FAMOSE PER ESSERE FAMOSE - KIM KARDASHIAN, COME FARE DELLA NULLASCEMENZA UN BUSINESS: RICCA EREDITIERA SENZA ARTE NÉ PARTE PASSA LA VITA A TWITTARE (PAGATA 10 MILA DOLLARI A TWEET) PER PUBBLICIZZARE PRODOTTI DI BELLEZZA O A FARSI RIPRENDERE NELLA SUA MEGAVILLA DI LOS ANGELES - UN CLONE DI PARIS HILTON, CON TANTO DI SEX TAPE DIFFUSO IN RETE DALL’EX CHE LE è VALSO UN RISARCIMENTO DI 5 MLN DI DOLLARI - IL REALITY SUL CLAN DEI KARDASHIAN (VACANZE, LITI E MATRIMONI ORGANIZZATI AD ARTE) VALE 65 MLN DI DOLLARI…

Maria Laura Rodotà per "la Lettura - Corriere della Sera"

Se pensate di non aver nulla a che fare con Kim Kardashian, guardatevi intorno. Guardate gli occhi bistrati di donne e ragazze di conoscenza, le marche di shampoo nel box doccia, certi accessori truzzi onnipresenti, certe labbra pneumatiche su signore ex-sobrissime, certi titoli dei giornali e dei siti di news; e tutti i reality show. KK incarna tutto questo, in purezza. Se invece siete finiti in deliquio davanti al terrificante Al passo con i Kardashian su E! Channel (o su programmi simili), non sentitevi in colpa.

Nel mondo anglosassone Kim e famiglia sono diventati un termine di paragone, o un paradigma interpretativo, o un esempio facile. Sul colto «New Yorker», il direttore David Remnick ha spiegato eccessi e scemenze nelle primarie repubblicane con lo slittamento dell'America nell'«Età dei Kardashian». Quando Kim, l'anno scorso, ha divorziato dal giocatore di basket Kris Humphries dopo 72 giorni, Salman Rushdie ci ha scritto su un limerick (primi versi «the marriage of poor kim kardashian/ was krushed like a kar in a krashian», il matrimonio della povera Kim / si è sfasciato come un'auto in un incidente); e l'ha postato in tre puntate su Twitter.

Proprio su Twitter la star multimediale Kim, famosa per essere famosa, workaholic della nullafacenza, esercita la sua attività più aggiornata: pubblicizzare prodotti e luoghi in 140 battute per diecimila dollari - pare - a tweet. Pare funzioni (la seguono in dieci milioni). Pare si sia creata una Kardashianomics, un sistema economico (programmi tv, esclusive mediatiche, pubblicità continua) intorno a lei e alla sua famiglia. Che, al netto della scemenza, è interessante.

IL KARDASHIAN KLAN
Si chiamano così, alla faccia dell'assonanza col Ku Klux Klan. Kim è la secondogenita, ha 32 anni. La prima è Kourtney, la terza è Klohe. La madre si chiama Kris, in seconde nozze ha sposato l'ex campione olimpico Bruce Jenner, lo ha kardashianizzato nel senso che è rifattissimo anche lui, e ha fatto altre due figlie, Kendall e Kylie; i figli grandi di Jenner si chiamano purtroppo Burt, Brandon, Brody e Casey, il quarto Kardashian Robert, niente kappa. Il Klan vive in ville lussuose e stilisticamente improbabili sulle colline di Los Angeles.

Ogni tanto le vendono, con gran pubblicità, e ne comprano altre, con décor sponsorizzati. Il personaggio più complesso della famiglia, il padre, Robert Kardashian, è morto nel 2003. Californiano di origine armena, ex socio di O. J. Simpson, è stato uno dei suoi avvocati nel processo per l'omicidio dell'ex moglie Nicole e del suo fidanzato. Soprattutto, è stato quello che ha portato via dalla casa di Simpson una borsa misteriosa il giorno dopo il delitto; e l'amico dalla cui casa partì la fuga di O. J. con inseguimento in diretta autostradale. La storiaccia di sangue, soldi e celebrità, in seguito, ha aiutato Kim a diventare famosa.

