1- IPOTESI VARIE ED AVARIATE SUI VERI MOTIVI CHE HANNO ‘SPINTO’ LA SCENEGGIATA DI CHICCO 2- LO GNOMO SOFFRE DELLA PRESENZA DI RUFFINI, IL NUOVO GALLETTO DEL POLLAIO LA7 3- SENZA IL MOSTRO INFOJATO BERLUSCONI, IL TGLA7 E’ SCESO ORMAI SOTTO IL 10 PER CENTO, DOPO AVER TOCCATO LO SHARE RECORD DEL 13%, E AVENDO SEMPRE BISOGNO DI UN “NEMICO” CONTRO CUI “SANTOREGGIARE”, ORA LO CERCA NEL SINDACATO 6- ANCHE AL TG5 LITTLE PONY EBBE PROBLEMI SINDACALI (BOTTE IN REDAZIONE) E UNA DENUNCIA IN TRIBUNALE DALL'ASSOCIAZIONE STAMPA ROMANA MA MICA SI DIMISE: COME MAI? 5- ULTIMA IPOTESI MA DI SICURO LA PIU’ IMPORTANTE: SI SUSSURRA DI UNA SCALATA STRANIERA SU TELECOM ITALIANA, SI PARLA DI GRUPPI ARABI E CINESI (LA SCORSA SETTIMANA BEBE’ BERNABE’ HA FATTO UN BEL GIRO IN ESTREMO ORIENTE E A WASHINGTON) 6- E IERI QUALCUNO HA FESTEGGIATO IN BORSA: IL TITOLO TELECOM È ARRIVATO A PERDERE OLTRE IL 6% IN CORRISPONDENZA ALL’ANNUNCIO DEL FINTO ADDIO PER CHIUDERE A -3,74%

1- POSTA
Lettera - Dopo Mentana c'è Monterotondo.

Lettera - Se le dimissioni di Mentana non si riveleranno solo un bluff dell'abile giornalista per dimostrare tutto il suo peso, c'è da chiedersi quale sia il VERO motivo dietro tutto questo.

Credere che alla base di tutto ciò vi sia una banale schermaglia con il cdr mi pare poco sensato, almeno tanto quanto pensare che a suo tempo abbia lasciato Mediaset perché gli preferirono una puntata del Gf allo speciale su Eluana.

Il vero motivo va cercato altrove: il TgChicco ha fatto le sue fortune (se picchi del 10% possono essere considerati tali) con l'antiberlusconismo, caduto il Cav sono scemati gli ascolti e le cose sono destinate a peggiorare dopo l'approvazione della manovra di Monti; Mentana in queste settimane non ha fatto che incensare, sempre implicitamente e con il ben noto garbo, il nuovo governo, anche a suon di dirette e infiniti speciali. Dopo le lacrime (della Fornero) e il sangue (degli italiani) il calo di fiducia popolare verso Monti si tradurrà in altri telespettatori diretti verso altri lidi; in particolare verso un tg1 deminzolinizzato.

Per Chicco urge dunque un cambio di strategia prima che la barca affondi (sotto il 6%) e palesi il fallimento del tg dei poteri forti, i quali essendo al governo non possono certo fare opposizione a loro stessi.
L'abbandono di La7 è certamente la via più breve, un periodo di decantazione fino al pensionamento di Maccari e poi, nessuno potrà negargli la poltrona al Tg1; il tg governativo per eccellenza!

Se le annunciate dimissioni sono invece solo una prova di forza contro i suoi giornalisti, ciò farebbe veramente poco onore a Mentana, soprattutto considerato quanto è pagato lui e quanto molto di meno lo sono i suoi sottoposti.

Michele Lodolo


2- CHICCO SI DIMETTE: «NON STO CON CHI MI DENUNCIA»
Francesco Specchia per "Libero"

Si potrebbe dire la furia mediatica che ha avvolto le dimissioni di Enrico Mentana dal Tg La7 ricorda quella che accompagnò, negli States, negli anni 80, il ritiro delle scene del mitico Walter Cronkite dalla CBS Evening, "l'uomo più creduto d'America". Si potrebbe dire, ma sarebbe un tantino enfatico. La questione è assai più semplice. In realtà trattasi del banale caso di un direttore in scontro con la propria redazione. Dimissioni a seguito di scazzo ferocissimo coi dipendenti. Perchè di questo si tratta. I fatti. Mentana aveva rifiutato di leggere in diretta un comunicato sindacale dell'Associazione Stampa Romana («Rituali che non hanno senso») -che tra l'altro riguardava lo sciopero dei poligrafici, non la tivù-, dichiarando di voler mettere il medesimo comunicato su Internet.

