alessia cara

NON SOLO POP PORN – AL DIAVOLO MILEY CYRUS E RIHANNA: IN AMERICA LA SORPRESA DEL MOMENTO È LA CANADESE ALESSIA CARA, CHE SPOPOLA TRA I TEEN CON LA SUA “HERE”, 2 MILIONI E 400 MILA VISUALIZZAZIONI SU YOUTUBE – ACQUA E SAPONE, ZERO PROVOCANTE E CON TESTI ANTICONFORMISTI

1.LE RAGAZZE ANTI-MILEY

Andrea Laffranchi per il “Corriere della Sera

MILEY CIRUS MILEY CIRUS

 

Feste. Gioielli. Macchinoni. Sbronze. Non tutti i teen sono così. Anche nelle canzoni. Anche gli outsider, che fino a qualche anno fa si crogiolavano nell’underground del meglio pochi ma buoni, hanno trovato il loro spazio nel mondo del pop. Ad aprire le porte delle classifiche agli «altri» ci hanno pensato il successo acqua e sapone di Taylor Swift e quello più dark di Lorde. Due interpreti, da punti di osservazione diversi, dello stesso sentimento: il non sentirsi parte del gregge e il non aver paura a dirlo con critiche affilate agli atteggiamenti espliciti delle varie Miley Cyrus e Selena Gomez. 


Ora è il momento di Alessia Cara. «Here», la sua prima canzone, è l’inno dei teen anticonformisti e in un mese ha superato le 2 milioni e 400 mila visualizzazioni su YouTube. Racconta in prima persona di una «pessimista asociale» che va a una festa ma vorrebbe essere da tutt’altra parte perché non gliene frega nulla di stare a sentire quelle che spettegolano mentre la sala si riempie di nuvole di marijuana e qualcuno vomita perché ha bevuto troppo.

ALESSIA CARAALESSIA CARA

 

«Che ci faccio qui?» si domanda nel ritornello. «A quella festa ci sono veramente stata e non ero a mio agio. Ho chiamato mia mamma e le ho detto di venirmi a prendere. Mi sono sempre sentita una outsider, una strana, non certo una da party», racconta Alessia. Sarà difficile rimanere così, nascosta nel morettiano angolino del «mi si nota di più se sto in disparte». «In effetti all’inizio è stato strano abituarsi all’attenzione degli altri», ammette. 


Nel testo dice di non vedere l’ora di tornare a sentire «musica con un messaggio dentro»: «Cerco di non dire le cose che dicono tutti gli altri. Spero di potermi inserire nella categoria di cantautori di cui fanno parte Lorde o Ed Sheeran. C’è bisogno di belle canzoni, ma la gente a volte ha anche bisogno di sentirsi dire qualcosa. I miei testi vengono da temi con cui mi confronto ogni giorno. E credo che lo stesso capiti a ogni ragazza della mia età». 

ALESSIA CARAALESSIA CARA


Lei ha 19 anni. Uno più di Lorde che l’ha «benedetta» su Twitter e di Sydney Sierota, californiana che con i tre fratelli ha formato gli Echosmith: a fine 2014 hanno piazzato quella «Cool Kids» in cui i «fighi» saranno un modello per qualcuno ma in fondo sono quelli che «hanno macchine veloci, ma non sanno dove vanno». 


Maglietta e jeans, camicioni scozzesi e shorts: il look di Alessia non è studiato per provocare. «Vedo che molte donne sembrano costrette a fare certe cose, c’è pressione ad assumere certi atteggiamenti». Al suo primo video ammiccante potrebbe sentirsi rinfacciare queste frasi. In fondo anche Miley Cyrus era partita come brava ragazza... «Con me non succederà», dice con un timido sorriso acqua e sapone. 


Alessia è canadese di origini italiane: «Mia mamma è nata in Italia e mio padre ha origini calabresi: il mio vero cognome è Caracciolo», dice. «Conosco anche tutto il pop italiano: mamma ascolta Eros, Laura Pausini e Tiziano Ferro». Una passione per Amy Winehouse e una chitarra regalata la spingono a cantare e a scrivere canzoni. 

ALESSIA CARAALESSIA CARA


L’esordio è su YouTube 4-5 anni fa. «Mi vergognavo a cantare in pubblico, davanti agli altri. A scuola non mi ero nemmeno iscritta a musica nonostante fosse la mia passione», ricorda. Una delle sue fan la segnala al padre, talent scout discografico e la sua vita cambia. Alessia è al lavoro per il suo album di debutto, che si chiamerà «Know It All». Ci sarà una canzone intitolata «Scars Till You’re Beautiful» sul tema della dittatura dell’immagine e del falso mito della magrezza. «È un brano sull’amare se stessi, sull’accettarsi come si è». 

tiziano ferro wind music awards in playbacktiziano ferro wind music awards in playback


 

2. PARADOSSI DEL SUCCESSO

Paolo Giordano per “il Giornale

 

Allora i conti sono presto fatti: sei davvero pop se non piaci alla critica. Lo confermano tutti gli indicatori e a dar man forte sono arrivati anche i dati di Billboard, ossia la bibbia della musica leggera che da almeno quattro decenni incorona o detronizza i fenomeni da classifica. Dunque, ai primi posti tra chi nel 2014 ha incassato di più ci sono tre obiettivi piuttosto frequenti dello snobismo giornalistico. Per dirci, quelli che subiscono le recensioni più sarcastiche, le critiche più pungenti e la generale sottovalutazione di chi si occupa di pop.

 

one directionone direction

One Direction: 46 milioni di dollari intascati dopo aver cantato davanti a 3,4 milioni di spettatori, aver venduto 1,3 milioni di album e totalizzato oltre 716 milioni di streaming delle loro canzoni. Cifre da paura. Come quelle di Katy Perry, che arriva a 30,1 milioni, dei quali solo poco più di tre derivano da diritti d'autore. Pure Justin Timberlake è piazzato bene perché quasi 28 milioni di dollari gli sfruttano un terzo posto imprevedibile tanti anni fa quando lasciò la boy band 'N Sync. 


E se Bruno Mars, giovane rivelazione per la verità benvoluta dai media, sfiora i 20 milioni di dollari e precede Beyoncé all'undicesimo posto, l'accoppiata Miley Cyrus e Taylor Swift incassa complessivamente 30 milioni di dollari.

 

Detto tra parentesi: Taylor Swift è l'artista mondiale che monetizza meglio le royalties visto che 9,4 milioni dei suoi 13,6 totali dipendono da diritto d'autore e connessi (ben note le sue polemiche contro lo streaming). Insomma, basta dare un'occhiata a questi nomi per rendersi conto che ben pochi di questi primatisti sono stati considerati significativi dalla stampa di settore.

 

DIPLO KATY PERRY TAYLOR SWIFTDIPLO KATY PERRY TAYLOR SWIFT

La maggior parte di loro, anche quelli che «resistono» da anni in cima a tutte le classifiche, sono stati sbrigativamente bollati come fenomeni passeggeri, come meteore volatili e pazienza se una o due generazioni cresceranno con la loro musica nel cuore. Persino Britney Spears, una che già dieci anni fa era considerata sul viale del tramonto, si affianca a Lady Gaga nel conteggio degli incassi: 13,1 milioni contro 13,3, praticamente identiche.

 

katy perrykaty perry

 E le popstar più consolidate? Il più ricco è Billy Joel al quarto posto anche perché ha cantato quasi per un mese al Madison Square Garden totalizzando una quantità di biglietti venduti da far invidia a tutti. E poi, ma questo è un dato tipicamente americano, ci sono gli Eagles, autentica istituzione. Per capirci, sono talmente radicati che il loro Greatest Hits 1971 - 1975, pubblicato quasi quattro decenni fa, ha venduto l'anno scorso oltre 116mila copie solo negli Stati Uniti. I dischi di tanti esordienti vendono di meno alla prima tiratura, figurarsi.

 

E l'immancabile Paul McCartney? Chi l'ha visto da poco in concerto a Londra conferma che ha bevuto l'elisir di lunga vita e comunque nello scorso anno ha incassato oltre venti milioni di dollari soltanto con il suo giro di concerti negli Stati Uniti. Anche Cher, un'altra che va in testa alla classifica dagli Sessanta, ha portato a casa 16 milioni di dollari nonostante abbia dovuto interrompere il tour per un problema di salute. Cifre impressionanti. O imbarazzanti per tante nuove leve che arrancano con cifre drammaticamente inferiori. 

BILLY JOELBILLY JOEL


Certo, ci sono exploit come quello dei Motley Crue che al borsino valgono 9,4 milioni. O dei Journey, fermi a quota 9,1 milioni. Ma sono meteore ai piani alti di queste classifiche. A chi ci bazzica abitualmente, come Bruce Springsteen (8,8 milioni, posizione numero 29), spesso bastano pochi concerti negli stadi per raggiungere la top 40 (per l'esattezza 17).

 

Ma lui, come Billy Joel o McCartney, è, come direbbe Arbasino, un «venerato maestro». I veri conquistatori sono i giovanissimi che non superano i trent'anni e generalmente sono stati bastonati dalla stampa. Un segnale importante, anche se non inedito. La musica leggera popolare è il regno della gioventù, spesso incomprensibile a chi ne è ormai uscito.

 

E non stupitevi se Rihanna ha incassato «soltanto» 8,3 milioni di dollari (32esimo posto, con 11.2 milioni di brani venduti): il suo è un impero trasversale e non sempre riconducibile a lei. Come a dire: ha guadagnato molto di più, ma ha distribuito gli incassi in tante società diverse. Dopotutto, qualche volta anche una popstar è un buon amministratore.

 

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