spector

L’UOMO CHE SCALÒ IL “MURO DEL SUONO” - MARCO MOLENDINI: “PHIL SPECTOR QUANDO ASCOLTÒ LE RONETTES ERA STANCO DI SENTIRE BAND CHE FACEVANO UN ROCK SEMPLICE E NAIF (BASSO-CHITARRA-BATTERIA) E AVVERTIVA L'URGENZA DI DARE UN SOUND IMMAGINIFICO AL POP PRENDENDO UN RIFERIMENTO GIGANTESCO, I MURI DI SUONO SINFONICI DI WAGNER – DA LENNON CON “IMAGINE” A SPRINGSTEEN CON ‘’BORN TO RUN’’, IL SUO LAVORO HA DISEGNATO LA FIGURA DEL PRODUTTORE POP, NELL’IDEA CHE LO STUDIO POSSA ESSERE UNO STRUMENTO DA FAR SUONARE. E CHE IL SUONO SIA LA VOCE DELL’ORIGINALITÀ. UNA FUNZIONE PERSINO DOMINANTE RISPETTO AGLI INTERPRETI’’ - VIDEO

Marco Molendini per Dagospia

 

PHIL RONNIE SPECTOR

Cinquantanove anni fa quel pazzo di Phil Spector era in studio alla ricerca di nuove voci femminili. “Ecco quello che cercavo”, gridò smettendo di suonare il piano e alzandosi in piedi dopo aver sentito ‘’Why do fools fall in love’’, un vecchio successo doo wop proposto da tre ragazze che ci provavano da un po’ senza sfondare.

 

A entusiasmarlo era la solista, Ronnie Bennett, ventenne dalla voce infantile, intensa e malinconica (destinata poi a diventare sua moglie e ad assaggiarne le mattane private a cominciare dalle minacce di ucciderla e chiuderla in una bara che teneva nel seminterrato).

the ronettes phil spector1

 

Quel giorno di marzo nacquero le Ronettes come fenomeno musicale, ma soprattutto trovarono sbocco le idee di quell’irrequieto inventore e cucinatore di suoni venuto dal Bronx con sogni di grandezza musicale.

 

Ronnie se ne è andata nei giorni scorsi, a un anno di distanza dal suo instabile ex ma geniale marito e, quella stagione, riaffiora così nella memoria, ricorda e ammonisce. Ricorda che, nella musica, la ricerca del suono si è perduta. L'uniformità di quello che si ascolta non è frutto solo della mancanza di idee, di talenti, di iniziativa.

phil spector 1

 

La fabbrica, con rarissime eccezioni, è dominata da produttori che lavorano sull’ algoritmo delle visualizzazioni e degli ascolti streaming. Il pericolo, ovviamente, è una monocultura sonora accompagnata dal fatto che l'ascolto  è delegato in gran parte a uno strumento grande come una mano, lo smartphone, con cuffie che, per quanto fedeli, non educano l'orecchio al particolare.

 

Phil Spector quando ascoltò per la prima volta le Ronettes era stanco di sentire band che facevano un rock‘n’roll semplice e naif e avvertiva l'urgenza di dare un sound immaginifico al pop prendendo un riferimento gigantesco, i muri di suono sinfonici di Wagner.

 

phil spector e john lennon

La prova centrale del suo esperimento è ‘’Be My Baby’’, un classico pop, esempio esplicito di quello che sarebbe stato battezzato Wall of Sound, immagine peraltro suggerita da eclatanti precedenti storici.

 

La definizione ha origine nel 1874, con il New York Times che riporta le parole di Richard Wagner a proposito dei lavori di ristrutturazione del Teatro dei Nibelunghi a Bayreuth dove, per la prima volta, l’orchestra sarebbe stata collocata in una fossa fuori dalla vista del pubblico (il golfo mistico) producendo così un immaginario “Wall of music” destinato a separare il reale dalla fantasia.

phil spector rolling stones

 

Il termine, modificato in ‘’Wall of sound’’ tornò in auge con i fiati enfatici del jazz di Stan Kenton. Poi, ecco sbucare quel pazzo di Spector che, per un quinquennio, diventa il suono dell’America giovane, in attesa della seconda rivoluzione del rock.

 

‘’Be My Baby’’ è un tuono nel panorama musicale di quei primi anni Sessanta, mai un pezzo pop aveva mostrato tanta potenza, mai un pezzo pop era stato sottoposto a una cura strumentale simile, un vero booster sonoro.

phil spector 1970

Lo Spector sound denso e prepotente di Phil era il risultato di una tecnica che puntava sulla ricchezza di una trama di voci, archi e ottoni raddoppiandoli o triplicandoli per creare una massa sonora continua che si sommava alla classica e rudimentale strumentazione basso-chitarra-batteria del pop rock.

 

A sostenere l’impalcatura una potente base ritmica: il ”boom ba boom bop” introduttivo di ‘’Be my baby’’, cordone ombelicale su cui poggiano quell’imponente strumentazione e le voci delle Ronettes, è uno dei ritmi di batteria più riconoscibili della musica popolare, prodotto da un percussionista speciale, Hal Blaine, uno che si era fatto le ossa con Count Basie e poi, nella sua carriera, lascerà la firma su successi come ‘’Strangers in the night’’, ‘’Monday, monday’’, ‘’Good vibrations’’, ‘’Mrs Robinson’’, ‘’Bridge over troubled water’’.

Phil Spector

 

phil spector con george harrison

La canzone delle Ronettes diventa subito un successo incredibile. Trainata dalla sua comunicabilità diretta, dalla voce di Ronnie incastonata in quella confezione così roboante, si afferma come uno dei classici più riconoscibili della storia del pop.

 

Phil Spector

Ma segna anche una svolta nella crescita dell’industria musicale popolare, l'affermarsi dell’idea che la costruzione di un brano sia sottoposto a una procedura creativa in cui svolgono un ruolo determinante arrangiatori e produttori, una funzione persino dominante rispetto agli interpreti. Anzi gli interpreti dipendono da quel lavoro, un lavoro di alta sartoria capace di fabbricare un suono su misura, come se fosse, appunto, un vestito.

phil spector easy rider

 

È una svolta che sa di voglia di nuove tecnologie, di desiderio di affrancare la musica pop, nelle mani e nelle orecchie degli adolescenti, dai sistemi di riproduzione rimasti essenzialmente gli stessi dei genitori: juke box, radio e dischi con piccoli altoparlanti guidati da amplificatori di limitata potenza.

 

L’unico modo per dare forza e impatto alla musica è farla suonare più ricca al momento dell'esecuzione, non curandosi dei rischi di distorsione o dei riverberi che, anzi, vengono cercati. I dischi che Spector realizza tra il 1961 e il 1966, nell'idea che la musica suoni meglio quando è ad alto volume, sono così compressi che esplodono dal più piccolo altoparlante. Sono più rumorosi della vita. E' il pop che grida la propria forza.

Phil Spector John Lennon

 

 

Ma poi è proprio la tecnologia ad atterrare di lì a poco lo Spector sound con l’avvento di amplificazioni potenti che spingono la musica nei festival, nei concerti, nell'ascolto casalingo. L’instabile Phil, che non ha ancora trent'anni, entra in crisi, con il colpo finale dello scarso successo di ‘’River deep, mountain high’’ di Ike e Tina Turner, su cui puntava tantissimo.

 

Poi, dopo due anni, torna in gioco. Quando i Beatles lo chiamano per ‘’Let it be’’, Paul McCartney si lamenta delle orchestrazioni e dei cori pesanti di ‘’The long and winding road’’, ma forse più che altro lo urta il fatto che Spector sia andato avanti per conto suo, senza consultarlo.

PHIL SPECTOR

 

L’idea che Phil ha del suo ruolo è granitica, si considera il regista che organizza la musica, gli artisti sono la sua troupe (come aveva sperimentato Tina Turner costretta a ripetere all’infinito ‘’River deep, mountain high’’). Lennon, comunque, continuerà a chiamarlo: dietro la confezione del suo successo più grande, ‘’Imagine’’, c'è la sua mano con quegli archi che attribuiscono una solennità da inno al pezzo.

 

Così  lo chiameranno Leonard Cohen, i Ramones, e al suo muro di suoni si riferiranno i Sex Pistols con le venti sovraincisioni di chitarra orchestrate e cariche di feedback di ‘’Anarchy in the U.K’’. e ‘Bruce Springsteen con ‘’Born to run’’.

ronnie spector paul mccartney

 

L'avventura, tutto sommato breve e agitata di Phil Spector, resta alla fine come segno indelebile di innovazione al di là dell’invenzione del Wall of sound, perchè il suo lavoro ha disegnato la figura del produttore pop, nell’idea che lo studio possa essere uno strumento da far suonare. E che il suono sia la voce dell’originalità.

 

Forse dalla sua imperiosa e immaginifica follia dovrebbero imparare qualcosa anche le legioni di produttori che comandano la piattezza del panorama musicale contemporaneo, dove mancano sonoramente maghi della musica come Spector, George Martin (quanto c’è di suo nei Beatles maturi?), Quincy Jones (ascoltare il Michael Jackson con lui e quello senza), Ennio Morricone (quanto deve la storica Rca al suo estro?), Brian Eno (gli U2 migliori, David Bowie berlinese, Talking Head).

Phil Spector Bruce Springsteenlennon ono spectorPhil Spector RonettesPhil SpectorPhil Spector Beach BoysPhil Spector ike tina turnerPhil Spector Bruce SpringsteenPHIL RONNIE SPECTOR 1PHIL RONNIE SPECTORPhil Spector ike tina turner

phil spector nel 2013the ronettes ronnie spector 3phil spector 3ronnie spector david bowieronnie spector 6ronnie spector 5keith richards ronnie spector 1964ronnie spector 8phil spector 1rachelle short phil spector QUINCY JONES MARCO MOLENDINI

Ultimi Dagoreport

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – GIAMPAOLO ROSSI IERI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI NON HA INCONTRATO SOLO I FRATELLINI D’ITALIA, MA TUTTI I PLENIPOTENZIARI PER LA RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI). TUTTI SI SONO LAMENTATI CON L’EX FILOSOFO DI COLLE OPPIO, MA IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOTENENTE DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI ALLEGRI DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO DI LARIANO…

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....