L'UNICO SU E GIÙ CHE NON FA BENE - È IL MEZZO DI TRASPORTO PIÙ SICURO AL MONDO, LO PRENDIAMO TUTTI I GIORNI EPPURE È UNO DEI PIÙ ODIATI - UN'UNIVERSITÀ HA FATTO UNO STUDIO SUI RISVOLTI SOCIO-PSICOLOGICI DEL VIAGGIARE IN ASCENSORE - SI CERCA DI STARE DISTANTI L'UNO DALL'ALTRO, E PER TUTTA LA SALITA SI FA DI TUTTO PER NON GUARDARSI NEGLI OCCHI...

Enrico Franceschini per "la Repubblica"

È il mezzo di trasporto più usato del mondo: tutti ci saliamo a bordo, molti di noi lo fanno ogni giorno, più volte al giorno. Eppure, appena entrati, diamo l'impressione di non vedere l'ora di uscirne. E aspettiamo solitamente taciturni, imbarazzati, preoccupati o annoiati, che la corsa finisca. L'ascensore ha rivoluzionato le città, ma gli esseri umani non sono mai completamente riusciti ad adattarvisi. Adesso uno studio universitario cerca di spiegare perché, analizzando comportamenti, strategie e caratteristiche di questo microcosmo sociale che va su e giù.

«È un luogo interessante dal punto di vista sociologico, ma anche fonte di gravi disagi psicologici», afferma il professor Lee Gray della University of North Carolina, soprannominato "the Elevator Guy" (il Signor Ascensore) e autore della ricerca in questione. Le ansie suscitate dall'ascensore sono di due tipi, secondo il suo studio. La prima è una variante della claustrofobia: ne soffrono tutti coloro che si sentono male in un ambiente ristretto, per di più in movimento e senza nessuno visibilmente alla guida, manovrato da cavi, corde, pulegge, pompe idrauliche, di cui i passeggeri sentono talvolta la presenza ma che non possono vedere.

La seconda paura dipende dalla violazione del proprio spazio vitale: nella stragrande maggioranza delle situazioni sociali, ci troviamo sempre a un braccio di distanza dalla persona che ci è più vicina. In ascensore la distanza può ridursi sino a scomparire. Ciò spiega perché, entrandoci, la gente si dispone secondo un'etichetta pressoché sempre uguale: due passeggeri si mettono agli angoli opposti, se ne arriva un terzo si forma un triangolo, un quarto dà origine a un quadrato, il quinto si mette nel mezzo.

«Come nelle facce dei dadi da gioco», riassume il professor Gray. E la maggior parte di noi, così disposti, passa il tempo della salita o della discesa guardando in basso, in alto, fissando la parete o l'orologio o il telefonino, evitando di guardare il prossimo negli occhi. Sebbene siano gli antichi Romani a poter rivendicare l'invenzione dell'ascensore (primo secolo dopo Cristo, con un sistema di pesi tirati da animali), come trasporto di massa si è sviluppato solo a fine ‘800, dapprima in alberghi e grandi magazzini, poi anche nelle abitazioni.

Senza l'ascensore, nota un'inchiesta del New Yorker, le città non si sarebbero sviluppate in verticale: non avremmo avuto il grattacielo e neppure il condominio, dunque la densità urbana sarebbe stata più bassa e il fermento culturale pure. Il cinema (pensate a Bruce Willis in Die Hard o a L'inferno di cristallo) vi ha ambientato scene spaventose, a Disneyworld c'è una corsa in ascensore da mozzare il fiato (Hell Motel), ma come osserva la Bbc è più sicuro di ogni altro mezzo: l'anno scorso negli Usa sono morte in incidenti in ascensore 26 persone, lo stesso numero che muore in incidenti d'auto ogni 5 ore.

A New York, città verticale, ce ne sono 58mila; la Otis Elevator Company, più grande azienda d'ascensori mondiale, sostiene che sui suoi viaggia ogni 5 giorni l'equivalente dell'intera popolazione mondiale. Ci sono anche gli "smart lift", gli ascensori intelligenti: niente pulsanti, sanno a che piano andare. Ma chi ci sta dentro continua ad aspettare nervosamente il momento per uscirne.

 

ASCENSORE PANORAMICO jpegASCENSORE PANORAMICO jpegASCENSORE PANORAMICO jpegATTESA DAVANTI ALL' ASCENSORE

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