corrado augias

“DOPO 63 ANNI LASCIO LA RAI PER LA 7” – ANCHE CORRADO AUGIAS SALUTA VIALE MAZZINI E IL MOTIVO LO RACCONTA A ALDO CAZZULLO SUL CORSERA: “NESSUNO MI HA CACCIATO, MA NESSUNO MI HA TRATTENUTO. A 88 ANNI E MEZZO DEVO LAVORARE IN POSTI E CON PERSONE CHE MI PIACCIONO; E QUESTA RAI NON MI PIACE” - IL MILITARE CON CESARE PREVITI, IL TEATRO INSIEME A PROIETTI, L’INTERVISTA CON I FIGLI DEI FIORI TUTTI NUDI, GLI HIPPY E IL “FORTISSIMO ODORE DI MARIJUANA”, LA COCAINA ("L’HO PROVATA, EFFETTI ZERO. FORSE L’HO INALATA MALE”), L’AMORE GAIO (“L’ATTO NO, LA TENTAZIONE SÌ”), LE ACCUSE DI AVER LAVORATO PER I SERVIZI CECOSLOVACCHI (“UNA MILLANTERIA DI UN AGENTE”) E QUELLE DI PLAGIO: “COMMISI L’ERRORE DI…”

Estratto dell’intervista di Aldo Cazzullo a Corrado Augias pubblicata dal Corriere della Sera

 

Corrado Augias, lei ha scritto: «La Rai è la mia vita, è la mia casa. Non la lascerò mai». Invece...

corrado augias

«Invece passo alla 7. Da lunedì 4 dicembre. Ho ceduto dopo anni al corteggiamento di Urbano Cairo e poi anche del direttore Andrea Salerno. Per il gusto della sfida».

(...)

 

In Rai lei faceva Babele, e parlava di libri.

«Sulla 7 parlerò di cultura. Sa cosa fece Fabiano Fabiani, quando Bernabei lo mandò via dalla direzione del telegiornale perché troppo di sinistra? Si fece nominare alla direzione centrale dei programmi culturali, che neppure esisteva. Fabiano, gli dissero, lì non c’è niente. E lui: “C’è tutto, perché tutto è cultura”».

Lei perché lascia la Rai?

«Nessuno mi ha cacciato, ma nessuno mi ha trattenuto. A 88 anni e mezzo devo lavorare in posti e con persone che mi piacciono; e questa Rai non mi piace».

 

corrado augias 77

(...)

 

 

È vero che lei ha fatto il militare con Cesare Previti?

«Sì. Era già un filone: sarcastico, cinico. Con una decina di commilitoni non volevamo andare a messa, e allora ci facevano marciare inquadrati, avanti marsc, sotto il sole. Previti ci guardava dal sagrato sogghignando: “Ecco il plotone Giordano Bruno…”».

La Rai nel 1964 la mandò a New York.

«Il responsabile dei rapporti con l’estero era Gianfranco Zaffrani, un omosessuale alla Gide. Dovevamo organizzare il Premio Italia, lui sapeva che mi interessavo di musica, mi chiese consiglio per il concerto da offrire agli ospiti stranieri. Proposi la fantasia di Schubert a quattro mani. Rispose: “No, siamo a Napoli, facciamo il Pulcinella di Stravinsky, variazioni su musiche di Pergolesi”. Con tutto il rispetto: lei si immagina un dirigente della Rai di oggi dare una risposta così?».

corrado augias 55

Dicevamo di New York.

«La Rai aveva l’intero piano di un grattacielo sulla Sesta Avenue, il direttore era un ebreo fuggito dalle leggi razziali, George Padovano. Arrivai in nave: otto giorni da Napoli a Manhattan, con mia moglie e nostra figlia Natalia, che aveva un anno e mezzo. I mobili furono imbarcati su un bastimento che finì in balia di una tempesta: li recuperammo a pezzi. Così comprammo un po’ di arredo usato all’Esercito della Salvezza, e un paio di mobili ce li fece un giovane artista che amava il legno: Mario Ceroli».

 

Si favoleggia di una sua esperienza con i figli dei fiori: tutti nudi.

«Loro erano nudi, cosa dovevo fare? Mi spogliai anch’io. Per intervistarli però, come vede da questa foto, indossai calzoni e bretelle. Giravo l’America, scrivevo per l’Espresso. Raccontai le rivolte nei penitenziari. E scoprii gli hippy».

