hemingway pivano

CON LA PIVANO NEL SACCO - DA PICASSO CHE DÀ CONSIGLI AI TORERI AD AGNELLI CHE PASTICCIA CON IL SUO “MOTOSCAFONE”: LE VITE DI UOMINI GRANDI E PICCOLI RACCONTATE DA NANDA PIVANO - L’INTERVISTA CON DAGO “LA MIGLIORE DELLA MIA VITA”, LA DIETRICH CHE CURA IL RAFFREDDORE CON LO CHAMPAGNE

1. I MEDAGLIONI DI FERNANDA PIVANO

Paolo Bianchi per “Libero Quotidiano

PIVANO 1960PIVANO 1960

 

Felice Casorati che combatte le mosche. Renato Guttuso innamorato di un’americana con un brillante al posto di un dente. Bruno Cassinari che finge di andare a caccia di fascisti. Pablo Picasso che dà consigli ai toreri. Keith Haring che non par- la di arte, ma dei suoi occhiali. Paolo Monelli che va alla ricerca di antiche fidanzate, ma le trova invecchiate, brutte, e le sfugge.

 

fernanda pivanofernanda pivano

Leo Longanesi che appende nello studio una foto di Mussolini per vedere l’effetto che fa sulla gente. Arnaldo Mondadori che scrive Keruac senza la o, ma nessuno osa contraddirlo. Michail Gorbacev che va al festival di Sanremo. Gianni Agnelli che pasticcia con la barca ad Antibes. Alberto Moravia che si vanta a sproposito di saper cucinare. Natalia Ginzburg che si presenta con un nome falso. Nicola Abbagnano che ha il vizio vanesio di far svolazzare il fazzoletto.

 

Guido Piovene che commette una gaffe dietro l’altra ed è talmente pigro che se c’è da faticare si nasconde. Elio Vittorini che sbaglia sempre i numeri di telefono. Dino Buzza- ti che si arrabbia. Italo Calvino che va, disperato, al funerale di Cesare Pavese. Marlon Brando che attraversa, imbronciato e affascinante, il cortile romano di Bernardo Bertolucci. Marlene Dietrich che viaggia in aereo e parla di Hemingway e si cura il raffreddore con lo champagne.

 

john wayne e marlene dietrichjohn wayne e marlene dietrich

Si potrebbe continuare a lungo e inanellare una serie di aneddoti tali da umanizzare decine di personaggi autorevoli e famosi, e non di rado avvolti nella leggenda. È materiale messo in luce da Fernanda Pivano, un’intellettuale multiforme che ha at- traversato il ’900 immersa non solo nella letteratura del suo tempo, ma anche in una rilucente vita mondana, incontrando e frequentando i vip, secondo un’accezione ben lontana da quella, derivativa e grottesca, adottata ai nostri giorni.

 

La Pivano (1917-2009) era una ragazza di buona famiglia, intelligente, istruita e soprattutto baciata dal privilegio di appartenere a un’élite del pensiero, e di vivere esperienze precluse al- la maggioranza delle sue coetanee. Iniziò presto a scrivere, a partecipare ai movimenti letterari e agli orientamenti culturali della Torino del dopoguerra, dove primeggiava la casa editrice Einaudi. N

VACANZE DEI VIP RITA HAYWORTH E DICK HAYMES A LAGO TAHOE NEL VACANZE DEI VIP RITA HAYWORTH E DICK HAYMES A LAGO TAHOE NEL

 

el 1947 scriveva per il giornale Sempre Avanti, che le affidò una serie di ritratti, in gergo «medaglioni», sulle persone più in vista del capoluogo piemontese. Descrizioni brevi, spesso fulminanti, secondo uno schema che le fu congeniale anche in seguito, per tutta la vita.

