MORTI I SOCIALISTI, MORTA RAI2! I SUCCESSORI DI SODANO SI LIMITANO AI TELEFILM: LA VERA RAI2 (DA ‘’QUELLI DELLA NOTTE’’ IN POI) LA RITROVI SOLO SU YOUTUBE!

Pietrangelo Buttafuoco per "Il Foglio"

La vera RaiDue è tutta su YouTube e quando Piero Marrazzo annuncia dalla poltrona di "Virus", dove è ospite, il rientro in tivù sulla rete diretta dall'annoiato Angelo Teodoli con la trasmissione "Razza Umana", dice: "Da qui, da questo studio". La scena si può vedere su YouTube e Nicola Porro - dal timone della trasmissione di punta, uomo di punta qual è - colto di sorpresa, perfino preoccupato, gli domanda: "E io dove mi metto?".

La vera RaiDue è tutta su YouTube, quella è la sua cifra estetica. Oppure ci si dovrebbe mettere dietro l'automobile di Porro. E' venerdì. E' notte fonda e il conduttore di "Virus" si aggira per viale Tiziano al quartiere Parioli in Roma. Con lui c'è Stefania Bonavina, la collaboratrice che crea il parterre degli ospiti e poi il suo uomo-desk di riferimento, Diego Marras.

Piove. I travestiti sui marciapiedi guardano incuriositi i tre che planano sull'asfalto bagnato con la lentezza di un'idrovora ma non stanno dragando e neppure stanno facendo una verifica delle fonti, stanno solo cercando la bicicletta di Marras che tra gli eroici potenti mezzi a disposizione dell'informazione liberale è quello più charmant, essendo RaiDue l'unica rete senza uno studio ma fatta solo di acquisti.

Di telefilm, telefilm e telefilm. Che ci fa un liberale antitelevisivo nella gigantesca macchina della Rai dove, come neppure nelle notti di Giorgio Guglielmo Hegel, le vacche sono nere? Gli ascolti sono tutti da costruire, dal mercoledì s'è spostato al venerdì della Passione ma lui non assomiglia alla rete che lo mette in onda.

Lì, seppure fuori contesto (reintegrato dal giudice), imperava Michele Santoro, e spavaldamente Porro, che non è riconoscibile e non è conforme neppure al pubblico abituato a vedere iniziare le puntate con operai licenziati, cassintegrati, disgraziati di vario genere - monello com'è - gli piazza una incantevole lectio di Massimo Cacciari, un Luigi Bisignani che maligna su Coccolino e quel Luca Casarini - ricordate, il no global? - che parla con gli stessi argomenti di Oscar Giannino, meno eccentrico, sempre contro lo stato ma fedele alla partita Iva.

La vera RaiDue è tutta su YouTube ed è storia. "La Grande Storia" per dirla col titolo di Giovanni Minoli di cui non dico nulla, incontrandolo ogni mattina a Radio24. Della sua scuola ci sarebbe "Next", la trasmissione di economia, quasi un ufficio di relazione politico-sociale della direzione generale il cui debito di eredità in cotanta estetica rispetto a "Mixer" è la sola "x". Di Minoli comunque non parlo, però quella rete fu l'unico grande rotocalco della novità italiana - Bettino Craxi imperante - e fu il risultato di un'intuizione di Giampaolo Sodano che lavorò a una addizione semplice: fiction più informazione. Morti i socialisti, dunque, si ritrova morta RaiDue.

E siccome Sodano adesso fa l'olio e non più tivù, nel riconoscergli i meriti posso usare gli aggettivi giusti senza tema di piaggeria perché lui fu il vero grande manager che seppe fare di RaiDue la rete di riferimento della popolazione attiva, facendo fermentare il gusto degli italiani a colpi di "Ragazzi del muretto", "Maresciallo Rocca", "I fatti vostri" di Michele Guardì e del suo bar e poi, mi sia consentita una nota privata, con quel "Giovane Mussolini" (Antonio Banderas nel ruolo di Benito), un piccolo capolavoro di sceneggiato voluto da Craxi in persona al fine di condurre una pacificazione nella viva ferita dell'Italia.

La vera RaiDue è tutta su YouTube. L'unica estetica che la salva è quella. Sodano prende lo slancio dal lavoro già fatto da Massimo Fichera, uno della cerchia di Olivetti, l'innesto perciò prende vigore su quel canale due dove già con Renzo Arbore, con "Quelli della Notte", cominciano i capitoli, i frammenti, la foliazione di tutto il YouTube a venire.

Di "Mixer" non parlo perché sto lavorando con Minoli ma di "Mixer-Cultura" sì, ne parlo e non posso perciò non ricordare la puntata in cui Arnaldo Bagnasco ospita Guido Davico Bonino in singolar tenzone con Carmelo Bene. Non è solo il combattimento tra la "faccia da saponetta" del critico contro il "volto antico" del divino Carmelo, è la prova definitiva che la cultura non solo funziona in tivù ma resta scolpita per sempre.

Questa e altre perle ci sono su YouTube. Ed è sempre Carmelo Bene, nel "Macao" di Carlo Freccero, a concludere la collana le cui gemme, nel tempo, si sono esaurite. Logiche di marketing squinternate si sono sovrapposte al dadaismo o alla semplicità da furetto di un Sodano ed è stata tutta una gara, voluta dalla politica, a cercare solo incompetenze specifiche.

Bravi o somari che fossero, allora, i successori di Sodano, frullati nel turn over hanno dovuto sottostare al comandamento aziendale di fare telefilm, telefilm e telefilm. Oppure, nella variante della sorpresa, oplà, anche qualche replica. Di telefilm, telefilm e altri telefilm.

 

 

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