Com’erano?

«Poveri ragazzi, ingenui, sbandati. Sognavano una parodia di Arcadia, con le caprette e le chitarre. L’odore di marijuana era fortissimo».

 

Lei l’ha provata?

«Una volta, senza grandi effetti. Un’altra volta ho provato un po’ di cocaina: effetti zero. Forse l’ho inalata male».

corrado augias

E l’amore omosessuale l’ha mai provato?

«L’atto no, la tentazione sì. Amitiés amoureuses».

Amicizie amorose.

«Nelle quali senti che l’altro ti completa».

 

È vero che seguì la campagna di Bob Kennedy?

«I politici allora erano avvicinabili: una volta a Omaha, Nebraska, presi l’ascensore con lui. Rientrai a New York, Andrea Barbato lo seguì a Los Angeles, e vide il suo assassinio».

Lei tornò in America come corrispondente di Repubblica.

«Nel novembre 1975, prima ancora che uscisse il giornale. Dovevo aprire l’ufficio. Avevo il contratto numero 2».

 

Com’era Scalfari?

«Un maestro, con due straordinarie qualità. Il talento affabulatorio: teneva l’intera redazione appesa, a bocca spalancata, al racconto di quello che aveva fatto la sera prima. La sintesi: di una situazione ingarbugliata trovava subito il bandolo».

E i difetti?

«A volte, concentrato su se stesso, non capiva gli uomini, sbagliava a valutarli».

 

corrado augias

Gigi Proietti?

«Abbiamo lavorato insieme da ragazzi. Un superattore. Come Gassman, un tragico in cui quel genio di Monicelli vide il comico. Anche Proietti sapeva fare tutto, da Shakespeare alla chitarra. Il che non è sempre positivo: un attore deve avere il suo profilo, deve essere preciso».

Moravia?

«Sulfureo, irruento, bruscamente affettuoso. Ti scuoteva la spalla, sembrava cercare il figlio che non aveva avuto. Oggi nessuno lo ricorda perché a differenza di Pasolini ha avuto una morte borghese: in bagno, cadendo davanti al lavandino, mentre si faceva la barba».

Lei ha paura della morte?

«No. Ho paura del morire; che è diverso. Non voglio perdere coscienza di me stesso, essere nutrito con una sonda come un vegetale».

 

È favorevole all’eutanasia?

«Sì. Chi mi ama sa quel che deve fare».

Lei appare così razionale, elegante. Eppure nei suoi libri e nelle sue trasmissioni tv a volte traspare il gusto per il Grand Guignol. Il circo, il sangue, l’horror. Perché?

corrado augias bob kennedy

«Per il motivo che dicevo prima: la guerra dentro di noi non è mai finita. Quando tiravano fuori i morti, bianchi di calce come pupazzi, ne ero spaventato e insieme affascinato, attratto. Avevo uno zio cieco di guerra, intossicato dai gas nelle trincee: non potendo vedermi, mi tastava, “un po’ troppo stretto questo torace!”. Temevo e nello stesso tempo desideravo il momento in cui si sarebbe finalmente tolto gli occhialoni neri, per svelare orbite vuote o pupille sfracellate…».

Cos’aveva lo zio sotto gli occhialoni neri?

«Non lo so. Non se li è mai tolti».

Lei fu tra i fondatori di RaiTre.

«Mi chiamò Angelo Guglielmi, con la sua vocina: “Non abbiamo soldi per fare gli sceneggiati, ma ti darò una trasmissione che sarà il nostro sceneggiato”. (Augias imita perfettamente Guglielmi). L’idea era di Lio Beghin, padovano geniale: contaminare la tv con il telefono. Nacquero così Telefono giallo e Linea rovente, affidata a Giuliano Ferrara».

 

(...)

È vero che ha vissuto in un kibbutz?

«Per tre mesi, con un amico, a Ma’agan Michael, presso Haifa: frutteti, datteri, aranci in riva al mare. Un paradiso terrestre».

Cos’è per lei Israele?

corrado augias 34

«Il confine tra ebreo e israeliano, tra la comunità ebraica e Israele, è così sfumato, da creare un pericolo enorme. Se qualcuno vuole discutere sugli errori di Israele, sono pronto. Ma se qualcuno vuole discutere sull’esistenza di Israele, non sono interessato; perché per me è sacra».

Due popoli due Stati?