 

Oggi quegli articoli, molti inediti, sono pubblicati nel volume Medaglioni (Skira, pp. 192, eu- ro 15,50), a cura di Enrico Rotel- li, in base a un’idea nata dal ritrovamento - da parte di Michele Concina nell’archivio Pivano - di una cartelletta contenente molti scritti del 1947. A questi ne sono stati aggiunti diversi altri, raccolti da varie fonti e in anni diversi.

 

rene burri picasso with revolver and hat of gary cooper cannes 1958rene burri picasso with revolver and hat of gary cooper cannes 1958

Il libro è davvero interessante, soprattutto perché contiene un punto di vista personale e persino irriverente sui “mostri sacri” incrociati dall’autrice in occasioni disparate. L’ordine stabilito non è cronologico, ma per argomenti. Ecco allora Arte, Musica, Giornalismo ed Edito- ria, Scienza, Architettura, Società, Letteratura, Cinema Danza e Teatro. Alcuni medaglioni sono sotto forma di appunti, che avrebbero dovuto essere sviluppati. La maggioranza sono frutto di incontri, talvolta casuali, della Pivano con i protagonisti dell'epoca.

 

Alcuni, gustosissimi, sono brevi e icastici. Qualche esempio.

GIANNI AGNELLI GIANNI AGNELLI

Carlo Bo, critico?letterario (1911-?2001): «Lo conosciamo per la finezza critica dei suoi testi, però una volta io l’ho visto leggere disteso sul divano coi piedi sui braccioli laterali, mormorando “oh, dio, oh dio”». (1947)

CARMEN LLERA CON MORAVIA jpegCARMEN LLERA CON MORAVIA jpeg

 

Orio Vergani, scrittore (1898- 1960): «A Roma lo chiamavano Ovvio. A Milano Olio». (1947)

 

Valentino Bompiani, editore (1898-1992): «Un giorno è arrivato all’aeroporto di Roma con

una valigia troppo pesante e gli hanno fatto pagare cinquanta lire per ogni chilo in più rispetto alla soglia massima: “Ah, come siete cari”, ha commentato. Per il nervosismo si è poi pulito le unghie per tutta la durata del volo fino a Milano». (1947)

 

Bellissima la chiusa del ritratto di Rita Hayworth, incontrata a Villa d’Este, sul lago di Como: «Povera dolcissima Rita, celebre e milionaria, coi suoi capelli neri alla radice e la lacca scrostata sul pollice della mano destra».

 

 

2. ESTRATTI DEL LIBRO DELLA PIVANO: GIANNI AGNELLI E DAGO

Dal libro di Fernanda Pivano “Medaglioni”, edito da Skira

 

Roberto D’Agostino

Giornalista (Roma 1948)

 

Roberto D Agostino Roberto D Agostino

Mi hanno accompagnato all’aeroporto sedici ragazzi del gruppo di Roberto D’Agostino, pigiati fino all’incredibile nelle due macchine disponibili, con le valigie appoggiate sui predellini e sorrette da mani che non si capiva di chi fossero ma che la forza della giovinezza ha permesso di diventare più solide di qualsiasi gancio.

 

La nostra piccola folla è entrata nella sala d’aspetto e si è preparata ad aspettare le tre ore di ritardo più o meno abituali annunciate dalla linea aerea: i ragazzi si sono seduti per terra intorno a me e hanno avviato un’intervista che praticamente è stata la prima di una lunga serie, coprendomi di domande su autori di cui in Italia si conoscono a stento i nomi, comunque coperti di disprezzo e di diffamazione.

 

E’ stata la più bella intervista che mi è stata fatta ed è stata interrotta da un gruppo di funzionari (vestiti di nero come si addice alla loro qualifica di agenti segreti) venuti a interrogarci uno per uno per sapere chi siamo e che cosa facciamo e di cosa parlavamo e perché stavamo seduti per terra e così via: pareva che sul mio aereo dovesse salire, in mancanza di meglio, un ministro di quelli che riempiono le pagine dei giornali con le loro gesta non ancora svelate come malefatte.