UN PRODOTTO MIGLIORE
Losangelina ricca, ha studiato - ma non troppo - in una scuola privata, ha lavorato brevemente come stylist per attrici, è stata amica di Paris Hilton, l'ha scalzata come star demenziale-globale. C'è riuscita, secondo gli esperti di cultura pop, perché «Kim ha utilizzato e migliorato il business model di Paris, esibizionismo personale combinato con una piattaforma di distribuzione di reality tv per vendere se stessa e i prodotti correlati».

Con qualche asset in più: una famiglia pittoresca, patinata e botoxata; una madre-manager sfrontatissima e astuta; una bellezza più adatta al mercato americano (e oltre) multietnico. Kim è bruna, olivastra e opulenta, è più facile identificarsi in lei che nella bionda, smilza, a suo modo stilosa, in fondo autoironica Paris.

E in effetti: le copertine di riviste con Paris Hilton erano generalmente dei flop, quelle con Kim Kardashian portano record di vendita. L'ascesa di Kardashian è dispiaciuta alla declinante Hilton; le due hanno litigato, la presunta lite con presunta riappacificazione ha portato altra pubblicità. Come tutto. Inclusi, per ambedue, i video in cui fanno sesso.

AMORE E MATRIMONIO
Il sex tape sta a una diva dei reality come un Master in Business Administration sta a un amministratore delegato: è un pilastro del curriculum. Quello di Kim risale al 2003, il coprotagonista com'è ovvio non è un assicuratore ma un cantante-attore nero, Ray J. Nel 2007 è stato venduto da un «anonimo» per un milione di dollari e diffuso da una produzione porno col titolo Kim Kardashian Superstar (tuttora visibile online). La superstar ha fatto causa, ed è stata risarcita con cinque milioni di dollari. In seguito si è rivolta a un pubblico più ampio, e ha fatto ancora più soldi con relazioni più tradizionali.

Già sposata - dai 20 ai 24 anni - col produttore musicale Damon Thomas (nero come Ray J e vari altri suoi fidanzati; Kardashian è la più grande testimonial televisiva delle unioni inter-razziali, sia pure con qualche cliché), dopo anni di relazioni, liti familiari, sceneggiate, vacanze ipersponsorizzate in faticosi resort, nozze e neonati delle sorelle, l'anno scorso Kim si è sentita pronta a una seconda unione. Con un giovanotto alto, atleta noto di suo, convenzionalmente bianco, con un nome con la kappa.

La storia d'amore è stata il plot centrale dell'edizione 2011 di Keeping Up With the Kardashians. In estate, il matrimonio sontuosamente sponsorizzato è diventato uno special di quattro ore in due puntate su E!. In autunno, la crisi e la separazione hanno tenuto su l'audience di Kourtney and Kim Take New York, reality-costola del principale (due anni fa c'è stato Klohe and Kourtney Take Miami, le sorelle hanno aperto un negozio). Circostanze e durata hanno insospettito i più.

L'ex addetto stampa di Kim, Jonathan Jaxson, ha dichiarato in tv che il matrimonio è stato una messa in scena, «come molti momenti della sua vita che il mondo ha visto». Inclusi alcuni flirt, e un gioiello spacciato come anello di fidanzamento nel 2007, quando Kim era a fare shopping con sua nonna e decise di movimentare il reality. Secondo Jaxson, l'unico colpo di scena non procurato era stato il video porno; ma «lei non ne fu devastata», e seppe sfruttare anche quello. Come molto altro, in famiglia.