«Oggi purtroppo è quasi un’utopia, a causa dei 700 mila coloni insediati in Cisgiordania per volontà di Netanyahu».

 

L’hanno accusata di aver lavorato per i servizi cecoslovacchi, nome in codice Donat.

«Una millanteria di un agente che voleva restare a Roma. Usciti dalla Rai di via del Babuino, andavamo da Rosati a bere qualcosa. C’era questo cecoslovacco molto simpatico, che mi invitò due volte a pranzo e mi chiedeva della politica italiana. L’infido traditore fece credere di avere una fonte dentro la Rai».

L’hanno accusata anche di plagio.

«Commisi, per la prima e ultima volta, l’errore di chiedere a un giovane ricercatore un po’ di materiale per un libro. Quello copiò otto righe di un volume Adelphi appena uscito. Erano talmente belle che le riportai integralmente. Una macchia sulla camicia bianca, che fu sfruttata politicamente dai miei detrattori».

Come trova la Meloni?

«Intelligente e prigioniera».

Di chi?

«Del suo passato. Credo che lei vorrebbe davvero costruire un partito conservatore, ma non le riesce, per colpa dei camerati che la bloccano con cento impacci. Per Giorgia non ho simpatia politica, ma ho simpatia umana. Ha un cattivo carattere, che l’ha aiutata ad arrivare fin lì, ma ora rischia di perderla. Dovrebbe reprimerlo».

 

La Schlein?

«Non vorrei parlare della sinistra. Che fine ha fatto quella forza che l’ha animata per mezzo secolo? Sembra evaporata».

Craxi?

corrado augias a dimartedi

«All’inizio fu un sollievo. Mi piaceva il suo disegno politico, distinguersi tra le due chiese democristiana e comunista. Poi divenne Craxi e non mi piacque più. Come Renzi: all’inizio mi persuase la sua idea di superare il bicameralismo; poi l’egolatria lo ha perduto».

 

Berlinguer?

«Mi piaceva, anche fisicamente. Lo trovavo bello, simpatico. E, lui sì, parlava di patria».

Berlusconi?

«L’ho detestato. L’Italia non aveva certo bisogno del suo cattivo esempio. Ricordo una sua visita alla scuola della guardia di finanza. Raccontò una barzelletta: “Bussano alla porta, chi è? Rapinatori! Meno male, temevo fossero i finanzieri”. E i futuri finanzieri risero».

Andreotti?

«Diabolus. Intelligenza mefistofelica. Affascinante nel male».

 

daniela pasti corrado augias paolo cirino pomicino foto di bacco

Nella Prima Repubblica lei cosa votava?

«Quand’ero all’università sono stato iscritto al partito socialista, fui pure segretario della sezione teatro, quando da Milano a Roma, da Paolo Grassi a Vito Pandolfi, tutti i grandi teatri italiani erano guidati da socialisti».

Esistono gli italiani?

«La nostra identità nazionale è molto fragile. Siamo un Paese troppo lungo, come diceva Giorgio Ruffolo, con una frontiera interna, gli Appennini. Non solo Nord e Sud; anche solo Firenze e Bologna, che distano appena cento chilometri, sono troppo diverse per capirsi».

 

Lei ha una memoria prodigiosa, non ha perso un capello…

corrado augias

«…Mangio e bevo poco, sono stato in palestra stamattina…».

Qual è il segreto della longevità? (Corrado Augias tocca il tavolino di legno e accenna un altro gesto apotropaico).

«La serenità. Conosco colleghi bravissimi ma invecchiati male, rancorosi, in credito con il mondo. Io sono una persona serena. Non invidio, non desidero. Prendo quello che viene, non rimpiango quello che non è venuto e non verrà».

Non ci credo che lei, come Jones il suonatore, non abbia neppure un rimpianto.

«Uno c’è. E riguarda appunto la musica. Avrei voluto essere un grande pianista. Ma non ci sono riuscito».

corrado augias a dimartedidaniela pasti corrado augias foto di baccocorrado augias foto di baccoaugias Angelo Guglielmicorrado augias foto di baccocorrado augias michele dall ongaro carlo fuortes foto di baccocorrado augias moni ovadia foto di baccocorrado augias foto di baccoaldo cazzullo 4 foto di baccofrancesco giambrone corrado augias foto di baccocorrado augias foto di baccojas gawronski corrado augias foto di bacco (2)corrado augias serena bortone foto di bacco

 

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...