, sono una caramella mou”. Eppure qualche commentatore televisivo, dopo un’ospitata nel programma di Chiambretti, ha scritto: guardate com’è ridotta. “Mica dobbiamo essere anoressiche! Sono una curvy (modella con qualche “curva” accentuata), e non sapete quanti stilisti mi vorrebbero vestire. Sono contenta, di tutto”.

 

Serena GrandiSerena Grandi

Carriera, successi, un pizzico di trash, un seno nudo, ancora un seno nudo, un nudo integrale, nel 2003 ai domiciliari per una storia di cocaina, poi risolta (“Sono stata risarcita dallo Stato per ingiusta detenzione, per la custodia cautelare”) ; dieci anni dopo un Oscar con La grande bellezza, qualche polemica per La grande bellezza (“Sorrentino non mi chiama più, sicuro”). Eppoi le date, i ricorsi, i ricordi: nel 2015 sono esattamente trent’anni dal film culto, la pellicola che l’ha resa Serena Grandi “la donna più famosa d’Europa”; sono trent’anni da Miranda di Tinto Brass. “Di già?” risponde stupita.

 

Sì, 1985, due anni dopo il successo de “La chiave”.

C’è gente che mi vorrebbe ibernata in Miranda. Non sa quante domande su quel film.

 

Un successo. Come ci è arrivata?

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Mi ricordo ancora quando mi chiamò il produttore di Tinto e disse: ‘Te la senti di fare un provino con il maestro Brass?’. Certo, sono pronta... Brass non ha la fama di regista facile. Per niente, un tipo tosto, esigente. Uno che urla, pretende puntualità, anche il provino non è stato semplicissimo: abbiamo girato le scene per intero, come se fossimo sul set.

 

Con qualche imbarazzo?

A volte sì, molto. Ma parliamo di uno dei più grandi, con lui sono riuscita nel salto di qualità, ho capito cos’era veramente il cinema. E poi mi sono anche divertita, è rimasto un bel rapporto, negli anni successivi andavo a casa sua, poco fuori Roma, un luogo bellissimo, pieno di libri, sceneggiature, quadri, storia, con Tinta in cucina a preparare piatti stupendi. Infine a tavola a bere, chiacchierare e sognare.

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Come ha detto lei, un sacrificio per diventare “la donna più famosa d’Europa ”.

Ero certa del successo, per questo mi sono preparata, ho imparato a dominare i miei entusiasmi, a calibrarmi. Ha presente cosa vuol dire andare a Venezia, al Festival, e ritrovarsi assediata da cento fotografi, lì solo per te? Un anno, tra loro, è scoppiata una rissa bestiale, e non ero neanche in tiro: camicetta, gonna e capelli raccolti. Bastava poco per essere dive.

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Tutto questo può anche causare depressione, i famosi “up” e “down ”. Certo, infatti la maggior parte dei miei colleghi è dallo psicologo. Quello dell’attore è un lavoro magico, ma va saputo gestire, non bisogna stare sempre in casa in attesa della telefonata. Chissene . E poi bisogna sapersi schermare, per questo ho studiato sei anni Il Metodo Stanislavskij...

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La psicologia al centro della questione...

Ti insegna a non farti coinvolgere al cento per cento, a schermarti; ti permette di tornare a casa e riprendere la tua vita senza troppi strascichi.

 

Ci è riuscita?

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Un tempo no, quando giravo alcune scene ne Le foto di Gioia, soprattutto quelle di violenza, sangue a terra e aggressioni, tornavo a casa terrorizzata. Stavo realmente male. Lì ho iniziato a staccarmi. Da lì ho imparato a immergermi anche nel letame, ma a uscire profumata di Chanel.

Per alcune sue colleghe, Brass non è stato proprio una benedizione.

Non a tutte, però. Forse Claudia Koll. E comunque il problema non è solo legato alle protagoniste nelle pellicole. di Tinto, guardi il caso di Laura Antonelli, una delle più belle e brave, eppure...

 

Insomma, lei non è sempre in attesa della telefonata di un produttore o di un regista.

Ma non ci penso proprio, mica voglio impazzire. Quando il momento è “no”, inutile insistere, meglio cambiare, pensare ad altro, partire. E comunque l’unica salvezza è avere un figlio.

 

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Poi magari arriva la chiamata di Sorrentino e cambia tutto. Mi sono tatuata l’Oscar sull’avambraccio, che soddisfazione. Anche perché la scena con me che esco dalla torta è diventata una delle più famose, se non la più famosa. È il momento clou de La Grande Bellezza.

 

Aveva capito il possibile trionfo?

Non fino a questo livello. Quando ho letto la sceneggiatura sono rimasta affascinata, ma non era ben chiaro l’obiettivo, era solo un bel libro.

Però lei si è lamentata dei tagli apportati da Sorrentino.

Mica solo io, anche Carlo Verdone non era soddisfattissimo delle scelte, ma Paolo è un genio e ha preferito salvare delle scene di Roma rispetto ad alcune nostre battute. Però, ribadisco, non mi chiamerà una seconda volta.

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Teme si sia offeso?

Forse. Ma la questione è differente: non mi aspettavo di vedermi così, ed è uno choc se non conosci come lavora Paolo.