KARDASHIANOMICS
Nel 2011, la famiglia Kardashian-Jenner ha guadagnato circa 65 milioni di dollari, apparentemente senza fare nulla. Facendosi riprendere in villa, andando in vacanza, sposandosi, litigando. Il matrimonio, tra tv, esclusive per foto e video e pubblicità (anche lì, tutto era sponsorizzato), ha reso a Kim 18 milioni di dollari. Vero o falso che fosse il matrimonio, il finale di stagione del suo reality ha avuto il doppio del pubblico dell'anno prima. Lei è sempre sui siti pettegoli, grazie al suo nuovo presunto legame (con Reggie Bush, giocatore di football, quello del non-anello) e a sue dichiarazioni genialmente svampite (ha comprato dei gioielli di Liz Taylor perché le trasmettano il carisma del suo idolo; ha spiegato che riscalda le collane prima di indossarle sennò sono fredde).

I 180 mila firmatari della petizione online No More Kardashian sono rimasti minoranza. La maggioranza - come si dice da quelle parti - si arrende, o cerca interpretazioni. Per gli spettatori critici o in cerca di scuse reality come i Kardashian, Jersey Shore, Real Housewives of Beverly Hills sono rappresentazioni iperrealiste dei mali dell'America in crisi e rimbecillita.

Della superficialità, del consumo vistoso - e compulsivo -, dell'ossessione per la bellezza fino al grottesco, della genitorialità vanesia e irresponsabile, di vite che sono un continuum di bugie (può darsi; forse puntate come quella in cui decidono di andare in Polinesia e mamma Kris corre dal chirurgo plastico per paura di sfigurare in bikini insieme alle figlie sono performance artistiche per mostrare il tramonto narcisista dell'Occidente; forse, solo forse, o forse siamo tutti un po' scemi).

 

LE SORELLE KARDASHIAN jpegKIM KARDASHIAN jpegLA MADRE DI KIM KARDASHIAN CON LE ALTRE DUE FIGLIE jpegKIM KARDASHIAN E IL SUO SECONDO MARITO KRIS HUMPHREIS jpegFOTO DI FAMIGLIA KARDASHIAN jpeg

Ultimi Dagoreport

luigi lovaglio giorgia meloni giancarlo giorgetti alberto nagel milleri caltagirone

FLASH! – ENTRO LA FINE DI LUGLIO, AL MASSIMO ENTRO L’8 SETTEMBRE, ARRIVERÀ IL VERDETTO DELLA PROCURA DI MILANO SULL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO BPM, ANIMA SGR, LA DELFIN DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO E CALTAGIRONE AD ACQUISTARE IL 15% DI AZIONI MPS ATTRAVERSO BANCA AKROS, MERCHANT BANK DEL BPM SU SPECIFICO MANDATO DEL MINISTERO DEL TESORO DI GIORGETTI – UN VERDETTO CONTRO L’OPERAZIONE MPS È RIMASTO L’ULTIMA SPERANZA PER MEDIOBANCA E GENERALI DI NON FINIRE NELLE FAUCI DI CALTARICCONE…

donald trump tulsi gabbard vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVONO LE AGENZIE DI SPIONAGGIO A TRUMP E PUTIN? - ANZICHÉ PROTEGGERE LA SICUREZZA DELLO STATO, ANTICIPANDO RISCHI E CRISI, OGGI LA MISSIONE DI CIA E FBI IN AMERICA E DI FSB, SVR, GRU IN RUSSIA, È DI REPRIMERE IL DISSENSO CONFERMANDO IL POTERE - CIRO SBAILÒ: ‘’PER LA PRIMA VOLTA, IL VERTICE POLITICO NON SI LIMITA A INDIRIZZARE: PUNTA A SVUOTARE LA FUNZIONE DELL’INTELLIGENCE, RIDUCENDOLA A UNA MACCHINA DI STABILIZZAZIONE POLITICA AD USO PERSONALE...’’