La StampaRomana, in accordo colcomitato di redazione -il cdr del TgLa7- aveva ritenuto il rifiuto «irricevibile» dando mandato all'avvocato Bruno Del Vecchio di sporgere denuncia «per comportamento antisindacale contro l'emittente La7 e il direttore stesso. Mentana, choccato per aver appreso dalle agenzie del siluro che gli giungeva alle spalle, dopo aver «atteso 24 ore per eventuali ravvedimenti », ha preso e s'è dimesso. Le dimissioni, come d'abitudine, sono state annunciate all'Ansa. E dall'annuncio tambureggiato alle 14.40 di ieri, un enorme sudario di terrore ha coperto La7, per tutto il giorno, in un'escalation emotiva da thriller. Un thriller, però, con personaggi pirandelliani.

C'è l'amministratore delegato di Ti Media Gianni Stella, il Canaro senz'emozione che, cristallizzato nella tentata vendita di Mtv, per la prima volta suda freddo. C'è la redazione del TgLa7 che si spacca: una metà col direttore, l'altra metà contro (forse).

CASINI PAZZESCHI
C'è la collega Gaia Tortora, deliziosa vice-Mentana nella conduzione del tg, la quale ufficialmente denuncia il dilettantismo assoluto nella gestione della faccenda, che neanche un amministratore di condominio. C'è l'intera assemblea dei cronisti accompagnata dallo spettro dell'Apocalisse che, in tarda serata, prega il direttore «che alla guida del Tg ha raggiunto risultati straordinari rilanciando l'emittente» di rimanere sulla tolda. E c'è lo stesso cdr che, resosi conto d'aver fatto una cazzata, dichiara di non avermaidenunciato il direttore, anzi sputtana la Federazione Stampa Romana; la quale Federazione, però, conferma d'essere stata supportata nel ricorso alla magistratura proprio dal cdr.

Una vicenda vischiosa e avviluppante, insomma. Al punto che, alle 20, frotte di giornalisti d'ogni razza e colore si sono incollate al piccolo schermo nell'attesa sacrale della reazione di Mentana al TgLa7 da lui condotto; roba che ci ha ricordato le grandi agnizioni teatrali di un Edmund Kean nel teatro inglese, o di un Carmelo Bene. E, in effetti, agnizione, con tanto di botta d'audience, è stata. Mentana, cupo in volto, s'è materializzato al notiziario e ha spiegato la faccenda ai telespettatori: «In questo tg si mettono le notizie che contano, non accetto che mi si impongano comunicati ».

Ed ecco, sempre più accorata la denuncia delle sue personali Idi di marzo: «ovvio che io non posso lavorare con chi mi ha denunciato, non potendo dire agli altri: "Andatevene!" ho deciso andarmene io». Ovvio. Ed ecco il sussulto d'orgoglio: «Capirete voi come ci si possa sentire, cosa significa essere denunciati dopo l'ottimo lavoro fatto, in un clima di ottime relazioni umane». Ed ecco il richiamo alle note vicende minzoliniane: «Non voglio fare la fine di altri direttori rinviati a giudizio ». Ed ecco l'implacabile conclusione: «O ci sarà un chiarimento o non avrà ragione di restare qui» (suonava molto come: "Col cavolo che resto").

Una prolusione virulenta, che avrà ancorato cuori, coscienze e audience. Dopodiché, uno si sarebbe aspettato l'uscita di scena improvvisa e spettacolare. Il congedo di un uomo chiuso nel proprio dolore. Macché. Chicco, come nulla fosse, si siede e si mette a condurre il tg «un po' comprensibilmente raffazzonato». Permettendosi di battuteggiare sul non mirare affatto «alla direzione del Tg1» orfano di Minzolini; sul preferire, semmai, se proprio si deve una soluzione tipo syndacation di televisioni, alla Michele Santoro.

ADDIO TERZO POLO
Ora, ferme restando le dimissioni del direttore Mentana si tengano presente due elementi. Anzi, tre. Primo. Mentana è fumantino di natura: quando gli rompono le balle ci mette un nanosecondo per dare le dimissioni. Può accadere che le accettino, come a Mediaset (lo congedò con 4 milioni di euro). Ma può anche succedere che si attivino le altissime sfere di Telecom per evitare che la gallina dalle uova d'oro molli e trascini l'intera rete nella palta.

Si tenga conto che la moglie di Chicco, Michela Rocco di Torrepadula sta partendo proprio con un nuovo programma su La7; e che il canaro Gianni Stella abbia organizzato tutta la raccolta pubblicitaria e lo stesso palinsesto giustappunto attorno a Chicco, che oggi si trova nei panni di un nuovo Marchionne, determinante per i destini dell'azienda. Secondo elemento.

É vero che sullo sfondo della vicenda si staglia la poltrona libera del Tg1; ed è vero che Mentana sarebbe il direttorone bipartisan che potrebbe riportare agli antichi fasti il tg ammiraglio dal qual proviene (dai tempi di Albino Longhi); ed è vero pure che con la dipartita di Mentana s'attive - rebbe lo sgretolamento del fantomatico "terzo polo"politico/ mediatico attorno a La7, così di moda di questi tempi. Ed è vero, infine, che se l'Udc - quindi Casini, per bocca di Roberto Rao- l'invoca a gran voce in Rai, Mentana farebbe bene a preoccuparsi.

Ma è anche vero -il terzo elemento- che il direttore del Tg1 scadrà come lo yogurt tra qualche mese assieme all'intero consiglio d'amministrazione Rai; e a viale Mazzini, commedia dell'arte della vita, del diman non v'è certezza. E che quindi, forse, dopo aver dimostrato d'essere indispensabili come Churchill al tavolo di Yalta e dopo aver piallato ogni avversario interno, be', è meglio ridiscutere un vecchio contratto sicuro che affidarsi alle nebbie di uno nuovo fluttuante...

3 - LO SPETTRO DELL'ADDIO FA CROLLARE TELECOM
F.SPE. per "Libero"

Enrico Mentana più che un giornalista è un bene rifugio. Basti pensare che venti minuti dopo l'annuncio delle dimissioni (ore 14.40 di ieri), il titolo di Telecom Italia Media a Piazza Affari ha subito uno scossone inopinato. Il titolo è arrivato a perdere oltre il 6% in corrispondenza all'annuncio dell'addio per chiudere a -3,74%. Anche la Cairo, la concessionaria di pubblicità ha segnato un -4,47%. cedendo il 2,27% a 2,928 euro. Il valore aggiunto di Mentana è estremamente aziendale. Mentana trainava l'audience, con effetti positivi quindi per la stessa TI Media e Cairo Communication.

Per dire, nel terzo trimestre di quest'anno la raccolta pubblicitaria dei canali La7 è di +36,3%. Il gruppo Telecom Italia Media nei primi nove mesi del 2011 ha registrato grazie a La7 ricavi pari a 98,3 milioni di euro (+28,8% rispetto allo stesso periodo del 2010), poiché c'è stato un incremento nella raccolta pubblicitaria lorda complessiva, che si è attestata a 123,8 milioni di euro (+36,3%). E Il miglioramento della raccolta pubblicitaria è stato trainato dall'ottima audience share di La7, la cui media giornaliera nei primi nove mesi del 2011 ha raggiunto il 3,73%, con un incremento del 25,6% rispetto allo stesso periodo del 2010.

Mentana si è anche fatto rifare il contratto che gli gonfiava le tasche ad ogni punto di share in più. La crescita della share è avvenuta sia grazie all'andamento degli ascolti dell'access prime time (con il Tg La7 e Ottoemezzo), sia per la proposta dei programmi del prime time, che ha raggiunto una media del 4,15% rispetto al 2,85% dello stesso periodo del 2010 (+45%). Per gli analisti di Mediobanca, nell'incontro con Urbano Cairo, la raccolta pubblicitaria del gruppo è andata molto bene nel quarto trimestre, arrivando ad oltre il 10% in più rispetto alle attese di 168 milioni di euro, che implica una crescita annua del + 30%.

