MAGNA CHE TI PASSA (LA MALATTIA CRONICA) - IL “PARADOSSO DELL’OBESITA’”: I DIABETICI “NORMOPESO” HANNO IL DOPPIO DELLE POSSIBILITA’ DI MORIRE RISPETTO A QUELLI SOVRAPPESO - STESSO DISCORSO PER CHI SOFFRE DI DISTURBI CARDIACI, ICTUS, INSUFFICIENZA RENALE, IPERTENSIONE ARTERIALE - IL MOTIVO? SEMPLICE: I MALATI CRONICI HANNO BISOGNO DI PIU’ “BENZINA” NEL MOTORE PERCHE’ CONSUMANO PIU’ ENERGIE E CALORIE….

Articolo di Harriet Brown (Copyright The New York Times Traduzione di Marzia Porta) pubblicato da "la Repubblica"

Qualche anno fa Mercedes Carnethon, ricercatrice sul diabete alla Feinberg School of Medicine della Northwestern University, si è trovata a riflettere su un enigma: benché l'obesità sia il principale fattore di rischio per il diabete di tipo 2, anche un considerevole numero di soggetti normopeso sviluppa la malattia. Perché?

Per trovare una risposta, la dottoressa Carnethon ha scoperto qualcosa di ben più sconcertante: i diabetici normopeso presentano il doppio delle probabilità di morire rispetto a quelli sovrappeso o obesi. Si tratta dell'ennesimo esempio di uno sconcertante fenomeno medico che gli scienziati chiamano «il paradosso dell'obesità».

Sempre più spesso si dimostra che i soggetti sovrappeso e moderatamente obesi affetti da disturbi cronici vivono meglio e più a lungo di quelli normopeso che soffrono dei medesimi disturbi. La quantità di prove sta spingendo alcuni esperti a riesaminare dei postulati a lungo considerati irrefutabili circa il nesso tra malattie e grasso corporeo. Nel 2002 il dottor Carl Lavie, direttore del programma di riabilitazione cardiaca al John Ochsner Heart and Vascular Institute di New Orleans, fu uno dei primi a documentare il paradosso dell'obesità in soggetti che avevano subito un collasso. Lavie tentò per più di un anno di far pubblicare i risultati del suo studio.

«Credevano tutti che i miei dati contenessero degli errori», ricorda. Le prove però erano ovunque. Secondo una ricerca, i soggetti dializzati sovrappeso presentavano minori probabilità di morire rispetto a quelli normopeso o sottopeso. Secondo un altro studio, i sovrappeso che soffrivano di disturbi coronarici vivevano meglio di quelli più magri. E nel 2007 uno studio condotto da oltre 10 anni su 11mila canadesi evidenziò che i soggetti sovrappeso avevano minori probabilità di morire di qualsiasi causa.

Ad oggi, gli scienziati hanno documentato risultati simili in soggetti colpiti da collasso, disturbi cardiaci, ictus, insufficienza renale, ipertensione arteriale - e, più recentemente, diabete. Gli esperti sono alla ricerca di una spiegazione. Un'ipotesi è che una volta che una malattia cronica si è sviluppata il corpo diventi catabolico, ovvero richieda riserve di energia e calorie superiori alla norma, e se i pazienti in questione non le possiedono possono diventare denutriti anche se il loro peso è normale, come dichiara il dottor Gregg Fonarow, del programma di cardiologia preventiva all'Università della California.

Altri si concentrano sulla genetica: forse quei soggetti magri che sviluppano disturbi cronici presentano delle varianti genetiche che li rendono più a rischio. Forse, poi, i medici non trattano i pazienti magri con la stessa combattività che riservano a quelli più pesanti - o forse il problema sta nei parametri di valutazione. La maggior parte dei ricercatori misura l'obesità in base all'indice di massa corporea (Bmi, Body mass index), che si basa su un semplice rapporto tra altezza e peso, ma non considera il grasso corporeo, la massa muscolare magra, le anomalie metaboliche.

Forse, affermano alcuni esperti, siamo talmente abituati a inquadrare le questioni di salute in termini di obesità da non vedere altre potenziali cause di malattia. Il dottor Neil Ruderman, endocrinologo alla Boston University, fu il primo a identificare, nel 1981, la condizione di coloro che definì «normopeso metabolicamente obesi», il cui Bmi rientra nei valori, ma che hanno anomalie metaboliche e tendono ad accumulare grasso nella zona mediana del corpo - il che spesso si riflette negativamente su cuore, fegato e altri organi.

Il livello di fitness, oltre a essere un'importante fonte di confusione, non viene nemmeno preso in considerazione, benché le ricerche che lo prendono in esame dimostrano che dal punto di vista della salute, essere grassi e in forma è meglio che essere magri e poco allenati. Una regolare attività aerobica potrebbe non determinare un calo ponderale, ma riduce certamente la presenza di grasso nel fegato.

Nel 2005, mentre esaminava i dati dell'Osservatorio nazionale sulla salute e la nutrizione, l'epidemiologa Katherine Flegal si rese conto che i maggiori rischi di mortalità erano correlati con le due estremità dello spettro: l'essere sottopeso o severamente obesi. I minori rischi di mortalità si riscontravano nei soggetti appartenenti alla categoria sovrappeso, mentre i moderatamente obesi non presentavano maggiori rischi rispetto ai normopeso.

Quale che sia la spiegazione del paradosso dell'obesità, la maggior parte degli esperti concorda nel ritenere che i dati gettano un'ombra di dubbio sul ruolo del grasso corporeo. «Mantenersi in forma fa bene e contenere il proprio peso fa bene», dichiara il dottor Lavie. «Dovendo scegliere, però, si direbbe che mantenere un buon livello di fitness sia più importante che restare magri».

 

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