ali larijani khamenei vladimir putin xi jinping

A TEHERAN QUALCOSA STA CAMBIANDO – SI NOTANO CURIOSI MOVIMENTI NEL SISTEMA DI POTERE IRANIANO: MENTRE RICOMPAIONO VECCHI VOLPONI COME ALI LARIJANI, STA NASCENDO UN NUOVO CENTRO DECISIONALE NON UFFICIALE, A GUIDARE LE MOSSE PIÙ DELICATE DEL REGIME. I PASDARAN PERDONO QUOTA (LA LORO STRATEGIA È FALLITA DI FRONTE ALL’ANNIENTAMENTO DI HEZBOLLAH, HAMAS E ASSAD), AVANZA UN “CONSIGLIO OMBRA” DI TRANSIZIONE, CON IL CONSENSO DI KHAMENEI – “L’ASSE DEL MALE” CON RUSSIA E CINA PROSPERA: TEHERAN HA BISOGNO DELLE ARMI DI PUTIN E DEI SOLDI DI XI JINPING. ALLA FACCIA DI TRUMP, CHE VOLEVA RIAPRIRE IL NEGOZIATO SUL NUCLEARE…

matteo salvini luca zaia giorgia meloni

DAGOREPORT – COSA SI SONO DETTI GIORGIA MELONI E LUCA ZAIA NELL'INCONTRO A PALAZZO CHIGI, TRE SETTIMANE FA? - TOLTA SUBITO DI MEZZO L'IDEA (DI SALVINI) DI UN POSTO DI MINISTRO, LA DUCETTA HA PROVATO A CONVINCERE IL “DOGE” A PRESENTARE UNA SUA LISTA ALLE REGIONALI IN VENETO MA APPOGGIANDO IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA (ANCORA DA INDIVIDUARE) - MA TRA UNA CHIACCHIERA E L'ALTRA, MELONI HA FATTO CAPIRE CHE CONSIDERA ZAIA IL MIGLIOR LEADER POSSIBILE DELLA LEGA, AL POSTO DI UN SALVINI OSTAGGIO DELLE MATTANE DI VANNACCI – UN CAMBIO DI VERTICE NEL CARROCCIO EVOCATO NELLA SPERANZA CHE IL GOVERNATORE ABBOCCHI ALL’AMO...

elly schlein giorgia meloni beppe sala ignazio la russa maurizio lupi marcello viola

DAGOREPORT - NESSUNO VUOLE LE DIMISSIONI DI BEPPE SALA: DA SINISTRA A DESTRA, NESSUN PARTITO HA PRONTO UN CANDIDATO E TRA POCHI MESI A MILANO COMINCIANO LE OLIMPIADI MILANO-CORTINA – MA SALA VUOLE MANIFESTARE ALL'OPINIONE PUBBLICA UNO SCATTO DI DIGNITÀ, UN GRIDO DI ONESTÀ, UNA REAZIONE D'ORGOGLIO CHE NON LO FACCIA SEMBRARE  ''LU CIUCCIO 'MIEZZO A LI SUONI'' - L’UNICO A CHIEDERE IL PASSO INDIETRO DEL SINDACO È IGNAZIO LA RUSSA, CHE INVECE UN CANDIDATO CE L’HA ECCOME: MAURIZIO LUPI. METTENDO SOTTO LA SUA ALA IL PARTITO DI LUPI, "NOI MODERATI", ‘GNAZIO SOGNA IL FILOTTO: CONQUISTARE SUBITO IL COMUNE DI MILANO E NEL 2028 LA REGIONE LOMBARDIA – MOLTO DELL’INCHIESTA SULL’URBANISTICA DIPENDERÀ DALLA DECISIONE DEL GIP, PREVISTA PER MERCOLEDI': SE IL GIUDICE NON ACCOGLIERÀ LE RICHIESTE DEI PM (CARCERE O DOMICILIARI PER GLI INDAGATI), LA BUFERA PERDERÀ FORZA. VICEVERSA…

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM