IL CINEMA DEI GIUSTI - “ME DAREBBE UNA GRATTATA ALLE PALLE CHE SO’ OCCUPATO?”. I VANZINA TORNANO ALLA SANA COMICITÀ STRACULTISTICA DEI TEMPI D’ORO CON UNA BELLA SCARICA DI BATTUTE PESANTI (“E NIENTE METEORISMI!” – “METEO… CHE?”) E DI PERSONAGGI IN GRAN PARTE RIUSCITI

Un matrimonio da favola di Carlo Vanzina
Marco Giusti per Dagospia

"Me darebbe una grattata alle palle che so' occupato?". "Non è che ci fai dormì coi filippini, no?", "Che dici, ci sposiamo a Grottaferata? Ci si è sposato anche coso der Grande Fratello". "Mi si è accavallata 'na palla!". Finalmente, i Vanzina brothers tornano alla sana comicità stracultistica dei tempi d'oro con una bella scarica di battute pesanti ("E niente meteorismi!" - "Meteo... che?") e di personaggi in gran parte riusciti che rinnovano un po' il solito parco di facce e faccioni della mostra commedia.

Non che sia tutto riuscito in questa nuova opera, "Un matrimonio da favola", che Carlo Vanzina dirige e scrive assieme al fratello Enrico e a uno specialista della nuova commedia coatto (meteo...che?) targata Max Bruno come Edoardo Falcone, ma rispetto al più autoriale e nostalgico "Sapore di te", che non ha funzionato benissimo in sala, qui siamo in pieno ritorno al comico puro, a un ritmo un po' più velocizzato, con gag e situazioni più fresche.

Anche se l'idea di partenza non è così credibile. Come fai, insomma, a credere che Ricky Memphis, romano di famiglia coatta che si sta per sposare con la bella Andrea Osvart, ricca rampolla di un banchiere svizzero e puttaniere, Teco Celio il "Bombolo" del Nord, inviti al suo matrimonio a Zurigo i suoi vecchi amici dei tempi della maturità, Adriano Giannini, Giorgio Pasotti, Stefania Rocca e Emilio Solfrizzi, che non vede più da allora e dei quali non sa più niente?

Chi mai lo farebbe? Se sono i suoi migliori amici, possibile che non si sia mai più tenuto in contatto con loro? Neanche facebook?! Detto questo, però, i Vanzina e Falcone si scatenano in maniera convulsa e maniacale ma con successo nella costruzione dei personaggi e, soprattutto, delle loro compagne e compagni. Oltre che nella costruzione dei parenti di Memphis, la mamma cafona Roberta Fiorentini ("Piacere, so' Capozzi Iole"), e lo zio ladro e coatto Max Tortora, che domina letteralmente la scena come Maurizio Mattioli negli ultimi film dei Vanzina (probabile che il ruolo sia stato scritto proprio per lui...).

Ma è grandiosa anche Paola Minaccioni come avvocatessa matrimonialista, ovviamente una iena, ad ogni suo "lo sfonnamo" dedicati ai mariti traditori in sala parte un boato da parte delle femmine, nonché moglie di Emilio Solfrizzi, molto Alberto Bonucci, che ha un'amante bella e coattissima, una Ilaria Spada che è una vera rivelazione, sia in mutande che quando apre bocca. Cippissima, ma perfetta. Come ai tempi di quando mostrava il sedere a "Libero".

E' notevole anche Riccardo Rossi come marito rompicoglioni di Stefania Rocca, da sempre innamorata senza fortuna di Giorgio Pasotti, che dietro la scorza del militare di carriera nasconde a tutti il fatto di essere gay e di convivere con il barbuto Luca Angeletti. E, per inciso, Pasotti è davvero interessante nel ruolo comico di gay nascosto che finge una virilità che non ha.

Anche Ricky Memphis è perfetto come sempre nel ruolo di bravo ragazzo bamboccione, ma di cuore, che se la vede con un futuro suocero perfido che non lo ama, e con lo zio ladro che lo metterà in imbarazzo. Diciamo che in generale la costruzione dei personaggi è superiore alla costruzione della storia, che mostra qualche sfilacciatura, anche se la trovata di fare scopare Adriano Giannini, il playboy del gruppo, con Andrea Osvart, futura moglie del suo miglior amico Ricky Memphis, ma nessuno dei due lo sapeva, due giorni prima delle nozze, è una trovata di grande audacia che forse avrebbe meritato uno sviluppo meno moralista.

Più vista, tra pochade e cinepanettone classic, la situazione di Emilio Solfrizzi che arriva a Zurigo, per il matrimonio, con l'amante Ilaria Spada ma, proprio mentre sta per scopare, gli piomba a sorpresa la moglie Paola Minaccioni ed è costretto a sistemare la ragazza in camera di Pasotti. Ovviamente Pasotti, che finge di non essere gay, si troverà in difficoltà sia per le reazioni della Spada, che cerca di far ingelosire Solfrizzi, sia per quelle della Rocca, che non sopporta più il marito, sia per l'arrivo in incognito del suo fidanzato.

Sì. Troppe trame e doppie trame. Con qualcosa che non funziona così bene nella seconda parte. E con un pizzico di tutto. La nuova commedia dei quarantenni alla Genovese, un po' di sotto-Muccino, un po' di old school vanziniana, e l'ennesima variazione dell'animaletto, certo Pugacioff, un finto ermellino, che muore stecchito quando si siede su di lui soffocandolo Max Tortora, che riesce a cavarsela con due buone battute.

Ma non accettiamo più gatti surgelati, cagnetti strangolati o stritolati nei nostri film (basta, vi prego...). Comunque, alla fine si ride, grazie a qualche buona costruzione di gag e a un'ottima distribuzione di attori. Max Tortora, Paola Minaccioni e Teco Celio su tutti. Ma anche Ilaria Spada e Giorgio Pasotti. In sala dal 10 aprile.

 

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