(1972)

 

(...)

 

Gianni Agnelli

Imprenditore (Torino, 1921-2003)

 

Ogni mattina all’Hotel du Cap mi fermavo a salutare Marcel, il merlo indiano poliglotta e ventriloquo che un cliente inglese aveva regalato al padrone e che veniva accudito dal barman Albert nel Poste Diane, una cabane che faceva da bar molto raffinato.

 

Marcel sapeva dire: "Bye-Bye Marcel", "Bonjour Marcel", "How are you", "Basta, basta", "Ciao", "Il fait chaud", "Oh jojo!" e sapeva anche fischiare, all'americana, quando passavano quelle bellissime ragazze seminude.

 

GORBACEV E PIERO CHIAMBRETTI - GIULIETTO CHIESAGORBACEV E PIERO CHIAMBRETTI - GIULIETTO CHIESA

Loro si voltavano a guardare il barman Albert e Albert doveva scusarsi: " Non, ce n'est pas moi, c'est lui " e lui allora si ricordava di essere un uccello, sbatteva le ali, lanciava un grido di felicità e gli cadeva un po' di sterco da sotto la coda e loro inorridivano. Marcel non deludeva mai.

 

Sarà un caso, ma un giorno che Gianni Agnelli diede un suo involontario piccolo show nella baia, Marcel inappuntabile disse: "Il est fou" . C'era il mistral (forte ma non troppo) e l'Avvocato (che allora gli estranei non chiamavano ancora l’Avvocato) era arrivato con un suo enorme motoscafone marrone di stile norvegese largo come la baia, si era tuffato di piedi dopo aver fatto scendere a precipizio la sua decina di ospiti con una serie di comandi secchi: "subito, subito", ed era arrivato a nuoto a capo della piccola squadra, un centinaio di metri di crawl olimpico.

Leo LonganesiLeo Longanesi

 

Sulla banchina c'era già un gruppetto di persone ad aspettarlo, e mentre Agnelli faceva qualche baciamano, le signore che lo seguivano con gli altri amici battevano i denti dal freddo e si toccavano gli occhi per controllare se il trucco aveva tenuto.

 

Poi tutti insieme andarono nel Poste Diane di Albert a riposare. Intanto il mistral cresceva e anche il mare: era quasi grosso quando il motoscafone ritornò a prendere gli ospiti. Di nuovo l'Avvocato aprì la via con un crawl appena un tantino esagerato, appena un tantino troppo nervoso, verso la barca; ma non riuscì a salire.

 

Carlo 
Bo 
Carlo Bo

Fece il giro della barca, sempre seguito dalla sua piccola squadra, e mentre tutti erano a poppa ordinò ai marinai di fare marcia indietro. Dio volle che nessuno s’impigliasse nelle turbine, mentre gli spettatori, a terra, trattenevano il fiato; intanto il barcone non offriva più resistenza alla corrente e veniva visibilmente sospinto contro gli scogli della baia.

 

Era sempre l'Avocato a dare i comandi dall'acqua, e così fu calata una scaletta e lui salì a precipizio, e a precipizio salì le altre due scalette verso il comando, finché prese in mano il timone. Intanto le signore venivano issate semisvenute dalla scaletta a mare e gli uomini al seguito facevano del loro meglio per non sfigurare, c’era ancora un uomo in mare quando l'Avvocato cominciò a virare di bordo, e mentre un marinaio tirava su a braccia il ritardatario e un altro li issava tutti e due a bordo insieme alla scaletta, il barcone cominciò ad andare a tutta velocità e un terzo marinaio si buttò giù per la scaletta che conduceva alle macchine.

 

“Il est fou”, disse Marcel, inappuntabile. E in un attimo Gianni Agnelli, gocciolante sotto il mistral, saldo al timone nei calzoncini bianchi, scomparve dal piccolo palcoscenico.

 

(1997)

 

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