Senza Mentana i trimestri futuri sono ora un'incognita. D'altronde con la sua media d'ascol - to del 9% (partendo dal 2,8%) e i suoi picchi del 14%, Chicco ha sfondato una soglia psicologica; e tutto l'ascolto spalmato sul palinsesto potrebbe portare in parte alla ripianificazione del debito di Telecom Italia Media (basta arrivare al 4%) in un circolo virtuoso verso tutti i programmi del gruppo.

4- ANCHE AL TG5 CHICCO EBBE UNA DENUNCIA E PROBLEMI SINDACALI MA MICA SI DIMISE: COME MAI?
09.01.2003
TG5. BOTTE DA ORBI IN REDAZIONE - dal il Barbieradella sera.it
di Pennina

Esclusivo! Pubblichiamo il testo del ricorso presentato in tribunale dall'Associazione stampa romana contro il direttore del Tg5 Enrico Mentana, per condotta antisindacale. Se ne leggono delle belle. E Mentana, a sua volta, querela l'Assostampa romana

Al Tribunale Civile di Roma alla Sezione Lavoro è stato presentato un ricorso per la repressione di condotta antisindacale da parte dell'Associazione stampa romana, nella persona del rappresentante legale il segretario Silvia Garambois verso Rti, Reti Televisive Italiane.

Nel ricorso vengono ricostruiti i fatti della giornata di sciopero del 20 dicembre che ha visto protagonisti dello scontro il Cdr del Tg5 ed il direttore Enrico Mentana (che a sua volta ha querelato per diffamazione l'Assostampa romana).

Ecco alcuni stralci completi di vivaci dialoghi del direttore del Tg5 con alcuni suoi giornalisti: "L'azienda convenuta, al fine di garantire ugualmente la normale diffusione dei notiziari ha utilizzato una redazione pari a meno del 40% delle forze previste per la giornata del 20 dicembre.

Ma l'azienda, al fine di evitare gli effetti della legittima astensione dal lavoro, non si è limitata ad utilizzare i giornalisti non scioperanti presenti in redazione (c.d. crumiraggio diretto interno), ma ha operato una momentanea e radicale riorganizzazione del lavoro, utilizzando giornalisti in mansioni inferiori, richiamandone alcuni in servizio mentre il 20 dicembre non avrebbero dovuto fornire prestazione lavorativa, sostituendo giornalisti ancora prima dell'inizio dello sciopero e richiamando finanche giornalisti occupati in altre testate (c.d. crumiraggio esterno), in palese violazione di norme di legge e di contratto collettivo.

Peraltro, l'azienda, nella persona del direttore responsabile Enrico Mentana, durante la giornata di astensione dal lavoro ed il successivo 25 dicembre ha assunto atteggiamenti offensivi, gravi ed intimidatori nei confronti dei corrispondenti della rappresentanza sindacale aziendale (Comitato di redazione), cercando di impedire il libero esercizio delle sue prerogative riconosciute dalla legge e dal contratto".

Vediamo in dettaglio in cosa consistono "gli atteggiamenti offensivi ed intimidatori" assunti dal direttore del Tg5, secondo l'Associazione Stampa Romana:

"Il giorno 20 dicembre, alle ore 18.30 circa, il signor Paolo Di Mizio, componente del Cdr, si è recato presso gli uffici della Segreteria di redazione, al fine di verificare sia il numero di adesione dei colleghi all'astensione sia l'organizzazione dei servizi redazionali con i relativi addetti durante lo sciopero.

Mentre il signor Di Mizio si trovava nella stanza della Segreteria di redazione ed insieme all'impiegata signora ***** faceva il conto degli scioperanti con in mano i fogli presenze della redazione, è entrato repentinamente nella stanza il direttore, signor Enrico Mentana il quale, con tono della voce sensibilmente alterato, si è rivolto al signor Di Mizio con le seguenti testuali parole: "Che cazzo ci fai tu qui? Vattene, tu non puoi stare qui, sei in sciopero".

