IN NOME DELL’ARTE - LA ANDY WARHOL FOUNDATION MANDA ALL’ASTA OPERE PER INCASSARE 100 MLN € DA VERSARE AL MONDO DELL’ARTE IN CRISI ECONOMICA - ALZI LA MANO CHI RICORDA UNA FONDAZIONE ITALIANA (ESCLUSA LA MARINO MARINI DI FIRENZE) CHE HA MESSO LE OPERE DI SUA PROPRIETÀ IN VENDITA PER AIUTARE I NOSTRI MUSEI DISASTRATI O RIANIMARE IL NOSTRO MORENTE SCENARIO ARTISTICO…

Francesco Bonami per "La Stampa"

La notizia che la Andy Warhol Foundation for the Visual Arts metterà in vendita tramite la casa d'aste Christie's ventimila opere ancora in suo possesso di Andy Warhol ha creato scalpore e scandalo. Prima però di entrare nel merito specifico della questione è bene chiarire un paio di equivoci che esistono particolarmente da noi in Italia riguardo alle fondazioni dedicate ad artisti passati a miglior o peggior vita.

Il primo equivoco è quello che molti credono che le Fondazioni che si fanno carico di proteggere l'eredità spirituale e creativa degli artisti scomparsi siano sempre anche in possesso delle sue opere migliori. Non è assolutamente vero. Questo accade solo nel caso di artisti che in vita non ebbero particolarmente successo o che magari non furono al centro del dibattito culturale del loro tempo pur avendo avuto un grosso successo commerciale.

Gli artisti che in vita ebbero celebrità e successo di critica e di mercato videro le loro migliori opere finire in importanti collezioni private o in quelle dei più importanti musei del mondo. Questo è il caso di Andy Warhol. Infatti l'opera più cara che la fondazione possiede ha un valore di un milione e mezzo di dollari mentre le sue opere più importanti possono raggiungere anche i trenta o quaranta milioni di dollari. Addirittura si parla di cento milioni per un famoso trittico di Elvis Presley venduto segretamente in una trattativa privata.

Il secondo equivoco, tutto italiano, è quello che le fondazioni con il nome di qualche artista, Manzoni, Fontana, Melotti, Burri, per dirne solo qualcuna, abbiano il compito esclusivo di autenticare le opere o quello di controllare dove e come certe opere vengono esposte. In realtà le fondazioni internazionali più importanti come appunto la Andy Warhol o la Moore Foundation, più che autenticare le opere preferiscono elargire i fondi ricavati dagli investimenti del loro patrimonio aiutando musei a fare mostre, artisti a realizzare progetti, storici dell'arte a focalizzare il proprio tempo sulla ricerca. Lo scorso anno la Warhol Foundation ha elargito la bellezza di 13 milioni di dollari per sostenere progetti di arte contemporanea di diverso tipo. In 25 anni i milioni elargiti sono stati ben 250.

La vendita della collezione, che inizierà con un primo blocco di opere a novembre in un'asta a New York di Christie's, porterà alla fine quasi 100 milioni di dollari, forse di più. Questi soldi andranno a rimpinguare il patrimonio della fondazione che così potrà, secondo le dichiarazioni del suo presidente Joel Wachs, donare ancora più fondi intervenendo laddove i soldi pubblici non sono più disponibili o sono stati ridotti drasticamente.

Completamente disinteressata al gioco perverso delle autentiche delle opere, tanto da essersene auto-esclusa proprio quest'anno, la Warhol Foundation vuole continuare a fare la differenza non sul mercato dell'artista di cui porta il nome, ma nel sistema culturale dell'arte contemporanea fatto di musei, artisti e curatori per la maggior parte non coinvolti nelle follie del mercato e in continua lotta per raccogliere fondi che consentano di realizzare progetti e mostre al servizio del pubblico più generale e non della setta degli addetti ai lavori.

Chiaramente un po' di subbuglio, nel mercato dell'arte, la decisione di vendere la propria collezione in maniera così massiccia, la Warhol Foundation lo ha creato, ma non più di tanto visto che il valore delle opere è abbastanza basso, a volte anche accessibile, ragion per cui Christie's ha deciso di vendere gran parte dei lavori online, convinta di avere un grandissimo successo e di poter raggiungere una clientela molto più vasta di quella delle aste dal vivo.

A noi italiani uno scenario del genere appare come pura fantascienza. Immaginate la Fondazione Piero Manzoni o Lucio Fontana, mettere all'asta le opere del loro patrimonio per finanziare l'attività del Maxxi, del Macro, del Madre e di altre istituzioni che se la vedono verde e rischiano addirittura di dover chiudere. Figuriamoci! Caso abbastanza raro la Fondazione Marino Marini a Firenze che pur avendo un mausoleo intoccabile dedicato all'artista lo usa per promuovere mostre di giovani artisti contemporanei.

Negli Stati Uniti gli artisti non sono stati meno egocentrici ma hanno capito che un modo per poter continuare a far vivere il proprio ego anche dopo essere morti era quello di legare la propria eredità artistica al futuro portato avanti dalle nuove generazioni.

La decisione della Warhol Foundation sarà vista da molti come la solita «americanata» legata al bieco profitto. In realtà è una scelta che se venisse presa ad esempio nel nostro Bel paese potrebbe cambiare le sorti di molti soggetti culturali umiliati da necessari e drastici tagli governativi. Pensate se all'improvviso la Fondazione Emilio Vedova vendesse alcune delle sue opere per istituire una borsa di studio per giovani artisti o creare un piccolo fondo a sostegno delle attività didattiche della Biennale di Venezia. Un miracolo. Perché no? Sognare non costa veramente nulla.

 

ANDY WARHOL PENSA DA RICCO VESTI DA POVERO reed andy warhol ANDY WARHOLandy warhol pop Andy WarholAndy Warhol2 fumo andy warhol1981Warhol dipinge una modella

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO