wanna marchi stefania nobile netflix

“I COGLIONI MERITANO DI ESSERE INCULATI” – WANNA MARCHI SI MOSTRA PIÙ CATTIVA E SPIETATA CHE MAI NELLA DOCUSERIE REALIZZATA DA NETFLIX CHE RIPERCORRE LA PARABOLA DELLA REGINA DELLE TELEVENDITE E I SUOI GUAI GIUDIZIARI – “DOPO IL CARCERE NON HO PIÙ PAURA DI NIENTE” – E LA FIGLIA STEFANIA NOBILE SFIDA GLI SPETTATORI: “CHI SI PENTE? BUSCETTA SI PENTE, IO NON MI PENTO” – VIDEO

 

Claudia Casiraghi per “La Verità”

 

wanna serie netflix 1

Wanna Marchi è bionda oggi, un biondo che vira al bianco. Le illumina il viso, le labbra scarlatte. Parrebbe cambiata Wanna Marchi, ma lo sguardo, il baluginio della furbizia negli occhi accesi, la tradisce, riportandola indietro, dove tutto è cominciato: agli anni Settanta, all'Italia del benessere, delle televisioni private piagate dal bisogno di far soldi, alla loro lenta metamorfosi in supermercati, ai «D'accordo?» che il tempo avrebbe reso sempre più sguaiati.

 

Wanna Marchi è pacata mentre racconta di una parabola a suo dire figlia del bisogno. «Mio marito, soldi a casa, non ne ha mai portati. Sarei diventata qualcuno soprattutto per dar da mangiare ai miei figli», dice, ritrovando la caparbietà degli anni bui nel matrimonio con Raimondo Nobile, rampollo di una famiglia che a lei, erede di contadini, guardava con sdegno.

 

È stata una sposa diciottenne in un giorno di pioggia, Wanna Marchi. «Mia suocera, fuori dalla chiesa, mi disse: "Come sei brutta". Quella frase avrebbe contato tanto nella mia esistenza». Non ci sono lacrime, ma le parole le muoiono sulle labbra, appena tremanti.

 

Wanna Marchi, protagonista di una docuserie Netflix che di lei porta il nome, Wanna, chiede di non dilungarsi nel racconto del marito. Il dolore ha un antidoto nel silenzio. Il resto può aver voce. E la voce, per spiegare la propria ascesa e la caduta, rumorosa, che ne è seguita, non le manca. Ruggisce la Marchi, nelle quattro puntate disponibili online dal 21 settembre.

 

wanna marchi serie netflix 2

«Dopo il carcere non ho più paura», sibila. Non c'è traccia di pentimento quando l'intervistatore la stuzzica sui trascorsi giudiziari e lei tuona: «I coglioni vanno inculati». Le mezze misure per la Marchi sono come gli unicorni: non esistono.

La serie parte dall'inzio: metà degli anni Settanta, Wanna Marchi è una madre disposta a tutto pur di portare a casa il sostentamento dei figli. «Ho perfino truccato i morti nella camera mortuaria di Bologna», ricorda, spiegando come sia stata la lauta mancia di una madre in lutto - 1 milione delle vecchie lire - a permetterle di dare inizio a quella che sarebbe diventata la sua carriera.

 

wanna marchi stefania nobile

La Marchi con quei soldi ha comprato una macchina e messo in piedi un business: vendeva, massaggiava, lavorava come estetista. Poi il caso l'ha portata alle tv, le piccole emittenti private, bazar dove chiunque poteva provare a vendere i suoi prodotti. È stato un fiasco.

 

Wanna Marchi, alla terza presenza in studio, ha chiesto scusa al pubblico. Ha pianto e in quelle lacrime è germinato il suo successo. I centralini davanti all'immagine di una donna affranta sono esplosi. Ha venduto come mai prima, la gente ha comprato a scatola chiusa e Wanna Marchi è stata invitata a tornare. E ha capito di avere potere sul pubblico.

 

wanna marchi serie netflix

Le alghette, lo «Scioglipancia» ideato dalla figlia Stefania, i fanghi, le creme. Era un impero da 5 miliardi di lire al mese. La Marchi cresceva insieme alle sue promesse: dimagrimenti lampo, pillole per mangiare ai quattro palmenti senza mai ingrassare, fanghi miracolosi. Vendeva facendo leva sul senso di colpa e di inadeguatezza dello spettatore.

 

«Le donne con i peli, mamma mia, non le sopporto», si sente in uno dei tanti filmati di repertorio. «C'è un ciccione disposto a dirmi: "Signora Marchi, si sbaglia, io sono molto felice", c'è?», chiede in un altro, chiamando «elefanti» e «bauli» le mogli oversize di mariti a suo dire esasperati.

 

WANNA MARCHI MAGO DO NASCIMENTO

Era un metodo opinabile: intercettare e lucrare sulle insicurezze della casalinga media. Funzionava però, e Wanna Marchi era ovunque: Maurizio Costanzo Show, Pippo Baudo, i giornali. Era nostra signora delle televendite, ricca, richiesta, divisiva. Sempre pronta a rilanciare per prendersi tutto il piatto. Ma quel sistema ad inizio anni Novanta è crollato.

 

Wanna, fatto di interviste ai televenditori più noti (Roberto Da Crema, Valter Carbone, Joe Denti e Giorgio Mendella), di testimonianze e racconti in prima persona, vira bruscamente, seguendo il corso della parabola Marchi. Il primo successo, poi il declino. La ripartenza di metà anni Novanta, quel che la giustizia avrebbe definito truffa: il tentativo - per altro riuscito - di vendere la fortuna.

 

wanna marchi serie netflix 3

La serie Netflix, magnetica, ripercorre gli anni del maestro Do Nascimento, del sale e dei numeri da giocarsi al lotto. Ripercorre la disperazione delle famiglie che alla Marchi hanno dato tutto, vittime di un meccanismo psicologico («Mi chiamavano ogni settimana: "Allora lei per 10 milioni fa morire sua figlia?". E io pagavo, avrei avuto il rimorso se fosse successo. In un anno, dal 1997 al 1998, ho dato loro 200 milioni», testimonia una donna).

 

Wanna Marchi e Stefania Nobile ascoltano parole e sentenze, gli stralci del processo che le ha condannate. «Io sono orgogliosa della mia vita. Chi si pente? Buscetta si pente, io non mi pento», asserisce Stefania, senza concedere alibi a chi ha speso tutto per paura d'avere il malocchio. «Io non la vedo una truffa, perché se qualcuno mi chiama e mi dice di mettere del sale nel bicchiere io lo mando affanculo. È un truffatore lui o sei un coglione tu?», domanda la Nobile rivolge alle telecamere. Titoli di coda.

WANNA MARCHI 5wanna marchi e stefania nobilewanna marchi e stefania nobile in tvwanna marchi e stefania nobile 9wanna marchi e stefania nobile 8wanna marchi e stefania nobile 12wanna marchi e stefania nobile 3wanna marchi e stefania nobile 6wanna marchi e stefania nobile 2wanna marchi e stefania nobile 7wanna marchi e stefania nobile 4wanna marchi e stefania nobile 5WANNA MARCHI 4

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....