 

Com ’è sul set?

Non amichevole, a volte è anche duro. Ma ti sfruguglia dentro come nessuno, riesce a far uscire l’inconscio, l’impossibile, l’ignoto, poi quasi ti plasma, gestisce, mi ha anche fatto indossare un bustino per raddoppiarmi. Prima di girare organizza delle prove come nelle grandi produzioni, come il Brass degli anni Ottanta.

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Si affaccia alla finestra della sua casa di Rimini. Vive lì. “Di fronte ho il Borgo dove girava Fellini. Ma non c’è più la nebbia di allora. Anzi, non c’è quasi più la nebbia”. A Rimini ha aperto un ristorante che, guarda caso, ha chiamato “Miranda ”, ma dopo “due anni di lavoro l’ho dato in gestione e ho aperto un franchising. Per stare dentro un ristorante ci vogliono energie più giovani. Cosa mi chiedevano i clienti? Una foto, un autografo, un aneddoto. Nel libro delle presenze mi hanno scritto dediche bellissime”.

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E nella pineta, oltre il Borgo, ha girato un cult, “Rimini Rimini”...

La scena con Paolo Villaggio è una delle più famose. Io a seno nudo e lui con la lingua di fuori. Un successo. E poi Paolo è un mito, intelligenza unica, una battuta sua e sei finito.

Altro film culto è “Radiofreccia ” per la regia di Ligabue.

Una sorpresa. Quando sono arrivata sul set ero convinta di trovarmi davanti un analfabeta della macchina da presa, un rocker montato, e invece si è presentato in bicicletta, tranquillo, sicuro e consapevole, anche timido e con le idee giuste su come girare. Oh, è stato un record d’incassi.

 

Nei primi anni Ottanta era nel cast di un “Pierino” con Alvaro Vitali protagonista.

Una posa sola! Una professoressa con la coda di cavallo. È andata peggio con Antropophagus , anno 1980, regia di D’Amato.

Lei non è segnalata nel cast ufficiale.

Certo, ero sotto pseudonimo. Per gli amanti dell’horror è un top assoluto, esistono cassette e Dvd di contrabbando e ricercatissimi, ne ho una copia gentilmente regalata da un fan.

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1987: Dino Risi la dirige in “Teresa ”, Luca Barbareschi co-protagonista.

Luca è bravo, un grande. Ma quando c’è lui di mezzo, scoppia sempre il bordello, forse perché alla faccia da bravo ragazzo corrisponde un carattere spigoloso.

 

Insomma, qualcuno ha osato dirle: “guarda com’è ridotta”.

Che fastidio. Di solito chi se ne esce così è perché vorrebbe ma non può; ambirebbe ma non ha chance. E comunque è volgare, io non mi sono rifatta niente.

Niente, niente?

Qualcosa dopo aver partorito, mica potevo recitare con quel seno: ho tolto una misura, ma basta. Se vede mia madre, oggi ha 83 anni, resta stupito: ne dimostra venti di meno, è bellissima e da giovane era anche molto più bella di me.

CARMEN RUSSO CARMEN RUSSO

 

All’inizio della sua carriera le ha dato qualche consiglio su come gestire la sua avvenenza?

Nessuno. Mai. Un po’ per il mio carattere indipendente, e un po’ perché pensava alla sua, di bellezza. Ah, anche mio padre era bellissimo, gran coppia.

Lei ultracorteggiata.

Però mi sono sposata presto, e il mio primo marito era gelosissimo.

 

Il marito non avrà fermato alcuni slanci altrui.

Un giorno mi arriva un biglietto con su scritto ‘affacciati’. Apro la finestra e trovo sotto una Ferrari rossa infiocchettata in rosa. L’ha tenuta? Assolutamente, non potevo: oltre a non piacermi un gesto del genere, il tipo era anche pericoloso.

Berlusconi e Agnelli (da Il Riformista)Berlusconi e Agnelli (da Il Riformista)

 

Comunque potrei scrivere un libro sulla mia vita: matrimoni, relazioni, gente che ci ha provato in tutti i modi. Film, successi, l’Oscar. Mica male, eh. E non mi sono mai fermata, mi sono sempre reinventata. Ha presente cosa voleva dire negli anni Ottanta ricevere le attenzioni e le telefonate di Gianni Agnelli e Silvio Berlusconi?

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I due protagonisti dell’Italia da bere.

Berlusconi un giorno mi disse: ‘Lascia perdere la televisione, non è per te, la tv va bene per gente come Carmen Russo. Tu diventerai una stella del cinema’.

L’ex Cavaliere sedotto da lei.

Berlusconi e Agnelli (da Il Riformista)Berlusconi e Agnelli (da Il Riformista)

 

Non è mai successo nulla.

Fidanzata? Sì, ma lo lascio in continuazione e da quasi due anni. Se l’ho tradito? E con chi, con uno di queste parti? Per carità, non c’è nessuno. Magari con un figo di Miami, allora chissà. (Silenzio, aspetta qualche secondo, e poi...) E non è detto che non parta a breve. Destinazione Miami, ovvio... Twitter: @A_Ferrucci

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