Di Mizio rispondeva che in qualità di componente del Cdr aveva il diritto di verificare l'entità dell'adesione allo sciopero, anche per poterla comunicare all'associazione sindacale.

Mentana, con tono di voce sempre più alterato, rivolto a Di Mizio: "Tu non puoi usufruire della segreteria perché non sei qui in veste professionale".

Poi, rivolto alla signora ******, con tono minaccioso ed intimidatorio: "E tu come ti sei permessa di lavorare con lui?". Infine, rivolto a tutti e due: "Saranno presi provvedimenti nel vostri confronti; io vi denuncio tutti e due!".

Il signor Di Mizio, cercando di calmare il signor Mentana, si è rivolto a quest'ultimo facendogli presente che stava violando, con quell'atteggiamento, le più elementari libertà sindacali e che, in ogni caso, non aveva alcun diritto di rivolgersi in quel modo alla signora *****.

Il signor Mentana, però, ha continuato, sempre con tono elevato di voce: "Saranno presi provvedimenti nei vostri confronti... vi denuncio...", uscendo dalla stanza senza dire altro".

Altro scoppio d'ira si ha davanti alla bacheca sindacale, dove sostavano alcuni giornalisti che avevano sottoscritto la richiesta di ritiro delle dimissioni presentate nel frattempo dal Cdr: "In particolare, Enrico Mentana gridava ad uno di loro, signor Gioacchino Bonsignore: "Sei un imbecille! Non hai capito un cazzo! Sei un imbecille!". Ripetendo più volte tali espressioni.

Dopo pochi istanti, Paolo Di Mizio, il quale si trovava a passare nel corridoio in cui è posta la "bacheca sindacale", è stato anch'esso - e con violenza - verbalmente aggredito, sempre da Enrico Mentana.

Quest'ultimo, con tono alterato della voce, gli ha urlato: "Che cazzo avete scritto, che sono antidemocratico? Siete due farabutti!". La frase "siete due farabutti" è stata ripetuta più volte, sempre urlando.

I "due farabutti" per Enrico Mentana sarebbero i signori Di Mizio e Provvisionato, componenti del Cdr. Il signor Paolo Di Mizio, a questo punto, ha cercato di calmanre Mentana rispondendogli che non aveva alcun diritto di usare quei termini e con quei toni.

Per tutta risposta, Mentana ha continuato: "Stai zitto, sei un cretino!". Ed ha ripetuto ancora: "Siete due farabutti!". A questo punto Paolo Di Mizio si è allontanato, ma Enrico Mentana lo ha seguito nel corridoio urlandogli più volte: "Abbi il coraggio di confermare le tue dimissioni... ti faccio vedere io!, accompagnando la frase con un elegante e minaccioso gesto delle mani".

In conclusione ecco i fatti contestati ad Enrico Mentana: "Significative modifiche al processo produttivo in occasione della giornata di sciopero del 20 dicembre 2002; impiego dequalificante dei lavoratori in servizio; utilizzo di prestazioni straordinarie oltre i limiti legali e contrattuali, utilizzo di lavoratori estranei al normale ciclo produttivo; impedimento della regolare attività lavorativa, prima dell'inizio dello sciopero, di giornalisti che avrebbero aderito al medesimo e loro sostituzione con giornalisti non scioperanti.

Alla luce di quanto dedotto nella presente parte in fatto, è evidente che Rti, al fine di evitare gli effetti negativi dello sciopero per l'impresa, ha proceduto, attraverso le decisioni assunte in unione con il direttore responsabile del Tg5, signor Enrico Mentana, ad una radicale riorganizzazione aziendale: la signora Riccetti, giornalista occupata in cronaca, ha realizzato un servizio per gli esteri.

La signora Ricci, in riposo intrasettimanale per il 20 dicembre, è stata richiamata in servizio. I capi redattori, signora Rondoni, Torlontano e Gualtieri, hanno subito un evidente demansionamento, svolgendo mansioni di redattore ordinario, e, per quanto riguarda il primo, svolgendo lavoro straordinario oltre i limiti contrattuali e legali".

 

 

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