roberto benigni marcello fonte

''HO AVUTO UNA GRANDE STORIA D'AMORE MA POI LEI SI È FATTA SUORA'': MARCELLINO FONTE, DALLE GROTTE CALABRESI ALLA PALMA DI CANNES: ''GARRONE MI HA TROVATO PERCHÉ NEL CINEMA PALAZZO, IL CENTRO SOCIALE DI CUI ERO IL CUSTODE, HO PRESO IL POSTO DI UN ATTORE CHE AVEVANO TROVATO MORTO IN BAGNO. A QUEL PUNTO...''

1. «IL CORAGGIO DI GARRONE MI HA DONATO UN SOGNO»

Gloria Satta per ''Il Messaggero''

 

 «Ma è mio, il premio? Devo proprio prenderlo?», si domanda sul palco Marcello Fonte facendo lo slalom tra Benigni, il presentatore Édouard Baer, la statuaria giurata africana Khadja Nin mentre il pubblico in abito da sera lo acclama ridendo. Era stato proprio Roberto a scaldare la platea dicendo in francese maccheronico «ho dei souvenir magnifici di Cannes, vorrei soffiare la mia felicità sui vostri volti».

 

roberto benigni marcello fonte

Accanto al grande attore, Fonte, 39 anni, in smoking per la prima volta, si fa ancora più piccolo e più timido mentre Matteo Garrone lo guarda intenerito dalla platea. Protagonista di Dogman nel ruolo del mite tosacani che, dopo aver subito tante violenze, si vendica in modo atroce del suo persecutore, Marcello riscatta a Cannes una vita vissuta in seconda fila, così difficile che sembra uscita dal libro Cuore. Dalla natìa Calabria («sono cresciuto in una discarica») allo star system passando dalle comparsate nei film e dagli stenti romani («vivevo in una cantina di 14 metri quadrati»): l' attore è l' eroe di una favola a lieto fine.

 

Si aspettava di venire premiato al Festival?

«No, no. Da piccolo, quando sentivo la pioggia battere sulle lamiere della mia baracca, chiudevo gli occhi immaginando che fossero gli applausi. Ora li riapro e vedo il pubblico che mi batte le mani davvero».

 

Che effetto le fa essere nel cuore del cinema internazionale?

«Mi sento a casa. Il cinema è ormai la mia famiglia. Qui a Cannes anche un granello di sabbia è importante».

 

Chi vuole ringraziare?

marcello fonte

«Garrone, che ha avuto il coraggio di scritturarmi».

 

Ma com' è arrivato ad essere il protagonista di Dogman?

«Per caso. Matteo aveva spedito gli addetti al casting al Cinema Palazzo, il centro sociale di San Lorenzo di cui ero il custode e che ospitava una compagnia teatrale di detenuti».

 

E cosa è successo?

«Uno degli attori si è sentito male e i compagni l' hanno trovato morto in bagno. A forza di guardarlo avevo imparato la sua parte, così mi hanno chiesto di sostituirlo. E gli assistenti di Garrone mi hanno scritturato».

 

Come ha lavorato con il regista?

«Matteo e io abbiamo colorato la storia insieme, come due pittori».

 

È fidanzato, sposato?

«In gioventù ho avuto una grande storia d' amore ma poi lei ha scelto di farsi suora. I primi tempi portavo davanti al convento uno striscione con su scritto Ti amo, ma poi sono stato contento per lei. Ha seguito la sua vocazione. Proprio come me, che oggi sono qui».

 

 

2. «VENGO DALLE GROTTE E LE GOCCE DI PIOGGIA SULLE LAMIERE MI SEMBRAVANO APPLAUSI»

Stefania Ulivi per il ''Corriere della Sera''

marcello fonte

 

 

«Il cinema italiano, come Lazzaro, quando non te lo aspetti resuscita». Alice Rohrwacher usa il titolo del suo film per comunicare una felicità generale. È stato veramente un piccolo grande trionfo italiano quello uscito da questa edizione di Cannes 71, persino al di là dei premi, sottolineato da quel grido con cui Roberto Benigni «Marcellooo» (come Sophia Loren con Mastroianni) ha chiamato sul palco l' attore che, il copyright è di Matteo Garrone, si è preso sulla spalle Dogman: è stato dopo averlo trovato che il regista romano ha ripreso in mano, dopo anni, il progetto del film.

 

È stato uno dei personaggi del festival Marcello Fonte, reggino di 40 anni (nato a Melito di Porto Salvo), romano dal 1999, quando ha iniziato, sulle orme del fratello scenografo, a lavorare nello spettacolo. Un misto tra Buster Keaton e Peter Lorre, un personaggio che sembra uscito da un film di De Sica, i giornalisti internazionali si sono sbizzarriti nella descrizione. Quel suo modo di pronunciare «amooore», mentre si prende cura dei suoi cani è già diventato un tormentone.

marcello forte premiato a cannes per dogman 3

 

«Vengo dalle grotte calabresi, da ragazzo non sapevo neppure cosa fosse un cinema», racconta lui. Con Garrone si sono incontrati in un centro sociale di Roma. «Stavo seguendo un compagnia di ex detenuti al cinema Palazzo, un progetto di reinserimento di ex detenuti di Rebibbia». Si è trovato a sostituire un attore. «Ero quello che sapeva tutte le battute, avevo assistito alle prove». Il suo rapporto con il regista? «Abbiamo colorato insieme. Anche sporcandoci le mani, nel film c' è sporco vero. Lo ringrazio per aver rischiato puntando su di me».

 

Quanto a Alida Baleari Calabria, sua figlia nel film: «Lei era la professionista. Le ho detto guidami tu, io non sono padre e lei invece è figlia».

 

DOGMAN

Il pubblico del Gran Theatre, che già faceva il tifo per lui, l' ha conquistato parlando di sé bambino. «Da piccolo quando ero a casa mia e pioveva sulle lamiere chiudevo gli occhi e mi sembrava di sentire gli applausi adesso è vero sono qui e sento i vostri applausi. Il cinema è la mia famiglia, voi lo siete. Ogni granello della sabbia di Cannes è una meraviglia». Secondo Garrone, lui e Edoardo Pesce, che nel film è Simoncino, sembrano Al Pacino e Robert De Niro.

 

Anche Alice Rohrwacher lo aveva tenuto d' occhio, Fonte era nel cast del suo film di esordio Corpo celeste. «Sono felice di dividere la gioia del premio con Marcello, è un grande attore. E sono felice del premio e dell' interesse sul film, mi piace che questa storia bislacca sia piaciuta a questa giuria a maggioranza femminile, vuol dire che si può ancora fare un cinema libero». Dice che Lazzaro è «la storia del viaggio del tempo di un giovane uomo innocente.

 

Cerco qualcosa di semplice, nella semplicità trovo livelli diversi di profondità».

dogman

A chi ricorda i tanti rimandi del suo film al cinema italiano del passato, replica: «L' eredità è qualcosa che non riesci a controllare, come i tratti somatici che vengono dalla famiglia. Ho avuto grandi maestri ma non cerco il modo di imitarli. La sorpresa è ritrovarli magari in quello che faccio».

dogman

 

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